Alcune
volte mi arrabbio quando non sembrano proprio riuscirmi certe operazioni che ho
progettato nella mia testa; oppure nei momenti in cui tutto mi sembra che vada
storto, e non trovo in nessun modo la maniera di far cambiare direzione a tutte
le cose che ho di fronte. Poi arrivano davanti a me certi clienti che sono dei veri
pignoli, ed hanno sempre da ridire persino se trovano una semplice mezza ditata
di unto sulla carrozzeria della loro auto, come se fosse preziosa, e anche quelli
che non vengono mai a riprendersi la macchina e a pagare la riparazione quando
dovrebbero, e magari i loro macinini sono proprio di ingombro, visto che ogni
sera devo metterli tutti all’interno della mia officina, dove non c’è mai
troppo posto, considerato che non piace a nessuno che io lasci le auto all’esterno
sulla strada, specialmente quelle mezze smontate per qualche manutenzione. Poi
mi vengono di fronte a loro comodo con l’espressione più innocente che sia
possibile, ed è lì che mi monta il nervoso, quando cercano subito di accampare
delle giustificazioni che a me neanche interessano, ed io allora me ne sto fermo
e in silenzio, senza guardarli, perché penso sia meglio così anche per loro,
visto che poi sposto lo sguardo su Niocke, il mio aiutante, che sta con me e
vede esattamente le stesse cose che vedo io, ma lui a differenza di tutti non
se la prende mai di nulla, come se niente quasi lo riguardasse, ed allora penso
ancora che devo contentarmi anch’io di quello che ho, e anche di quello che
riesco a fare, e devo finirla una buona volta di lamentarmi e di sbuffare,
perché ci sono persone che stanno molto peggio di me, e non dicono mai un bel
niente, ed io alla mia bella età devo imparare a non prendermela, in nessun
caso.
Poi
dico a Niocke: <<Adesso vai, il tuo orario per oggi è terminato, non devi
restare qua per fare ancora chissà cosa>>, ed allora lui mi dà retta, si
prepara, fa una doccia, si lava a lungo le mani, si toglie la tuta, si veste in
maniera più ordinaria, ed io lo guardo e in qualche maniera sento di invidiarlo.
<<Hai tutta la vita davanti a te>>, vorrei dirgli, <<anche se
tutto per te è iniziato così in salita, col piede sbagliato, e poi senza colpe
ti ritrovi a percorrere una strada che forse non hai neppure scelto da te fino alla
fine>>. Niocke non dice niente, svolge le sue operazioni in silenzio,
però ha capito che io gli voglio bene, ed anche se sono scorbutico sto sempre dalla
sua parte, e che se una volta o l’altra avrà bisogno di una mano non sarò certo
io quello pronto a tirarmi indietro. Quando va via mi fa un semplice cenno con
la sua mano nera, ed io lo accompagno con lo sguardo, non dico niente, ma
vorrei piangere per lui, per un mondo così sbagliato da sacrificare un tale bravo
ragazzo pieno di buona volontà e di rispetto. Poi stringo qualche bullone,
metto via le chiavi inglesi, riordino le tante cose sparse e gli utensili usati
durante tutta la giornata. Bisognerebbe dare anche una spazzata al pavimento,
ma non ho più voglia di fare niente adesso: lo dirò a Niocke domattina, di dare
una pulita in giro, per far vedere ai clienti che noi ci teniamo al nostro luogo
di lavoro.
Quindi
non mi resta che sistemare tutte le macchine dentro l’officina, senza neanche avviare
il motore, semplicemente spingendole a mano una per volta, piazzandole una a ridosso
dell’altra, proprio per creare un mosaico di carrozzerie quasi senza soluzione
di continuità, fino a quando non riesco a chiudere a chiave le due serrande, e
a dire basta, per oggi ho finito con il mio lavoro. Mentre torno a casa qualcuno
per strada mi saluta, io faccio un piccolo cenno e tiro diritto. In molti
dicono che sono uno scorbutico, ma io non credo sia del tutto così: ritengo non
soltanto inutili certi orpelli che vedo in giro nei comportamenti tra le
persone, ma addirittura dannosi; credo che tutte le cose vadano prese nella
loro stretta essenzialità, senza cercare di renderle migliori o peggiori per un
proprio tornaconto o per mostrare quanto si è capaci di apprezzare un elemento
oppure l’altro. Sono sicuro che Niocke non avrà la vita facile mandando avanti
le sue cose. Fino adesso i miei compaesani lo hanno quasi ignorato, immaginando
che se ne sarebbe andato presto da qui, sparito chissà dove, di sua spontanea
volontà. Ma lui è un osso duro e non molla facilmente: svolge il suo lavoro, dà
confidenza a chi gli parla, e gli altri li lascia perdere, abbassa lo sguardo e
prosegue con le sue cose, come se non esistessero. Prima o dopo darà fastidio
anche questo suo comportamento, specialmente quando qualcuno inizierà a
rendersi conto che si sta integrando, che con il tempo lui sta cambiando, che
non è del tutto diverso anche da coloro che lo guardano ancora come un animale
strano, e che forse dentro di sé trattiene un’esperienza di vita che nessuno di
noi ha mai avuto, e che probabilmente soltanto parlando potrebbe insegnarci molte
cose, proprio quelle che forse non sapremo mai.
Brino
Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento