I ragazzi
scherzano, ridono, sembrano sempre privi di qualsiasi preoccupazione. La
domenica mattina svolgono un’ora di allenamento sul campetto di calcio del
paese, e diventano seri solamente quando il disponibile istruttore di calcio impartisce
loro degli ordini piuttosto precisi. Qualcuno sbuffa, altri al momento non
dicono niente, ma quando si ritrovano tutti assieme negli spogliatoi decisamente
spartani dicono spesso e senza mezzi termini che il loro allenatore in certi
casi è un cretino, e che non comprende mai le possibilità vere che con
naturalezza può esprimere ciascun giocatore. Marco è tra quelli che non produce
facilmente dei giudizi così taglienti, ma in genere si reputa però un
capopopolo, uno che ha una sensibilità sufficiente per comprendere appieno i desideri
e i malumori dei suoi compagni, e di interpretare di conseguenza tutte le loro
pene, persino esprimendosi con una semplice frase, oppure con una sola parola
messa lì nel momento più adatto. Lui non giudica l’allenatore, però a volte
annuisce quando la loro figura di riferimento viene criticata da qualcuno.
Adesso poi c’è anche Niocke in mezzo a loro. Lui non dice mai niente, meno che
mai si permette di fare apprezzamenti su qualcuno. Però Marco d’improvviso,
mentre sono tutti seduti sulle panche a cambiarsi le magliette, gli chiede che
cosa ne pensi del loro istruttore, cercando magari di metterlo a disagio o di
farlo scoprire con qualche affermazione strampalata, da utilizzare in seguito e
addirittura ritorcergli contro. Niocke prende tempo, riflette, intorno intanto si
forma all’improvviso un deciso silenzio, e lui guarda a terra, come a cercare
delle risorse, poi solleva gli occhi su Marco: <<È un brav’uomo, secondo
me>>, dice infine con convinzione. Nessuno trova niente da ridire, lo
spostamento dell’accento sulle qualità umane forse non era neppure previsto, e
probabilmente non era neanche l’oggetto vero della domanda, ma il risultato lo
ottiene.
Tutti
adesso parlano d’altro, è come se quel primo argomento fosse ormai stato
archiviato, e qualcuno inizia a riflettere intensamente su sé stesso, magari
immaginando o sperando che il giudizio di Niocke per ognuno dei ragazzi che
giocano al calcio in quel campetto sia forse univocamente benevolo, ma alla
fine nessuno di loro dirà mai che è interessato a qualcosa del genere. Niocke
non ha mai dato giudizi, neppure quando qualcuno, appena era arrivato con gli
altri migranti, lo ha preso a male parole oppure lo ha offeso. Non è che sia
uno abituato solamente a subire, è soltanto che non fa parte del suo carattere
cercare i difetti negli altri, tantomeno in quelle persone che normalmente gli
stanno più attorno. Crede profondamente nell’armonia delle cose, ed ogni suo
pensiero è sempre rivolto verso la pacatezza, la calma, l’equilibrio. Qualcuno
dei ragazzi del calcio ha iniziato a comprendere questa sua indole, ma il fatto
che lui non si arrabbi mai, neppure per un brutto fallo subito da un
prepotente, lo mostra come un individuo diverso da tutti, talmente differente
da risultare persino fastidioso. Ma in mezzo alla calma che si stabilisce nello
spogliatoio, qualche attimo prima di andare via, Niocke riprende ancora la
parola, per dire soltanto: <<Ringrazio tutti voi, comunque, perché mi
state accogliendo in una maniera come non avrei mai immaginato>>. E poi
basta.
A Marco
piacciono subito quelle parole coraggiose, e forse anche ad altri, nonostante
nessuno di loro mostri di dare un qualche peso a delle affermazioni del genere;
poi tutti si alzano dalle panche, ricominciano a scherzare come sempre, ed alla
fine si salutano, andandosene via a gruppetti di due o di tre. Niocke se ne va
via da solo, come sempre, nessuno per adesso sembra sia interessato a dargli
una qualsiasi possibilità di amicizia. A lui questo non interessa troppo al
momento; sa benissimo che per contare nel futuro su di un appoggio sincero da
parte di qualcuno di quei ragazzi che giocano al calcio con lui, sarà lunga la
strada da seguire, e forse non sarà neppure priva di ostacoli. Il punto, in
sostanza, che lui peraltro comprende benissimo, è che anche per coloro che lo
conoscono di più tra tutti quei paesani, la strada per accettarlo veramente è
lunga e difficile, e che per uno come lui non esiste altra possibilità che quella
di accogliere tutto ciò che ne può derivare.
Il suo
fisico è magro, talvolta non sente neppure il bisogno di mangiare a
sufficienza: non è questo il suo vero problema, perché la sua necessità più
forte è soltanto quella di trovare una ragione reale per affrontare ogni
sacrificio che la realtà gli richiede; perché in fondo sa benissimo che è
soltanto quella prospettiva, che peraltro ancora non ha messo a fuoco, la sola
che può dargli l’impulso che serve per essere di fronte a tutti un vero combattente.
Bruno
Magnolfi
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