Le
finestre della modesta sala dove si tengono generalmente le riunioni del
Consiglio Comunale, al primo piano di quella costruzione, danno direttamente
sulla piazza antistante l’edificio, e considerato che adesso all’interno sono presenti
soltanto pochi impiegati dei vari uffici, il Sindaco di Pian dei Fossi è andato
già due volte fino a quei vetri per guardare la pioggia battente sull’asfalto di
fronte, e per osservare quei pochi ragazzi radunatisi proprio lì davanti, come
se quell’amministrazione democratica da lui guidata fosse un vero punto di
partenza per le loro rivendicazioni. Ettore Rimonti naturalmente ha subito
notato la sproporzione tra le Forze dell’Ordine schierate in tenuta
antisommossa e quel gruppo sparuto di studenti inoffensivi, ma non si è
soffermato a preoccuparsi troppo della situazione, fidando nelle rassicurazioni
telefoniche ricevute qualche giorno addietro dal Questore, responsabile della
sicurezza della zona. I ragazzi, una quindicina al massimo, sembrano ripararsi
alla meglio sotto ai propri ombrelli mentre sorridono e scherzano tra loro, sapendo
con sicurezza come sia stata proprio
quella pioggia a tenere molti altri loro compagni ben lontani dalla piazza, e
la volontà che comunque sono lì a manifestare, in sfida aperta contro le
avversità metereologiche, dimostra il carattere deciso e fermo delle parole che
hanno portato stamani in mezzo al loro gruppo, e prima di tutte quel “no al
razzismo” semplice e meraviglioso che campeggia sul piccolo striscione bagnato
messo assieme in fretta e con scarsità di mezzi.
Ci
sono sua figlia e suo nipote in quella piazza, e naturalmente quel ragazzo
senegalese che è come diventato un simbolo per quella lotta, dopo che i fatti
accaduti a lui sembra lo abbiano fatto diventare l’argomento principale di cui
parlare per tutta la comunità degli abitanti del paese. Ma non ci sono grandi
preoccupazioni in giro, considerato che c’è un’inchiesta della magistratura aperta
per accertare eventuali responsabilità di qualcuno, oltre al fatto che nessuno
dei concittadini si è dimostrato fino ad oggi sfavorevole all’integrazione nel
tessuto sociale di quel ragazzo dalla pelle scura. Sono tutti studenti, ed in
diversi hanno sulle spalle il proprio zaino, come è loro abitudine portarsi
sempre dietro, e dalle tasche esterne sporgono delle immancabili borracce o
delle bottigliette d’acqua, anche se stamani non sembrano di grande utilità.
Forse è per quelle che ad un certo punto, mentre i ragazzi hanno già avviato il
loro piccolo corteo, i Carabinieri partono con una carica repentina accompagnata
persino dal lancio di gas lacrimogeni; forse si sono insospettiti per quelle
borracce che paiono camuffare delle bombe molotov, forse chi li comanda si è
fatto prendere dai nervi, dalla paura che qualcosa stesse sfuggendo di mano a
chi è chiamato a mantenere l’ordine. I ragazzi scappano con i loro zaini, con gli
ombrelli e tutto il resto, disperdendosi rapidamente nelle stradine laterali
del paese, fortunatamente senza che ci sia stato un vero contatto tra loro e le
divise.
Ettore
corre giù lungo le scale del palazzo Comunale, si copre la faccia e le vie respiratorie
con il proprio fazzoletto, cerca con qualche breve occhiata di vedere sua
figlia o qualcun altro di quegli studenti che conosce, ma oramai di loro non c’è
più nessuno in quella piazza, hanno tutti probabilmente trovato rifugio dietro
qualche angolo, in fondo a qualche caseggiato, ed è evidente che per stamani non
si faranno più vedere. Allora il Rimonti torna salire velocemente le scale del
Comune, entra rapidamente nel suo ufficio, compone il numero del Questore per
fargli subito le proprie rimostranze, ma non risponde nessuno a quel numero
diretto, così compone il numero del
centralino, chiede di farsi passare all’apparecchio il Questore in persona, e che
quella è una telefonata urgente, ma gli dicono che non c’è in ufficio, che
stamani non si è ancora visto, ed allora in un attimo il suo ruolo di Sindaco e
di amministratore della cosa pubblica, e di primo cittadino di quel paese,
diventa inutile, ininfluente, carta straccia nelle mani di chi è davvero più potente.
Ettore
si accascia sulla sua sedia, non c’è niente che può fare, neppure chiedere
delle semplici spiegazioni a chi ha inviato quei Carabinieri a mantenere
l’ordine in quella piazza sempre tranquilla. Immagina già che domani, o il
giorno successivo, qualcuno gli dirà con una breve telefonata che forse il
luccichio di qualcosa di metallico aveva indotto le Forze dell’Ordine a
proteggersi e a proteggere gli ignari abitanti di Pian dei Fossi, e sarà del
tutto inutile a quel punto spiegare che erano soltanto le borracce piene
d’acqua di un gruppo di studenti del liceo incapaci di far del male a chicchessia.
Chissà se era già tutto previsto, chissà se il Questore aveva ricevuto degli
ordini precisi, se quella squadra di Carabinieri era stata allertata per
trovare un qualsiasi pretesto al fine di scatenarsi contro dei ragazzi
minorenni. Forse si, nessuno vorrà mai dire una cosa di quel genere, e nessuno
darà conferma di come sono andati davvero questi fatti, in ogni caso resta la
forte irritazione di un Sindaco impotente di fronte a queste violenze così
gratuite, che comunque non mancherà per via politica di far sentire la propria
voce alterata, almeno fin dove questa potrà giungere, e di far arrivare le
proprie rimostranze anche in quegli uffici dove a volte si manovrano con
leggerezza le leve del potere.
Bruno
Magnolfi
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