Sto fermo,
osservo intorno a me le macchine e le persone che si muovono come ogni giorno
in modo caotico dentro a questa città, e ritengo che tutti siano attirati da
qualcosa che forse a me sfugge in questo momento, ma che vorrei prendere seriamente
in considerazione una volta o l’altra. Ci sono i soldi che attraggono più di
ogni altra cosa, sicuramente, ed anche se a me non sembrano un grande argomento
per correre come dei pazzi attorno a qualcosa che resta comunque al disopra di
chiunque e che purtroppo definisce per ciascuno gli aspetti più salienti di
ogni giornata, ritengo che probabilmente sia addirittura giustificato
comportarsi così. Adesso poi, mi muovo leggermente, appena di un passo in
avanti, e lo faccio soltanto per osservare il tronco di un albero a bordo
strada, sicuramente identico a tutti gli altri che tengono le radici affondate
sotto all’asfalto, ma che insolitamente sembra abbia scelto di piegare il fusto
e la chioma verso una direzione precisa. Non vorrei apparire uno sciocco, però
sembra quasi che questa pianta avesse voluto indicare qualcosa durante la propria
crescita, un interesse specifico, una necessità inspiegabile, una voglia poco
comprensibile nel volgere sé stessa verso un punto preciso della zona urbana da
cui è circondata.
Seguo con
lo sguardo il percorso tortuoso dei suoi rami e mi rendo conto che forse il suo
protendersi è teso verso un albero simile a lei, non uguale però, e che rimane
ad una distanza di quasi una quindicina di metri. Forse è un’attrazione
naturale, rifletto, un bisogno anche del mondo vegetale di allontanare da sé la
solitudine e l’isolamento, come se queste, pur essendo delle incapacità innate per
avere dei veri rapporti coi propri simili, in fondo possono essere combattute
in qualche maniera. Magari nell’aria le due piante riescono addirittura a
trasmettersi delle essenze inavvertibili da chiunque altro, però efficaci tra
loro, oppure a lanciarsi dei fiori nel periodo primaverile, magari affidandoli
al vento favorevole. Forse le loro radici, sotto la crosta di asfalto di questo
viale, non sono poi così distanti tra loro e col tempo sono riuscite ad
allungarsi fino al punto di toccarsi a vicenda, ed intrecciare qualche sottile
rizoma come per un gesto di amicizia e di fratellanza. Certo, sono uno sciocco,
mi perdo in fantasie che sicuramente non hanno alcun senso, però è come se
queste piante cercassero di fornire a chi le osserva un certo insegnamento,
come se con la loro presenza mostrassero qualcosa a quelle persone sempre di
corsa, qualcosa che di certo non riescono più a provare.
Poi mi
stringo nella mia giacca e riprendo a camminare. Non c’è una direzione precisa
verso cui dirigermi, però vorrei tanto seguire l’insegnamento dell’albero e
trovare un luogo dove possa fermarmi a parlare con qualcuno, scambiare delle opinioni,
ascoltare le storie personali di individui con esperienze differenti dalle mie,
e magari confrontarle senza fornire mai alcun giudizio. Entro in un locale dove
ci sono dei tavolini ed è possibile sedersi davanti ad un caffè o a qualcosa da
bere, e mi guardo attorno, cercando qualcuno che abbia le mie stesse intenzioni.
Un anziano mi dice, guardandomi negli occhi per un momento, che oggi tutti
hanno fretta, e che l’età alla fine dimostra invece che quella fretta è
soltanto una sciocchezza incapace di produrre del bene. Annuisco, però poi
cerco di spiegare che non è una questione di età, e che tutti quanti siamo
circondati da una realtà talmente densa di spunti che non c’è bisogno di
raggiungere la saggezza della vecchiaia per rendersene conto, e che basta
soltanto imparare a soffermarsi sulle cose semplici che ci stanno attorno.
L’anziano
sembra quasi offeso, forse gli pareva più importante ciò che sosteneva lui, e
alla fine si alza, mi dice buona giornata e quindi se ne va, come se non avesse
travato in me una persona capace di comprendere ciò che desiderava affermare.
Lo saluto a mia volta, poi mi rendo conto che è difficile trovare degli
argomenti su cui si può essere tutti d’accordo, a meno che non si dimostri una
superficialità che naturalmente non aiuta nessuno. Quando torno ad uscire da
questo caffè mi pare di poter definire giusto il comportamento di tutti:
bisogna correre, rifletto, è necessario evitare di pensare troppo agli elementi
che costituiscono ogni porzione di una semplice giornata; va bene così, come se
scivolare rapidamente sopra a qualsiasi argomento eviti di trattenere troppo a
lungo il nostro pensiero divergente. La realtà, penso ancora, è fatta spesso in
questo modo, e credo che soltanto alcune persone tra tante abbiano davvero interesse
a coltivare la propria sensibilità nei confronti di ciò che è sotto agli occhi
di tutti. Ma questo alla fine non ha alcuna importanza, visto che non saranno
alcune tra queste persone che potranno cambiare davvero le cose. Tutto andrà
avanti per proprio conto, penso infine con una certa tristezza, e gli sforzi
che qualcuno farà per mostrare che esiste anche una strada diversa,
probabilmente rimarranno incompresi, e forse saranno addirittura osteggiati,
fino a convincere tutti quanti che la giusta direzione è quella già ormai stabilita,
una volta per tutte.
Bruno
Magnolfi