lunedì 28 febbraio 2022

Apparenza momentanea.


            Mi sento una persona ambigua, anche se questo atteggiamento in fondo non mi dispiace neanche troppo manifestarlo, almeno in certe occasioni. Fa parte di me, del mio modo di essere, forse non potrei mai neppure mostrarmi in altro modo. Guardo Sandra adesso, per esempio, e mi pare di non avere praticamente più niente da spartire con lei, nonostante siamo state quasi amiche intime fino ad oggi, e tutto questo anche nell’arco di parecchi anni. Il fatto è che questo viaggio dentro al camper che abbiamo noleggiato, secondo me ci sta fortemente allontanando tutti e quattro uno dall'altro, anche se non c’è stato niente di particolare tra di noi a minare davvero le nostre relazioni. Forse sono soltanto dei differenti punti di vista proprio sulle ordinarie sciocchezze quotidiane di vita comune, che adesso risultano capaci di distanziare sempre di più i nostri modi d’essere e di comportarci. Lei certe volte si fissa facilmente su qualcosa, e poi è disposta a sostenere la sua posizione con fermezza, a qualunque costo, senza venire quasi mai a più miti consigli.

            Suo marito Renato invece è per me la vera rivelazione di questi ultimi giorni. Non lo avevo mai calcolato come un tizio così vicino alla mia stessa maniera di vedere le cose, ma da quando siamo partiti con il camper lui si è mostrato ai miei occhi totalmente differente da come l'avevo sempre conosciuto e immaginato. Per fortuna sua moglie non sospetta minimamente proprio nulla di questa nostra particolare simpatia, e poi per noi due comunque tutto ciò si sta rivelando soltanto una specie di semplice gioco, qualcosa che a tratti coltiviamo anche con una certa intensità, ma soltanto come un’amicizia di viaggio, e niente che possa preludere a qualcosa di diverso. Mi rendo sempre più conto, in questo modo, che ormai è sufficiente un’occhiata tra me e lui per comprendere al volo i nostri pensieri rispettivi; è una specie di sintonia comune quella che si è creata tra noi due, tanto che, almeno in certi giorni, Lina e mio marito paiono come restare un passo indietro, forse incapaci di comprendere davvero quelle cose che per noi due invece appaiono piuttosto chiare ed evidenti. Ogni sera tiriamo tardi dentro al camper, tutt’e quattro seduti a tavola a parlare di qualcosa, e magari facciamo anche dei programmi, ci scambiamo persino qualche battuta, una volta consumata la nostra cena lenta ed immancabile, e a quanto sembra tutti i pensieri miei e di Renato che cerchiamo semplicemente di esternare, appaiono d'improvviso capaci di muoversi su dei piani estremamente differenti dai ragionamenti che ci propongono i nostri rispettivi coniugi.  

Socchiudo gli occhi adesso mentre il camper mi sballotta leggermente sulla strada minore che corre serpeggiando lungo la costa. Mi piacerebbe poter stare da sola almeno per un po', rifletto, ma capisco che non si possono certo avere troppe pretese durante una vacanza come questa. Renato, dal fondo della nostra casa viaggiante, in questo momento sta guardando con scarso interesse qualcosa sullo schermo del suo immancabile telefono, ma ogni tanto getta un'occhiata rapida anche verso di me, come per riconfermare la sua presenza a breve distanza, e magari attrarre su di sé la mia attenzione. Se ci penso bene, invece, al contrario di quello che probabilmente sta pensando lui, adesso non trovo neppure delle grandi differenze tra Renato e mio marito. Mi sembrano sostanzialmente delle persone abbastanza simili, piuttosto pasticcioni tutt’e due, e anche superficiali, poco capaci di comprendere davvero la psicologia di chi sta loro attorno; sicuramente dei buoni amici tra di loro, senza dubbio, anche se persino questo in maniera piuttosto blanda, quasi priva di un vero e proprio impegno. Però sono forse davvero io quella sbagliata, mi convinco facilmente quando ci rifletto; annoiata di tutto e indifferente a quanto mi capita attorno, e magari proprio per questo disponibile con facilità a qualsiasi strana stupidaggine si possa presentare.

Vorrei divertirmi, perdere la testa, lasciarmi andare a qualche sciocchezza difficilmente condivisibile. Forse Renato mi seguirebbe subito, se per esempio decidessi di mettere le gambe a bagno nelle onde che si infrangono su una di queste larghissime spiagge della Manica, nonostante il freddo intenso delle giornate di febbraio. Potremmo ridere fino alle lacrime rabbrividendo per il gelo. Oppure bearsi di qualcosa raramente già provato. Non so, potrei stare insieme a lui, magari per un giorno o due, ad assaporare il gusto della novità, se in qualche modo fosse possibile. Ma poi la solita noia di sempre sono sicura riprenderebbe in me il sopravvento su ogni altra cosa, rendendo di nuovo tutto quanto soltanto un’apparenza assolutamente momentanea.

 

Bruno Magnolfi

giovedì 24 febbraio 2022

Semplice e sincero.


            Diario. 5° giorno. La costa francese, si sa, è stupenda. In inverno, insieme alla salsedine, vi si respira un’aria di lontananza da tutto, come se davvero le cose importanti si svolgessero altrove, senza minimamente riguardare queste province affacciate sopra l’oceano, e qui restasse soltanto da ammirare la bellezza della sponda occidentale del continente. Però dopo poco viene il sospetto di essere davvero abbandonati dalla realtà, muovendosi da queste parti. Come se la nave madre avesse tracciato per sé tutt’altra rotta, ed adesso si trovasse sperduta chissà dove. Il nostro camper naturalmente è autonomo, e perciò deve bastare per tutto ciò che ci serve, mi ripeto ogni volta, anche se mi sembra in certe occasioni che qua dentro ogni tanto vengano a mancare persino le cose essenziali. Tiriamo avanti a bordo come si può, fingiamo di divertirci e di apparire l'un l'altro entusiasti di questo viaggio, eppure un malessere sotterraneo sembra talvolta minare l'umore, e renderci addirittura nervosi, in certi momenti. Persino con mio marito ogni tanto non trovo quasi nessuna parola da scambiare, come se d’improvviso non avessimo più niente da dirci; così mi rifugio in piccoli gesti, come fare qualche carezza al mio cagnolino, oppure cercare nella mia mente qualcosa che dico di colpo con voce alta, quasi squillante, ma senza riferirmi a nessuno in particolare, quasi come parlando tra me. Gli altri due nostri compagni di viaggio, poi, si sono sempre dimostrati in passato una coppia piuttosto silenziosa, anche se adesso per aggiunta pare che qualcosa non vada bene neanche tra loro, come se questa piccola avventura avesse scatenato dei risentimenti che potevano aver covato da chissà quanto tempo dentro di loro.

            Ma non voglio analizzare chissà cosa: il mio intento iniziale era quello di vivere una vacanza senza troppi pensieri, e vorrei tentare di restare attaccata a questo proposito. Però quello che sta succedendo a Parigi mi lascia senza parole, ecco cos’è; e soprattutto, quello che mi rende più incredula, è il comportamento di questi miei tre compagni di viaggio, quasi indifferenti a quel che succede o a tutto ciò che non sia il loro stretto personale. Mi pare quasi che ognuno di loro badi soltanto a se stesso, preoccupato unicamente di poter perdere qualcosa, mostrandosi troppo generoso con chissà chi. Io invece riesco quasi ad avvertire attorno a me il grande risentimento sociale dei gilet gialli, ed anche se i francesi arrabbiati non vengono certo a manifestare il loro dissenso tra questi piccoli paesi della Bretagna e della Normandia, ugualmente li avverto vicini, come se i loro pensieri, e i desideri che coltivano, giungessero in qualche maniera fin qui. Ne parlo con gli altri, magari dopo aver ascoltato qualche notizia dalla mia radiolina, ma a loro non interessa.

            Vorrei sentirmi più viva, apprezzare, come già sto facendo, queste coste frastagliate e questi pascoli sopra le rocce, ma anche perdermi ogni tanto in mezzo alla gente, fermarmi a visitare qualche mercatino all’aperto, sentire gli umori delle persone di qua, sorridere a qualcuno, far vedere che siamo tutti nella medesima barca. Stamani sono andata a far spese alimentari insieme ad Antonio, che è quello che si presta più volentieri a queste cose. <<Toni>>, gli ho detto; <<mi sembra quasi di essere a casa in questo supermercato>>. Lui mi ha sorriso, ma non so se ha compreso quello che volevo trasmettergli, visto che subito dopo mi ha detto che era vero, lo scatolame là dentro era proprio disposto come da noi. Non ha importanza, mi dico; sono soltanto una manciata di giorni e poi torneremo rapidamente alle nostre normali attività. Però ogni tanto mi fermo, immagino che avrei potuto essere nata da queste parti, cresciuta in uno di questi villaggi, ed ora mandare avanti una casa ed avere anche un lavoro, e forse potrei adesso essere esattamente come una di queste donne francesi con le quali si fa la fila alla cassa. Magari mi sarebbe piaciuto, rifletto. Dappertutto si trovano delle belle persone, e anche qui ce ne sono, senza alcun dubbio.

            Infine siamo usciti, e pensando di tornare di nuovo nel camper a respirare quell’aria sempre leggermente pesante, mi è venuta la voglia di rallentare il mio passo. Antonio invece si è mostrato contento: <<stasera mangeremo del pesce freschissimo>>, ha detto; <<in fondo uno dei motivi più forti che mi ha spinto verso una vacanza in Bretagna sono proprio le ostriche e il buon pesce che si trova da queste parti>>. L’ho guardato, ma appena un momento, e l’ho trovato sincero, spontaneo, quasi dolce nel suo mostrarsi così semplice.

 

            Bruno Magnolfi  

martedì 22 febbraio 2022

Per un tramonto.


            <<Bellissimo>>, dice Lina come interpretando il pensiero di tutti, mentre sta osservando insieme agli altri tre compagni i colori del tramonto, ed il sole lentamente ai loro occhi se ne scompare dietro alla fisionomia scura dell'Inghilterra, subito di là dalle acque agitate della Manica, mescolandosi a dei grandi ammassi di nuvole e squarciando l’azzurro profondo del cielo che appare adesso screziato di arancio, di giallo, di verde e di grigio, su un fondo ormai già color notte, in una composizione di sfumature quasi mai vista. Stanno fermi sopra ad un tratto costiero, nei pressi di Cherbourg, in Normandia, spingendo verso occidente la loro vista dall'alto di alcune rocce scoscese e frastagliate, mentre riflettono, ognuno per proprio conto, che forse era proprio quello il motivo principale capace di portarli in inverno a calpestare questi lembi di terra, mentre il suono potente delle onde e della risacca poco lontano dimostra la grande capacità della natura di farsi ammirare da chiunque mentre produce un vero rumore bianco primigenio, e così ci si perde con facilità ad interpretare le voci che paiono sussurrare autonomamente nel vento. Le parole che si possono ascoltare, in quel forte frusciare sopra le orecchie però, appaiono evidentemente diverse per ciascuno, forse per il semplice frutto dei propri desideri individuali, forse per una differente sensibilità alle suggestioni, forse per quello che capita di riflettere separatamente ad ognuno di loro. 

            Antonio è il primo a voltarsi, e getta subito un'occhiata spontanea al loro camper, ovviamente rimasto immobile, così ben parcheggiato poco distante; poi lentamente si incammina verso quella direzione. Infine anche gli altri tornano di malavoglia sui propri passi, anche se non dicono niente, inclusa Sandra che appare comunque compiaciuta per aver scattato alcune delle sue solite fotografie. Alle loro spalle il sole sembra ormai andare a perdersi nella lontananza di altri cieli, e forse tutto quello che c’era da vedere sopra quel mare in movimento appare ormai quasi scomparso, lasciando dietro di sé soltanto l’aria fredda sgradevole ed un panorama senza più grande interesse. Il camper viene riavviato, e si attende qualche momento prima di decidere il luogo esatto dove andare a stazionare quel mezzo per trascorrere la notte: Renato propone di spingersi fino nei pressi del faro di Goury, dove pare utilizzabile il parcheggio di un porticciolo ben riparato. Nessuno discute, e più che approvare, sembra non ci sia da prendere in esame nessun’altra proposta. C’è anche da fermarsi in paese per fare degli acquisti, ma in fondo quello può essere soltanto un diversivo rispetto alla malinconia che sembra adesso essersi impossessata dei quattro.   

            Lina si è subito sistemata in cabina accanto ad Antonio, mentre lui naturalmente si è messo alla guida, e dicendogli qualcosa sottovoce sembra stuzzicarlo ridendo debolmente; piccole confidenze tra moglie e marito, con ogni probabilità, forse messe su ad arte proprio da lei allo scopo di rendere Renato vagamente geloso per la conservazione evidente, nonostante tutto, di quella loro piccola intimità coniugale, anche se lui, pur notando la manovra, finge immediatamente di non accorgersi neppure di quel loro almanaccare. Il cane Ettore invece ha mugolato qualcosa quando ha visto rientrare tutti quanti nella casa viaggiante, ed anche se forse avrebbe avuto una gran voglia di uscire e scorrazzare un bel po’ sopra l’erba fradicia di quei dintorni, ugualmente rimane sdraiato sulla coperta, all’interno del suo solito posto. “E’ un gioco pericoloso”, ha subito pensato Renato mentre si sistemava comodamente nel sedile posteriore del camper. Poi ha guardato sua moglie Sandra, e d’improvviso gli è parso come se tutto stesse girando all’interno di una piega poco piacevole della loro vacanza. In fondo non è successo quasi niente tra lui e Lina, pensa all’improvviso per giustificare i suoi comportamenti, anche se loro due si sono dimostrati una normale reciproca simpatia. “Niente di male”, riflette subito dopo; “stiamo solo cercando semplicemente di essere sinceri tra noi, di dirci quelle piccole cose che forse abbiamo sempre trattenuto per timidezza o per stupida moralità; il resto poi è soltanto un vagabondare continuo lungo una terra straniera da cui tutti siamo attratti continuamente, e della quale ci sentiamo assolutamente affascinati”. Sandra allora in questo attimo preciso si volta a guardare Renato; lui si sente improvvisamente scoperto con quei suoi pensieri segreti come violati, quasi visibili adesso, come delle parole stampate nella nuvola di carta ritagliata sopra un fumetto. “Devo nascondermi”, pensa, “e soprattutto stare più attento ad ogni pur piccola cosa, almeno se non desidero creare uno sconquasso totale”.

 

            Bruno Magnolfi    

         

venerdì 18 febbraio 2022

Proposte.


            <<Non mi sento troppo bene>>, dice Renato mentre tutt’e quattro, con il loro camper, si stanno spostando appena di qualche chilometro, dopo aver fatto scorte alimentari dentro un grande ipermarché di Lannion, in Bretagna, per andare così a cercare qualche buon posto dalle parti di Punta di Toul-Ar-Staon, dove stazionare, trascorrere la serata, e quindi pernottare. <<È come se queste poche curve mi avessero messo lo stomaco in subbuglio>>, aggiunge. Antonio, che sta guidando in questo momento, va subito a parcheggiare il mezzo dentro una piazzola al lato della strada, per permettere a Renato di scendere e di muovere le gambe. <<Ho portato delle pillole, per questi casi>>, dice sua moglie Sandra, e mentre gli porge anche mezzo bicchiere d’acqua gli altri sono attratti, proprio accanto al luogo dove si sono andati a fermare, dal largo spiazzo dove sorge il grande menhir di Saint-Uzec, un obelisco in puro granito grigio della zona, alto otto metri, eretto tra il quarto e il secondo secolo A.C. e poi scolpito e trasformato, durante un’epoca molto più recente, in un vero monumento alla cristianità. <<Interessante>>, dice Lina. <<Prendere un manufatto del genere, e poi modificarlo per scopi del tutto differenti da quelli per cui era stato eretto secoli prima. E’ un po’ come la storia dell’uomo e di tutte le sue religioni, capaci di intervenire, spesso anche con prepotenza, nei casi in cui si desiderava sottomettere qualcuno, se non con le proprie armi, almeno con la professione della fede>>. Gli altri tre riflettono, Renato si sta riprendendo, e mentre tutti dopo aver visitato il luogo stanno tornando verso il camper, lui dice che forse pare assomigliare a quanto va accadendo in questo momento a Parigi e nelle altre città maggiori della Francia.

            Sandra, sua moglie, si ribella con impeto: <<mi pare proprio qualcosa di imparagonabile>>, dice subito. <<Con questo monumento si è cercato di dare degli ideali superiori a della gente che non ne aveva affatto, proprio come i Celti non cristianizzati in quegli anni. I gilet gialli invece sono individui autoconvocati che in questo momento si mettono assieme per darsi più forza contrattuale contro il governo centrale>>. <<Va bene>>, dice Lina un po’ sgarbatamente. <<In tutti e due i casi però gli individui sembrano quasi degli invasati che vogliono dagli altri quello che non riescono ad ottenere da loro stessi>>. Cala il silenzio tra i quattro, proprio nel momento in cui raggiungono fortunatamente il loro camper, così salgono di nuovo ai propri posti e poi ripartono, senza commentare null'altro. Però il movimento dei gilet gialli ha messo in mezzo a loro un malumore che difficilmente ormai riesce ad essere in qualche modo soffocato. Si profila quasi come un elemento in più tra le incomprensioni che serpeggiano anche con troppa facilità negli ultimi due o tre giorni.    

            Le acque della Manica poco più avanti appaiono calme e romantiche in questo scorcio di giornata. Sandra, una volta fermi vicino ad una spiaggia che appare come una tavola scura ed immensa, dichiara subito che sta per portare a fare un giro il suo cane Ettore, ma nessuno si offre di accompagnarla, mentre invece tutti paiono rilassarsi per iniziare forse a pensare soltanto ai piatti da preparare per la cena. Antonio più degli altri appare perplesso: non sa chi possa aver ragione nella diatriba in atto sui manifestanti di Parigi, però c'è qualcosa nelle parole di sua moglie che solo faticosamente riesce a sopportare. Per questo apre subito il cofano motore del loro camper ed inizia a controllare i livelli dei liquidi del motore e poi anche tutte le altre cose che riguardano la meccanica del loro mezzo: sente come la necessità di distrarsi, di pensare ad altro, di occuparsi di qualcosa. Renato invece, seduto da solo nella zona posteriore della loro casa viaggiante, osserva Lina poco più là che ha appena aperto il frigorifero e sta scegliendo gli ingredienti per la cena.

            <<Perché mi guardi?>>, chiede allora lei distrattamente dopo poco. Lui attende un momento. <<Perché mi piaci>>, le dice alla fine sottovoce mentre si alza in piedi. Lei sorride e lascia correre, evitando con accuratezza di volgere minimamente lo sguardo verso Renato. Poi a sua volta lascia trascorrere qualche attimo, e quindi a voce bassa gli fa: <<e cosa sarebbe che ti piace tanto di me?>>, lasciando risaltare l'indubbia malizia di una frase come questa. Lui allora le va vicino, finge di guardare qualcosa dentro la dispensa, e intanto le accarezza un braccio, come per limitarsi a quello che è possibile. <<Potremmo preparare delle insalate miste, e poi metterle nei piatti insieme a del formaggio>>, dice Lina come per distogliere l’attenzione di Renato. <<D’accordo>>, dice lui, <<mi pare proprio sia la cosa migliore da proporre, per questa sera>>.

 

            Bruno Magnolfi

mercoledì 16 febbraio 2022

Ciò che si desidera.

  

            Diario. 4° giorno. Quello che accade in questo paese non mi lascia per nulla indifferente. Immagino spesso corposi gruppi di persone riunirsi a sera in scantinati, oppure dentro vecchie sedi bancarie dismesse, o magari in qualche palazzo, adesso chiuso, un tempo luogo di lavoro per impiegati dell’amministrazione pubblica, a discutere animatamente con poca luce per decidere il da farsi. E noi che intanto giriamo avanti e indietro come un gruppo qualsiasi di turisti annoiati, all'interno di una nazione in fiamme, dove forse stanno rapidamente saltando già tutte le regole. Lina e mio marito sembrano del tutto insensibili a quanto va accadendo con i gilet gialli a Parigi e in tutta quanta la Francia, mentre Antonio per fortuna almeno ogni tanto pare interessarsi di più al problema, ma forse soltanto per solidarietà nei miei confronti. In ogni caso sto provando, per quanto sta succedendo, un senso di disagio generale, e sapere che Toni è maggiormente sensibile a questa faccenda, in qualche modo mi rasserena. Andiamo avanti col nostro programma, girando in lungo e in largo con il camper sia la Bretagna che la Normandia, quasi a caccia di un tesoro ben nascosto su qualche spiaggia deserta spazzata dal freddo vento invernale, mentre ognuno di noi sembra rinchiudersi drammaticamente sempre più dentro se stesso.

            Quello che doveva essere il luogo dove perdere del tutto la cognizione di quelle giornate ordinarie mandate avanti a casa nostra nella più grande monotonia, si sta rivelando l’epicentro delle lotte di un popolo ribelle, impegnato nel tentativo di ottenere dal governo almeno qualche beneficio, ed il disinteresse attuale che vige in questo camper per tutte quelle istanze, è solo un evidente esempio dell’estremo egoismo con cui vengono affrontati a volte certi temi. Persino mio marito appare avulso da ogni recriminazione sociale che avviene proprio qua vicino, ed è già molto se mi ascolta distrattamente quando gli traduco gli articoli che vengono scritti sopra ai maggiori quotidiani parigini. Sembra quasi che i nostri immediati interessi di gitanti, siano assolutamente superiori a qualsiasi altro problema, tanto che mi pare già di sentir sbuffare qualcuno mentre cerco di tenere informati tutti gli altri su quanto va accadendo. Ho notato già che Lina e mio marito ogni tanto si gettano uno sguardo, forse proprio per un’intesa di disinteresse attorno ai gilet gialli ed ai problemi che quelli stanno portando in piazza. Fare i turisti per forza a me pare una grossa stupidaggine, ma forse non riesco a comunicare adeguatamente questo concetto.

            Oggi abbiamo percorso diversi chilometri, giungendo dalle parti di Le Havre, ed anche se la giornata era piovosa, i luoghi costieri da cui siamo transitati sono apparsi subito meravigliosi e ricchi di storia. Mi piace essere qui, per nessun motivo vorrei giungere al punto di dispiacermi di una vacanza di questo genere; però questa distanza che in qualche modo si sta manifestando tra di noi, mi porta ad intristirmi, quasi ad isolarmi a mia volta dagli altri tre, forse nella ricerca di far volare alte le mie riflessioni, senz’altro al di sopra delle usuali cose sciocche che ci troviamo ogni tanto a scambiarci dentro questo camper. Non vorrei naufragare nelle stupidaggini: da questo viaggio, al contrario, vorrei scoprire cose nuove, svelare delle curiosità nascoste, magari modi diversi di relazionarmi io stessa con le persone che stanno accanto a me. Ciò che maggiormente mi dispiacerebbe è lo scoprire per assurdo che la vicinanza fisica riesce ad allontanare tra di noi le nostre menti e i nostri desideri. Non so come poter introdurre in questo camper degli stimoli che siano capaci di smuovere questi argomenti nelle coscienze dei miei compagni di viaggio; però so che non posso isolarmi e rimanere ad osservare tutto quanto senza dire a voce alta la mia opinione.

            Poi ci fermiamo per la notte. Prepariamo qualcosa da mangiare, si cerca di essere svelti, logici, razionali, di dedicarci ognuno a qualcosa che comunque possa servire a tutti, ma sono cose usuali, comportamenti ordinari, quasi istintivi, nulla di più. Si parla a monosillabi, si sorride di sciocchezze, ma si coltiva quasi inconsapevolmente una tensione sotterranea, dei risentimenti sordi che forse non sapevamo neanche di avere e di poter elaborare così dentro noi stessi. Forse cerchiamo soltanto di nasconderci dietro questi piccoli gesti, dietro certi deboli accenni a ciò che intendiamo manifestare, ma poi di fatto maturiamo qualche risentimento sempre vivo dentro la testa, qualcosa di latente, di difficile da dominare. A me non piace affatto quanto va accadendo, rifletto adesso con serietà; o almeno non è questo quello che desideravo.

 

            Bruno Magnolfi

           

lunedì 14 febbraio 2022

Incomprensioni latenti.


            <<Improvvisamente, ho paura>>, vorrebbe quasi dire adesso Antonio, magari con voce bassa ed assumendo un’espressione particolarmente seria, proprio mentre gli altri, come accade oramai da qualche giorno, sembrano sempre più impegnati in una specie di assurdo gioco del silenzio. <<Sarà questo ritrovarsi lontani da casa, su una costa rocciosa e quasi disabitata, flagellata in questo periodo dal vento e dalle onde, durante una situazione socialmente compromessa com’è quella attuale, almeno in Francia; sarà che non mi sento particolarmente in forma, e che mi ritrovo continuamente con le suole delle scarpe bagnate, scivolose e poco stabili; però tutta la sicurezza in me stesso, che fino ad oggi ho sempre avuto e che avevo avuto sempre all’inizio di questa vacanza, ora sembra stia come scemando rapidamente>>. Il loro camper in questo momento è stato sistemato in un parcheggio accanto ad un porticciolo turistico, durante l’inverno naturalmente del tutto deserto, dove un guardiano gentile durante il pomeriggio ha permesso loro di sostare e di rifornirsi d’acqua ed anche di corrente elettrica. Però adesso che si sta facendo scuro, il loro mezzo sul piazzale è rimasto ormai completamente solo, con dentro quattro persone adulte insieme al loro piccolo cane da compagnia. <<Non so>>, vorrebbe proseguire lui, <<ma ho quasi l'impressione che debba accadere qualcosa, anche se non ho mai creduto nelle premonizioni>>.

            Senz'altro Toni in questo periodo cerca di essere con gli altri il più possibile normale, come lo è sempre stato peraltro, però dentro di sé prova un tremore che in qualche momento non si sente neppure capace di controllare bene. Sarà anche questa distanza incomprensibile che d’improvviso si è manifestata persino tra lui e sua moglie Lina, che forse gli sta facendo perdere il fulcro attorno al quale far girare i propri pensieri, ma per Antonio Buggiano questo periodo, che doveva essere di puro piacere, si sta facendo difficile, e persino poco chiaro. Già, perché la cosa essenziale in tutto ciò, è che lui non riesce minimamente a spiegarsi il motivo per cui avvenga tutto questo. Antonio sa che la vacanza era stata progettata con grande entusiasmo un paio di mesi addietro, e loro quattro si erano trovati assolutamente d’accordo nel desiderio di fare insieme con esattezza quello che adesso di fatto stanno facendo, cioè trascorrere due settimane in un camper a noleggio lungo la costa della Bretagna, divertendosi a cucinare, a raccontarsi storie, a passeggiare sulle spiagge della Manica, a perlustrare i villaggi e i piccoli paesi che si incontrano lungo le strade di quella zona, così poco transitate nel periodo invernale. Invece pare ora che qualcuno, tra loro quattro, abbia fatto questa scelta forse soltanto per fare un favore a qualcun altro.

            <<Non sono a mio agio>>, vorrebbe ancora dire Toni; <<non riconosco neanche più, in tutti voi, quelle persone che eravate a mio parere subito prima di partire>>. Però non dice niente, tiene tutto dentro di sé, persino nei confronti di Lina, che adesso sembra voler trascorrere tutte le giornate  avvolta in un perenne silenzio, come elaborando dentro se stessa chissà quali pensieri. E poi Renato, all’improvviso, persino lui, amico di una vita, che pare quasi scansarlo, per quanto possibile in un camper, forse per evitare di affrontare qualche argomento di cui non desidera parlare, o vergognandosi di un debito o di una cattiva azione nei suoi confronti, qualche cosa che probabilmente riesce a tormentarlo fortemente, ma sulla quale non si ritiene ancora in grado di iniziare a confrontarsi direttamente. Antonio ha lasciato guidare quel camper qualche volta sia a lui che alle altre, pensando fosse quello un motivo di dissenso. Ha sempre permesso che scegliessero tranquillamente i cibi che desideravano acquistare nei negozi dove si sono riforniti. Non ha più proposto alcuna strada da percorrere, nessun luogo da visitare, e neppure indicato dove fosse più adatto fermarsi, nell’attesa che fosse proprio qualcun altro a tirar fuori la propria proposta. Ma tutto questo sembra non sia servito affatto a togliere quel senso di disagio che aleggia adesso tra di loro. Perciò lui si sente solo e pieno di dubbi, tanto da provarne quasi paura.

            Poi arriva Sandra che pare sempre più nervosa, restando comunque l’unica a rivolgere a lui per prima la parola. Si sente depressa per quello che sta accadendo a Parigi con le manifestazioni dei gilet gialli, ma non può essere soltanto questo il motivo del suo disagio, pensa Antonio. Qualcosa succederà, immagina subito dopo; qualcuno prima o dopo dovrà pur affrontare questo argomento così spinoso, riflette. <<A meno che non sia io stesso ad avere maturato chissà quali aspettative nei confronti di questi miei amici di sempre. Speranze che al contrario non hanno assolutamente oggi nessuna ragion d’essere, visto che ogni cosa elaborata dentro di me sembra sia il frutto soltanto di una grande incomprensione di fondo. Quasi per una specie di incomunicabilità>>.

 

            Bruno Magnolfi    

venerdì 11 febbraio 2022

Meccanismi imperfetti.


            <<Inutili, adesso mi pare siano stati del tutto inutili>>, dice Sandra con voce piuttosto stridula e nervosa, forse per mostrare il suo disappunto nel rendersi conto che le grandi manifestazioni di piazza delle ultime settimane non stanno dando i risultati che i dimostranti avevano sperato, e quello che rimane ogni volta alle spalle dei gilet gialli lungo le strade delle maggiori città francesi, è soltanto il ricorso evidente e inaccettabile ad una violenza gratuita che ormai viene sfoderata come una ribellione generica contro il sistema. Gli altri tre dentro al camper si limitano ad ascoltare le notizie che la loro piccola televisione portatile trasmette con continuità, senza mostrare alcuna voglia di commentare quelle notizie in diretta. In un primo momento forse quello era sembrato ai suoi occhi un nuovo modo di imporre i diritti della gente su un governo miope, ma alla lunga neppure Sandra riesce ormai a giustificare quello che realmente sta accadendo a Parigi e nelle altre parti della Francia. <<Basta>>, dice alla fine tra sé; <<mi sembra che possa essere giunto il momento di finirla con questo scempio>>. Renato si alza dalla sua sedia pieghevole e si versa qualcosa in un bicchiere, dopo che gli altri hanno rifiutato il suo invito a bere insieme a lui. Poi indossa il suo giaccone pesante ed esce alla svelta da dentro il camper, perché fuori tira ancora vento, e in un attimo l’aria all’interno, che grazie alla stufetta è bella calda e piacevole in questo mese invernale, pare subito svanire, con una semplice folata.

Anche Lina si alza, e forse tra i suoi tanti desideri, se fosse possibile senza sollevare sentimenti avversi, le piacerebbe poterlo raggiungere anche magari soltanto per scambiare con lui due parole, e in ogni caso adesso non desidera farsi ritrovare nella stessa posizione, quando Renato avrà terminato di fumare la sua immancabile sigaretta e rientrerà. Così va a sistemarsi sul davanti del camper, sedendosi sulla cassapanca laterale per occuparsi di qualcosa che tira fuori con attenzione da dentro il suo capiente zaino. Antonio resta immobile, e poi dice qualcosa sottovoce a Sandra che è rimasta seduta al tavolino, ma nemmeno lui sembra abbia voglia di dire qualcosa su quei fatti che fior di giornalisti proseguono a trasmettere e a commentare dentro al piccolo schermo ancora acceso. <<Domani, se vuoi, potremo fare un salto fino a Nantes, giusto per visitare la città, e magari renderci conto di persona di quello che mormora la gente in merito a tutto questo sconquasso>>, le dice con espressione seria e disponibile. <<Non so>>, fa Sandra sottovoce, <<in fondo non ci tengo molto, e poi non vorrei che questa improvvisa deviazione dal nostro itinerario costiero disturbasse gli altri. Magari sarebbero persino disposti a dire che va bene senz’altro anche a loro, salvo poi sbuffare di nascosto, subito dopo>>. Antonio la guarda, sembra suggerire direttamente con la propria espressione una certa solidarietà nei confronti dell’amica, ma Sandra adesso non si sente nelle condizioni di poter accettare quello sguardo, pur ricco di significati.

Il centro abitato del piccolo paese di La Hague, sul promontorio della Normandia, non è lontano, e in fondo bastano appena dieci minuti a piedi per raggiungerlo, tanto che per la serata loro quattro avrebbero deciso di andare ad infilarsi in una birreria che hanno intravisto passando durante il pomeriggio, tanto per fare qualcosa di diverso che non sia lo starsene rintanati dentro al camper parcheggiato; ma adesso, dopo aver cenato silenziosamente, qualcuno sembra non manifesti più quella intenzione. Antonio propone comunque di fare due passi lungo la via costiera, magari con il cane Ettore, ma alla fine ad accettare l’offerta di andare insieme a lui è stato soltanto il solito Renato. Così le due donne restano sole dentro al camper, e ne approfittano subito per riassettare tutte le cose in disordine e per dare una ripulita a tutto quanto, ma lo fanno in silenzio, occupandosi di zone diverse dell'abitacolo. Qualcosa si è leggermente incrinato nella loro amicizia di lunga data. Forse anche per un diverso modo di interpretare questa vacanza, o magari per certe piccole differenti manie che ogni tanto mostrano l'una o l'altra nel portare avanti le attività quotidiane in spazi così ristretti come sono quelli di un camper. Ma soprattutto è la gelosia a farla da padrona.

A Sandra pare impossibile che improvvisamente suo marito possa mostrarsi così accondiscendente con Lina; e quest'ultima, che dal proprio marito Antonio sembra adesso tenersi sempre un po' a distanza, non perde occasione in questi giorni per sottolineare la vicinanza di vedute del suo coniuge proprio con Sandra. Insomma dei sentimenti vaghi ed incrociati, delle sensazioni che evidenziano qualcosa che forse non funzionava alla perfezione già in tempi precedenti, ma che questo viaggio sta portando adesso sempre più verso la luce.

 

Bruno Magnolfi

     

mercoledì 9 febbraio 2022

Dolore necessario.


            Oggi ho camminato da solo per un po’, cercando di tenere la mente leggera, in questo vento invernale che da due giorni spazza violentemente la costa bretone. Non so neppure cosa intenda cercare dentro me stesso crucciandomi così mentre muovo questi passi; in ogni caso, a ripensarlo meglio, adesso mi sfugge addirittura il senso esatto delle mie parole di poco fa vicino al camper, e non riesco neppure a comprendere e a controllare quei sentimenti che sono stati capaci di dare la voce ai miei pensieri. Lei però mi prende completamente, all’improvviso, come per sconvolgere ogni mio gesto, ed io di colpo so di averle voluto dire così che è come se la conoscessi ora per la prima volta, ma contemporaneamente come se avessi saputo che lei era sempre stata presente dentro di me, e che era rimasta lì da tanto tempo, quasi sospesa, forse ad attendere da me ciò che solo ora sto svelando, anche se fino a questo momento io stesso non ne avevo la minima coscienza. Non so per quale motivo succeda questo, le ho detto, non so spiegarmelo, però è così, e so che lei deve comprendermi ed accettarmi, perché non vedo nessun’altra possibilità. <<Ho voglia di ridere, Lina>>, le dico; <<di guardarti e non riconoscerti, starti vicino e scoprire che sei proprio tu, la medesima di sempre, eppure anche una persona tanto diversa>>. Lina sorride, forse si schernisce, cerca delle frasi razionali che stridono nel tentativo di spiegare qualcosa che non ha una vera logica. <<Ci passerà>>, aggiunge subito, <<è soltanto un'infatuazione passeggera che tra non molto sparirà da dentro di noi, esattamente com'è nata.>>. Le ho tenuto una mano, dieci minuti fa, di nascosto a tutti come purtroppo dobbiamo fare, ed ho scambiato con lei qualcosa di estremamente superiore a qualsiasi aggettivo, e per tutta quella serie di momenti non c'è stato proprio bisogno d'altro.

            E’ una pazzia quella a cui stiamo dando seguito, lo comprendiamo ambedue perfettamente; eppure è come se qualcosa dentro di noi proseguisse a spingerci, e persino a suggerire delle parole: <<Perché no. Perché non dare libero corso a questo nostro sentire, seppure in noi quasi dimenticato o messo da parte. Perché non tentare di immaginarci quale mai possa essere la prospettiva, il risultato, le conseguenze di questo stato d’animo, anche se niente di tutto quanto potrà mai avere un reale futuro>>. E lo struggimento che giunge facilmente ad ogni occhiata, è lì a consumarsi in noi come l’ultimo possibile, come per un’ultima volta, e dopo basta. Continuo a camminare e forse sono investito continuamente da masse di pensieri assurdi, nella stessa maniera come questo vento oceanico porta ad infrangere onde gigantesche sopra gli scogli. C’è qualcosa di malato in tutto questo, lo capisco benissimo, ma non so frenarmi, e non sa farlo neppure Lina, anche quando volge lo sguardo altrove per evitare di incoraggiarmi ancora. Cosa mai potremo fare, mi chiedo, se non assolutamente niente, proseguendo la nostra vacanza in quattro dentro al nostro camper, così com’è iniziata, e tentare di smetterla con questo gioco di velati sottintesi e di sfioramenti nascosti delle mani. Funziona questa complicità, visto che proseguiamo a tenerla viva, ma forse è il pericolo stesso che la tiene in vita, questa logica impossibile che la spinge avanti, il senso del proibito assoluto che ne produce e ne distilla ogni goccia di linfa vitale.

            Poi mi fermo ad osservare una cresta di rocce che vengono ricoperte di schiuma ad ogni onda di mare: forse è stato un errore tutto quanto; anche soltanto non riuscire a riflettere fin dagli inizi che sarebbe stata, come poi realmente si è verificato, l’improvvisa noia di sempre a darci proprio la forza per superare ogni barriera. Evidentemente in seguito qualcosa, già uno di questi giorni, inizierà nei nostri rispettivi matrimoni a funzionare sempre peggio, e diventerà rapidamente un bel problema, mostrerà subito qualcosa da isolare, sempre che questo sia possibile. Qualcuno di noi ci rimetterà direttamente di persona, proprio in quegli stessi termini di tutte le cose quando si sgretolano improvvisamente, e non funzionano più, perdono di senso, senza aver mai neppure riflettuto che sarebbe potuto accadere per davvero; e forse tutta quanta questa vacanza a quel punto potrà mostrare il senso delle strade che all’improvviso prendono ognuna per il proprio corso, deviando con forza e con dolore da ciò che ci eravamo immaginati appena poco tempo prima. Forse dobbiamo arrestare immediatamente questo processo che ora sembra inevitabile, forse dobbiamo insabbiare ciò che appare adesso tanto importante, eppure privo di qualsiasi significato logico; soprattutto se accostato al dolore che tutto questo potrà facilmente provocare. 

           

            Bruno Magnolfi

lunedì 7 febbraio 2022

Voglia di casa.


<<Potremo spingerci fino a Parigi, se ci va>>, dice Sandra mentre scorre i titoli sulla prima pagina di Liberazione. Gli altri non dicono niente, però Lina e Renato non sono d'accordo, mentre per Antonio sarebbe anche possibile, in fondo non sono neppure troppi i chilometri da compiere con il loro camper, e poi potrebbero passare dalla meravigliosa strada lungo la Loira, e magari fare visita a qualche castello sulle sponde di quel fiume. Sul quotidiano si parla ovviamente degli scontri che proseguono tra la polizia e i manifestanti lungo i boulevards, e si cerca di mostrare soltanto le immagini riconosciute come vere, denunciando con durezza quelle false che stanno rapidamente circolando dappertutto per via elettronica su quella guerriglia urbana che sta andando avanti ormai da parecchie settimane. <<Però andare fin là mostrando indifferenza o addirittura repulsione per tutta quella gente che porta in piazza le proprie rivendicazioni, mi pare una cosa inaccettabile, quasi come dare una pedata a delle persone comuni>>, dice Lina guardando in basso e senza riferirsi a nessuno in particolare. Il giornale dice che quel movimento spontaneo probabilmente diverrà in poco tempo una vera formazione politica, e in tanti così stanno cercando di accaparrarsi quelle idee, quelle spinte innovatrici, quei dettami per il momento ancora confusi, però già forti ed avanzati.

Poi Renato dice in breve che loro sono soltanto quattro vacanzieri, e presentarsi lungo le vie di una città dove si sta lottando duramente, peraltro osservando tutto quanto per curiosità e con il punto di vista dei soliti semplici turisti, gli pare del tutto fuori luogo. Il tema sembra cadere così, senza la necessità di aggiungere nessun altro parere, anche se Sandra non sembra poi troppo convinta, e forse non le piace affatto che si siano formate dentro al camper delle opinioni così trasversali, praticamente dei pareri che vanno a legare proprio suo marito e Lina, quasi loro due potessero improvvisamente riuscire proprio a condividere quelle idee. “La mia non è proprio gelosia”, pensa subito con un certo nervosismo; “però avrei apprezzato di più si fosse stati tutti d’accordo, invece di andare a costituire tra di noi delle posizioni del tutto differenti”. Perciò viene deciso di restare ancora in Bretagna, magari muovendo il camper quel tanto che basta per sostare in qualche altro luogo panoramico, da dove osservare ancora l’oceano e la costa.     

<<Per stasera potremmo mangiare delle ostriche, e magari accompagnarle con del vino bianco tipico>>, dice Lina tanto per cambiare l’argomento. Gli altri annuiscono, e naturalmente per fare quel tipo di cena dovranno passare da una pescheria ben fornita, anche se da quelle parti ce ne sono davvero molte, e quindi non è affatto un problema. Così decidono infine di muoversi e di passare da Brélès, proprio per fermarsi a fare gli acquisti che servono, mentre tutti e quattro cercano di scrollarsi di dosso l'uggia e il malumore che adesso sembra averli attanagliati. Ora è Renato a guidare il camper, preparandosi a muovere il grosso mezzo con calma ed attenzione, mentre Antonio, che si è seduto accanto a lui, sembra intento ad osservare ancora un'altra volta, sopra la sua cartina stradale ormai parecchio spiegazzata, le possibili vie da cui transitare. <<Dobbiamo anche fermarci per riempire di nuovo il serbatoio dell’acqua>>, dice a Renato come per ricordargli che ci sono anche dei servizi dei quali non è possibile mai dimenticarsi. L’altro annuisce mentre fa manovra per uscire dal parcheggio dove avevano sostato; poi ingrana le marce, ed il camper ritrova rapidamente la sua fluidità di sempre, scrollandosi di dosso quel senso di scatolone ingombrante come a volte appare percorrendo tratti poco spaziosi.

<<Potremo fare anche del pesce alla griglia, se troviamo un posto adatto dove accendere il nostro barbecue portatile>>, fa Lina sul retro per tentar di ammorbidire l’umore di Sandra, che non le pare proprio il più disteso e disponibile. <<Va bene>>, fa l’altra senza aggiungere niente, mostrando così una volta in più di non apprezzare affatto quella sintonia che sembrano aver trovato Lina e suo marito. <<Magari più tardi potremmo guardarci qualcosa alla televisione portatile stasera>>, insiste l’altra per cercare qualcosa che faccia distendere un po’ quella tensione manifesta. <<D’accordo>>, dice Sandra alla fine; <<magari riusciamo anche a sintonizzarci su qualche emittente italiana, così ci sembrerà proprio di essere a casa>>.

 

Bruno Magnolfi

venerdì 4 febbraio 2022

Alghe secche.


            <<Forza Ettore, sali sul camper che dobbiamo partire>>, dice Renato al suo cagnolino, mentre Lina ha già avviato il motore e sta controllando su una cartina quali strade dovranno percorrere per arrivare fino dalle parti di Morlaix. Sandra adesso sta discutendo di qualcosa con Antonio, e forse è per questo che Lina e Renato improvvisamente hanno voglia di muoversi e di lasciare rapidamente alle loro spalle ogni contrasto. <<Vieni pure a guidare tu>>, fa Lina ad un tratto verso suo marito, soprattutto probabilmente per troncare le parole leggermente accese che lui sta noiosamente scambiando con Sandra. <<Va bene>>, fa Toni, <<tanto le chiacchiere non portano da alcuna parte>>. Sandra sale dietro, ma subito dopo cambia idea e va a sistemarsi nella cabina di guida dal lato del passeggero, sicuramente per affrontare e chiarire ancora qualcosa con chi in questo momento si è messo a guidare. Renato e Sandra invece si sistemano dietro, sostanzialmente in silenzio, quasi con rassegnazione. Lei si siede, prende in mano il suo solito libro, e pare disinteressarsi di qualsiasi altra faccenda. <<Neanche tu sembri molto socievole stamani>>, le fa Renato, tanto per stuzzicarla. Lina abbozza un sorriso senza rispondere, continuando a tenere gli occhi sopra la sua pagina. <<magari vorresti anche tu discutere con me sulla lista delle cose da acquistare appena torneremo a fermarci, mi immagino>>, fa lei. Lui si volta un momento ad osservare qualcosa che sta scorrendo fuori da un finestrino del camper, poi torna a guardarla, e dopo una pausa di un minuto o due, le dice che forse l'argomento da scegliere non è poi così importante.

Ettore si è accucciato adesso al suo solito posto, vicino allo sportello del vano abitabile, e Renato si è alzato dal piccolo divano per sistemargli meglio sotto le zampe la sua spessa coperta. Lina inserisce un segnapagina nel libro, poi appoggia il romanzo sopra al tavolino, e dice: <<io e te non abbiamo neppure molto da dirci, almeno in queste condizioni. Possiamo soltanto scambiarci uno sguardo ogni tanto, e pensare che qualcosa tra di noi ci fa quasi assomigliare; poi nient’altro>>. Lui non ribatte niente, ma il camper improvvisamente sembra compiere una deviazione per imboccare una strada minore, e Lina, affacciandosi dalla cabina di guida, dice che adesso devono per forza transitare al fianco di una spiaggia caratteristica, che con la bassa marea misura una larghezza addirittura di centinaia di metri davanti all’oceano, terminando presso una splendida terrazza panoramica, sopra la punta di Beg Douar, ad una ventina di chilometri dalla città. Lina si alza e si avvicina ai due davanti, per vedere a sua volta cosa offre la visuale in questo momento dal parabrezza della loro casa su ruote, ma dopo qualche occhiata torna a sedersi nella zona posteriore del camper, senza commentare. <<Potremo fermarci da queste parti per un caffè, e farci una bella camminata tra le dune di sabbia, ad esempio>>, dice a Renato, ma come parlando tra sé.

Lui intanto ha acceso il suo telefono, proprio per andare ad inquadrare bene sullo schermo la zona da cui stanno transitando, ed infine annuisce con convinzione, come se quella, anche  secondo il suo parere, fosse davvero un’idea ottima. Trascorre circa un quarto d’ora, ed infine il camper va a fermarsi accanto a delle rocce aspre e scure, sopra un piccolo promontorio, davanti ad un porto turistico naturalmente deserto in questo periodo. Dalla parte opposta della punta, una stretta insenatura di sabbia tra gli scogli degrada rapidamente fino alle impetuose onde della Manica, ed il luogo sembra perfetto per una piccola camminata con il cane. Tutti e quattro scendono dal camper, ed Ettore li segue poco dopo. Come sempre, soffia ancora molto vento sulla costa, però affrontare una breve passeggiata con i giacconi ben abbottonati sembra non dispiaccia a nessuno, tanto meno a Renato, che si accende prontamente una delle sue fetenti sigarette, naturalmente di marca francese. Adesso ognuno resta in silenzio mentre affonda le proprie scarpe nella sabbia oceanica; “siamo soli”, pensa forse Lina mentre presta grande attenzione ai propri passi. “Inutile fingere che questa costretta vicinanza tra di noi porti ad un eguale accostamento tra i nostri modi di vedere tutte le cose. Il vento con la sua forza spettina i nostri capelli se siamo in tanti, ma anche se siamo in pochi”. Sandra si guarda attorno, si diverte con il proprio cagnolino, forse ha già chiarito ogni aspetto divergente con Antonio, oppure no, ma non ha troppa importanza. I mariti restano subito due passi indietro, magari per avere uno sguardo più completo sulla scena. Ettore invece annusa qualsiasi sasso, conchiglia, o cespuglio di alghe secche: è lì il segreto, pensa risoluto.

 

Bruno Magnolfi

mercoledì 2 febbraio 2022

Valvola di sicurezza.


            Diario. 3° giorno. Stasera abbiamo cenato presto, e quasi per tutto il tempo in maniera silenziosa, dopo che io e Lina, già a fine mattinata, eravamo andate quasi senza parlarci a fare degli acquisti in alcuni negozi di generi alimentari dalle parti attorno a Saint-Malo, estasiandoci comunque della vista sull’oceano e di questa costa meravigliosa. Qualcuno, forse proprio Antonio, il marito di Lina, ha deciso di volgere la direzione di marcia del nostro camper, già dai prossimi giorni, verso la Normandia, percorrendo le strade costiere lungo La Manica, ed io naturalmente non ho avuto niente da ridire. Lina invece mi è apparsa, durante tutta la giornata, decisamente sfuggente, come se cercasse di evitare con me qualche argomento, però non ne vedo affatto il motivo e proprio non capisco cosa mai possa avere da nascondere. Però è del tutto evidente che sono soltanto fatti suoi, ed io non sono certo il tipo di persona che cerca di curiosare tra le cose degli altri, questo è chiaro. Renato e Antonio poi, mentre erano da soli, hanno controllato a fondo tutto il nostro mezzo, e si sono anche recati presso un grosso distributore di carburante, dove hanno controllato l’olio, fatto il pieno di nafta, di acqua per il bagno e per i servizi, e anche di gas per il cucinotto ed il riscaldamento interno con motore spento. Siamo tutti molto contenti e soddisfatti di questo camper che abbiamo noleggiato: ci pare molto affidabile, ben studiato nei particolari, e alla fine anche estremamente confortevole.

            Il nostro cagnolino non sembra soffrire neppure troppo del viaggio, anche se appare subito molto contento ogni volta che ci fermiamo per portarlo in giro a piedi. Sembra quasi più affettuoso di sempre in questi giorni, forse perché si rende conto della gita straordinaria che stiamo vivendo insieme a lui, e magari anche della stranezza nel trovarsi ad ogni sosta davanti a nuovi panorami, con una vegetazione spesso differente, ed anche con tanti nuovi odori fuori da qui. Con lui e con il camper naturalmente ci siamo già scattati tutti e quattro parecchie fotografie, anche se forse è il caso di moderarci, considerato, come sempre succede, che quando infine torneremo a casa, avremo voglia di rivedere soltanto le immagini più belle e significative. Però la cena silenziosa di stasera mi ha lasciato un po’ di amaro, come se aleggiasse nell’aria qualcosa di irrisolto, o addirittura si fosse diffuso il sentore, in qualcuno di noi, dell’aver sbagliato scelta nell’accettare una vacanza come questa. Personalmente invece ne sono contenta, anche se mio marito da quando siamo partiti sembra stare più attento ai giudizi che possono avere su di lui Toni e sua moglie Lina, che non io stessa. Non mi sento del tutto messa da parte, però speravo che queste settimane potessero segnare per noi due un riavvicinamento progressivo, che invece pare non decollare troppo.

            Mi sembra addirittura, in qualche momento, di non aver compreso qualcosa, come se tutti e tre i miei compagni di viaggio fossero coscienti di un particolare in merito al quale io non sono stata messa al corrente, o che forse non sono riuscita minimamente a cogliere, neppure nel momento stesso in cui si è verificato. Inutile fare delle domande, nessuno mostra la minima volontà di fare chiarezza, quasi che dietro alle loro strane occhiate che ogni tanto sembrano scambiare, si nascondesse una piccola realtà a dir poco inconfessabile. Forse tutto quanto è frutto soltanto della mia immaginazione, sicuramente devo sgombrarmi la testa al più presto da questi pensieri poco edificanti, e mostrare di più il mio carattere ottimistico, almeno per ricominciare alla svelta a vedere le cose in modo più solare, sgombro da queste nuvole scure che magari non hanno proprio alcun significato, e servono soltanto a rovinare le giornate. Mi sento in colpa però, quasi inadeguata ogni tanto, come se a me fosse preclusa la possibilità di collocarmi allo stesso livello degli altri. C'è stato un periodo, durante la mia adolescenza, in cui mi sono sentita più o meno così, ma erano soltanto ragazzate, a quell'epoca, delle timidezze, semplicemente sciocchezze senza importanza. Adesso invece provo la preoccupazione di non riuscire a rimediare in nessun caso tutto ciò che di me appare sbagliato, e su questa base mi guardo attorno con una crescente perplessità. Certo, non sarebbe proprio questo il momento migliore per riflettere su cose del genere, però non so proprio come si faccia a decidere quale sia il momento adeguato; e poi: la sensibilità giusta per accorgersi di qualche problema che ci sormonta, spesso è del tutto momentanea e irrazionale; inconcepibile tentare di farne una semplice valvola di sicurezza, si rischia soltanto di veder rompere tutto.

 

            Bruno Magnolfi