sabato 30 settembre 2023

Princìpi fondanti.


            Già da ragazzo Marco aveva iniziato timidamente a frequentare la biblioteca del suo quartiere. Forse anche perché si ritrovava spesso da solo, e gli altri compagni di scuola ai suoi occhi apparivano sempre troppo superficiali, attratti solamente dalle cose esteriori. Lui invece si sentiva quasi risucchiato da quegli scaffali pieni di libri, dall’odore stesso della carta, da quei volumi che gli parevano così colmi di cose che avrebbero potuto facilmente rispondere ad ogni sua curiosità. Già al primo anno del Liceo Scientifico, ma poi anche in seguito, i suoi interessi erano andati verso quei libri sulla storia contemporanea che parevano chiarire alla perfezione le radici del mondo attuale. Ed era tra quelle tantissime pagine, secondo il suo parere, la spiegazione di tutto, anche se ci voleva un grande impegno ed una forte dedizione per riuscire a comprendere il vero da quelle pubblicazioni; ma lui si sentiva assolutamente affascinato dalla indubbia possibilità, tramite lo studio quasi ininterrotto e la lettura assidua di quelle carte, di comprendere e decifrare i fatti accaduti. Fu nello stesso periodo, perciò, che si rese sempre più conto di come, a sostegno di ogni importante avvenimento storico, le cose che accadevano trovavano sempre una matrice negli ideali profondi delle varie epoche, a sostegno dei quali interi popoli erano pronti anche ad affrontarsi tra di loro.

            A fine Ottocento le rivoluzioni industriali in tutta Europa avevano portato il mondo del lavoro e dei salariati verso una sempre maggiore coscienza della propria forza, e gli economisti in quei decenni avevano iniziato a comprendere e a teorizzare quanto tutto ciò potesse tracimare verso degli scontri sociali quasi inevitabili. A Marco pareva naturale, leggendo i resoconti di quelle vicende storiche realmente accadute, essere giunti per esempio alla Rivoluzione Russa di inizio secolo, così come gli tornava ugualmente naturale schierarsi con i suoi sentimenti dalla parte degli oppressi e degli sfruttati. Documentarsi poi sulle lotte che scaturivano in ogni angolo del mondo dalle masse dei lavoratori per un miglioramento delle proprie condizioni di vita, gli tornava assolutamente spontaneo, così come era naturale per lui provare dentro di sé un bisogno di uguaglianza tra tutte le persone, e di solidarietà verso i più umili. Nella sua classe di Liceo qualcuno tra gli insegnanti si accorse presto dei suoi forti interessi, anche se Marco difficilmente in quegli anni aveva dato sfoggio delle sue conoscenze in queste materie. Così nessuno gli chiese mai niente nello specifico, e la sua dedizione alla storia e al mondo del sociale, rimase un elemento relegato agli studi scolastici, di cui comunque nessuno fece mai parola con i suoi genitori.

            Era come se lui covasse in segreto le proprie idee, ed anche con suo fratello, che all'epoca comunque era ancora troppo piccolo per avere interessi di quel tipo, persino in seguito non fece mai cenno delle letture che portava avanti, soprattutto perché ancora frequentatore assiduo e solitario della vicina biblioteca pubblica. Di Federico pensava spesso che il percorso intellettuale che si sarebbe trovato prima o poi ad intraprendere, sarebbe stato senz'altro simile al proprio, e questo pensiero gli pareva talmente scontato da immaginare che quando la sua età sarebbe stata più adeguata, loro due si sarebbero ritrovati sicuramente a parlare e a discutere di Lenin, di Marx, di Gramsci, e quindi anche della sinistra italiana, del sessantotto, delle stragi fasciste, anche se questo purtroppo non accadde mai, perché, pur tra fratelli, si allontanarono sempre di più l'uno dall'altro, fino a non rivolgersi quasi più la parola, eccetto per le cose pratiche ed essenziali. Forse, in qualche momento, lui come fratello maggiore si era messo in cattedra per dare degli insegnamenti a Federico, anche se adesso non aveva memoria di cose del genere, e questo probabilmente aveva portato rapidamente ad un raffreddamento dei loro rapporti. In ogni caso Federico aveva dimostrato subito un deciso disinteresse per tutto ciò che invece attirava Marco ai massimi livelli.

Federico si era dimostrato un estroverso, un ragazzo che amava stare il più possibile in compagnia degli amici, fuori casa, piuttosto che trascorrere il tempo a leggere e a documentarsi con studi noiosi. Così la sua mente si era rapidamente persa dietro a tutt'altre cose, e quando Marco, con i suoi modi timidi e quasi sottomessi, aveva cercato di parlargli della lotta di classe e della borghesia, l'altro aveva sorriso dimostrando palese indifferenza verso quei temi. Si era comunque dimostrato un bravo ragazzo durante la sua crescita, ed una mente sveglia nell’apprendere le cose, ma anche quando era giunto al Liceo ed aveva dovuto affrontare le stesse materie scolastiche su cui era già passato Marco qualche anno prima, quasi mai aveva chiesto qualcosa a suo fratello, privilegiando lo studio di gruppo con gli amici, recandosi spesso, proprio per questo, a casa dei suoi compagni di classe. Adesso che era iscritto al quarto anno del Liceo Scientifico, sembrava che qualcosa dentro Federico si stesse muovendo dal torpore, e forse era proprio questo il momento che Marco aveva atteso, anche se non era certo proprio ora il caso di insistere per fargli comprendere quali fossero, secondo il suo parere, i principi fondanti della giustizia sociale in tutto il mondo.

 

Bruno Magnolfi

mercoledì 27 settembre 2023

Ragioni insensate.


            Mi piacerebbe molto essere capace certe volte di dimostrare una completa indifferenza nei confronti di ciò che l’attualità sembra esprimere ogni giorno. Di fatto però non mi risulta proprio possibile, e i sentimenti che provo costantemente nei confronti dei piccoli e grandi fatti di cui sono pieni i rotocalchi su carta e i notiziari della televisione, spesso mi riempiono la gola di disdegno, fino al punto che mi trovo impossibilitato a restarmene sempre in silenzio, senza esprimere un parere personale, un’opinione propria, o un grido di dolore, rovesciando così, anche sulle prime persone che conosco e con cui mi trovo ad interloquire, la mia semplice amarezza per ciò di cui sono costantemente costretto a rendermi conto. Credo di non essere mai stato un cattivo cittadino in tutti questi anni, almeno fino adesso, e se guardo alle mie spalle non trovo dei momenti in cui non mi sono attenuto scrupolosamente alle regole che vengono imposte dallo Stato. Eppure, all’improvviso, quello che con chiarezza spesso mi ruota attorno, credo faccia di me soltanto uno sciocco. Un individuo che non è stato capace di approfittare delle occasioni migliori, che forse non si è messo in luce con le persone giuste, che non ha avuto il coraggio di evidenziare certi aspetti di sé perfettamente in linea con ciò che magari al momento opportuno era richiesto. Credo di essere stato, ed essere ancora, un tipo coerente però, immaginando che questo fosse per tutti un grande valore, piuttosto che un peso ingombrante di cui nessuno attorno a me sentiva e sente alcuna necessità. 

            Con questi pensieri affronto ormai ogni giornata, e quando qualcuno mi saluta, o mi ferma per strada per chiedermi come mi vadano le cose, sono pronto a dire in fretta parole piene di ironia, frutto delle riflessioni che mi giungono alla mente in modo costante. <<Non è possibile guardarsi attorno e non scoprire come ognuno di noi mandi avanti la propria esistenza quasi sempre per conto proprio, credendo regolarmente soltanto a chi riesce a parlare con più forza, e andando dietro esclusivamente alle nuove e roboanti promesse che gli vengono fatte, come non esistesse già un passato colmo di bugie>>, dico subito. Così mi prendono sempre per un isolato, uno che non è capace di stare al passo coi tempi, e non è capace di schierarsi con semplicità al fianco di chi è più convincente. <<Non devi preoccuparti così>>, mi dicono spesso. <<C’è bisogno di ottimismo, di positività, di leggerezza, senza immaginare ogni volta che tutti siano degli affaristi subito pronti a fregare il prossimo>>. Io annuisco, non posso ribattere, non ci riesco, e perciò torno a chiudermi ovviamente nelle mie convinzioni, nell’attesa che il tempo nuovamente mi dia ragione. E poi mi chiedo ancora, quando resto da solo coi miei pensieri, che motivo abbia io per soffrire più degli altri nei confronti di questa realtà che a me pare persino assurda, e che tutti invece si ostinano a chiamare la normalità. 

            Vorrei tanto coltivare la stessa indifferenza con la quale la maggioranza dei cittadini riesce a coprire alla vista qualsiasi scandalo, ogni malefatta che si scopre, tutte le prove indelebili con cui si potrebbe dimostrare l’egoismo e l’interesse privato che tracima da ogni parte. Poi mi convinco che non è possibile continuare in questo modo, ed io stesso non posso essere colui che più di altri si preoccupa per come le cose stiano andando. Perciò in certe serate cerco di tranquillizzarmi, entro in una caffetteria e poi mi siedo a un tavolo, prendendomi cura solamente di qualcosa da sorseggiare in tutta calma, lasciando alle spalle, almeno per mezz’ora, ciò che in genere mi angustia. <<Come sta, signor Landi>>, mi chiede qualcuno che mi riconosce; ed io sorrido, annuisco, saluto, anche se comprendo che forse mi si vuole prendere un po’ in giro. <<Avete ragione voi>>, rispondo qualche volta. <<Non si può far diversamente che abbassare la testa con ossequio, e dopo allinearsi esattamente a tutti gli altri, se non si vuol rischiare di perdere poco per volta la ragione>>. Mi stringono la mano allora, come si stesse tenendo un patto tra individui, disponendo così un terreno comune, una zona franca insomma, su cui non è possibile far sorgere polemiche, ed in cui tutti ci troviamo pienamente in accordo, schierandosi improvvisamente dalla medesima parte. 

            Ma a quel punto a me basta ben poco per sentirsi riacuire il rovello che sempre mi tormenta, e già uscendo dal locale mi guardo attorno per un attimo, e vedo che non c’è niente di buono in tutto quanto, se non il fatto che, se non ci si riflette, si riesce a far digerire al proprio corpo persino dei bocconi amari che mai in precedenza avremmo voluto buttar giù. Tanta gente soffre di questa situazione, riprendo a pensare, ma è il sistema stesso che ha inventato gli anticorpi per combattere e vincere su qualsiasi critica; ed oggi è il consenso ciò che conta, e le ragioni semplici e spicciole delle persone come me, non hanno oramai neppure un vero senso.

 

            Bruno Magnolfi

lunedì 25 settembre 2023

Destra e Sinistra.


<<Mi sembri una sciocca a dire cose del genere>>, fa lei quasi per scherzo. Cristina riflette un momento, poi risponde sorridendo ma con una certa fermezza, così come è stata sempre abituata ad essere: <<nessun fascistello, pur gentile e carino, potrà mai girarmi attorno impunemente>>. L'altra fa una breve risata, poi annuisce. Lei si riprende: <<Forse però hai ragione>>, risponde; <<il fatto è che non dava assolutamente l'impressione di essere un simpatizzante di Destra. Magari non lo sa neanche lui che cosa sia che gli interessi davvero. A volte dà persino l'idea di essere solamente un ragazzino a cui si debba semplicemente insegnare a svegliarsi. Però ho intenzione di far passare soltanto qualche giorno, forse una settimana, e poi affrontarlo direttamente chiedendogli senza mezze misure se è ben consapevole delle cose in cui si sta mescolando>>. L'amica di Cristina resta in silenzio, forse comprendendo pienamente che dietro a questa ultima possibilità che lei vuole permettergli c'è tutto l'interesse che lei comunque nutre verso un ragazzo dai tanti lati positivi, ad esclusione di quelle simpatie per i reazionari. Federico è estroverso, gentile, sorridente, pieno di curiosità, non si capisce proprio cosa vada cercando nella politica dell’estrema Destra.

Poi le due ragazze scambiano un saluto e si separano, ed ognuna se ne va verso casa propria, anche se l'appuntamento fisso è al solito chiosco all'aperto nel tardo pomeriggio. Strano anzi che Federico non si sia più fatto vedere da quelle parti, magari soltanto per tentare di dimostrare qualche cosa, oppure per cercare di parlare con lei, che sarebbe sicuramente stata pronta a trattarlo con quella freddezza che si merita. Cristina arriva sotto casa sua con il ciclomotore, lo parcheggia accanto al marciapiede, e lui è lì, quasi a completare il percorso di tutti i suoi pensieri. <<Ciao>>, dice a bassa voce accostandosi. <<Lo so, ce l'hai con me perché sono stato in un Circolo di Destra>>, le spara subito, tanto per affrontare l'argomento essenziale. <<Certo>>, fa lei dopo un attimo di riflessione. <<Pensavi forse che sarei rimasta indifferente ad una cosa del genere?>>. Poi apre il bauletto, ripone il casco, e finge interesse soltanto per le operazioni che la impegnano nell'azionare il bloccasterzo del mezzo ed un ulteriore apposito lucchetto inserito nella ruota davanti, in attesa della reazione di Federico. <<Ma vedi, quello è soltanto una specie di dispetto nei confronti di mio fratello>>, confessa lui, cercando nelle proprie parole il candore che a suo parere dovrebbe già instillare una cosa di quel tipo. <<E tu reputi che sia talmente poco importante questa materia da ridurre tutto quanto ad un dispetto?>>. Federico resta in silenzio, forse si rende conto che ha fatto un nuovo grave errore nel dire così, ma a questo punto comprende subito che può soltanto andare avanti nella stessa esatta maniera. <<Vedi, lui è un tipo che parla poco, e forse per questo ritiene di avere sempre ragione. Certe volte ho visto in casa le sue letture preferite, e si va da Gramsci a Marx, come minimo. Chiunque al posto mio sarebbe pronto ad infuriarsi con lui qualche volta, tutto qua>>.

Cristina lo osserva fisso per qualche secondo, forse scegliendo dentro sé la maniera adeguata a dargli una risposta esauriente, infine volge lo sguardo verso il portone condominiale che ha di fronte, e poi dice soltanto: <<Va bene, allora quando avrai finito di giocare con tuo fratello potrai tornare a farti vedere, ma certo non prima di allora>>, ed intanto si avvia già con le chiavi in mano per rientrare. <<Aspetta>>, dice lui colpito dalla capacità decisionale di Cristina; <<io comunque non avevo idea che una cosa del genere potesse scatenare un putiferio. In fondo sto solamente guardando cosa succede intorno a me, non ho certo preso delle posizioni definite>>. Lei si ferma per un attimo, guarda ai suoi piedi forse per distogliere lo sguardo dalla faccia, quasi come per esprimere un giudizio su ciò che lui le ha confessato, poi, mentre fa girare la chiave nella toppa, gli risponde: <<Lo spero per te; io non leggo Gramsci e Marx, però di certo non vado a confondermi con qualche fascio che vuole soltanto giocare all’estremista>>. Lui accusa il colpo; dentro di sé non trova niente da ribattere, e neppure riesce a muoversi dal punto dove si trova. Lei non lo saluta, gli lancia soltanto una fulminea occhiata, qualcosa che comunque vale senz’altro più di molte parole.

Federico si allontana di malavoglia, le mani sprofondate nelle tasche, lo sguardo a terra, immaginando che lei da una finestra che si apre in quella facciata dello stabile lo stia seguendo da dietro al vetro, magari masticando tra sé ancora l’asprezza con cui è stata capace di rivolgersi nei suoi confronti. <<Non so>>, vorrebbe aggiungere adesso se fosse possibile. <<Mi sento confuso; forse nessuno mi ha mai spiegato bene cosa ci sia davvero dietro a molte sigle della politica; e poi, non so che cosa significa tenere certi comportamenti rispetto ad altri, quali siano le reali differenze che sussistono tra lo stare da una parte oppure dall'altra. Ma forse, devo soltanto riflettere un po’ meglio.

 

Bruno Magnolfi

venerdì 22 settembre 2023

Evitare lo scontro.


            Era stato parecchi anni prima che le cose si erano davvero complicate per la sua famiglia. In un periodo già piuttosto poco felice per via di alcune malattie virali che si erano trasmessi a vicenda i suoi due bambini, a loro volta infettati dai compagni nelle diverse classi scolastiche, in un’epoca in cui persino il maggiore aveva ancora un’età sotto ai dieci anni, la società in cui Achille lavorava era entrata in un serio periodo di crisi economica. Naturalmente c’erano stati degli scioperi dovuti ai ritardi con cui venivano pagati gli stipendi, ma anche se lui non aveva mai partecipato a quelle rimostranze, evidenziando così piena fiducia nei propri dirigenti, la propria situazione non era certo migliore delle altre, e la minaccia di ricevere da un attimo all'altro una lettera di licenziamento, sia per lui che per tutti gli altri dipendenti, si era fatta sempre più concreta. C'erano stati dei giorni in cui Achille si era seduto addirittura da solo nel suo ufficio, mentre gli altri tre che lavoravano normalmente alle scrivanie nella sua stessa stanza, erano a manifestare in strada il loro malessere. Qualcuno tra i dirigenti forse si era accorto della sua fedeltà all'azienda, ma i suoi colleghi, come c'era da aspettarsi, non l'avevano affatto presa bene. Lui pensava soltanto alla sua famiglia, in quel periodo, e cercava di restare il più possibile attaccato al proprio lavoro, come un naufrago aggrappato al relitto della propria imbarcazione, sperando che i licenziamenti minacciati non lo riguardassero. Poi le cose fortunatamente erano rientrate, e tutto era ripreso a scorrere nella piena normalità, anche se tra i suoi colleghi nessuno si era più avvicinato a lui dopo quel periodo.

Anzi, i primi momenti dopo la crisi furono quasi terribili: non c'era collega che gli rivolgesse la parola, ed anche le comunicazioni di servizio gli erano dette in malo modo, e anche sinteticamente, senza aggiungere mai nulla. Fu proprio in quei giorni che Achille pensò seriamente di farsi sospendere o di farsi trasferire, fino a quando, tramite un sindacalista che aveva conosciuto per caso una sera nel localetto dove si fermava a bere una volta uscito dall'ufficio, riuscì a mostrare, prendendo la tessera sindacale dell'organizzazione di sinistra di cui quello faceva parte, che aveva compreso appieno il suo errore, e che adesso si sentiva del tutto cambiato. A casa non aveva detto quasi niente a sua moglie di quei forti tormenti, ma le cose iniziarono ad andare meglio per lui proprio quando anche i suoi figli iniziarono a guarire dalle loro malattie, senza più avere ulteriori ricadute. Comunque, anche se in parte la reputazione di Achille fu ripristinata dopo che si seppe che aveva compreso la lezione, difficilmente qualcuno sul lavoro gli dette più troppa confidenza. E in ogni caso a lui quella specie di isolamento in cui veniva tenuto, quasi piaceva: non sentiva la necessità di parlare agli altri di sé stesso, tanto più che non interessandosi di sport né di altre attività che lo legassero ai suoi colleghi, i propri argomenti di conversazione erano sempre ridotti a poca cosa. Fortunatamente nessuno aveva mai sospettato la storia segreta che aveva avuto in precedenza con una collega, e forse anche nella paura che qualcuno potesse fargli all'improvviso una domanda insidiosa proprio su quell'aspetto, si sentiva più tranquillo nel non dare troppa confidenza a nessuno.

In ogni caso per Achille quello fu il momento in cui maggiormente esternò il suo interesse per la politica, pur dimenticandosi già l'anno seguente di fare il rinnovo del tesseramento al sindacato. Alle elezioni dei rappresentanti politici, comunque, lui si era sempre attenuto a votare dei candidati con posizioni moderate, ed anche se non aveva mai mancato di recarsi al seggio a svolgere il proprio dovere di cittadino, però aveva sempre vissuto quell'attività quasi come una semplice abitudine, o piuttosto una specie di usanza, insomma un rito atto a conservare le cose esattamente come stavano. In casa, con sua moglie, non si era mai parlato di politica, ed anche se a volte le notizie trasmesse dai giornali televisivi quasi spingevano tutti a prendere una posizione più decisa, lui aveva proseguito a rimanere perlopiù indifferente ad ogni situazione di cui veniva passata notizia. Ed anche i suoi figli, una volta cresciuti ed iscritti al liceo, con suo grande orgoglio di padre, non avevano mai manifestato delle vere e proprie idee politiche, restando sempre entro la fascia degli studenti tranquilli.

Spingere i propri figli verso la comprensione degli altri, la tolleranza, la tranquillità d'animo, questo era quanto per Achille era sempre contato più del resto, e poi soprattutto pensare sempre agli affari propri, lasciando ad altri il bisogno di impicciarsi di cose non strettamente personali. Questa era sempre stata la sua logica, e questo desiderava trasmettere ai suoi figli più di tutto. <<Ognuno ha il suo ruolo>>, diceva certe volte in quegli anni; <<e deve portare avanti solo quello>>. Un giorno suo figlio maggiore tornò a casa da scuola con un livido sulla faccia. Niente di serio, Marco sembra si fosse litigato con un compagno per qualche sciocchezza, e naturalmente aveva fatto a botte. Ma Achille aveva iniziato quasi a tremare in silenzio quella sera, come se una paura ancestrale lo avesse preso, e non seppe neppure dire niente di particolare a suo figlio, se non dimostrargli con il suo silenzio che lui era prima di tutto un moderato, uno che non cercava mai lo scontro.

 

Bruno Magnolfi

lunedì 18 settembre 2023

Recupero impossibile.


È vero che non capisco quasi niente di queste cose, ma quello che mi ha spiegato mio marito lo comprendo piuttosto bene, e mi lascia interdetta. Federico, nostro figlio minore, sembra che frequenti da qualche tempo degli estremisti, così mi ha spiegato Achille stasera mentre eravamo da soli; gente con la testa piena di chissà che cosa, tutti pronti anche ad azioni violente, addirittura ad imbracciare delle armi, a fare del male agli altri, e certe volte senza neanche avere un motivo vero e proprio per farlo, e se non proprio concretamente, queste persone intendono fare dei guasti almeno con le parole, con le loro affermazioni, con gli slogan, insomma con le loro convinzioni più estreme. Sembra persino impossibile che mio figlio possa confondersi all’improvviso con certa gente, però non voglio giudicare con superficialità, l'ho detto subito anche a mio marito: <<avrà i suoi buoni motivi per comportarsi così>>, gli ho spiegato. <<E poi sono sicura che è soltanto un'idea momentanea, una sbandata senza alcun seguito, una simpatia per qualcuno che sta in quell’ambiente, e tra non molto, ne sono convinta, lui smetterà senz'altro di mescolarsi ancora con quegli estremisti>>. Mio marito ha annuito, come fa sempre, e non si è sentito incoraggiato a replicare neppure su una minima cosa; allora io ho calato l'asso, come si dice giocando a carte; quello che tenevo in serbo esattamente per un momento proprio di questo genere: <<E Marco non ha niente da dirgli per cercare di fargli cambiare queste idee malsane?>>, ma in quello stesso momento Achille è parso crucciarsi anche di più, come se quello per lui fosse un ulteriore problema.

Lo so che tra i miei due figli non c’è tutta questa vicinanza che ci si potrebbe aspettare da due fratelli e che noi come genitori ci auspicheremmo sempre, in qualsiasi caso, però sembra impossibile che uno studioso di psicologia come mio figlio maggiore non riesca, se lo desidera, a far ragionare al meglio suo fratello. Dopo un po’ Achille mi ha spiegato che tutta questa faccenda lui l’ha saputa da Marco, e che Federico non sembra per niente preoccupato di quello che sta facendo e degli individui che sta frequentando. Quello che mi meraviglia maggiormente in questo momento, è il fatto che Federico non molto tempo addietro frequentava addirittura un’associazione di volontariato, una di quelle che offrono gratuitamente i propri servizi e il proprio aiuto a persone che non riescono ad essere perfettamente autonome, e mostrano dei problemi fisici, oppure economici, o anche di qualche altra natura. Individui soli, per lo più, che trascinano la propria esistenza in maniera difficile e precaria. Quindi, secondo me, c’è qualcosa che non torna.

Così ho terminato di sistemare i piatti e le stoviglie lavate e asciugate dentro i mobili, poi ho tolto la tovaglia dal tavolo piazzando al centro il solito enorme posacenere sopra un centrino, mentre mio marito fumando osservava senza interesse qualcosa alla televisione, e i ragazzi erano in un’altra stanza ad occuparsi di qualcosa. <<Dobbiamo parlare con Marco>>, ho detto a quel punto; <<fargli capire quanto sia importante in questo momento la sua capacità di far distogliere l’attenzione di Federico da queste frange estremistiche che sta frequentando, e magari ricordargli la sua vera vocazione: l’altruismo, la cura degli altri, l’aiuto>>. Achille mi ha guardato, poi ha detto soltanto: <<non sarà facile tutto questo, anche se è evidente che non abbiamo proprio altra strada, almeno se il nostro desiderio resta quello di ritrovare nostro figlio minore così come abbiamo imparato a conoscerlo fino adesso. Con queste parole mio marito poi si è alzato, è andato nella stanza dei nostri figli ed ha detto a Marco di seguirlo, perché aveva necessità di parlargli. Dopo poco loro due si sono seduti al tavolo della sala da pranzo, ed Achille ha subito detto: <<non vorrei che Federico si fosse invischiato in questa ridda di estremisti di Destra soltanto per mostrare a te una propria personalità, una maniera sua di affrontare le cose>>.

Marco allora non ha reputato il caso di volgere neppure lo sguardo verso suo padre, continuando ad osservare lo schermo silenzioso della televisione, ma dopo un attimo ha soltanto detto: <<tutto è possibile, ed anche questa è una teoria probabile. In ogni caso lui mi ha fatto comprendere senza ambiguità che non sarò certo io a fargli cambiare opinione, anche se le mie idee politiche sono di tutt’altra natura; o forse, addirittura, proprio per questo>>. Io gli ho messo una mano sopra una spalla, come per dargli sostegno e conforto, ma Marco non ha fatto alcuna mossa. <<Ormai è grande>>, si è inserito Achille; <<non gli si può proibire nulla, ed anzi, il suo desiderio di rendersi in parte autonomo economicamente indica che ha bisogno anche di pensare in maniera libera>>. Mio figlio ha annuito, io avevo già voglia di piangere, e mi è quasi parso a questo punto che molto fosse già perduto, e che nessuno, da ora in avanti, sarebbe riuscito a recuperare mio figlio minore.

 

Bruno Magnolfi   

venerdì 15 settembre 2023

Distanza siderale.


Ad occhi chiusi, mentre cerca di dormire, Marco riflette su quello che è appena venuto fuori con suo fratello, e che ancora lo lascia incredulo. Adesso gli pare di essere stato lui stesso in qualche modo, anche se non sa proprio spiegarselo, a spingere Federico verso qualcosa di impensabile fino soltanto a poco fa, il quale, forse nella convinzione di mostrarsi per qualche motivo addirittura capace di azioni del genere, oppure immaginando in questa maniera di distinguersi da tutti, e quindi di spiccare anche ai suoi occhi, sfoderando delle idee proprie ed assolutamente contrastanti con le sue, ha imboccato una strada a dir poco assurda. Ad un primo naturale moto di avversione per il suo confessarsi politicamente simpatizzante con l’Estrema Destra, ora Marco indugia sulla maniera possibile per convincerlo che è del tutto inconcepibile quello di cui si sta interessando, anche se non riesce a trovare dei motivi precisi che siano in grado di portarlo alla ragionevolezza. Inutile parlargli di solidarietà, di uguaglianza, di tolleranza verso i diversi, la sua probabilmente è una presa di posizione di tipo caratteriale, che diventa difficile, se non impossibile, da smontare con argomentazioni di ordine sociale o storico. Anzi, forse in questa maniera il rischio che si corre è che lui si radicalizzi sulle proprie posizioni, che, se per il momento probabilmente sono soltanto una posa, un modo per distinguersi dagli altri, se non prese per il verso giusto rischiano di diventare rapidamente il suo mondo, precludendogli persino ogni possibilità di autocritica e di ripensamenti. <<Forse>>, pensa adesso, <<avrei dovuto soltanto iniziare semplicemente ad urlare, a mostrare quanto disappunto poteva creare nelle persone ragionevoli la sua scelleratezza. Ma sono rimasto in silenzio, immaginando per stupidità che il mio urlo doloroso gli giungesse ugualmente alle orecchie>>.

Federico, dalla parte opposta della camera che si dividono da sempre i due fratelli, sta ancora leggendo qualcosa prima di cercare di dormire, utilizzando una minuscola lampadina a segnalibro per illuminare la sua pagina, ma forse anche riflettendo tra una riga e l'altra, mentre scorrono veloci sotto ai suoi occhi, sulle proprie scelte dichiarate. Non credeva di sollevare un vespaio, non pensava di poter innescare quel terribile senso di colpa che in un soffio gli ha appiccicato addosso suo fratello Marco, perché l'unico problema che gli era apparso immediatamente era soltanto l'ostilità, secondo il proprio parere poco meritata, dimostrata da Cristina nei confronti delle sue semplici simpatie politiche, e per il resto non si era mai posto, almeno fino adesso, troppi problemi. La politica domina ogni cosa, aveva riflettuto fin dall'inizio; scegliere la parte verso cui schierarsi non è materia fondamentale, ma un modo per rendersi conto di un mondo poco conosciuto. Si tratta di cercare di comprenderne i dettami, il resto è soltanto qualcosa di marginale. Questo ha pensato Federico varcando la soglia del Circolo Giovanile di Destra, anche se adesso gli pare di aver esagerato qualcosa nella sua necessità di semplificazioni. Suo fratello è giunto ad immaginare un mondo migliorabile, grazie alla buona volontà degli individui che si assomigliano; lui invece ha ascoltato delle voci che stabilivano un nemico da odiare e contro cui battersi, o rispetto al quale almeno differenziarsi in modo netto. Gli si allarga la mente tentando di concepire la strada migliore tra queste due, ma alla fine gli pare ancora, forse sbagliando, che le diverse soluzioni siano quasi speculari tra di loro.

Cristina gli piace, è fuori di dubbio, ed in qualche maniera gli appare addirittura somigliante a sé, e quindi non comprende che cosa possa divergere in questo modo tra i loro punti di vista. Forse è stato debole, quando non è riuscito con lei ad affrontare immediatamente questo argomento, nello stesso attimo in cui sentiva nascere tra loro questa stupida incomprensione. Perché in fondo Federico non desidera fare dei proseliti alle sue idee, che restano peraltro ancora molto nebbiose; né vuole convincere gli altri attorno a sé delle proprie considerazioni che sono anche vaghe, ma anzi, il suo desiderio più profondo è il confronto, il dialogo, lo scambio di opinioni, volto anche alla ricerca della motivazione migliore alla base delle diverse scelte di campo. Si sente confuso, adesso, in una maniera quasi assoluta, e se non riesce ad affrontare e risolvere in sé stesso questa diatriba affannosa, sa che le cose potranno soltanto avviarsi verso un inevitabile peggioramento. Infine, spegne la piccola luce, si gira su un fianco dentro al suo letto, ed immagina che suo fratello, dalla parte opposta di quella stanza, stia pensando nel buio quasi completo alla maniera di convincerlo a desistere nel frequentare le sue amicizie scolastiche di Destra, non tanto perché sbagliate, quanto per ciò che tale percorso potrebbe inevitabilmente segnare per lui in un futuro anche prossimo.

Nessuno dei due fratelli dentro la camera comprende ora come sia stato possibile questa divaricazione totale tra di loro. In fondo sarebbe stato più facile avere una linea più comune, forse aiutarsi, sostenersi magari, nelle diverse eventualità. Adesso però ad ambedue sembra che i margini per tornare indietro e ritrovare la maniera di stare più vicini sia sempre più complicata e difficile, presentando una divaricazione che forse potrà divenire addirittura insanabile nel tempo. Una frattura, insomma, una distanza siderale.

 

Bruno Magnolfi

mercoledì 13 settembre 2023

Fine del mondo.


            Ultimamente sono perplesso. Il lavoro mi assorbe molto, a mio parere, persino troppo, e divido la stanza vetrata dove rimango seduto tutto il giorno insieme ad altri tre colleghi, in mezzo a telefonate e scambi di opinione tra le scrivanie, tanto che certe volte quando esco dall’ufficio avrei soltanto voglia di starmene da solo, anche se spesso, durante l’orario, mi infilo nel corridoio per muovere un po' le gambe e far riposare la mente, magari mentre prendo un caffè alla macchinetta. Ma quando rientro a casa mia, sento dentro di me una ripulsa che non mi fa stare affatto bene. So benissimo che mia moglie è una persona deliziosa, e che tutto ciò che fa e che dice è sempre allo scopo di lasciar viaggiare al meglio tutte le cose di famiglia, eppure io certe volte non riesco proprio a sopportare i suoi modi, quelle sdolcinature che mi paiono spesso persino fuori luogo, quella maniera sempre sorridente di proporsi agli altri. Con i miei figli ormai da anni non riesco più ad avere un vero colloquio, e tra me e loro si riesce soltanto a dirsi qualcosa di essenziale perlopiù espresso a monosillabi, senza neppure guardarci. Non so che cosa fanno di preciso durante tutta la giornata, ma ho rinunciato da tempo ad interessarmi di cose del genere, se non in termini superficiali. Rientro in famiglia al tardo pomeriggio, ma vorrei stare da solo, riflettere su qualcosa che forse mi è transitato per la testa durante l'orario di lavoro, e poi non dover sentire più alcuna parola che venga articolata in mia presenza. Ciò che mi rivolta più di tutto il resto, comunque, sono le domande. Da quelle più scontate: <<com'è andata la giornata?>>, oppure: <<come ti senti?>>; fino a giungere a cose tipo: <<che ti andrebbe per cena?>>, o anche: <<perché non ti siedi e ti rilassi?>>.

Mi sento in colpa, in molti casi, proprio per l'incapacità che manifesto nel rendermi socievole, però è più forte di me quello che provo, e l'unica difesa che riesco a tirar fuori è quella di chiudermi in un silenzio spesso ostinato, che immagino venga sempre interpretato soltanto come nervosismo e semplice fatica accumulata durante la giornata. Che male c'è, penso talvolta; probabilmente tutti gli altri, in un caso come il mio, sono esattamente come me, ognuno chiuso dentro al proprio modo di reagire, ma io non riesco a togliermi di dosso proprio del tutto la sensazione di sapermi inadeguato, incapace di comportarmi come forse sarebbe più giusto. Anche durante la cena, quando ci riuniamo per quella striminzita mezz'oretta, replicando forse un'usanza probabilmente da famiglia patriarcale, non riesco a fare altro che concentrarmi appena in ciò che addento, assaporando ogni boccone senza comunque tirar fuori alcun commento. Anche se nel piatto c'è qualcosa che non gradisco troppo, evito accuratamente di dirlo o farlo capire, in modo che non troppo facilmente si formino delle domande anche intorno a questo argomento, oppure si sollevino delle richieste di suggerimenti o di variazioni agli ingredienti del cucinato, naturalmente al fine di rendere a me il pasto più appetibile.

Infine, tutti si alzano da tavola, ed io al contrario resto seduto a fumare e a godermi qualche attimo durante il quale immagino di essere lontano da questa consueta sala da pranzo, magari in un luogo solitario, a sorseggiare il mio caffè di fine cena circondato soltanto dal silenzio e dall'assenza. I miei figli hanno sempre mille cose di cui occuparsi, e né l'uno né l'altro si sognano di sfoderare qualche argomento difficile o spinoso quando siamo insieme, sia in mia presenza, che tantomeno tra di loro. Forse è proprio questo ciò che manca qualche volta: un vero tema su cui discutere sul serio, tirando fuori delle argomentazioni, sia da parte di Marco che di Federico, che siano improvvisamente capaci di interessarmi davvero, pur lasciandomi in disparte, senza per forza che io debba avvertire il bisogno di manifestare a voce alta delle opinioni. Sarei capace di ascoltarli, in casi del genere, ecco tutto, magari distrattamente, senza prendere una posizione precisa, ma solo annuendo qua e là alle loro affermazioni. Ma forse è meglio che stiano zitti come fanno quasi sempre, e che io, pur sentendomi in colpa, prosegua ad indossare la maschera di colui che "è di poche parole", e che “non riesce a tenere in piedi una vera e propria conversazione”, come sicuramente pensano.

            <<Achille>>, dice poi mia moglie mentre già sono risucchiato dalle immagini che trasmette la televisione. <<Domani ricordati di quello; e magari anche di quell'altro>>, ed io vorrei tanto sbuffare, alzare la voce, dire che le preoccupazioni sono esattamente ciò che in questo momento più di ogni altra cosa vorrei dimenticare. Ma in fondo non ho voglia di polemiche, così annuisco come faccio sempre, perché so benissimo che, se anche dovessi dimenticare qualcosa di importante, non sarà sicuramente per questo che arriverà la fine di tutto il mondo.

 

Bruno Magnolfi

domenica 10 settembre 2023

Soltanto riflettere.


<<Devo parlarti>>, fa d'improvviso lui sottovoce a suo fratello. Marco annuisce, anche se sente nascere immediatamente dentro di sé una serie di punti interrogativi, il primo dei quali è dato dal fatto che Federico da diverso tempo ormai non gli rivolge quasi più la parola. Non che ci sia dell'attrito tra loro, soltanto i differenti caratteri li hanno portati praticamente ad ignorarsi l’un l’altro, anche se abitano la stessa casa e dividono persino la medesima stanza. Marco sta studiando seduto alla scrivania, e Federico nello stesso momento entra nel bagno per farsi una doccia. Lui è consapevole di mostrare sempre una certa indifferenza nei confronti di suo fratello, ma non riesce a trovare la maniera per essere diverso, considerato che non ne prova peraltro alcun bisogno. Ciò non significa che se ci fosse una vera necessità per mutare atteggiamento, Marco sarebbe immediatamente disposto a farlo, anche perché la propria maggiore età, pur non avendo mai avuto un vero peso tra di loro, forse lo porterebbe con naturalezza ad essere subito protettivo nei confronti di Federico. Il fatto poi che suo fratello abbia sibilato la sua richiesta nascostamente rispetto ai loro genitori, che in quel momento si trovano in un'altra stanza dell'appartamento, lo convince sempre di più a pensare che in ballo ci sia qualcosa di comprensibile soltanto a dei ragazzi quali in fondo sono loro due. E proseguendo il ragionamento, sembra comunque difficile pensare che Federico desideri confidargli qualcosa di sé, visto che non l'ha mai fatto, neppure quando era più piccolo; piuttosto è forse un parere quello che desidera avere da lui, magari su un tema su cui è difficile avere piena chiarezza, o del quale qualcosa non gli appare di piena comprensione.

Sotto l'acqua della doccia, intanto, Federico riflette che forse ha fatto male a dire in quella maniera a suo fratello, anche se adesso, una volta uscito dal bagno, gli sembrerebbe piuttosto facile, esattamente come è successo poco fa, spiegare con semplicità a Marco che non ha più molta importanza quello che doveva dirgli, e che in fondo era soltanto una sciocchezza quella che gli era passata prima dentro la testa. <<Lui non è troppo curioso>>, riflette mentre lascia scorrere l'acqua su di sé; <<muoverà leggermente la testa in cenno di assenso, e tutto finirà in questo modo. Però in questa maniera io non avrò risolto un bel niente, e mi troverò di nuovo senza un parere neutrale, e soprattutto senza un consiglio che magari potrebbe rivelarsi prezioso>>. La mamma bussa alla porta, chiede a Federico di affrettarsi, e che non si può occupare il bagno per un tempo così lungo, così lui si scuote di colpo da quel torpore di cui adesso si era sentito quasi preda, subito esce dalla cabina e si passa l'asciugamano sui capelli, e con l'accappatoio ormai indossato decide finalmente di uscire dal bagno e andarsene in camera, dove Marco in un angolo sta proseguendo a studiare.

<<Sono andato qualche volta in un circolo, ultimamente>>, dice di colpo a suo fratello senza alcun preliminare. <<Una piccola sede politica di quartiere, tanto per vedere come funzionano le cose in un posto del genere>>. Marco solleva l'attenzione dal libro che ha davanti, e ancora guardando di fronte a sé, senza alcuna fretta, chiede: <<che circolo?>>. Federico prende tempo, ha quasi timore del giudizio di suo fratello, ma sa perfettamente che adesso deve soltanto andare avanti. <<Uno di destra, dove si critica il sistema e si attaccano senza mezzi termini tutte le altre opinioni politiche>>. Marco adesso si volta completamente verso di lui, la bocca leggermente aperta, lo sguardo da incredulo, e non sente la necessità di fare altre domande. <<Sono andato dietro all'idea che i partiti oggi si assomigliano tutti, e volevo cercare qualcosa di diverso>>. Il silenzio adesso assomiglia ad un brusìo di individui che parlano tra loro tutti assieme, e Marco ritiene fondamentale non dover dire nulla, nell'attesa che le parole ascoltate assumano da sole lo stridore che prova fortemente dentro di sé. <<Lo so che tu hai delle idee completamente diverse>>, prosegue Federico, <<ma il punto è che io non capisco cosa ci sia di male nel guardarsi un po' attorno>>.

Intanto si veste, con calma, indossando un paio di calzoni puliti ed una maglietta, mentre quel silenzio di suo fratello inizia a sembrargli sempre di più un giudizio pesante. <<Il fatto è che ho iniziato a vedermi con una ragazza, e quando le ho detto questa stessa cosa, lei si è irrigidita, e forse adesso non vuole più neppure uscire con me>>. Marco si alza, trattiene in mano una matita con la quale normalmente sottolinea le righe di scrittura sui libri, e getta un'occhiata verso suo fratello, forse per sincerarsi che sia davvero lui quello che gli sta parlando. Poi, con calma: <<la mia opinione politica è molto diversa>>, dice a Federico. <<E credo nessuno come me potrebbe sopportare di frequentare un mezzo fascista. Perciò comprendo benissimo quella ragazza, e resto basito di ciò che stai maneggiando, senza neppure riflettere, suppongo>>. Adesso è Federico a restare senza parole, ma ciò che ha sentito gli basta. Forse ha ragione suo fratello: lui deve soltanto riflettere.

 

Bruno Magnolfi

giovedì 7 settembre 2023

Veri interessi.


            Questa benedetta ragazza, Federico l’ha conosciuta per caso, incontrandola un pomeriggio mentre lei camminava per strada insieme ad un gruppo di altri studenti, di cui un paio anche della stessa scuola che frequenta anche lui, e quindi è stato normale fermarsi per qualche momento, giusto per fare alcuni saluti e poi semplicemente per scambiare qualche parola con loro. Lei si chiama Cristina, o almeno così, a un certo punto, l’hanno chiamata gli altri, e sembra abbia sempre il sorriso pronto, ed anche un certo spirito vivace, persino la parola facile, e pare non si riesca mai a tenerla buona per troppo tempo. Certe volte si trova in un locale all’aperto, ha detto di sfuggita quella volta in mezzo a diverse altre cose, dove si mette a sedere davanti a dei tavolini con qualche sua amica, tanto per riempire un'ora o due e fare un po' di conversazione. Così Federico nei giorni seguenti è passato proprio da quelle parti per diversi pomeriggi, fino a quando non l'ha finalmente trovata. È una ragazza simpatica, e almeno a lui mette senz’altro il buonumore, e qualche volta gli pare che con quei suoi modi particolari, sia capace di manifestare qualcosa di abbastanza simile a sé, come se loro due avessero dei tratti simili. Si è seduto accanto a lei quasi fosse stato invitato a farlo, e ridendo le ha chiesto qualcosa di una conoscenza comune, tanto per farla parlare. Cristina ha sorriso senza guardarlo, poi ha detto una cosa o due senza troppa importanza, come per scacciare un leggero imbarazzo, ma infine ha ripreso a parlare con le altre ragazze, come se Federico neppure ci fosse. Lui ha atteso il momento opportuno, poi le ha chiesto in modo piuttosto diretto se le andava di accompagnarlo. <<Per andare dove?>>, ha risposto lei sorridendo. E lui si è guardato un attimo attorno, ha mosso le mani, ed infine ha detto: <<qua in giro, a fare due passi>>.

Cristina allora si è alzata, ha preso il suo zainetto, ha salutato le amiche e si è avviata lentamente con lui, senza porsi nessun'altra domanda. Camminando, hanno parlato di un sacco di cose, in maggioranza di molte sciocchezze, però in mezzo a quelle hanno inserito anche qualche elemento più rilevante: gli interessi reciproci, le amicizie, la musica, le strade dove abitano con le loro famiglie, le letture comuni, ed anche altre cose. Quando Federico ha poi accompagnato Cristina di ritorno dalle sue amiche, le ha dato un appuntamento preciso per il giorno seguente, e in questa maniera hanno iniziato a frequentarsi. Lei va ad una scuola tecnica, ed ha un anno in meno di Federico, però sembra non provi mai troppi timori nei confronti degli altri, e riesce ad avere sempre un proprio parere intorno a parecchi argomenti. Lui non si sente intimidito da quei suoi modi di fare, però cerca di essere estremamente attento a ciò che le dice, in maniera da non cadere mai in contraddizione. Quando le rivela che ha iniziato ad interessarsi di politica frequentando un Circolo Giovanile di Destra, lei però si irrigidisce, ed anche se non gli esprime la propria opinione, si comprende benissimo quanto lei non sia d'accordo con quelle idee che lui sta maturando.

Poi parlano d'altro, ma quando alla fine loro due si salutano, Cristina appare più assente di ogni altra volta, poco gioiosa, e quasi scocciata nel momento in cui Federico, di colpo, forse intuendo già la risposta, le chiede di vedersi anche il pomeriggio seguente. <<Sentiamoci per telefono>>, lei gli risponde con voce monotona; <<può darsi che sia un po' impegnata con la scuola nei prossimi giorni>>. Federico capisce perfettamente che qualcosa gli sta sfuggendo di mano, anche se non riesce a comprendere che cosa ci sia di sbagliato in ciò che le ha detto, e soprattutto sentendosi incapace di recuperare terreno. Quando poi si salutano, lui quasi non vorrebbe andarsene via, però non desidera neppure concedere a lei la soddisfazione di dare troppa importanza a quello che reputa forse solo un semplice e sciocco atteggiamento. Quando resta da solo si sente perplesso: magari avrebbe voluto porre altre mille domande, comprendere con esattezza la situazione, avere chiaro davanti a sé il vero motivo di quel cambio di atteggiamento. Ma non è abituato a giustificare le proprie scelte. <<Non importa>>, si conforta poi allontanandosi, cercando di togliersi dalla mente quella sensazione così negativa. <<Ognuno è fatto a suo modo>>. Si ritrova così in questa maniera nella posizione antipatica di non poter condividere con nessuno i suoi dubbi, ed anche se vorrebbe tanto riavvicinarsi con Cristina, si sente combattuto, come non si è mai sentito fino ad oggi.

Quando infine, proprio davanti al suo liceo, viene fermato da quei ragazzi del Circolo Giovanile, con loro è evasivo: dice che forse andrà nella Sede per aiutarli ancora a fare propaganda, ma non sa dire quando avrà di nuovo del tempo libero, ed alla fine gli sembra già un brutto sintomo farsi vedere in giro mentre frequenta con familiarità quell'ambiente. <<Devo prendere una decisione>>, riflette; <<e comprendere meglio cos'è che mi interessa davvero>>.

 

Bruno Magnolfi

venerdì 1 settembre 2023

Soltanto mia mamma.


Diverse volte, durante gli ultimi sette o otto anni, mi è presa l'idea impulsiva di tenere un diario. Un diario fatto di piccole cose, così almeno mi sono sempre immaginato: il breve viaggio dalla dimora della mia famiglia fino alla facoltà universitaria, ad esempio, e precedentemente la strada percorsa da me ogni giorno fino al liceo, con i possibili incontri casuali sui mezzi pubblici utilizzati; poi la frequentazione quotidiana delle lezioni, lo scambio di opinioni con i miei coetanei, con gli insegnanti, con i ragazzi più grandi o più piccoli lungo i corridoi; e quindi il ritorno all'indietro, verso la mia casa, e il ritrovare lì la mia mamma, gli oggetti familiari, con l'odore delle mura e della loro sicurezza, e infine lo studio per il resto del giorno sui miei tanti libri, con i gomiti appoggiati sopra la scrivania della solita camera, la stanza che da sempre condivido con mio fratello. Praticamente un minimalismo quotidiano che, messo sotto una lente di ingrandimento, potrebbe magari anche rivelare degli aspetti nascosti. Ma non ho mai avuto il coraggio di iniziare, anche perché in un diario del genere si deve sempre dire la verità, e perciò chiarire bene i rapporti con le persone che ti stanno attorno, e quindi anche i motivi che mi hanno portato a certi comportamenti invece che ad altri. Il problema, insomma, nel tenere un vero diario, è che non puoi mai barare, devi essere sempre onesto con la pagina scritta, ed anche se certe cose potresti tendere molto volentieri a farle passare sotto silenzio, non è detto che in tutto il resto su cui ti dilunghi non venga tradita in qualche modo la nuda verità. Dico così, come se a qualcuno prima o dopo interessasse leggere le mie cose, però è anche vero che non si può mai sapere. In ogni caso non ho mai iniziato, e non inizierò certo adesso, anche se i miei pensieri hanno sempre mostrato il desiderio di entrare in un computo generale delle piccole attività reali o immaginarie svolte da me durante la giornata.

Ritengo di non essere una persona di molte parole, difficilmente mi soffermo con qualcuno a conversare, piuttosto ascolto gli altri quando hanno qualcosa da dire, ma senza mai mostrare troppa curiosità. Spesso mi formo delle opinioni spiccatamente personali su ciò che sento in giro, ma qualche volta ritengo siano talmente strampalate che penso sia molto meglio se le tengo per me. Persino mio fratello, le poche volte in cui gli spiego qualcosa, assume subito l'espressione di chi non ritiene troppo giustificate le conclusioni a cui giungo, dubitando con una certa evidenza della mia capacità di dare un senso razionale alle cose. A me diverte essere così, evidenziare, anche se piuttosto di rado, una mia maniera diversa da quella degli altri di interpretare ciò che mi può ruotare attorno, e se con Federico non ho mai avuto un buon rapporto, tutto probabilmente deriva da una differente logica che ci passa dentro la nostra mente. Lui sa essere estroverso, capace di stringere conoscenze all'impronta, in grado di farsi facilmente accettare in qualsiasi ambiente, anche se i suoi discorsi forse peccano di scarsa sincerità. Per me è tutta un'altra cosa, e preferisco starmene da solo piuttosto che giungere a dei compromessi oppure accettare attorno a me delle persone con cui non ho niente da spartire.

Poi ci sono i miei genitori, che credo non abbiano mai compreso niente o quasi della mia personalità, ma che comunque mi accettano così come sono, con il mio carattere e i miei modi di essere, oramai senza porsi più neppure troppi interrogativi su di me. Mio padre è sempre un po' distante da tutto, e di lui è veramente difficile comprenderne le idee o i reali interessi. Però il suo costante tentativo di starsene per i fatti propri, certe volte mi trova assolutamente d'accordo, e comprendo perfettamente il suo essere riservato, specialmente quando si trova in mezzo a persone con cui non ha molti rapporti. La mia mamma, al contrario, anche se non è mai stata troppo appiccicosa, però ha sempre mostrato la necessità di schierarsi dalla parte della sua famiglia, in qualsiasi caso e per ogni occasione, e quindi se qualche volta mi sono trovato ad avere dei piccoli guai, ad esempio, lei mi ha sempre difeso, indipendentemente da tutto e da tutti. E quando mi trovo ad uscire di casa insieme a mia madre, resto sempre meravigliato della sua capacità di intessere facilmente delle nuove relazioni, anche se d'ordine estremamente superficiale. Per questo motivo, alla fine, se devo proprio chiedere un'opinione o un parere su qualcosa che mi cruccia o su cui sono indeciso, è senz'altro a lei che mi rivolgo, naturalmente senza entrare mai troppo nei dettagli, ed anche se non mi ritengo per nulla succube della sua personalità o dei suoi modi, ugualmente mi sento sempre vicino, più che ad ogni altra persona, a lei, alla mia mamma.

 

Bruno Magnolfi