sabato 30 dicembre 2023

Davvero libero.


La telefonata viene effettuata in modo estemporaneo, senza una grande riflessione precedente. Marco prova un leggero imbarazzo già nel comporre il numero, anche perché è forse la prima volta che si trova a riferirsi a suo fratello in certi termini e con un tono di voce come quello che adesso intende usare, nonostante, da persona matura, sappia perfettamente quanto siano importanti le parole che deve dire a Federico, e quanto dipenda da ciò che gli riferirà e come lo riferirà la buona riuscita del suo sforzo. <<Ciao, scusa il disturbo. È solo per avvertirti che la mamma non sta bene. Da quando hai iniziato ad abitare nell'appartamento degli studenti lei sembra abbia perso un po' del suo equilibrio, e si comporti per questo in modo insolito, tanto che papà non sa neppure cosa sia meglio fare. Sicuramente non dipende soltanto dal tuo comportamento, dev’essere una coincidenza, ma forse in questo periodo ci sarebbe la necessità di farle sentire tutta la nostra vicinanza>>. Federico resta colpito e in silenzio, senza trovare in sé alcuna parola per rispondere, ed alla fine balbetta qualcosa all’apparecchio, e poi riesce a dire soltanto che già stasera tornerà nella loro casa di famiglia, proprio per capire di persona di che cosa gli stesse parlando Marco, anche se mentre lo spiega gli pare subito sospetto quell’avvicinare la sua parziale uscita di scena con il malessere improvviso di sua madre. <<Ma che cosa è avvenuto, di preciso>>, riesce solo a chiedere ad un certo punto. <<Niente di particolare>>, dice l’altro, <<ma se passi da qui io e papà riusciamo magari a spiegartelo meglio>>. Poi chiudono la telefonata, e Marco si sente già soddisfatto per essere riuscito nel suo intento.

Era stato suo padre a chiedergli di telefonare a suo fratello, dandogli così qualche informazione in più su quello strano comportamento della madre. <<Niente di preoccupante>>, avrebbe voluto spiegare lui adesso all’apparecchio, <<però non si possono tralasciare alcuni segnali che indicano una probabile sofferenza interiore>>. Per la prima volta Federico si trova a pensare alla sua famiglia come a quattro persone mezze squilibrate che non riescono a stare bene né assieme né a distanza, ma in ogni caso non fa passare neppure troppi minuti, e subito decide di inforcare la bicicletta e di precipitarsi così come si trova dai suoi genitori. In fondo per lui la propria permanenza nell’appartamento degli studenti oramai è diventata, perfino troppo alla svelta, soltanto una prova di carattere, un intestardirsi nel tenere la propria posizione, e per il resto già nei due o tre giorni appena trascorsi lui non vedeva l’ora di trovare una buona scusa per tornare sui suoi passi. Si trova bene coi ragazzi di quella casa, questo è fuori di dubbio, però la libertà di cui poteva godere abitando da sua madre nella casa di famiglia era sicuramente maggiore e più confortevole. <<Va bene>>, pensa adesso filando svelto lungo le strade cittadine; <<la prova è stata fatta; da ora in avanti tutti sanno che posso prendere di nuovo la porta in qualsiasi momento>>.

A metà strada Federico si blocca, accosta ad un marciapiede e poi perplesso si infila in un piccolo caffè lì accanto. <<E se fosse soltanto una strategia per riuscire a modificare i miei piani?>>, pensa all’improvviso. Non ha alcuna possibilità di verificare se Marco gli abbia raccontato delle balle oppure no, e in ogni caso lui si trova quasi costretto a credergli. Compone il numero di Cristina e in poche parole le racconta tutto, giusto per chiederle la sua opinione. <<Devi verificare che cosa sta succedendo a casa dei tuoi>>, gli dice svelta e decisa lei; <<ma non lasciare la casa dei ragazzi; puoi passare ogni giorno a pranzo a casa dai tuoi genitori, almeno per il momento, e in seguito avere così le idee più chiare. Se ci sarà bisogno di una tua presenza assidua tra le mura domestiche della tua famiglia te ne potrai rendere conto rapidamente, ed agire così di conseguenza>>. Federico la ringrazia, <<ma certo>>, riflette, <<non ci sono decisioni da prendere immediatamente, al momento c’è soltanto da comprendere se Marco stia facendo un gioco sporco oppure no>>. Quando torna a salire sul sellino della sua bicicletta però si sente ancora un po' confuso, e la sua pedalata adesso è più lenta, quasi poco interessata a rivedere in fretta suo fratello e i propri genitori, anche se sente come un dovere dare il proprio contributo alla risoluzione dei problemi familiari. Negli ultimi giorni aveva anche pensato di abbandonare il liceo, almeno per l’anno in corso, ma adesso le sue decisioni appaiono liquide, sottoposte a continue variazioni. Infine, giunge a casa, assicura la bicicletta ad un palo, e quindi sale le scale. La mamma inizia subito a piangere quando lo vede entrare, e Federico all’improvviso si sente perso, ingessato nel suo ruolo di figlio minore, impossibilitato a fare alcunché. <<Ci vorrà molto più tempo di quanto immaginavo>>, riflette mentre abbraccia la madre, <<prima di riuscire a sentirmi davvero libero>>.

 

Bruno Magnolfi

giovedì 28 dicembre 2023

Variazioni attuali.


Il piccolo mazzo delle chiavi gli tintinna già tra le mani, mentre Achille giunge di fronte alla facciata della palazzina dove abita con la sua famiglia. Dopo un attimo, rallentando il suo passo, sceglie quella giusta, la inserisce nella serratura e quindi con una piccola spinta apre il portone, intanto che il suo umore si fa leggermente più scuro. Sale con calma i gradini di pietra, si rammenta vagamente dei periodi in cui, per non tornare a casa troppo velocemente dopo il lavoro, si fermava in un locale poco lontano a bere qualcosa, a parlare con qualcuno e a perdere del tempo. Adesso però non ne ha più tanta voglia, quindi sale lentamente le scale, osserva con calma la ringhiera, i gradini, il corrimano, poi apre la porta dell’appartamento, ed infine registra dal corridoio l’insolito e completo silenzio delle mura domestiche. Infine, entra lentamente nella cucina, e trova sua moglie lì, con la testa appoggiata sul tavolo e le braccia attorno, decisamente addormentata. Le scuote leggermente una spalla, e lei dopo un attimo si desta, lo guarda, poi si tira subito in piedi, probabilmente vergognandosi di essersi fatta trovare così, ma intanto che sta finalmente diritta pare quasi barcollare, sembra perfino non essere in sé mentre cerca di giustificare il suo comportamento, usando delle parole poco precise e inconcludenti. <<Celeste, sei ubriaca>>, dice il marito quasi incredulo, assumendo un’espressione di forte stupore, e lei ride, si muove nervosamente, si ravvia i capelli con le mani, cerca quasi un angolo dove nascondersi, poi scoppia a piangere, dimostrando all’improvviso forse una realtà tenuta nascosta da chissà quanto tempo.

Nei minuti seguenti lei si chiude in bagno, e suo marito si siede, quasi privo di forze, si guarda attorno, si interroga su quello che possa essere accaduto, non trovando però alcun appiglio. Aspetta a lungo, e poco dopo rientra in casa anche Marco, il figlio maggiore, lasciando in aria dal corridoio un saluto sbrigativo e privo di conseguenze, prima di entrare nella propria stanza. <<Marco>>, dice allora suo padre alzandosi in piedi e andando verso di lui; <<la mamma sembra non si senta molto bene, ed io non so proprio che cosa pensare>>. Poco dopo Celeste esce dal bagno, e come avesse avuto un semplice capogiro, dice soltanto: <<tutto a posto, adesso è passato, mi sento bene>>. Sembra, in questo momento, che nessuno abbia più voglia di parlare, ed anche se restano in aria diversi interrogativi, Achille accende la televisione, forse cercando di rendere l’atmosfera meno pesante. Celeste, poco dopo, si avvicina a lui, e con voce sommessa gli spiega come si sia recata dalla signora Marcella, la loro vicina di pianerottolo, durante il pomeriggio, solo per renderle qualcosa che le aveva prestato giorni fa, e di come poco dopo si siano sedute a parlare davanti ad un bicchierino di liquore. <<Forse me ne ha versato un po' troppo>>, dice adesso Celeste, <<ma quando sono rincasata mi girava la testa come mai mi era accaduto>>. Achille annuisce, sembra quasi disposto a crederle, ed anche se gli restano molti dubbi su questa spiegazione, non avanza alcuna domanda. In fondo non prova un grande interesse a contestare una cosa del genere, anche se resta convinto che a nessuno un semplice bicchierino, oppure anche due, abbia mai fatto un effetto del genere.

Anche Celeste comprende di non essere riuscita a convincere del tutto suo marito, ma adesso proprio la questione di essere stata costretta dai fatti ad inventargli una cosa di quel tipo, forse per la prima volta da quando si sono sposati, la fa sentire fortemente a disagio, anche peggio di ciò che credeva possibile. In cuor suo si sentirebbe persino portata a dirgli di colpo tutta la verità sui propri disagi, ma sa bene che ciò aprirebbe un baratro nella loro esistenza, e lei non si sente pronta per affrontare delle cose del genere. <<Magari tra qualche tempo potrò essere più sincera con lui>>, pensa mentre riprende ad occuparsi delle faccende di casa. Oppure spiegargli che qualcosa non sta certo più andando come lei reputava possibile, e non soltanto per colpa della leggera depressione manifestata ultimamente da suo marito, ma per quella sorta di incapacità di dialogo che sembra si sia instaurata da qualche tempo in quella casa. <<Forse, dobbiamo accettarci semplicemente per quello che siamo>>, potrebbe dirgli in quel caso. <<E lasciare che tutto proceda per proprio conto, anche se la strada di ognuno dei componenti della nostra famiglia sembra che vada verso mete differenti>>. Certo, potrebbe affrontare proprio in questo modo, Celeste, l’argomento più spinoso di tutti, e magari gettare in questa maniera le basi per una ripartenza migliore e maggiormente accettabile. Ma sarebbe facile essere mal compresa, ed inserire nell’animo di tutti qualcosa ancora più difficile da spiegare e risolvere. <<Forse è meglio fare finta di niente>>, pensa ancora mentre prova la voglia insana di un altro goccetto. <<Lasciare che il tempo cicatrizzi ogni ferita, e che la memoria si perda dietro all’incalzare del quotidiano, e delle tante piccole variazioni dell'attualità>>.

 

Bruno Magnolfi

lunedì 25 dicembre 2023

Cancellazione delle apprensioni.


            Oggi si sono fatti grandi i miei figli, e oramai non ho più alcun bisogno di cercare di istradarli, semmai ho tentato di farlo, perché sono convinto che adesso sappiano già decidere perfettamente e in autonomia del proprio presente e anche del futuro che forse desiderano. Non ho neppure mai immaginato la loro esistenza fuori da questa casa, ma credo che in un modo o nell’altro, da ora in avanti, come alla loro età più o meno si è sempre fatto tutti, cercheranno giorno per giorno di scegliere per sé stessi le cose migliori e più a portata di mano, forse scendendo ogni volta purtroppo a compiere quegli inevitabili compromessi dai quali sembra che nessuno di noi possa sfuggire. Forse più avanti riusciranno ad essere più felici di quanto siano stati in questi anni di adolescenza, in famiglia con noi, trascorsi tra le preoccupazioni immancabili dei loro genitori e le incomprensioni quotidiane delle quali ci siamo costantemente trovati ad occupare. Non so bene in tutto questo quale fosse e quale sia stato il mio vero compito, ma ad essere sincero non mi sono mai troppo crucciato intorno ad un pensiero del genere, cercando piuttosto una calma e neutra indifferenza che fosse capace così di dare spazio e respiro anche alle loro idee. Mia moglie potrebbe persino sostenere adesso che mi sono disinteressato di loro per dei lunghi periodi, ma forse questo non sarebbe poi del tutto vero. Li ho osservati, certe volte, ed il loro comportamento quasi sempre mi è parso equilibrato, attento ai particolari, indubbiamente in grado di tenere testa ad ogni più piccolo problema quotidiano.

             Così spesso mi sono sentito tranquillo, ed ho lasciato che tutto prendesse un proprio corso, senza cercare di influenzare troppo le cose. Sono i miei figli, ho pensato certe volte, e proprio per questo non c’è alcuna necessità di provare a cambiare il loro carattere, perché sono convinto che dentro sé stessi abbiano sempre saputo già fin dall’inizio le scelte migliori da fare. Celeste purtroppo certe cose non le comprende; secondo lei tutto è sempre da modificare, da suggerire, da insinuare, così che tutto quanto a suo parere necessita continuamente di sottili interventi esterni, come una strada da percorrere individuata grossolanamente sopra una cartina con scarsi dettagli, e che deve essere via via aggiornata nella realtà. Secondo me la verità è che ci si deve fidare degli altri, e lasciare che tutto assuma un percorso proprio, anche se questo non è troppo affine alle nostre aspettative. L’educazione dei figli per lei è come una regola da tenere, e per me al contrario è qualcosa che i figli imparano dal comportamento dei loro genitori, senza alcuno sforzo particolare, da nessuna parte. Poi ci sono gli sbagli, nei quali indubbiamente tutti possiamo incappare, ed è nella loro correzione, attuata in completa autonomia che, secondo me, sta la vera crescita di qualunque ragazzo.

            Spesso avrei voglia di sbuffare o anche di lamentarmi quando sento certe discussioni o anche delle polemiche che si accendono con niente nella nostra casa. Ci vuole tolleranza, rifletto in silenzio, piuttosto che andare avanti a testa bassa come un qualsiasi animale inferocito. Non che mia moglie sia una persona capace di tenere il pugno duro, tutt’altro. Secondo lei è l’amore ed il senso di unione tra i componenti di una famiglia che porta ai migliori risultati, e la trasparenza su ogni cosa che viene decisa da ciascun individuo ne è la migliore caratteristica. <<Come stanno Marco e Federico in questo periodo?>>, le chiedo a volte per comprendere qualcosa di più sulle nostre dinamiche familiari. E Celeste ecco che comincia a spiegare che il maggiore potrebbe fare una certa cosa, ed il minore quell’altra, che sarebbe meglio se noi ci facessimo vedere in un certo modo, piuttosto che in un altro, e così via. Mi annoio immediatamente di questa maniera di riflettere le cose, e credo che ragionamenti siffatti non portino mai a dei risultati tangibili, anche se non oppongo alcun disaccordo, lasciando che lei prosegua a credere che in questa maniera si possa davvero migliorare la situazione.

            In certi casi mi sono messo ad ascoltare gli argomenti che tutti davanti al tavolo sono stati capaci di tirare fuori, in alcune sere durante la nostra cena familiare, e devo dire che alla fine ho sempre trovato naturale e accettabile il comportamento ed il discorrere di ognuno, anche se potrei essere stato in disaccordo su una cosa oppure sull’altra. Ma rimango della stessa opinione di sempre: lasciar fare ai figli ciò che credono meglio per loro stessi, senza né spingerli e nemmeno ostacolarli. Piuttosto che pensare troppo a loro, o preoccuparsi del loro avvenire, credo che in questo momento, all’interno di questa casa, io e mia moglie si debba il più possibile pensare a noi stessi, alla nostra salute, al nostro spirito, che può compromettere anche troppo facilmente tutta la serenità. Siamo giunti all’età in cui dobbiamo trovare tra noi un confronto migliore, mi pare, e poi stare tranquilli, senza problemi, cancellando il più possibile ogni eventuale preoccupazione.

 

            Bruno Magnolfi

giovedì 21 dicembre 2023

Dentro alcune preoccupazioni.


Non mi sembra una brutta cosa, penso io, tirare fuori almeno in certi casi la propria personalità e mostrare a tutti a cosa si aspira, ed anche ciò che magari ci disturba, proprio così come sta facendo Federico. Lui in questo momento la sta aspettando in un caffè di una strada piuttosto frequentata, dopo che si sono dati quell’appuntamento già stamani all’uscita dal liceo; perciò, si è seduto ad un tavolino, ed ora sta semplicemente giocando con il posacenere, quando Cristina improvvisamente arriva, bella e radiosa, accesa nello sguardo e sorridente come sempre. <<Ti ho preceduta>>, fa lui, <<perché volevo vedere esattamente la tua espressione mentre varcavi la soglia del locale>>. Lei sorride, dice ciao, poi si siede. Tra poco andremo insieme a vedere questa casa di studenti, quella dove lui si è trasferito, penso io, e forse ne trarrò con facilità una brutta opinione, o magari no, visto che mi sembra improvvisamente tutto così diverso da quando Federico mi ha confidato molte cose su di sé e sulla sua famiglia. <<Sono curiosa>>, dice lei adesso sorridendo; <<vorrei però che tutto fosse esattamente come me lo immagino, e quindi è certo che proverò quasi senz’altro qualche piccola delusione>>. Lui ordina al cameriere due bibite, poi dice: <<non ne vedo il motivo, considerato che in questa nuova casa non intendo stare molto, mi tratterrò soltanto per il tempo che mi serve>>. Ma certo, penso io, è proprio questa la parte che mi piace di più della faccenda: mostrare alla sua famiglia il proprio carattere, la sua personalità, e l’essere capace anche di prendere decisioni controcorrente. <<Pensi proprio che in questo modo tuo fratello capisca la lezione?>>, dice lei in fretta, ma Federico la guarda, e qualche dubbio probabilmente ce l'ha dentro la testa, e in ogni caso lascia comprendere che per lui è lecito tentare. <<Penso di sì>>, dice alla fine. <<In fondo gli mostro un coraggio che lui non ha mai avuto, neppure con le parole>>. Poi si alzano ed escono svelti da là dentro.

Io e Federico non stiamo propriamente insieme, penso io, anche se ormai ci confidiamo tutto come fidanzati, l’uno all’altra. Sono sicura che questa decisione di andarsene da casa lui l'avrebbe compiuta anche senza il mio sostegno, così come è stato capace di trovarsi un lavoro almeno per le serate dei fine settimana; in ogni caso non mi dispiace dirgli di continuo quello che effettivamente penso, senza mai tirarmi indietro: è la mia maniera per stargli vicino in un momento sicuramente non troppo facile, e Federico sono sicura che lo sa apprezzare. Non ci vuole molto, e dopo una breve passeggiata sono lì, davanti ad uno scalcinato e brutto portone condominiale, pronti a salire fino su, a quell’ultimo piano. <<L’ingresso e le rampe della scala non danno proprio una buona impressione>>, fa Federico intimidito, ed io penso intanto come in effetti abbia proprio ragione. Poi entriamo nell’appartamento, e in questo momento c’è soltanto un ragazzo tra coloro che abitano qui. Poi Federico mi fa vedere la sua stanza, che comunque divide con un altro, ed è un po' da riordinare, penso subito io, però è anche accogliente, piena di oggetti quasi in ogni angolo. Così dico ad alta voce esattamente ciò che ho pensato d’impatto, e Federico sorride, sicuramente è d’accordo, penso io; perciò, facciamo brevemente il giro dell’appartamento e poi si decide subito di andarcene, considerato che questo non è certo il luogo giusto dove stare adesso.

Usciamo, in silenzio, e fuori è quasi buio, così cerco qualche parola da dire a Federico sotto ai lampioni della strada, ma non ne trovo, così penso, anche se la casa non mi è piaciuta troppo, che resta però l’importanza del passo che ha fatto lui rompendo le abitudini della sua famiglia. Credo comunque che Federico abbia compreso perfettamente quello che penso, e credo anche che in qualche maniera sia rimasto perfino lusingato dai miei comportamenti. Se Federico mi chiedesse di metter su con lui un rapporto un po’ più stretto, credo gli direi di no, penso adesso io, ma sono convinta che neanche a lui andrebbe bene qualcosa di diverso dalla maniera come ci stiamo comportando. Loro due fanno un giro in centro senza meta, e tanto per alleggerire la giornata si scambiano delle battute spiritose, senza impegno; eppure, penso io, non ci sarebbe neanche bisogno di parlare in certi momenti, visto che le nostre riflessioni silenziose sembrano quasi comunicanti per conto proprio. Incontrano qualche ragazzo della scuola, si fermano, dicono anche a loro qualche sciocchezza, si salutano, riprendono semplicemente ognuno per la propria strada, e Cristina si sente bene, tranquilla, perfettamente a posto. Non so, forse vorrei conoscere Marco, il fratello di Federico, soltanto per comprendere un po' meglio i comportamenti tra di loro, io che sono figlia unica. Però non devo assolutamente chiedere niente, penso ancora io: non voglio in nessun modo essere entrante, curiosa, ficcanaso; devo rimanere sempre ad una certa distanza dai problemi di Federico, penso alla fine; anche se qualche volta le provo persino dentro di me le sue preoccupazioni.

 

Bruno Magnolfi

lunedì 18 dicembre 2023

Attorno e dentro di sé.


Si siedono a tavola in tre, senza Federico, ed Achille dopo qualche minuto chiede a Marco, con i suoi modi compassati e la voce soffusa, quasi senza guardarlo, che cosa mai fosse successo ultimamente tra lui e suo fratello. Marco riflette, si prende del tempo, ed infine dice appena: <<Federico ha sempre manifestato dell’astio nei miei confronti, forse perché è di carattere nervoso, che mal sopporta avere qualcuno che magari su certe cose ne sa più di lui, figuriamoci poi un fratello maggiore>>. Il padre non annuisce, continua ad impugnare le posate assaporando dei piccoli bocconi di carne e di verdura, ma poi, dopo qualche secondo, interviene la mamma: <<quindi non c’è stato un vero battibecco tra di voi, oppure una litigata su un motivo preciso>>. Marco osserva il suo piatto, si prende di nuovo qualche tempo, ed appare quasi riottoso a quel dover fare chiarezza. <<Non saprei>>, spiega alla fine, <<certamente non posso dire che le nostre idee di base siano mai state esattamente le stesse, però non è successo niente di particolare>>. Quindi tutt’e tre proseguono a mangiare in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri, ma dopo un po' Celeste dice che Federico le ha telefonato, durante il pomeriggio, ma giusto per dirle che si trova bene, spiegando di preciso a quale indirizzo trovarlo in questo momento, e che domani forse passerà a salutarla e a prendere dei libri che gli servono per scuola. <<Naturalmente gli ho chiesto di tornare>>, dice ancora la mamma con un sorriso triste, come soffrendo di ciò che deve dire, <<ma lui ha solo spiegato che trascorrerà almeno qualche settimana così, e che in seguito vedrà come gli tornerà meglio di comportarsi>>.

La cena va avanti in silenzio, nessuno trova niente da aggiungere, forse ognuno di loro trattiene in sé una spiegazione diversa tra i propri pensieri. Infine, appena terminato, Marco dice che adesso andrebbe in camera sua, <<se nessuno ha niente in contrario>>, per sbrigare qualcosa di urgente, ed i suoi genitori approvano giusto con un cenno del capo, restando seduti ma senza neanche guardarsi tra loro. <<Certe volte mi chiedo chi di noi due sia più disposto a modificare il proprio modo di essere nei confronti della situazione>>, dice sottovoce Achille alla moglie, ma lei si sente subito quasi stupefatta da quelle parole, forse pensando ad una cosa del genere probabilmente per la prima volta nella sua vita, tanto che non trova dentro di sé neppure una parola adatta per rispondere al marito in maniera adeguata. Però, pensa fortemente, che lei si è sempre sacrificata in tutto per fare andare avanti le cose, ed un discorso del genere, se da un lato quasi la ferisce, dall’altro dimostra con chiarezza il proprio personale fallimento. <<Non lo so>>, dice semplicemente dopo qualche minuto; <<ma a me basterebbe soltanto che Federico ritornasse al più presto da noi, nella nostra casa, e che tutti assieme si trovasse di nuovo la stessa armonia che qua dentro si respirava in un tempo passato>>. Poi si alza, inizia a sparecchiare la tavola, e d’improvviso si sente da sola, incompresa da tutti. Achille non dice niente, forse comprende la sensibilità di sua moglie, ma probabilmente non sa come aiutarla.

A Celeste verrebbe da piangere, senza averne neanche un vero e proprio motivo per farlo, ma quando ha finito di sistemare la cucina dell’appartamento, ecco che va ad aprire nella camera da letto il suo armadio degli abiti, e a trangugiare qualche sorsata del suo superalcolico nascosto. <<Non so più come fare a resistere>>, pensa guardandosi per un momento dentro lo specchio. <<Uno di questi giorni mi ubriacherò per davvero>>, pensa adesso con convinzione, <<e forse lascerò che la mia famiglia comprenda fino a che punto mi sono lasciata prendere da questo tormento>>. Achille adesso si è messo davanti alla televisione, si vede da lontano che è una persona annoiata, priva di stimoli, e neanche tornando a lavorare probabilmente gli passerà questa fiacchezza di spirito che sempre manifesta. Quando infine sua moglie torna nella stanza dove hanno cenato, lui le dice improvvisamente che gli dispiace. Lei si ferma, attende un momento, poi lascia che lui le spieghi: <<probabilmente è un po’ colpa mia se in questa casa abbiamo perso negli ultimi tempi l’equilibrio di sempre, però adesso non saprei proprio come rimettere in piedi la nostra situazione>>. Lei alza le spalle, non le piace sentir parlare così, ed i suoi modi sono sempre stati quelli atti a scrollarsi di dosso con rapidità certe malinconie, anche se ultimamente non ne è più capace. <<Non ci vuole molto>>, dice alla fine; <<è sufficiente che ognuno di noi torni a fare la propria parte, senza avvitarsi sui propri crucci>>. Ma poi, quando si volta, pensa subito che è proprio quello che sta facendo lei stessa, perciò d’improvviso non sa più neppure in quale maniera sia giusto riflettere, se non che qualcosa sta indubbiamente fallendo, e lei non riesce più ad evitare quello che accade, sia attorno che dentro di sé.

 

Bruno Magnolfi 

venerdì 15 dicembre 2023

Senza voltarsi indietro.


            La voce di Federico al telefono è apparsa subito debole, poco rassicurante, come se coesistessero in lui due forze contrapposte o, meglio, due sentimenti: il primo, la volontà di starsene quanto più possibile lontano dall’appartamento della sua famiglia; ed il secondo, la preoccupazione di dare comunque un dispiacere a sua madre, non rientrando a casa quella sera. <<Non preoccuparti, mamma, vado da un amico che abita vicino alla pizzeria, perché stasera sono proprio stanco, distrutto, e non ce la faccio più a pedalare ancora dopo tutte le consegne che ho fatto oggi>>. L’amico è un ragazzo con cui ha legato negli ultimi tempi, uno che porta come lui le pizze a domicilio, e siccome abita in una casa in cui si sono divisi le stanze in diversi tra studenti e lavoratori precari come lui, lo ha invitato a conoscere gli altri, e visto che è tardi, per la notte gli ha detto che può anche sistemarsi sopra il divano che sta nell’ingresso. Tenersi alla larga da Marco, ha pensato subito Federico; evitare di vedere ancora la sua faccia inespressiva che nasconde sempre e comunque un sacco di pensieri e di giudizi proprio su di me, anche se non ne tira fuori mai neppure uno. Celeste, sua madre, non ha reso neppure le cose troppo difficili, oramai ha compreso bene la scarsa solidarietà che corre tra i suoi figli, e non desidera in questa fase rendere ogni decisione ancora più complicata, magari mettendo addosso a Federico uno stato d’animo poco tranquillo, in fondo per una semplice sciocchezza di quel genere. <<Va bene>>, gli dice soltanto; <<però fai il bravo>>, e poi riaggancia.

            <<Mia madre si preoccupa sempre>>, dice Federico all’amico mentre entrano nella casa, come per giustificare il proprio comportamento. Nell’appartamento ci sono gli altri ragazzi che lo salutano mentre stanno quasi per andarsene a dormire, e Luciano, il suo collega delle consegne, dopo avergli presentato i suoi amici e coinquilini, gli spiega che tra non molto uno dei ragazzi lascerà la propria stanza, perché ha deciso di trasferirsi in un’altra città dove conosce delle persone che possono aiutarlo col lavoro. <<Se vuoi prendere il suo posto>>, dice Luciano con semplicità, <<per noi va bene>>. Così gli spiega come funzionano le cose, quanto è previsto di affitto e come vengono divise tutte le spese, e poi le pulizie dei sevizi in comune, la gestione della dispensa e del frigorifero, e così via. Federico è preso subito da un turbine di pensieri, ma quello che prevale è l’entusiasmo per la possibilità di affrontare quasi una nuova esistenza, un’esperienza nei confronti della quale per nessun motivo vorrebbe mai tirarsi indietro e rinunciare. <<Ci devo pensare>>, dice comunque; <<potrei darvi una risposta tra qualche giorno, se non avete troppa fretta>>. Uno degli altri due ragazzi gli dice sbadigliando: <<allora, benvenuto>>, quasi avesse già accettato, e Federico sorride, prendendo quella combinazione come un vero colpo di fortuna che gli sta proprio capitando.     

            La mattina, quando poi si sveglia, si sente bene, tranquillo, in mezzo a quei ragazzi come lui che gli offrono la colazione, e non in una famiglia dove non riesce più a trovarsi bene. Marco invece non commenta: e quando sua madre gli spiega i motivi per cui Federico non ha dormito a casa, mentre prepara le sue cose, si limita ad appoggiare per comodità sopra al letto del fratello qualche libro che gli serve e qualche cartellina con gli appunti universitari. Quindi esce per andare in facoltà, mentre Federico inforca la sua bicicletta e se ne va al liceo, con la promessa che ripasserà da casa di Luciano tra non più di due o tre sere. La giornata per i due fratelli si svolge come sempre, senza che ci sia qualcosa di particolare da registrare, ma quando Federico torna a casa e trova il suo letto ingombro di libri e quaderni di Marco, va subito su tutte le furie. Quando infine rientra suo fratello, lui ha già sgomberato in malo modo il suo letto, ma ciò non toglie niente al fatto che la propria agitazione ha raggiunto ormai livelli notevoli. <<Non ti pare il vero che io tolga il disturbo, dico bene?>>, lo affronta a voce alta, e l’altro, che non trova niente per rispondergli con il medesimo tono, si limita a sorridere per mostrare come si possa fare una questione di una semplice sciocchezza.

            <<Me ne vado da qui>>, urla allora Federico senza mezze misure, poi prende una vecchia valigia che tiene sopra l’armadio, e la riempie di vestiti senza curarsi dell’ordine o di altro. Sua madre lo guarda sgomenta, anche suo padre si fa avanti sulla porta della camera, ma lui ormai ha deciso: passerà un lungo periodo in quella casa degli amici, cercando la maniera per dimenticarsi almeno in parte di suo fratello e della sua famiglia. Celeste balbetta qualcosa con modi addolorati, e nessun altro riesce ad opporre una ragione valida per farlo desistere da quell’idea, tanto che trascorre solo un attimo, e lui è già lungo le scale, senza neppure pensare di voltarsi indietro.

 

            Bruno Magnolfi 

             

martedì 12 dicembre 2023

Bomba innescata.


Ogni mia buona intenzione oramai appare inutile. I miei figli tra loro non si rivolgono quasi più la parola, e mio marito non parla né con i suoi figli né con me. Per tanto tempo io ho cercato di vedere con ottimismo quel poco che era possibile salvare di questa famiglia, e mi sono sempre spesa al massimo nel sostenere questa mia idea, ma adesso mi sento stanca, provata, quasi impossibilitata a mettere in atto altri argomenti o ulteriori tentativi per cercare di costituire il possibile collante che ci mantenga ancora uniti, solidali, compatti, proprio come dovrebbe essere un nucleo come il nostro, racchiuso ogni giorno tra le mura di questa casa. Proseguo a fare le solite cose di sempre, ma appaiono quasi insignificanti i miei sforzi, come se tutto avesse preso infine una direzione definita e immodificabile. Esco ed incontro la signora Marcella, la nostra vicina di casa, e lei mi guarda come se avesse compreso già tutto quello che sta avvenendo poco per volta nel chiuso del nostro appartamento. Si limita a farmi un sorriso compassionevole, e a me vengono le lacrime agli occhi specchiandomi in quel suo sguardo che non pone più neppure delle domande. Mi prende una mano, mi dice forse qualcosa che vuol essere rassicurante, ma io mi sento a terra, e non riesco neanche a reagire. Non capisco dove abbia sbagliato, se mai ho sbagliato qualcosa, e in ogni caso mi è proprio impossibile adesso far finta di niente.

<<Signora Celeste>>, mi dice alla fine Marcella rompendo ogni indugio; <<ma che cosa c’è che non va più bene, che cosa succede in questa sua famiglia, che fino a poco fa era impossibile persino da immaginare, tanto sembrava perfetta e soprattutto equilibrata?>>. La guardo ancora senza trovare dentro di me le parole più adatte per spiegarle il mio affanno, il mio sentirmi purtroppo vinta, poi le dico soltanto: <<Non lo so, però si è rotto qualcosa, ed io adesso sento di aver fallito, di non essere riuscita in tutti questi anni a mettere insieme le nostre differenti personalità>>. Poi ci guardiamo attorno, come a voler evitare di dare un piccolo spettacolo con le nostre confidenze, ma io mi appendo alla comprensione di questa donna come se fosse l’unica strada che ho per riuscire ad essere ancora sincera. <<Non demorda, signora Celeste, non lasci che l’apatia prenda il sopravvento, e che tutto divenga solo un gioco crudele senza alcuno scopo>>.

Mi guardo attorno, adesso sorrido, <<va bene>>, le dico, <<devo reagire, non si preoccupi per me, è solo un momento di scoraggiamento quello che sto attraversando, ma passerà, vedrà, tra poco tutto andrà a posto, e le cose saranno di nuovo accettabili. Devo andare, adesso, mi scusi, però la ringrazio>>, dico confusa allontanandomi. Marcella mi guarda ancora mentre mi volto, ed io riprendo a camminare, ricomincio ad andare incontro alle mie faccende, come sempre, mentre ingoio un singhiozzo e faccio subito finta di niente, perché niente è accaduto, soltanto sciocchezze, cose del tutto insignificanti, che non hanno valore. Devo concentrarmi sulle attività più terrene, cosa preparare per cena, le bollette ancora da pagare, passare di farmacia per le piccole di Achille che stanno quasi per terminare. E poi devo ricordarmi di chiedere a Marco che cosa sia successo tra lui e suo fratello, e per quale motivo, visto che lui è il maggiore di età, non riesca ad essere più indulgente verso Federico, che forse ancora deve comprendere alcune cose. Poi mi fermo al solito supermercato di quartiere, ma le persone che sono all’interno sembra che mi guardino con un certo sospetto, come sapessero perfettamente delle preoccupazioni che mi stanno attraversando la testa. Fingo una certa indifferenza, anche se mi sento addosso gli sguardi da parte di tutti, e coloro che non mi stanno osservando probabilmente hanno soltanto un moto di pena per me.

Pago rapidamente i miei pochi acquisti, e poi fuggo a passo svelto verso il rifugio di casa, salgo le scale quasi di corsa, chiudo la porta alle mie spalle, e quindi tiro un sospiro per il sollievo che provo. Appoggio le buste con i pochi acquisti sul tavolo della cucina, faccio un cenno ed un saluto ad Achille che non mi sta neppure guardando, e poi entro in camera mia, giusto per togliermi di dosso il soprabito, anche se dentro l’armadio so perfettamente che c’è la solita bottiglia che aspetta soltanto di essere aperta per darmi almeno un po’ di quello sciocco coraggio che adesso mi serve. Dovrò andare da qualcuno, rifletto, e confessare tutto quello che mi sta succedendo, senza omettere niente, neanche il fatto che oramai mi sento quasi una mezza alcolizzata, e che avrò bisogno di un vero supporto psicologico per sentirmi in grado di uscire da questa specie di incubo. Poi metto a posto le cose, con calma, sistemo una pentola sopra al tavolo ed inizio a preoccuparmi del pranzo. Presto smetterò di essere così solerte, e probabilmente mi lascerò andare senza interessarmi ancora di tutti i miei compiti, e sarà allora che scoppierà davvero la bomba.

 

Bruno Magnolfi

domenica 10 dicembre 2023

Sapore sgradevole.


I due figli di Achille e Celeste hanno da sempre condiviso una sola stanza, piuttosto ampia comunque, ed anche un piccolo disimpegno ubicato in fondo al corridoio del loro appartamento di famiglia, arredato con uno scrittoio ed una libreria da muro, che però ha utilizzato quasi sempre soltanto il maggiore dei due fratelli. La sera poi, da una certa età in avanti, loro si sono coricati spesso ad orari sfalsati, in modo da lasciare un po' d’intimità ognuno all’altro nel momento di infilarsi nei rispettivi letti, pur sistemati come sono lungo le pareti opposte della camera. Negli ultimi anni poi, considerati i loro piccoli disaccordi, hanno anche evitato di scambiare qualche banale riflessione prima di dormire, cosa a cui si erano quasi abituati in precedenza, praticamente iniziando così ad ignorarsi quasi del tutto, sia in questa fase, che al mattino seguente, durante il difficile momento del loro risveglio. L’equilibrio raggiunto, in ogni caso, è sempre stato per ambedue un elemento fondante nel loro rispettivo sopportarsi, e sia a Marco che a Federico non è mai venuto in mente di scalfire questo dato di fatto. La camera dei loro genitori, dall’altro lato della casa rispetto al corridoio, non ha mai permesso, sia al papà che alla mamma, salvo vergognarsi per la curiosità, di venire a controllare che tutto stesse procedendo bene durante la notte, ed anche al mattino i due fratelli, fin da quando se ne è presentata la necessità, si sono abituati a svegliarsi autonomamente, anche in funzione dei rispettivi impegni, senza fare mai alcuna difficoltà per alzarsi, lavarsi, e vestirsi in modo adeguato.

Da qualche giorno a questa parte però, Marco viene svegliato repentinamente per dei rumori piuttosto insoliti, forse frutto del periodo un po' burrascoso, specialmente durante la prima parte del proprio sonno. L’agitazione di Federico difatti, caratteristica che peraltro ha sempre avuto anche da sveglio, adesso è diventata tale da farlo muovere di continuo e sconsideratamente persino nel sonno, ed in contemporanea di farlo sillabare tra sé qualcosa di incomprensibile, e forse anche qualcosa di sofferente. Per qualche giorno lui non se n'è troppo preoccupato, limitandosi a chiamare il fratello per nome, e così a scuotere Federico da quello strano torpore innaturale, ma visto che le cose sembrano andare ancora avanti in questa maniera, ha deciso di parlarne con sua madre, per cercare assieme a lei una possibile soluzione. Durante le ultime due notti, comunque, le cose sembrano essersi attutite, ed in considerazione del fatto che anche la mamma non sembra sapere quale possa essere la soluzione migliore, Marco non se ne è preoccupato ulteriormente. Ma stanotte Federico si è improvvisamente sollevato dal suo letto, ed in preda forse ad una specie di delirio, si è messo ad urlare nella stanza che lui non aveva alcuna responsabilità, e che la colpa di tutto era da attribuire soltanto a suo fratello. <<Chiedetelo a lui>>, ha detto con sufficiente chiarezza, pur nella dizione confusa di una persona che sta indubbiamente immersa in una fase di incoscienza, <<se non è vero quello che dico. Mi ha sempre trascinato dove voleva, spingendomi a compiere delle scelte scellerate, per poi magari ridere delle mie difficoltà>>, ha detto ancora nel suo sonno tormentato.

Naturalmente Marco si è impressionato di tutto questo, così lo ha svegliato per informarlo di quanto appena accaduto, ma solo con poche parole rudi e scostanti, anche se l’altro aprendo gli occhi si è limitato a restare quasi indifferente, almeno in apparenza, e di tornare a coricarsi di nuovo con dei modi altrettanto apatici e scontrosi. Tutto ciò naturalmente non può restare qualcosa di isolato, anche se adesso diventa difficile attribuire a qualcuno delle vere responsabilità. In ogni caso Marco si sente investito da qualcosa di cui non si ritiene del tutto colpevole, e la sua reazione principale al momento, così come il suo vero scopo finale, è solo quello di riuscire in qualche maniera ad appianare le cose. Per Marco le colpe che intende attribuirgli adesso suo fratello sono soltanto immaginarie, anche se gli pare abbastanza offensivo ritenere lui il capro espiatorio di tutte le sue evidenti difficoltà, quasi come prendersela per dei problemi personali con la persona più a portata di mano, magari senza un vero motivo, anche se indubbiamente un fondo di verità in tutto questo probabilmente deve pur esserci. Non capisce però come si possa prendersela con altri quando si è stati capaci di fare tutto ciò che si è desiderato fino ad oggi, e poi sembra assente persino una relazione precisa tra i propri interessi e quelli di suo fratello. Si sente improvvisamente come trascinato al centro di un grumo di grossi problemi, e quella posizione non gli rimane affatto congeniale, tanto che non sa ora in che modo sia meglio reagire: affrontare con Federico la questione, anche a rischio di peggiorare le cose, oppure mostrare una maggiore indifferenza, magari allontanandosi ancora di più da suo fratello.

Naturalmente poi torna a riprendere sonno fino al mattino, ma quel fondo di amarezza provato poco prima resta in lui ancora lì, ben radicato, nella certezza forte e cosciente di non poterne evitare ancora il sapore urticante e sgradevole.

 

Bruno Magnolfi

mercoledì 6 dicembre 2023

Automatismi.


            <<Pronto; sì, sono io>>, dico al telefono frettolosamente, colto alla sprovvista come mi sento, da quella voce gracchiante del mio capoufficio che mai avrei pensato potesse chiamarmi a casa, mentre ancora sono coperto da un certificato medico che attesta la mia impossibilità, almeno momentanea, nel recarmi al lavoro. <<Come stai, Achille?>>, mi fa quasi ridendo, meravigliandomi per essersi ricordato addirittura il mio nome di battesimo, in un ambiente dove generalmente gli impiegati si chiamano tutti quanti tra loro solamente per cognome. <<Signor Mari>>, rispondo io, ancora impacciato. <<Ma che sorpresa>>, gli dico. <<Inizio a stare abbastanza bene, ad essere sincero. Tanto che contavo di tornare in ufficio. La prossima settimana, forse>>. Intanto avverto una certa confusione intorno a chi mi sta parlando, anche qualche risata lontana, come se il capufficio fosse interrotto da qualcuno vicino a lui che intanto gli sta parlando forse di qualcos’altro. <<Bene>>, fa subito il signor Mari. <<Qua stiamo un po’ in difficoltà con gli inserimenti dei dati nel sistema, ma avanti di assumere un nuovo impiegato, si voleva conoscere i tuoi tempi, in modo da evitare di rimpiazzare il tuo posto di lavoro>>. Resto folgorato da queste parole schiette e tremende. Non pensavo si potesse giungere così in fretta ad un gesto del genere. Quasi fossi un assenteista. Oppure uno che in passato abbia mai ecceduto nei certificati medici. <<No>>, fo io, forse già balbettando. <<Sto per rientrare al lavoro. Non si preoccupi. Questione di pochi giorni. Tutto tornerà al proprio posto. Presto, senza alcun problema, stia certo>>. Avverto una nuova pausa, come se all’apparecchio nessuno mi avesse del tutto ascoltato. <<Bene, Achille; allora ti aspettiamo: in gamba, mi raccomando, perché qui c’è anche del lavoro arretrato da sbrigare e da sistemare>>. E poi non faccio neppure in tempo a formulare un saluto, che il signor Mari ha già riagganciato.

            C’è stato un tempo, oramai molti anni fa, in cui i rapporti di lavoro tra tutti i collaboratori di quegli uffici apparivano diversi, ed ogni impiegato si sentiva tranquillo, quasi protetto in qualche modo dai propri colleghi e superiori. E poi si scambiavano favori, e tutto scorreva quasi d’incanto, senza mai alcun problema. Poi le cose sono cambiate, ed ognuno si è ritrovato da solo dietro al proprio schermo dell’elaboratore, senza più amici e colleghi a sostenerlo, ma unicamente circondato da certe vipere pronte a parlar male degli altri pur di ottenere la simpatia di qualcuno che conta. Mia moglie adesso, che mi aveva passato la telefonata pochi minuti fa, mi guarda spaurita, come se avesse perfettamente compreso il traballare della mia posizione lavorativa. <<Devi rientrare>>, mi fa tenendo una mano dentro l’altra, con un’espressione quasi attonita; <<stai meglio, indubbiamente, questo periodo di riposo ti ha senz’altro giovato. Allungare ancora i tempi sarebbe probabilmente una noia anche per te>>. La guardo per un momento, poi torno a sedermi, dopo aver parlato al telefono restando in piedi. <<Ma certo>>, le dico. <<Qua mi sto semplicemente annoiando>>. Dalla cucina giunge intanto un lieve odore di verdure bollite, e Celeste, ricordandosi di avere qualcosa sul fuoco, si affretta a tornare nell’altra stanza, per la preparazione del nostro pranzo.

Nel periodo in cui frequentavo una mia collega, e mi vedevo con lei di nascosto in genere per un paio di volte di ogni settimana, qualcuno molto curioso nei nostri uffici si era senza dubbio accorto della nostra relazione, e sembrava però quasi invidiare la mia disinvoltura, tanto che forse già sono nati proprio in quel momento i primi comportamenti avversi alla mia condotta. Me ne ero fregato, a quell’epoca, ed avevo tirato avanti così come mi pareva meglio, senza preoccuparmi, però sicuramente più di un impiegato deve aver immaginato che prima o dopo si sarebbe verificata per me una specie di resa dei conti. Non mi lamento adesso, quello che ogni giorno porto avanti non è nient’altro che il mio lavoro, e non c’è dubbio che devo proseguire a dedicarmi a questa attività senza mai guardarmi dietro. Non ho fatto mai alcuna carriera, sono rimasto una pedina qualsiasi come molti insieme a me, ma non è possibile nelle mie condizioni far altro che accettare quello che ho, ed abbassare la testa nei confronti anche di un qualsiasi capoufficio che magari si diverte alle mie spalle mettendomi paura. Tornerò al lavoro, e le cose riprenderanno il loro andamento di sempre, ho pensato mentre stavo scambiando un lungo sguardo con Celeste. Lei ha sorriso, forse sperando così di incoraggiarmi, ma avrei preferito non avesse avuto in questo momento alcuna espressione.

Poi ci siamo messi a tavola, tanto i nostri figli spesso tornano più tardi, in certi giorni restano persino fuori a pranzo, e così passiamo una mezz’ora io e Celeste uno di fronte all’altra, quasi senza dirsi una parola, con gli occhi sulle stoviglie, anche se lei immagino non parli con me soltanto per evitare di dare disturbo ai miei pensieri. Così io a volte le chiedo: <<Come va?>>, tanto per sentire di nuovo la sua voce, per scuoterla dal torpore in cui sembra caduta; ma lei risponde subito: <<Benissimo>>, anche se forse lo dice soltanto per una forma di ordinario automatismo.

 

Bruno Magnolfi

lunedì 4 dicembre 2023

Affrontare la giornata.


La sua vicina di casa è una persona senz’altro spigliata e anche curiosa, tanto che per molti versi si potrebbe definire una vera ficcanaso, anche se i suoi modi si dimostrano sempre gentili, ed il suo saluto, già da lontano, assolutamente immancabile. Incontrarla lungo le scale condominiali, oppure nei dintorni del palazzo in cui abitano le loro rispettive famiglie, è estremamente normale, ed anche ritrovarla nel piccolo supermercato rionale a fare la spesa non è affatto difficile, anche se Celeste cerca sempre di non dare troppo spago alle sue chiacchiere. Ed è per questo che lei, di fronte allo scaffale dei liquori, proprio nel momento in cui di fretta sta inserendo nel suo cestino per la spesa una bottiglia della sua solita grappa, che poi purtroppo una volta entrata in casa finisce sempre troppo alla svelta, si è sentita morire nel momento in cui l’altra, distante soltanto un paio di metri, l’ha salutata improvvisamente, sorprendendola con un buongiorno accompagnato da un gran sorriso, quasi ironico però. <<È per gli ospiti>>, ha subito chiarito Celeste, ancora prima di rispondere al saluto, quasi convinta di doversi giustificare in qualche modo, forse in considerazione del fatto che suo marito naturalmente non può toccare alcun alcolico, e che i suoi figli non bevono certo quelle cose. <<Ma certo>>, le ha risposto l’altra, <<qualche bottiglia in casa ci vuole sempre. E suo marito come va?>>, le ha chiesto di getto con cortesia, anche per permetterle di riprendersi dalla sorpresa. <<Sta migliorando>>, ha risposto in fretta lei, << e pur lentamente, ma tra un paio di settimane credo proprio che tornerà a lavorare in ufficio, e questo naturalmente non potrà che fargli bene>>. <<È naturale>>, ha ribadito anche in questo caso Marcella, la sua vicina. <<Uscire dalle solite quattro mura e tornare ad incontrare amici e colleghi è sicuramente proprio quello che ci vuole in questi casi>>.

Poi, con un sorriso reciproco, le due donne si sono salutate, e Celeste ha proseguito con i propri acquisti, anche se, nell’attimo in cui è giunta alla cassa per pagare, si è ritrovata Marcella proprio dietro di sé, esattamente nel momento in cui la cassiera stava già calcolando i prezzi di ogni suo acquisto, e quindi anche della grappa. Ed è stato a quel punto che Celeste si è sentita in dovere di riprendere l’argomento iniziale tra loro due, dicendo in fretta: <<È difficile che qualcuno venga a farci visita, questo è vero, però a me dispiace non avere qualcosa da offrire oltre al solito caffè; e poi dispiace anche avere una casa un po' troppo sguarnita, ed essere carenti nell’ospitalità, e dimostrarsi incapaci di mettere a scelta chicchessia di qualcosa da sorseggiare, ed evidenziare così di non pensare troppo agli altri, e di ripiegarsi soltanto sui propri piccoli malesseri di cui lamentarsi>>. Poi si è accorta di avere parlato anche troppo, tanto che l’altra non è sembrata in condizione di aggiungere un bel nulla, e in questo modo Celeste ha compreso al volo di aver fatto un vero passo falso, addirittura quasi irrimediabile. Sono uscite insieme dal negozio, ed alla fine hanno compiuto con le loro buste il breve tratto di strada fianco a fianco, parlando adesso di cose più leggere e senza impegno.

Però Celeste si è sentita quasi sul punto di rivelarle che è lei stessa a farsi qualche goccetto di grappa di tanto in tanto, non per rivelarle una cosa che Marcella oramai ha capito benissimo, quanto per arrivare a dimostrarle che una sofferenza forte sta minando da un po' di tempo le sue giornate, e che forse prova la necessità almeno di parlarne con qualcuno. Ma poi non se l’è sentita di affrontare un argomento di quel genere, ed alla fine ha solo ricambiato il suo saluto, una volta giunte al pianerottolo, chiudendo, come una liberazione almeno provvisoria, la porta di casa alle sue spalle. Poi ha riflettuto, mettendo a posto i suoi acquisti, che in questo momento non ha nessuna persona a cui rivolgersi per delle confidenze un po' più intime, se non quella dirimpettaia, e questo pensiero l’ha fatta sentire ancora più sola e disperata di quanto di fatto si è immaginata fino ad ora. <<Specchiarsi nel giudizio pur silenzioso di qualcun altro può essere illuminante, certe volte>>, ha pensato mentre metteva via nel solito nascondiglio segreto la bottiglia incriminata. Ma, subito dopo, considerato che suo marito si trovava immobile nell’altra stanza, seduto forse a leggere qualcosa, ha approfittato così di quel momento, aprendo il distillato e buttando giù di fretta due lunghe sorsate generose. Si è sentita meglio, appena un attimo dopo, anche se in parte si è vergognata del suo debole carattere. <<Chissà, nel vedermi adesso, cosa penserebbe la Marcella. Forse che mi sto lasciando andare, che ho preso una strada irreversibile, che sto portando allo sfascio la mia famiglia, che queste sono cose del tutto ingiustificabili, e che forse non dovrebbe nemmeno più salutare la sua vicina di casa quando la incontra. O che magari sarebbe in grado solamente di compatirmi, come si fa con una donna che sta perdendo qualsiasi ragionevolezza>>. Infine, Celeste ha richiuso l’anta dell’armadio, dopo aver coperto bene la bottiglia con i suoi vestiti, e quando è tornata da suo marito si è sentita quasi un’altra, pronta come sempre ad affrontare la giornata.

 

Bruno Magnolfi

domenica 3 dicembre 2023

Diverso significato.


            <<Sai, mi è piaciuto molto stare con te in quel localino a parlare, mentre fuori sulla piazza succedeva il finimondo>>, dice al telefono Tiziana. Marco invece non sa cosa dirle, non è per niente abituato a fare dei complimenti, e nemmeno a tenere alta una conversazione di quel tipo; perciò, si limita a rispondere che anche per lui è stato così, ma sottovoce, con la preoccupazione che sua madre dall’altra stanza possa ascoltare quelle parole e quindi in seguito alterare in qualche modo i suoi comportamenti nei confronti di questa ragazza. Apprezza però quel modo diretto che sa usare Tiziana per spiegare le proprie cose, ed anche se in cuor proprio si sente dispiaciuto di non aver partecipato attivamente alla manifestazione studentesca del giorno avanti, ugualmente avverte di aver allacciato con lei un’amicizia che a lui sembra già molto importante. <<La mia facoltà adesso è occupata>>, dice poi Marco tanto per allungare un po’ quella conversazione. <<Lo so>>, fa lei: <<lo è anche la mia. Chissà mai cosa credono di ottenere quelli di Sinistra a comportarsi così. Nelle prossime settimane perderemo sicuramente parecchie lezioni programmate, e poi i professori dovranno spostare o addirittura annullare la prossima sessione degli esami, ed io non credo proprio che questo sia un gran risultato>>. Marco di fronte a queste parole resta in silenzio: forse vorrebbe farle capire l’importanza da parte del Movimento Studentesco di far sentire la propria voce, ma non desidera neanche in questo momento svelare le proprie convinzioni. <<Magari recuperiamo>>, dice con la bocca il più vicino possibile al telefono, e quindi, quando lei gli chiede di incontrarsi nel pomeriggio per prendere una tazza di cioccolata magari nello stesso localino, dice subito di sì, forse anche con un impeto maggiore di quello a cui è abituato. Poi saluta e quindi riaggancia.

            Suo fratello, dopo la loro litigata, sembra abbia assunto verso di lui il medesimo comportamento di sempre, cioè l’indifferenza, ed anche se adesso ci sarebbero molti argomenti di cui tornare a parlare, Marco ha lasciato perdere ogni tentativo per riaprire la conversazione, nonostante comprenda bene che la domanda che Federico aveva posto qualche tempo fa nei confronti di quella ragazza della quale era interessato, in questo momento si sia fatta più che mai attuale, laddove anche per lui forse potrebbe essere utile riprendere a parlarne. Per assurdo Marco e suo fratello si trovano contemporaneamente a sostenere posizioni differenti riguardo alle proprie idee politiche, ed ambedue le loro diverse posizioni per assurdo sembrano osteggiate dalle ragazze che frequentano, tanto che questa realtà potrebbe dimostrarsi una vera base di confronto su cui poter discutere in modo più libero tra loro, anche se Federico non è a conoscenza al momento della forte simpatia per Tiziana che sta poco per volta maturando nei pensieri di suo fratello. Marco ha pensato addirittura che il livello di scontro nei suoi confronti stia tutto immerso nella scelta di suo fratello, quella riguardante l’impegno che ha preso per la consegna delle pizze nei fine settimana. Sicuramente gli sta rimproverando di non aver mai provato a mettersi in gioco, magari trovandosi un lavoro che alleggerisse le spalle della loro famiglia, o magari il suo contrasto sta solo nel fatto di mostrarsi ai suoi occhi come un semplice teorico che all’atto della messa in pratica delle proprie idee riesce solamente a tirarsi indietro.  

            Per questo Marco h pensato di dare qualche ripetizione a domicilio ai ragazzi del liceo che sono rimasti indietro con gli studi, anche se per il momento nessuno si è ancora fatto avanti. In ogni caso non vede quale differenza importante ci sia tra loro due, considerato che i soldi che Federico sta mettendo insieme con la consegna delle pizze, non li va mai a depositare nelle mani della loro madre per fare le compere ordinarie, limitandosi a spendere tutto quanto per i fatti propri, oppure a metterne da parte una certa quantità, sempre per scopi del tutto personali. In ogni caso a Marco questo aspetto interessa ben poco, visto che l’unico dispiacere che nutre nei suoi confronti è il fatto di aver spesso tolto a lui la possibilità di sostenere il ruolo naturale di fratello maggiore, cosa a cui avrebbe anche tenuto molto, soprattutto per il possibile passaggio di esperienze che si sarebbe potuto verificare prima o dopo tra loro due. Adesso però riflette sempre più spesso che nei confronti delle ragazze che frequentano si trovano sempre di più in una stessa barca, e che presto sarebbe possibile per questo darsi un aiuto l’uno con l’altro, anche se questo non dovrebbe dimostrarsi per nulla facile. Però non gli dispiacerebbe trovare la maniera per incontrarsi un giorno tutt’e quattro, i due fratelli con le loro ragazze, e forse a quel punto nessuno forse potrebbe sentirsi in condizione di tirare fuori delle vere opinioni politiche. <<Sarebbe interessante un confronto di questo genere>>, pensa adesso senza comunque crederci troppo. <<In fondo sono trascorsi molti anni dai tempi in cui eravamo piccoli e potevamo vantare in qualche modo delle conoscenze comuni; anche se adesso tutto questo prenderebbe senz’altro un significato ben diverso>>.

 

            Bruno Magnolfi        

giovedì 30 novembre 2023

Felice e spensierata.


            Non so, non riesco proprio a capire cosa stia succedendo in questa casa. Sembra che ogni equilibrio improvvisamente si sia perduto, e che i rapporti tra di noi della famiglia, che andavano così bene fino a ieri, abbiano deciso di sgretolarsi, e di non riconoscere più l’affetto che da sempre ci ha tenuti insieme e spinto in avanti. Mentre come sempre eravamo a tavola per cenare, mio figlio Marco ha iniziato a criticare, commentando una notizia qualunque riportata dalla televisione, la politica inefficace praticata dal governo in ambito lavorativo; un buon argomento, visto che tra poco sia lui che suo fratello dovranno decidere quale mestiere scegliere una volta terminati i loro studi, ho pensato, e subito Federico ha iniziato col dire che non è vero, che non c’è nessuna crisi, e che se i cittadini continueranno a desiderare unicamente il posto comodo e pagato pure bene, nessuno d’ora in avanti vorrà più accettare i posti di lavoro che oggi vengono offerti. Non c’è voluto molto, e subito hanno iniziato tutt’e due ad alzare la voce, come se dalla loro discussione ne seguissero delle decisioni fondamentali. Naturalmente ho cercato di calmarli, ma immediatamente loro mi hanno detto: <<mamma, tu non sai assolutamente niente di queste cose, perciò lasciaci perdere>>, ed io mi sono sentita all’improvviso piccola, inutile, senza alcun valore. È stata la prima volta che mi sono sentita in questo modo, perciò non ho insistito, ed ho cercato anzi di mostrare indifferenza a quel loro battibecco, anche se dentro di me stavo già male. Mio marito come al solito se ne rimaneva in silenzio, come fosse all’interno di un mondo separato, e i miei figlioli hanno proseguito a discutere ad alta voce, fino a quando Federico si è alzato da tavola ed è andato nella sua camera.

            Naturalmente, con voce bassa e con molta calma, ho chiesto a Marco che senso avesse tutto questo, ma lui ha fatto spallucce limitandosi a riprendere a mangiare come se nulla fosse successo. Allora con una scusa mi sono alzata dalla tavola ed ho raggiunto Federico, che intanto si stava già preparando per uscire, ma almeno mi ha abbracciato sorridendo, e poi ha detto soltanto: <<è tutto a posto, mamma; non preoccuparti: purtroppo ci sono delle cose su cui io e Marco non abbiamo proprio la medesima opinione>>. Non ho saputo proprio cosa dirgli, e allora ho chiesto soltanto: <<ma adesso te ne vai?>>, e lui con una smorfia ancora simile a un sorriso, ha detto semplicemente: <<mi aspettano gli amici, ma resto fuori poco>>, e così è uscito. Marco mi ha spiegato in seguito che lavorando al fine settimana per la consegna delle pizze a domicilio, Federico si sta trovando ogni volta a contatto con un mondo un po’ particolare, in genere costituito da molti stranieri che non riescono ad inserirsi in altre attività; e poi evidentemente quello è senz’altro un mestiere duro e faticoso, e da un’esperienza di quel genere è facile formarsi delle idee tutte personali. <<Sicuramente è affaticato, in questo periodo, e gli pare comunque che questa sia l’unica maniera per ritrovarsi qualche soldo in tasca. E poi c’è da dire che nel campo dei diritti coloro che fanno quello che fa lui, sono abbandonati quasi da tutti, ed è facile così nutrire l’orgoglio di sentirsi liberi e pieni di volontà>>.

            <<Va bene>>, ho detto io; <<ma farà queste consegne soltanto per qualche tempo, Federico, e dopo basta>>. Marco mi ha sorriso, poi ha cambiato argomento ed alla fine se n’è andato in un’altra stanza ad occuparsi delle proprie cose. Achille in tutta questa faccenda non è minimamente entrato, ed è rimasto ad ascoltare la televisione come se fosse l’unica verità possibile, senza neanche volgere lo sguardo. Io, dopo tutto ciò, ho avuto subito bisogno di farmi un goccetto, e vista la serata storta, ho forse approfittato un po’, tanto che mi girava forte la testa quando sono tornata nella sala da pranzo. Però la sensazione forte che oramai nessuno di noi si interessi agli altri, mi è rimasta conficcata nella mente, ed ho cercato di pensare a quello che forse si sarebbe potuto fare per migliorare le cose della nostra famiglia. Ma non ho trovato alcuna soluzione. Certo, se mio marito stesse bene, potrebbe interessarsi maggiormente di quello che avviene in questa casa, per cui la speranza più forte adesso è rivolta a questi psicofarmaci che dovrebbero lenire la sua forte depressione, anche se inizio a pensare che dipenda tutto dalla sua volontà. Perciò cerco di spronarlo, gli dico che in ufficio probabilmente hanno già avvertito la sua mancanza, che i suoi colleghi si mostreranno contenti di riaverlo tra di loro. Perché sono convinta che riprendendo il suo lavoro lui potrebbe ritrovare gli stimoli giusti per rimettersi completamente in carreggiata.

            Poi ho sparecchiato la tavola ed ho rimesso a posto le stoviglie. Nessuno ha detto niente, e dopo un’oretta è rientrato in casa anche Federico. Di nascosto ho bevuto ancora, e ho riguardato le fotografie dei miei figli quando erano ancora molto piccoli, ma non lo devo fare più: troppa sofferenza mi provocano le immagini di una famiglia così felice e spensierata.

 

            Bruno Magnolfi

martedì 28 novembre 2023

Altre opinioni.


            <<Così però non mi aiuti per niente>>, dice Cristina alla sua amica. La sua amica sorride, poi ribadisce che secondo il suo parere sarebbe meglio che lasciasse perdere, e non si preoccupasse più di tutti i problemi che sembra assillino quel Federico di cui si è invaghita. <<Ma non mi sono invaghita>>, fa lei; <<soltanto lui è il tipo di persona che non ha sviluppato a sufficienza il proprio senso critico, ed è per questo motivo che crede che chiunque gli dica qualcosa, con espressione sufficientemente seria e imperturbabile, abbia ragione>>. Poi loro due si siedono al solito giardinetto vicino al chiosco delle bibite, e Cristina resta in silenzio per qualche minuto, mentre la sua amica sembra attratta come sempre dal proprio telefono portatile. <<Sarà>>, dice senza staccare gli occhi dal piccolo schermo; <<però a me non sembra possibile che uno come lui possa renderti troppo soddisfatta: solo preoccupazioni possono giungere da un tipo del genere, e poi non credo neppure che sia troppo cotto di te, soltanto non ha mai trovato fino adesso una ragazza che gli stesse dietro come stai facendo tu in questo momento, tutto qua>>. Cristina riflette, avrebbe voglia di ribattere subito, ma non vuole neanche fare la figura di colei che pesta i piedi per terra cercando di convincere gli altri delle proprie ragioni, anche perché in questo modo potrebbe sembrare soltanto una testarda in cerca di affermazione. <<Va bene>>, fa dopo un po’. <<Però devi riconoscere che è un tipo coraggioso, e che paga di persona i propri errori. Alla fine, quello che mi piace di Federico è il fatto che sa mettersi in gioco, e va a vedere di persona come funzionano certi meccanismi>>.

            L’amica resta in silenzio, e senza alzare gli occhi dallo schermo del suo telefono fa un piccolo sbuffo con la bocca, come se fosse annoiata di sentire ancora parlare dello stesso argomento. Anche Cristina sta in silenzio, e quando la sua amica alza gli occhi per osservare la sua espressione, si accorge che sta guardando dritto avanti a sé, con un leggero sorriso di compiacimento. C’è Federico adesso che sta arrivando con la sua bicicletta, così Cristina si alza, gli va incontro mentre lui sistema il suo mezzo accostandolo ad un cespuglio, e subito gli guarda l’occhio pesto, che adesso è libero dal bendaggio. <<Mi ero stufato di osservare il mondo con un occhio solo>>, fa lui, e lei gli accarezza la guancia ancora un po’ tumefatta, come a voler prendere su di sé una parte del dolore che ha provato lui quando è stato colpito. <<E poi adesso sto bene. Non sento quasi dolore, anche se il vento mentre pedalo mi provoca ancora un certo fastidio>>. L’amica resta seduta sulla panchina come se fosse interessata da tutt’altre cose, e Federico allunga una mano per prendere Cristina ad un braccio, come a volerla invitare a fare due passi con lui. <<Hai dei moti vendicativi nei confronti del tizio che ti ha colpito>>, fa lei; <<oppure è tutto finito, e da ora in avanti incontrandolo magari per caso mostrerai soltanto indifferenza?>>. Lui resta in silenzio un momento osservando qualcosa davanti ai suoi piedi, poi dice: <<non so; può darsi persino che la meritassi una reazione del genere, in fondo per qualcuno sono argomenti davvero importanti>>.

            <<Vorrei vedere>>, dice di colpo Cristina. <<La politica è il tema che domina il mondo, Saltare da un estremo all’altro con la tua disinvoltura non lascia nessuno indifferente>>. Lui sorride, poi dice: <<però prenderle prima da uno schieramento, e poi anche dall’altro, non è del tutto usuale; e alla fine ognuno dovrebbe avere la libertà di cambiare idea ogni volta che vuole, o mi sbaglio?>>. Cristina si ferma, lo guarda con occhi spalancati, poi fa: <<ma stiamo parlando dell’argomento principale che racchiude in sé ideali e modi di intendere la realtà e le altre persone, non si può essere così superficiali. No, non si cambiano le idee su certe cose. O si pensa in un modo oppure in un altro. Al limite si possono avere opinioni leggermente divaricate o non perfettamente in linea, ma non cambiare completamente casacca da un attimo all’altro>>. Federico ride. <<Lo sapevo che ti avrei fatto irritare. Ti sto prendendo in giro. Lo capisco cosa vuoi dire, e sono d’accordo; però anche cercare di rendersi conto di quello che fanno gli altri sarà pur lecito, no?>>. Cristina adesso mostra un’espressione poco convinta, e infine dice che è meglio cambiare argomento, altrimenti finirà per innervosirsi sul serio, e Federico si mostra d’accordo, anche perché non ha molto tempo, e tra un attimo anzi deve proprio andar via, così la porta vicino ad un albero, in un punto dove la sua amica non riesce a vederli, e poi le dà un bacio, leggero, simpatico, quasi un rimedio per ogni male.

<<Ciao>>, fa lei senza proprio trovare altro da dire, anche se è evidente come sia forte la sua felicità in questo momento. Federico va via, rapidamente, senza aggiungere nulla neanche lui, forse anche perché sa perfettamente che con lei ci sarà tutto il tempo per scambiare altre opinioni.

 

Bruno Magnolfi 

domenica 26 novembre 2023

Cure personali.


Sdraiato nel mio letto, con le coperte tirate su fin sotto gli occhi, i muscoli distesi, e tutto il corpo rilassato, non so se la mia mente sia permeata dai pensieri, oppure da un rincorrersi di sogni. Navigo lontano da qui, non ho quasi interesse per ciò che gira attorno a me, so che mi cullo da qualche parte dove probabilmente non sono neanche mai stato precedentemente, ma che immagino sia adesso come il luogo perfetto, dove nessuno grida, e dove la calma che desidero tanto resta proprio qui, vicino a me, senza necessità di essere cercata. Certe volte ho creduto che la mia vita vera non fosse quella che stavo realmente vivendo, e che il mio fosse solamente un andare avanti pari al normale accontentarsi di quello che ciascuno è capace di creare per sé stesso, mettendo da parte, almeno per qualche tempo, le speranze più inavvicinabili. Purtroppo, il passare dei giorni e degli anni dimostra quotidianamente che ciò che abbiamo accettato poco per volta forma lentamente una scorza molto dura, depositando ogni strato via via più inattaccabile, quasi un sentiero tracciato e definito, dal quale il nostro passo incerto non può più permettersi in futuro di deviare. Così credo adesso che nulla potrà cambiare nel corso che una volta per tutte ho dato ai miei giorni, se non peggiorando nel presentare malattie, guai di ogni genere, preoccupazioni e acciacchi personali vari. La mia famiglia è un corpo rigido dalla superficie non scalfibile, con un numero di componenti perfetto e sempre proiettato verso il futuro, quasi una macchina ben lubrificata capace di superare di slancio qualsiasi ostacolo, anche se il basamento su cui si regge dimostra spesso scarsa stabilità.

Se guardo mia moglie, sdraiata nel letto accanto a me, mi appare quasi distante, persa dietro a dei pensieri semplici che oramai non mi rivela neanche più, tanto è sicura che io non li comprenda. I miei figli poi, appaiono continuamente alla ricerca della loro strada, e restano ancora in questa casa solamente per quella evidente convenienza ad essere accuditi e mantenuti, tanto che appena sarà loro possibile è evidente che prenderanno il volo, come passerotti a cui per qualche giorno è stata curata una zampina o un’ala, ed infine sono poi guariti. Non si può fare niente, le cose stanno in questo modo, nessuno sembra capace di fermare il susseguirsi degli eventi, ed anche se all’interno delle mura domestiche regna certe volte qualche palpabile incomprensione, tutto ciò ha poca importanza di fronte al fatto che ogni dettaglio perderà presto di senso, sfumando in un lento e inevitabile proseguire delle cose. Perciò resto nel letto, ad osservare imperterrito intorno a me ciò che non c'è, e che probabilmente non saprei neanche descrivere, restando tanto diverso da quanto sono convinto di conoscere.

<<Achille>>, dice Celeste qualche volta. <<Come ti senti?>>. Ed io mugugno una risposta di buon senso, che almeno non le permetta di porre altre domande. Ma lei insiste, chiede se possa almeno fare qualcosa per alleviare le mie preoccupazioni, supponendo che io sia preoccupato per qualcosa, ed io però non so che dirle, non trovo niente del genere che lei vorrebbe sentirsi rispondere, niente che possa essere d’aiuto a me e forse anche a lei. Non posso affrontare davvero gli argomenti che talvolta mi tormentano. Non posso spiegarle cosa c’è che non va tra me e lei, perché neppure io so cosa sia. Magari mi piacerebbe che lo capisse per conto proprio, e che fosse meno premurosa, meno presente in qualsiasi attimo, meno appassionata come appare ai destini di tutta questa casa. Poi mi sento in colpa, e so che Celeste è la persona che tiene in piedi tutto quanto, ed il suo altruismo è tale che nessuno tra queste mura domestiche può avere il diritto di lamentarsi. Mi giro dentro al letto cercando un’altra posizione, ma lei si alza, vaga per la nostra camera forse cercando chissà cosa per prendersi maggiormente cura di me; infine va di là, nell’altra stanza, ed io immagino che i suoi desideri siano proiettati sempre verso il medesimo scopo, anche se non so comprendere del tutto quali siano, e poi neppure mi sento troppo interessato al suo frugare negli armadi alla ricerca di qualcosa che non sta trovando, e che comunque si dimostrerà del tutto inutile.

Infine, torna a letto, dopo essere stata dentro al bagno, per lavarsi i denti immagino, visto che nell’aria avverto un vago odore di mentolo. Capisco la sua preoccupazione nei miei confronti: devo guarire in capo a pochi giorni o fra qualche settimana. La mia depressione deve restare presto alle spalle della nostra famiglia, e tutto riprendere esattamente com’era fino a poco fa. Ma non è facile che accada tutto questo così come lei vorrebbe; ed è anche la noia che adesso si è affacciata sulla mia giornata a rendere ogni cosa più difficile. <<Devo tornare al lavoro>>, penso adesso con lucidità. <<Sarà sempre meglio che restare ancora a lungo in questa casa, lasciando che lei si occupi di me per tutto il giorno>>.

 

Bruno Magnolfi

giovedì 23 novembre 2023

Azioni necessarie.


Alla fine, Federico è tornato a casa, mostrando un vistoso bendaggio che gli copriva interamente l’occhio sinistro, e poi la faccia smunta, l’espressione seria, di chi si sente stanco e provato da un’esperienza a dir poco negativa. La mamma si è subito prodigata con gesti e parole per cercare di alleviare le sue sofferenze, ma lui si è mostrato superiore, come se avesse già superato la prova del dolore. Nostro padre, che ultimamente per qualsiasi cosa sembra cadere spesso dalle nuvole, gli ha chiesto che cosa mai fosse accaduto, e lui con riluttanza ha spiegato a tutti noi di avere sbattuto semplicemente contro un palo segnaletico mentre correva, e nient’altro. In seguito, quando io e lui siamo rimasti soli per un momento, gli ho chiesto la spiegazione vera, e Federico ha detto che, mentre sfilava all’interno della manifestazione degli studenti, qualcuno lo ha riconosciuto come un simpatizzante del Centro Giovanile di Destra, e immaginando fosse lì solo per provocare, gli si è rivoltato contro, fino a dargli un pugno in piena faccia. <<Ero con Cristina>>, mi ha detto lui con tenerezza, <<e stavamo camminando, semplicemente, senza fare altro>>. Io non ho detto che l’avevo notato nella piazza dell’ateneo, in mezzo alla calca, e per non irritare le sue presunte nuove posizioni politiche non ho fatto alcun apprezzamento, di alcun genere. Però mi è parso che qualcosa in lui fosse cambiato parecchio, anche se non saprei dire che cosa di preciso.

Ho atteso a lungo il momento migliore, infine gli ho detto a voce bassa che mi dispiaceva che per tanto tempo io e lui non ci fossimo comportati come dei veri fratelli, mostrando sempre una distanza che forse non ha nemmeno mai avuto un vero senso. <<però è colpa mia>>, gli ho detto subito; <<perché non ho mai saputo bene come comportarmi, ed ho lasciato spesso soltanto al silenzio il compito di trasmettere i miei pensieri e le mie idee>>. Federico è rimasto immobile, con la sua buffa testa mezza fasciata. Sicuramente non si aspettava un’ammissione di colpa da parte mia, e soprattutto una richiesta di cambiamento, anche se l’ho visto tremare leggermente a quella mia offerta di vicinanza. Sicuramente ha pensato per prima cosa che ci fosse un motivo di qualche genere per decidermi a parlare in questa maniera, ma poco dopo deve aver riflettuto meglio, ed alla fine ha detto: <<non so, è un periodo strano, e tutto sembra accadere molto rapidamente. Però sono contento che mio fratello mi parli così, in modo sincero, perché in fondo non è successo niente di irreparabile tra noi, ed anche se fosse successo, sono d’accordo che sia giunto il momento di lasciar perdere e mettersi a fare le persone mature>>. Ho sorriso, anche se avevo voglia di abbracciarlo. Ma subito abbiamo scambiato una battuta di spirito, ed ognuno quindi ha ripreso ad occuparsi delle proprie cose.   

<<Anche la mamma è strana in questo periodo>>, gli ho detto, dopo che lui ha girato per casa mettendo in ordine i suoi libri scolastici. Lui non ha risposto, ma si vedeva che non stavo dicendo niente di insolito. <<Deve essere preoccupata per la depressione del babbo>>, ha però detto in modo svelto, come per togliere importanza alla faccenda. <<Non so>>, gli ho fatto io; <<forse si sta incrinando qualcosa tra di loro, o magari intorno a loro. Può darsi che sia giunto un periodo di stanchezza nel loro rapporto, e che forse non sia neppure una cosa troppo recente, ma che adesso si è catalizzata con il riposo forzato di nostro padre, che così immobile e silenzioso per casa non l’avevo neppure mai visto>>. Poi Federico si è scosso, ha voltato la testa, probabilmente ha cercato dentro di sé un argomento che soppiantasse questi discorsi che con certezza lo facevano sentire male, e allora ha detto: <<ero con quella ragazza, oggi; quella Cristina di cui ti ho già accennato; mi piace, sto bene assieme a lei, ed anche se mi sono preso un pugno in faccia che forse nemmeno meritavo, sono contento di essere andato alla manifestazione di stamani per stare con lei>>. Probabilmente, l’attimo dopo ha riflettuto meglio sulle proprie parole, ha lasciato trascorrere qualche secondo, ed alla fine ha chiesto: <<ma tu non c’eri?>>, come se fosse quasi il suo ultimo pensiero, anche se nessuno di noi due sapeva che era la domanda che voleva rivolgermi fin da quando era rientrato in casa.

Allora mi sono alzato dalla scrivania, ho fatto due o tre passi nella stanza come per prendere tempo, e poi ho detto: <<non sono queste le manifestazioni che cambieranno davvero le cose. Non è un momento facile, e dovremmo cercare di impegnarci a fondo se non vogliamo che tutto peggiori rapidamente>>. Lui è sembrato di nuovo pensieroso, ma non ha trovato niente da ribattere. Alla fine, ha mormorato soltanto: <<allora c’eri anche tu, e forse mi hai visto in mezzo a tutti gli altri ragazzi>>. Sono tornato a sedermi alla scrivania, con gesti lenti, quasi affaticati. <<Certo>>, gli ho detto con determinazione. <<Anche se non credo che serviranno a molto queste azioni>>.

 

Bruno Magnolfi   

lunedì 20 novembre 2023

Magica calma.

 

La mamma certe volte sorride mentre semplicemente e con modi abituali prepara il letto nuziale per la notte. Però avere da qualche tempo un marito dentro casa per tutto il santo giorno, adesso che i medici hanno deciso per lui un lungo periodo di riposo dal lavoro, e in certi momenti vederlo anche piuttosto imbambolato per via delle compresse di soporiferi e di altre cose piuttosto pesanti che sta regolarmente assumendo, è una prova a cui forse non si sentiva del tutto preparata. In ogni caso, lei cerca di affrontare la situazione sempre con il suo solito spirito ottimistico, trovando ogni volta il lato più positivo di ogni cosa, ed alleggerendo, per quanto ritiene possibile, qualsiasi piccola situazione nel momento in cui si fa troppo opprimente. Qualche settimana addietro, ed in diverse occasioni, aveva provato la forte sensazione di essere sempre più sola, e questo aspetto della realtà le aveva comportato una profonda riflessione sulla sua inflessibile necessità di famiglia, quel suo dedicarsi sempre e comunque a chi la circonda, il proprio sentirsi generosamente a disposizione delle necessità di suo marito e dei suoi figli, ma ora che le cose hanno iniziato a subire una inaspettata e profonda variazione, le pare sempre di più che ci sia qualcosa che stia come scricchiolando nella sua vita. Quasi per scherzo poi, qualche giorno addietro, si era portata a casa dal supermercato una bottiglia di grappa di scarsa qualità, e non perché le piacesse il sapore di quel tipo di liquore, quanto per cercare di stordirsi leggermente, e così tentare di essere maggiormente allegra e aperta verso i membri della sua famiglia. Se ne era vergognata, naturalmente, nel mentre nascondeva in luogo sicuro tra le mura domestiche quella bottiglia, ma alla fine la giustificazione al suo comportamento la stava trovando sempre di più in vari momenti della giornata. Sembrava quasi convincersi, ad ogni piccolo sorso, che quella fosse esattamente la propria medicina, e che in una situazione quasi fuori controllo come quella che tutti in un modo o nell’altro stavano vivendo, fosse assolutamente necessaria per lei una reazione di quel genere.

<<In fondo>>, pensa ancora adesso mentre di nuovo fa scorrere la mano sopra le lenzuola pulite e stirate che fanno una gran mostra invitante sotto alla coperta colorata; <<ho sempre pensato di poter vivere semplicemente della mia famiglia e per la mia famiglia; ma un aiutino per digerire bene ogni boccone che certe volte risulta un po' amaro, può essere davvero utile>>. Poi Celeste si muove, come sempre appagata, tra le mura domestiche che sanno ancora infondere in lei sicurezza, protezione, compiacimento nello svolgere il ruolo naturale che le si è sempre mostrato in  quel tirar su con pazienza e attenzione i propri figli, ed infine riconosce che questo momento difficile potrà presto passare, come tutte le cose, e lei tornerà facilmente ad essere la madre di famiglia che si è sempre sentita d’essere. Suo marito ha bisogno di cure, i suoi figli necessitano di maggiore comprensione, per cui è tutto normale quello che sta accadendo, nessun campanello di allarme sta davvero suonando. Ed infine, quale coppia con figli non è chiamata prima o dopo a risolvere qualche piccolo problema quotidiano? Le cose si trasformano qualche volta, e i sentimenti di solidarietà e di appartenenza ad un nucleo familiare che tengono uniti loro proprio come tutti gli altri, non stanno subendo in questo momento una vera e propria crisi, ed anche se poi fosse proprio così, questa non appare diversa da tutte le altre che attraversano sicuramente ogni casa della città. <<Non vedo comunque il rischio di cadere in quella disperazione che forse qualcuno vorrebbe, magari proprio i vicini di casa invidiosi della nostra serenità>>, pensa ancora Celeste; <<ed io desidero comunque continuare a pensare in positivo, in qualsiasi caso>>.

Poco dopo lei e suo marito si coricano in quel letto che ogni notte li accoglie da sempre in modo confortevole, regalando loro un sonno ristoratore costellato dei sogni il più rosei possibile. Lui non dice niente, compie i soliti gesti di sempre in modo meccanico, lei gli getta qualche occhiata ugualmente senza parlare, ed anche se forse tutto appare anche troppo ordinario, per lei è già sufficiente così. Non ha mai chiesto grandi risultati alla propria giornata, Celeste; ha sempre saputo accontentarsi, e poi cosa c’è di meglio che sistemarsi in un cantuccio dove non dà alcun ingombro, e da lì compiacersi di suo marito, dei figli che crescono, che si fanno uomini, e dell’affiatamento che a suo parere non è mai venuto meno tra loro? No, ne è convinta, non c’è niente che non vada bene e per il proprio verso; si tratta soltanto di qualche momento un po’ più difficile di altri che è destinato a restare presto alle spalle di tutti. <<Domani>>, pensa ancora a conclusione delle sue riflessioni, <<sarà un giorno nuovo, migliore, e le cose che oggi mi sono apparse complesse si mostreranno spianate e risolte, come se niente avesse mai increspato l’orizzonte di questa magica calma>>.

 

Bruno Magnolfi