venerdì 30 aprile 2021

Meglio sarà per me.


Lo guardo, da dietro la mia finestra, mentre lui sta sistemando in un piccolo vaso un'azalea prossima alla fioritura. Non c'è niente di diverso da quello che gli ho visto fare la settimana scorsa nel suo giardinetto, e probabilmente niente neppure di quello che gli vedrò fare tra qualche giorno. Mi suscita addirittura un moto di pena certe volte, e in altri momenti invece mi fa montare una rabbia estrema e quasi irrazionale. Non vorrei neanche spiarlo come invece sto facendo in questo momento, ma non riesco proprio a fare diversamente. Siamo persone differenti, questo è soprattutto il dato incontestabile, e la distanza che ci divide sembra persino incolmabile certe volte, perché lui è una persona fragile, incapace, estremamente semplice nei ragionamenti che propone, mentre io non mi sento così, perché sono fatto con un'altra stoffa, e mi reputo un tipo complesso e persino forte nei suoi confronti, anche se alla fine a vincere tra noi è sempre lui: è Corrado, questo personaggio inafferrabile di cui sembra certe volte di poter conoscere assolutamente tutto dopo una sola occhiata, e che invece in un attimo si rivela sempre differente da come lo avevamo giudicato. Il mio rapporto con il mio vicino di casa spesso si svolge, naturalmente a seconda dei casi in esame, su dei piani molto diversi tra di loro, tanto che sento come cambiare il mio stesso atteggiamento verso Corrado nell'attimo esatto in cui gli sono davvero davanti, nelle medesime parole e nei gesti che uso per spiegargli qualcosa o nel domandargli di qualche faccenda usuale di ogni giorno, lasciando che tutto si faccia improvvisamente differente rispetto a ciò che ho immaginato di dover essere io stesso con lui ogni volta, quando, contrariamente a quel momento, stavo ancora da solo. <<Signor Corrado>>, gli dico poi a bassa voce osservando ancora di sfuggita ciò che sta sistemando; <<oggi è la giornata giusta mi pare, per il giardinaggio>>; e lui sorride, si schernisce, dice che sta solo perdendo un po’ di tempo, e che tra poco smetterà, anche se io so già che non è vero.

Rientro in casa mia, quasi mi perdo cercando di occuparmi di qualche altra sciocchezza, poi mi sento chiamare proprio da lui, da Corrado: <<Signor Domenico>>, mi dice pacato quando infine mi affaccio, <<comunque non si preoccupi troppo per me; va tutto bene>>. Resto per un momento a guardarlo mentre ancora se ne sta nel giardinetto, poi gli sorrido, come a mostrargli che ho compreso perfettamente che cosa intenda dirmi con questa frase, anche se mi agito profondamente nel riflettere davvero sulle sue parole, nello stesso momento in cui lui intende orientare la sua attenzione su di me. Riesce, con quelle sue espressioni timide, con quelle frasi leggere che usa, con quelle parole sempre ordinarie che snocciola tranquillo, ad essere comunque pungente, indefinibile, ambiguo, facendomi trovare spesso pressoché scoperto proprio mentre cerco solamente di dar seguito al mio stesso sentire, quasi come un ragazzo trovato d’improvviso col vasetto della marmellata. Soltanto fino a ieri avrei sinceramente voluto aiutarlo, ma adesso non so più neppure in cosa, e soprattutto non capisco assolutamente per quale motivo dovrei farlo.

Penso sempre di più che forse dovrei davvero telefonare a sua cugina Angelica, e provare a spiegarle come mi sento in questo momento nei confronti di Corrado, cercando di capire se per caso anche nella loro famiglia qualcuno si sia trovato mai in una situazione simile con lui. Poi rifletto meglio che sono soltanto delle sciocchezze quelle di cui vorrei parlarle, e quindi allontano da me anche l’idea di dover comprendere per forza una personalità sfuggente, e per sua natura poco chiara, come quella di Corrado. E poi magari lei non è per nulla interessata a certe cose, né a quelle riguardanti i problemi dei suoi familiari, e neppure alle altre che scaturiscono dai miei sciocchi malumori, e forse è proprio per questo motivo che non si è fatta più sentire come invece aveva promesso qualche tempo fa. Non ha importanza, mi convinco dopo qualche altro secondo; devo allontanarmi rapidamente da Corrado e da tutta la sua gente. Prima lo faccio, meglio sarà per me.

 

Bruno Magnolfi



mercoledì 28 aprile 2021

Contatti soltanto telefonici.

            

            <<Dino>>, lo chiamavano sempre i suoi cugini quando erano tutti ancora dei ragazzetti coi calzoni corti. <<Corradino; corri, dai, vieni da noi>>, e lui subito rideva ed andava incontro agli altri. Rideva spesso Dino in quel periodo, specialmente quando in estate si ritrovavano spensierati tutti insieme in quell’angolo meraviglioso di campagna, e poi ricominciavano ogni volta con quel gioco semplice intorno alla grande e vecchia casa dei nonni, dove zii e cugini si sistemavano nelle tante stanze per una settimana o due, per ritrovarsi e sentirsi ancora una grande famiglia; così lui si faceva scoprire quasi subito, anche se a Corrado non importava troppo: a lui bastava poter sentire dentro di sé quell'allegria incolmabile, quella necessità di stare con gli altri senza compromessi, senza limiti, come poteva essere quel solare divertirsi e basta. Anche quando si nascondeva in uno dei tanti angoli quasi impossibili da scoprire: nel fienile, nella rimessa dei trattori, nella vecchia stalla, e lì dove si doveva stare nascosti e il più possibile in silenzio, a lui ugualmente veniva  subito da ridere, come fosse quello il solo fine ultimo della giornata, quella la motivazione più alta per stare assieme. Forse i suoi cugini con probabilità lo reputavano uno sciocco già da allora, addirittura proprio per quel motivo infantile, anche se a Corrado non interessava praticamente quasi niente, perché le cose per lui erano in questo modo, e quei loro pareri si mostravano a suo avviso del tutto insignificanti. Anche in seguito, quando tutti rapidamente si erano fatti già più grandi, ritrovandosi comunque qualche volta nel periodo estivo dentro quella casa che sapeva di lavoro, di misteri, di passato e di attenzione alle stagioni, quando anche lui insieme ai suoi cugini si metteva seduto in una di quelle stanze fresche, odorose di paglia e di pietra, a parlare e a confidare ognuno agli altri gli ultimi avvenimenti personali, i corsi di studio, le amicizie, i propri migliori risultati; ecco, a Corradino, ancora non faceva differenza l’opinione che potevano avere di lui.

            Poi si sposarono, un paio dei suoi cugini, e in poco tempo ebbero anche dei figli, ed allora le cose si fecero del tutto differenti: i nonni mancarono improvvisamente, e quel podere comunque rimase, in accordo con tutti, per assicurare ancora alla famiglia un luogo di ritrovo dove trascorrere assieme qualche giorno, qualche fine settimana, dei piccoli periodi strappati al torpore abitudinario della città vicina dove risedevano tutti. Corrado in quel periodo si ritrovò ad abitare da solo in un appartamento senza pretese, accettando quel mestiere da impiegato messo insieme dalle amicizie di suo padre, poco prima di morire. Anche sua madre se ne andò in fretta in quegli anni, ed a lui non rimase altro, dopo un lungo periodo, che trovare una donna piena di interessi per riempire le sue magre giornate. La portò anche in campagna, una sola volta durante la primavera, poco prima del loro matrimonio, ma parve non piacere troppo ai suoi cugini, ed anche se non gli dissero niente in modo diretto, si limitarono comunque sorridendo a fargli capire che forse non era la persona adatta per uno come lui. Corrado comunque proseguì per la sua strada, e dopo poco si sposò quasi di nascosto, prendendo in affitto una villetta forse troppo grande e dispendiosa per due persone sole. In fretta difatti iniziarono a mancare i soldi in quella sua casa, e tutti i suoi risparmi e le buste paga da impiegato non bastarono più a nulla, nei confronti del tenore di vita e delle esigenze quotidiane manifestate fin da subito, tanto che una domenica ritornò da solo, con la faccia triste questa volta, nella vecchia casa di campagna dove si erano radunati come sempre i suoi cugini, e chiese a loro dei soldi in prestito, senza vergogna, come fosse la cosa più naturale di questo mondo. Per non fare differenze tutti i familiari gli prestarono qualcosa, mettendo assieme i quattrini in tanti momenti successivi, fino a quando lui trovò il coraggio di separarsi dalla moglie e smetterla con quelle continue richieste di denaro.  

            I cugini scuotevano la testa, ed anche Angelica all’epoca era molto seria nei suoi confronti, così Corrado si ritirò in un piccolo appartamento di fortuna, e non si fece più vedere, neanche d’estate, in quella vecchia casa dei nonni. Anzi, forse da persona dimessa, immaginò di ripagare i suoi parenti proprio con quella sua forzata assenza, limitandosi a rispondere con cortesia alla sua cugina Angelica, quando a lei veniva voglia di chiamarlo al telefono, e che comunque in seguito rimase l’unica, tra tutti i parenti che aveva, a tenere con lui qualche contatto.

 

            Bruno Magnolfi

         

lunedì 26 aprile 2021

Sono inquieto, inutile negarlo.

 

            Vorrei tanto essere capace di infischiarmene di tutti. L’indifferenza, ecco la dote che ritengo più efficace ed utile per quelli che come me desiderano preoccuparsi soltanto di se stessi. Questo è il fine ultimo e il più alto penso, quello di interessarsi solamente a quelle cose che rimangono nella distanza di una sola spanna dalle proprie braccia, vicine a sé, come gli elementi propri di una persona circondata da costrutti conseguenti direttamente dalle azioni eseguite con più individualità. Però non ci riesco. Sono convinto che sarebbe meglio per tutti imparare a coltivare soltanto gli interessi più strettamente personali, ma alla fine so per certo che un tale impeto è impossibile penso, qualcosa si mette sempre di traverso a svincolare e distogliere chiunque da questa direttiva, anche se gli resta propria una tale precisa caratteristica. Così anch’io come tutti quanti mi sento preda delle cose che accadono anche agli altri penso, preoccupandomi spesso, persino a volte non volendolo, di qualsiasi problema riguardante giusto il primo che mi passa davanti agli occhi, figuriamoci poi se quella è una persona che sto frequentando già da diverso tempo, una conoscenza, una figura familiare, quasi un’amicizia; no, mi sono spinto persino troppo oltre, devo almeno tentare di rimanere entro i confini della mia personalità sorretta soltanto da se stessa penso, quella che non concede troppo, e si preoccupa, nella maggior parte del suo tempo, unicamente dei propri guai.

            Così proseguo a pensare, mentre sistemo le cose di ogni giorno dentro la mia modesta abitazione, e immagino questa giornata che ho ancora di fronte come il frutto di pochi desideri semplici, diretti, già considerati, e che non vanno ad intrecciarsi con qualcosa che non sia esclusivo di quel cammino ordinario di un soggetto trasparente che coltiva soltanto l'ambizione di una vita pacata e regolare. Il mio vicino di casa a questo punto riposa tranquillo nel proprio appartamento penso, considerato che tanto attorno a lui qualcuno, o addirittura anche molti altri, sembrano preoccuparsi in vece sua dei problemi da cui sembra spesso ottenebrato. Certo è che le sue maniere di comportamento appaiono sempre più sfuggenti, e non si riesce neppure a darne una motivazione legata magari all'emotività, o ad un profilo esageratamente dimesso, oppure ad un disegno personale più ponderato e ben preciso. In fondo non fa neppure troppa differenza penso, e in ogni caso se intendo comprendere qualcosa di più sul suo carattere bizzarro, la sola maniera a cui posso dare seguito è quella di chiedere notizie a quei cugini suoi, ad iniziare da quella Angelica con la quale mi sento quasi affine, naturalmente non in modo proprio diretto, considerato che sembrano tutti in apparenza dei superficiali e degli egoisti, ma che sotto queste loro maschere nascondono forse delle concezioni precise, ed anche delle opinioni comprovate, sugli altri componenti dell'intera famiglia.

            Non so se attendere nei giorni prossimi qualche possibile novità da parte del mio caro signor Corrado, o se invece di aspettare mi convenga tentare di stanare l’orco, magari telefonando proprio all’Angelica, con la quale peraltro sono rimasto quasi a mezzo di un discorso, così da portare in avanti tutti gli argomenti che prima o dopo dovranno indubbiamente essere chiariti. Potrei addirittura disinteressarmi di tutto a questo punto, considerato che non ho alcun vantaggio in tutta la faccenda penso, ma rimane il fatto di sentirmi ormai troppo implicato in questa situazione per tentare di defilarmi proprio quando le cose hanno già raggiunto questo stadio. Rifletto in questo modo mentre sento il mio telefono che suona. È l’Angelica che mi chiama all’apparecchio, come se esattamente nello stesso attimo mio, stesse anche lei meditando intorno a degli identici argomenti, tanto da sentirsi in dovere di capire quale sia la mia opinione, i miei punti d’arrivo, il mio parere. Rispondo con espressione neutrale e quasi distaccata, cercando di non mostrare affatto nella voce l’apprensione che in questo attimo mi sento addosso e nella mente, ma lei mi chiede subito, come se fosse l’unico argomento di suo proprio interesse, come stiano andando i rapporti tra me ed il mio dirimpettaio, suo parente diretto, e soprattutto frutto di tante inquietudini nascoste o manifeste.

 

Bruno Magnolfi 

sabato 24 aprile 2021

Tutto passato.

 

  

            Busso leggermente con le nocche della mano all’uscio del mio vicino di casa. <<Dino; signor Corradino>>, chiamo a bassa voce, <<mi apra per favore, se si trova in casa>>. Non ottengo alcuna risposta, e questo mi mette stranamente in allarme, quasi come corresse l’obbligo per lui di rimanere tra le sue mura domestiche ad attendere i miei tempi per le visite. Sorrido persino di me e dei miei pensieri: forse è soltanto andato a farsi un giro, o ad acquistare qualcosa, rifletto. Mi muovo per tornare nel mio appartamento, ma una strana apprensione mi serpeggia addosso più che nella testa. Non avrei mai voluto immischiarmi nei suoi affari di famiglia, ma è stato lui a chiedermi di farlo, spiegandomi come i suoi parenti secondo il suo parere lo stessero defraudando di una parte della sua eredità, senza dargli neppure troppe spiegazioni. Sta di fatto che il mio vicino di casa probabilmente non meriterebbe neppure la quota di quella successione, proprio perché precedentemente aveva chiesto in prestito dei soldi ai suoi parenti, e questi suoi debiti in seguito non sono stati più appianati. Vorrei dirglielo adesso, vorrei spiegargli che non mi è piaciuto ritrovarmi come è accaduto in mezzo alle sue faccende, senza neppure essere messo al corrente di tutta quanta la verità. Ma se ci penso meglio, in fondo non mi interessano neppure queste sue sciocchezze, anzi, vorrei proprio che si tornasse ai rapporti che tenevamo fino a poco tempo addietro, quando ci si limitava soltanto a salutarci con rispetto incontrandoci nelle aree condominiali delle nostre abitazioni, e poi nient'altro.

            Mentre sono ancora sul pianerottolo, intravedo scendere dalle scale dei piani superiori un’inquilina anziana che conosco da diverso tempo, la quale mi saluta, si sofferma per un attimo con un'espressione sul viso come di sorpresa, e poi mi dice con voce tremula che il signor Dino, probabilmente, è stato portato all'ospedale qualche ora prima. Sembra difatti che mentre io mi trovavo fuori casa, sia giunta, senza usare comunque le sirene d’emergenza, un'ambulanza in piena regola, fermatasi davanti al portone del nostro palazzo, probabilmente chiamata direttamente da lui, e che un paio di barellieri, dopo essere entrati nel suo appartamento per qualche minuto, se lo siano portato via, senza che lui avesse detto niente a nessuno. Ringrazio questa donna delle informazioni che mi sta dando, mentre le spiego in fretta che neppure io ne sapevo assolutamente niente, e quindi le faccio anche presente che a mio parere deve essere accaduto qualcosa d’imprevisto, altrimenti Corrado mi avrebbe avvertito senz’altro di questa novità, oppure si sarebbe almeno lamentato con me per qualche patologia, qualcosa di cui rendere necessario ricorrere a delle cure ospedaliere.

            Rientro in casa dopo qualche altra parola ed aver naturalmente salutato l’inquilina, e rifletto se sia forse il caso immediatamente di telefonare alla sua cugina Angelica, che magari è più informata di me su quanto sta succedendo, o almeno per darle io questa notizia fresca. Così, una volta tornato nel mio appartamento, prendo subito il mio portatile, ma all’improvviso mi rendo conto che è probabile che Dino si sia portato con sé il proprio cellulare, ed anche se non è mai successo fino ad oggi che io l’abbia dovuto chiamare al telefono, adesso forse è proprio il caso che lo faccia. Osservo l’orologio e decido di attendere un orario a mio parere più propizio per provare a disturbarlo, considerato che se deve fare qualche terapia nella clinica dove è stato trasferito, sicuramente verso il tardo pomeriggio mi si presenteranno maggiori possibilità di trovarlo a riposo nel letto che a quel punto gli avranno certamente assegnato, ormai senza più nessun sanitario attorno a sé. Giro nervosamente dentro le mie stanze, rifletto, ormai non sono più neppure capace di far nient’altro nell’attesa di chiamarlo.

            Quando avrò sentito la sua voce, e lui, come spero, sarà stato in grado di rassicurarmi sulle proprie condizioni di salute, credo non mi resterà altro da fare che telefonare a quel punto alla sua cugina Angelica per metterla al corrente delle novità, e magari trovarmi anche d’accordo con lei per una visita congiunta all’ospedale dove con ogni probabilità si trova adesso questo degente. Continuo per un po' a muovermi avanti e indietro, nervosamente, ma infine mi siedo sulla mia poltrona, e non so come, forse stanco della giornata, mi assopisco, non per molto, soltanto qualche minuto, il tempo giusto per dimenticarmi dolcemente di tutti i miei problemi. All'improvviso però sento suonare il campanello. Apro, già sulla difesa. È Corrado: <<cessato allarme>>, mi dice. <<Sono andato al pronto soccorso per uno strano moto di affanno che mi aveva preso; ma con una semplice iniezione, in poco tempo, mi è tranquillamente passato tutto>>.

 

            Bruno Magnolfi

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giovedì 22 aprile 2021

Oltremodo cugini.

 

 

            Lei mi ha subito detto che ci sono stati dei momenti difficili, molti anni fa. <<Corrado in quel periodo sembrava diverso>>, ha proseguito, <<e quella donna che aveva preso per moglie lo stava facendo diventare completamente matto con le sue richieste. Fu allora che iniziò a chiedere dei soldi in prestito a tutti i suoi parenti>>. Angelica assapora lentamente il proprio caffè dalla tazza aspirando il liquido con un debole suono di risucchio cadenzato e insopportabile, come se il gusto di quella bevanda fosse soltanto una sua prerogativa. <<Nessuno tra i suoi cugini allora trovò il coraggio di fargli presente che i suoi debiti prima o dopo avrebbero dovuto essere onorati, e la faccenda andò avanti così per diverso tempo, insomma quasi un paio di anni, e io stessa peraltro gli fornii una discreta parte dei miei risparmi>>. Mi guardo attorno per un attimo: dentro al locale c’è il solito via vai di ragazzi che parlano e ridono, forse avrei preferito un luogo più tranquillo, comunque adesso il quadro che si sta delineando sembra piuttosto chiaro: ci sono delle cose, come avrei potuto sospettare fin dall’inizio, che il mio vicino di casa si è tenuto per sé, forse per vergogna, o magari soltanto per un personale superamento di quei fatti. <<Naturalmente nessuno di noi familiari gli fece firmare un solo foglio in cui si riconoscevano le somme date in prestito, ma in seguito, dopo la sua burrascosa separazione dalla moglie, oltre a qualche accenno velato su quei soldi, nessuno di noi gli ha mai imposto, e neppure timidamente chiesto, di restituirli indietro>>.

            Peraltro immagino facilmente come il mio vicino di casa non si sia minimamente preoccupato di rendere ai parenti quei prestiti, e che non abbia nemmeno cercato di restituirli un poco per volta, o impegnandosi almeno per una loro piccola parte, magari tentando di mettere insieme le somme con qualche lavoretto serale oltre l’orario di ufficio, anche per mostrare alla famiglia la sua buona volontà. Forse avrà addirittura pensato che quei quattrini sperperati in così poco tempo, costituissero una specie di risarcimento per il periodo complesso che aveva da poco attraversato, ed in seguito il suo più forte desiderio deve essere stato sicuramente quello di cancellare e dimenticarsi in fretta di tutto. Forse gli deve essere persino sembrato che non usare per niente la vecchia casa di campagna dei nonni, come invece stavano facendo assiduamente i suoi cugini con le loro rispettive famiglie, fosse una specie di risarcimento per quelle somme di denaro avute anni prima. <<Nessuno di noi si è mai sognato di portarlo alla rinuncia dell’eredità, oppure di fargli uno sgambetto economico per un semplice odioso dispetto tra parenti. Però il suo comportamento non è stato troppo corretto, ed anche se adesso vive da solo ed in perfetta tranquillità, ciò non significa che i gesti del passato siano da dimenticare con un colpo di spugna.

Annuisco, non posso fare altrimenti; comprendo che i rapporti familiari siano quasi arrivati fino ad un punto finale di rottura, in considerazione soprattutto dell’indifferenza di Corrado nei confronti delle necessità dei suoi cugini, e che quel compromesso, trovato in qualche maniera da tutti loro ma soltanto adesso, mediante l’azzeramento economico della sua parte di successione, fosse davvero l’unica strada per cancellare almeno qualcosa che non abbia lasciato alle spalle della sua famiglia soltanto indifferenza. <<Lei, signor Domenico, non è propriamente un suo amico, ma soltanto un conoscente, un vicino di casa, una persona sensibile che cerca di sistemare le cose semplicemente per uno spirito altruista, mi immagino>>, dice l’Angelica accendendosi una sigaretta e osservandomi con intensità. Questa donna ogni tanto ha dei gesti più rallentati di altri, come se adoperasse un impegno mentale maggiore per fare una cosa rispetto ad un’altra, come ad esempio guardarsi attorno, voltando leggermente gli occhi e la testa con una calma inverosimile, quasi operando una scansione completa di ciò che la può circondare. <<Certo, e adesso comunque mi pare chiara ogni cosa>>, dico io mentre faccio cenno di alzarmi dal tavolo per indicare pressoché terminata almeno la conversazione attorno a Corrado, <<in ogni caso mi ha fatto molto piacere conoscerla e parlare con lei>>, dico mentre sistemo dei soldi dentro al piattino per il cameriere. <<Certo, anche a me, naturalmente>>, fa lei, <<e magari più avanti si troverà l’occasione per prendere insieme un altro caffè, senza la necessità di parlare ancora di mio cugino>>. 

 

Bruno Magnolfi   

martedì 20 aprile 2021

Piena ragione.

       

            Sono arrivato in netto anticipo nel locale dove abbiamo stabilito di incontrarci, così mi sono seduto con calma ad un tavolo di una saletta in disparte, ed ho tirato fuori un taccuino su cui ho in mente di annotare almeno degli appunti. Non ho certo ripensato molto a tutta la faccenda di Corrado, il mio vicino di casa, soprattutto perché mi pare quasi impossibile che i suoi parenti abbiano davvero l’intenzione di trattarlo in modo così poco cortese, togliendogli la disponibilità di un bene di famiglia. Mi sembra comunque già un buon risultato essere riuscito ad avere alla svelta un appuntamento con sua cugina Angelica per parlarne per bene, tanto più che è mia intenzione eventualmente non insistere neanche troppo con lei sulle cose che mi potrebbe forse rivelare, confidando magari in un nuovo appuntamento tra un paio di settimane, sempre che non ci siano stati dopo questa volta i chiarimenti in cui sto proprio sperando, e che sono qui per domandarle. In fondo chi sono mai io per pretendere chissà cosa da questa persona o dagli altri cugini di Corrado: forse potrei spacciarmi per un avvocato ormai in pensione, ad esempio, ma sarebbe sufficiente lasciarmi sottoporre a qualche domanda tecnica, e la mia copertura cadrebbe immediatamente senza alcun rimedio. E poi non è certo nelle intenzioni del mio vicino di casa farsi rappresentare da un vero legale: le cose sono serie, certo, ma non fino a quel punto. Ed in più lui non desidera certo rovinare i rapporti con gli unici parenti che gli sono rimasti. Per cui, credo vada bene il modo come è stata impostata la faccenda fin dall'inizio: io sono soltanto un suo conoscente, uno che per propria sensibilità si preoccupa di Corrado, e quindi anche dei suoi eventuali problemi.

            Mi sono fatto servire un caffè, anche per ingannare questa piccola attesa, e così adesso mi sto guardando attorno per rendermi conto del motivo, sempre che ce ne sia almeno uno, per cui Angelica abbia scelto di incontrarci proprio in un posto di questo genere: una birreria, quasi una bettola direi, dove la normale clientela continua a parlare a voce alta senza troppi riguardi nei confronti degli altri presenti. Tanto più che in un angolo in fondo all’ampio stanzone principale, c’è persino un biliardo dove si sfidano certi ragazzoni scansafatiche convinti di farsi sempre pagare la propria bevuta da qualcun altro. Lascio il mio taccuino e la piccola cartella che ho portato con me sopra una sedia, e mi accosto con lentezza al tavolo da biliardo, tanto per dare un’occhiata a questo gioco. Uno mi strizza l’occhio prima di fare il suo tiro, e capisco al volo che sta solo cercando un nuovo pollo da spennare appena avrà terminato quella partita in cui adesso è impegnato. Sorrido, si sa che il mondo è composto da grosse volpi e da poveri ingenui, inutile fingersi furbi se non lo si è. Più onesto Corrado allora, penso con convinzione, che preferisce non esporsi, rimanendo più volentieri tra le sue piante da coltivare, che non potranno mai rivoltarsi contro qualcuno, piuttosto che farsi trascinare in cose che forse non è attrezzato neppure per riuscire a comprendere bene.    

Uno dei due giocatori scuote la testa, come a mostrare che le cose stasera non gli girano esattamente come vorrebbe: forse il giovanotto si reputa addirittura fuori forma, oppure sostiene che è soltanto perseguitato dalla solita sfortuna. Inutile guardare tutto l'insieme, penso nella stessa esatta maniera come probabilmente sta riflettendo anche questo tizio che ho proprio di fronte; meglio concentrarsi su ogni singolo tiro, come fosse il solo, e poi rifarsela sempre con la stecca che non va, con le biglie che probabilmente non intendono proprio collaborare, e così via. Riflettendo sul dettaglio si perde più facilmente anche il senso del gioco, così possiamo dire alla fine della partita una parola soltanto che la racchiuda e che faccia da commento a tutto l’insieme. Già, immagino; molto meglio spiegare a un certo punto che non era proprio la giornata giusta per giocare al biliardo.

Torno al mio tavolo, Angelica adesso è già un po’ in ritardo, forse potrei andarmene da questo posto e soltanto più tardi chiamarla al telefono, però aspetto ancora, con una residua fiducia: in fondo che cosa mi importa; sono quasi sicuro, minuto dopo minuto, che starà appunto per arrivare, e al momento che infine sarà qui per davvero, avrò in questo modo con lei un argomento in più per avere decisamente piena ragione su qualsiasi problema ci troveremo a discutere.

 

Bruno Magnolfi 

 

      

lunedì 19 aprile 2021

Io sono razionale.


Stamani sono andato con decisione davanti al portoncino del signor Corrado, gli ho suonato il campanello, ho atteso che mi aprisse, ed infine gli ho detto che nel pomeriggio, se a lui avesse fatto piacere, avremmo potuto fare una passeggiata assieme nel nostro quartiere. Corrado si è schernito, ha detto che forse non gli pareva il caso, ma poi mi ha chiesto di accomodarmi nel suo appartamento per parlarne meglio e con calma, e così mi sono reso conto che probabilmente era la prima volta che mettevo piede dentro casa sua. Dal punto di vista della struttura, è del tutto identica al mio appartamento, soltanto esattamente speculare, essendo l'abitazione di fronte alla mia, ma nonostante questo all’interno mi è apparso tutto subito differente. Così ho seguito il mio vicino di casa attraverso le sue stanze fino a giungere nel giardinetto sul retro dove lui, specialmente in questo periodo, coltiva con passione il suo regno, ed in questa maniera ha potuto spiegarmi timidamente come in questo momento si trovi molto occupato con le sue piante e tutti i suoi fiori. Perciò gli ho fatto presente che avevo ripensato in questi giorni appena trascorsi ai suoi problemi con i propri parenti, e che adesso avevo deciso, dopo la sua recente richiesta, di dargli una mano. <<Signor Domenico>>, ha fatto lui; <<io la ringrazio, anzi mi commuove il suo interessamento, e vorrei tanto che lei avesse il potere di risolvere rapidamente tutti questi problemi che mi assillano, perché sono più che sicuro ne sarebbe assolutamente in grado. Però le cose adesso si sono fatte complesse, ed è difficile riuscire a comprendere chi abbia ragione e chi sia invece nel torto, anche se io cerco soltanto di non dare mai fastidio a nessuno, proprio per non farmi dire alle spalle delle cose sgradevoli, in modo speciale dai miei familiari>>.

Ho annuito alle sue parole, che in fondo se ci penso non mi meravigliano affatto, ed ho lasciato, dopo il mio invito, che si infilasse i suoi guanti da lavoro e riprendesse con i propri impegni alla potatura dei rosai ed al rinvaso di alcune altre piante, proprio come stava facendo fino ad un attimo prima del mio arrivo, ma poi, dopo una pausa, gli ho  fatto anche presente che ero rimasto favorevolmente colpito dalla sua cugina Angelica, tanto che avrei voluto informalmente chiedere proprio a lei, se questo mi fosse stato possibile, e con il suo permesso naturalmente, una maggiore chiarezza riguardo al suo caso familiare <<che pare si stia trascinando>>. Corrado mi ha guardato con sorpresa, mi ha detto che senz’altro non aveva niente in contrario a fornirmi il suo numero di telefono, tanto sapeva bene, conoscendomi ormai da diverso tempo, con quale tatto e delicatezza avrei affrontato quella situazione, ma poi ha subito parlato d’altro, come per alleggerire ogni questione. Ho ascoltato le sue divagazioni, ho osservato il suo bel lavoro con le piante, la terra e i concimi, poi ho detto che era meglio se tornavo alle mie stanze, anche per lasciarlo alle sue occupazioni, e lui accompagnandomi fino alla porta ha scritto frettolosamente sopra un foglietto quel numero che gli avevo richiesto.

<<Pronto>>, ha detto a voce bassa la cugina Angelica, e quando mi sono presentato telefonicamente non ha mostrato nessuna meraviglia nel sentire la mia voce, così come neppure mi ha chiesto come avevo avuto il suo numero. Gli ho spiegato con sincerità che il signor Corrado, chiamato Dino da amici e conoscenti, mi aveva chiesto un aiuto per comprendere meglio la propria questione familiare, e che questo naturalmente era il solo motivo della mia telefonata. E’ rimasta un momento in silenzio, ha lasciato probabilmente che io provassi un piccolo brivido per quella pausa, infine ha detto che forse sarebbe stato meglio incontrarsi per parlarne con calma, ed io naturalmente ho acconsentito volentieri, <<con molto piacere>>, ho anche aggiunto subito, nonostante in seguito mi sia parso di aver fatto un errore ad accettare un po' troppo rapidamente. Così ci siamo accordati per incontrarci giovedì in un caffè di questa zona, in orario pomeridiano, poi ci siamo salutati, e tutto è parso scorrere bene, tra persone assennate, che sono capaci di affrontare razionalmente qualsiasi problema si presenti.

 

Bruno Magnolfi


domenica 18 aprile 2021

Fatto di fumo.

 

            Sento il mio vicino di casa che parla al telefono mentre se ne sta nel giardinetto tra i tanti vasi colmi di gerani e le altre piante che cura. Lo ascolto, mentre rimango fermo, appoggiato alla finestra di casa mia, non tanto perché sono curioso dei fatti degli altri, quanto per il tentativo di comprendere, siccome ho inteso subito che stava parlando con qualcuno dei suoi parenti, o addirittura con quella cugina Angelica che ho personalmente conosciuto anche se solo per un momento e che mi ha addirittura lasciato stranamente un’impressione piuttosto favorevole, come sia possibile che proprio lui, la persona più inoffensiva ed ordinaria di tutte, venga trattato improvvisamente dai suoi veri e unici familiari diretti che gli sono rimasti, così come mi ha brevemente raccontato proprio da poco, quasi un elemento addirittura da tenere a distanza da loro stessi, tanto più che questo mio vicino è un uomo che sta sempre da solo, ed è una persona che vive di poche cose, uno che sa mostrare a tutti quanti che quelle poche cose gli sono per giunta più che sufficienti. Insomma, il signor Corrado è un individuo monotono, noioso, forse anche antipatico, però non darebbe fastidio neppure ad una mosca. <<Va bene>>, dice adesso all'apparecchio. <<Se dobbiamo proprio incontrarci tutti quanti, allora ci sarò anche io>>. Poi chiude la telefonata.

Non lo so, mi pare che sia anche troppo facile con uno come lui ottenere ciò che più si desidera. E mi fa rabbia vedere come questo mio vicino di casa sia destinato indubbiamente a cedere e a piegarsi nei confronti di qualsiasi richiesta, pur lontana dalla sua volontà, che gli venga rivolta o falsamente sottoposta per un suo ininfluente giudizio da questi suoi parenti che appaiono loro peraltro estremamente distanti e indifferenti a tutto, o perlomeno ben lontani da quelli che sono i suoi reali bisogni; vorrei assolutamente cioè, che lui si mostrasse più determinato con loro, meno arrendevole, capace di sostenere con fermezza una propria posizione, ed io sarei persino disposto ad aiutarlo se soltanto mi sottoponesse una richiesta sincera di aiuto. Però è difficile, perché con lui quando ci si immagina di essere facilmente riusciti a conoscerne il carattere, è proprio il momento per accorgersi, anche tramite fatti come questi, che la sua personalità è decisamente più contorta e sfuggente persino di quanto si potesse sospettare. Però rimane comunque il mio più diretto vicino di casa, e forse il mio orgoglio in questo momento mi fa proprio sentire, direi quasi per la prima volta, decisamente solidale con lui e con i suoi problemi, tanto che all’improvviso mi sembra di avvertire l’obbligo caritatevole di fare almeno qualcosa per quest’uomo, ed impegnarmi in prima persona per sostenerlo, anche se in questo momento non saprei proprio in quale modo.   

Forse dovrei riuscire ad avere almeno il numero telefonico di sua cugina Angelica, magari facendomelo procurare proprio da lui stesso, e così chiamare questa donna matura e interessante per spiegarle quello che sta succedendo, i retroscena di apprensione e umiliazione di un uomo che forse può sembrare quasi indifferente a ciò che in questo momento sembra cercare da lui la sua famiglia, ma che è evidente come presenti soltanto una semplice maschera per coprire un'indubbia e profonda sofferenza. E poi naturalmente scoprire dalle sue parole dirette, sempre che lei voglia parlarmi, cos'è che si sono messi in testa tutti quanti, e cosa vogliono ottenere alla fine da Corrado, che è proprio il mio vicino, e certamente non un qualsiasi estraneo. Credo invece di aver compreso perfettamente come lo scopo di tutti coloro che si professano suoi parenti, sia una specie di estromissione definitiva dalla sua famiglia, anche se non ne capisco affatto il motivo, considerato che il loro congiunto è una persona remissiva, che non si metterebbe mai in mezzo ad intralciare gli altri, tantomeno i componenti della propria parentela.

Mi siedo. Forse ci sono delle cose che non so, che non conosco. Altre magari che non ho compreso. Se ci penso a fondo mi pare quasi di non sapere niente di fondamentale di questo mio strampalato vicino di casa. Per tanto tempo mi è parso un tipo anonimo, senza troppa personalità. Adesso, se ci rifletto meglio, mi sembra di non conoscerlo affatto, di non essere riuscito mai a comprenderne la vera indole. Probabilmente conserva strettamente dei segreti noti soltanto ai suoi parenti; e forse quello che mi è apparso fino ad oggi è un uomo che realmente non esiste, un'immagine inventata, una persona fumosa che nasconde dentro di sé chissà cos'altro.

 

Bruno Magnolfi

giovedì 15 aprile 2021

Apprezzamenti/svalutazioni.

 

       

            Qualcuno suona il mio campanello di casa. Mi alzo dalla poltroncina in salotto ed appoggio sul tavolo l'agile volume che stavo sfogliando proprio in questo attimo, leggendo qualcosa qua e là. Apro la porta del mio appartamento provando dentro di me come una certa inquietudine, ed invece mi ritrovo davanti semplicemente Dino, il mio noioso vicino di casa. Lui si scusa subito per il disturbo che può arrecarmi eventualmente con la sua presenza, ma io con la solita sopportazione che adotto nei confronti di questo individuo, lo incoraggio comunque ad entrare, anche perché non mi piace parlare sull’uscio, alla portata delle orecchie degli altri condomini del nostro palazzo. Lui si fa avanti, io richiudo la porta dietro le sue spalle, ed allora mi dice timidamente, mentre comunque resta in piedi nel piccolo ingresso, che sua cugina Angelica, la stessa che ho visto per cinque minuti giusto ieri nel suo giardinetto, lo ha messo al corrente di alcune decisioni che tutti i suoi parenti intendono assumere prossimamente. Si tratta di ipotecare una piccola proprietà di campagna appartenuta ai nonni durante tutta la loro vita, e rimasta in seguito, per molti anni ad iniziare dalla loro scomparsa, a disposizione completa di tutto il resto della famiglia rimasta, quasi come una casa di vacanza, con terreno e parecchi ambienti interni ed esterni, da utilizzare da parte dei tanti cugini e dei nipoti, come meglio gli è parso di fare almeno fino ad oggi, a tutti quanti.            

            Naturalmente Dino, a differenza degli altri, non ci è andato quasi mai in quella casa: un po’ perché timoroso di occupare una stanza per sé e così dare disturbo, e poi perché da solo, senza moglie né figli, a differenza dei suoi cugini; e poi quasi incapace di stare a lungo in mezzo a tutti gli altri parenti durante quelle calde estati infinite. In più, riconosce anche adesso, non si è mai sentito a suo agio in quell’ambiente dove aveva trascorso molto tempo spensierato soltanto quando era un bambino, insieme ai suoi compianti genitori, purtroppo anch'essi deceduti da molto tempo, mostratosi in seguito per lui un luogo piuttosto lontano dai suoi desideri, soltanto pieno di ricordi che inducono una certa tristezza. Però ipotecare, e magari poi vendere tutto quanto per finanziare gli studi dei nipoti, è una mossa che non gli pare troppo corretta, anzi, mi dice con voce ancora più bassa, forse decisamente discriminatoria proprio verso lui stesso. <<Non sono riuscito a dirle di no>>, mi spiega adesso; <<anche se non sono affatto contento per quanto è stato deciso>>.

            Faccio cenno al signor Corrado, da tutti in questa zona però chiamato Dino, di sedersi almeno un momento per parlare con più calma e riprendere fiato, soprattutto perché questa faccenda che mi ha appena spiegato in poche parole, mette in luce un aspetto della sua personalità che non avevo mai preso in considerazione, e questo progressivo isolamento, creato intorno a lui proprio dalla sua famiglia al completo, mi sembra esattamente, nei suoi confronti, quasi una gratuita cattiveria; ma Corrado si schernisce, come fa sempre in questi casi, e dice subito che forse è meglio se adesso rientra semplicemente a casa sua, e aggiunge che si è lasciato dietro delle cose da completare, e delle altre che deve sistemare rapidamente. Lo lascio andare, naturalmente, immaginandolo anche un po’ confuso e desideroso di tornare al più presto in mezzo alle sue cose; ma anche perché questa faccenda lascia me all’improvviso quasi senza parole, non riuscendo per nulla a descrivere le sensazioni che mi sprigiona lo scoprire che una persona come lui riesce di fatto ad essere improvvisamente così diversa da come l’ho sempre immaginata fino ad oggi.  

            Torno perciò a richiudere la porta dietro di lui, restando comunque perplesso, e rifletto subito attentamente sul motivo che mi ha spinto a provare come un piccolo moto di pena per il mio vicino di casa, proprio lui che mi ha sempre mosso ad un po’ di insofferenza in tutti questi anni, con quelle sue piante, i suoi fiori e le sue fissazioni. Adesso invece mi sembra soltanto un uomo da solo, uno che persino i parenti più prossimi vogliono levarsi dai piedi. Non lo so, ma improvvisamente mi pare di essere sempre stato persino troppo severo nei confronti di quei suoi comportamenti, giudicandoli spesso addirittura insopportabili; ed in più, nello stesso momento, è come se mi sentissi verso questo mio vicino di casa, che conosco oramai da tanti anni, sicuramente meno curioso rispetto alle sue piccole manie ed i suoi comportamenti, ma contemporaneamente anche più ben disposto ad apprezzare almeno qualcosa in tutti questi suoi modi di essere.

 

Bruno Magnolfi

martedì 13 aprile 2021

Chiarezza immediata.

 

            Oggi sto a casa. Forse più tardi farò semplicemente un salto al negozio dei generi alimentari per l’acquisto di qualche provvista di cui ho proprio necessità, poi comunque tornerò subito indietro, per rientrare tra queste mura accoglienti del mio appartamento, a leggere, a pensare, sistemare qualcosa, e a fare nient’altro di più. Inizio subito col riordinare al meglio la cucina, svuotando la lavastoviglie e poi ripulendo con cura e precisione le superfici dei pensili e dei fornelli, poi getto un’occhiata fuori dai vetri del finestrone che immette al mio giardinetto sul retro. Corrado, oltre la recinzione che divide le nostre due proprietà, non è ancora là fuori che si occupa come sempre delle sue piante da fiore. Non voglio apparire insistente, perciò non mi voglio mostrare anche se è in casa, perciò attendo, così come  mi sono proposto, che sia esattamente lui a cercarmi, sempre nel caso in cui avvertisse la voglia insistente di parlare con qualcuno. Trascorre in questo modo purtroppo quasi metà della mattinata, cioè senza che avvenga niente di nuovo. Preparo qualcosa per il pranzo, ascolto un notiziario alla radio e mi muovo sempre più nervosamente tra la cucina e la camera da letto, senza combinare niente di particolare. Infine sento una voce che chiama il mio nome. E’ il mio vicino di casa, rifletto, non c’è nessun dubbio, ma avverto dal timbro con cui sta scandendo il mio nome, che vuol lanciarmi anche un segnale di leggerezza, come per togliere quel senso di apprensione che negli ultimi giorni è parso caratterizzare i suoi comportamenti.

Dopo qualche momento, mi affaccio al giardino socchiudendo con calma la porta finestra sul retro, poi guardo verso Corrado, e mi accorgo subito che non è affatto da solo. Allora mi abbottono di fretta la giacca da camera, ed esco del tutto, scendendo con flemma i tre gradini di pietra che conducono sul cortile a ridosso del mio appartamento, mentre cerco di comprendere rapidamente, tramite una serie di occhiate colme di curiosità, chi sia mai questa persona che non ho neppure mai visto prima di adesso. <<Ti presento Angelica>>, fa subito lui da oltre la recinzione divisoria, indicandomi una donna dall’età piuttosto avanzata, comunque con i capelli di un bel color mogano, e dei vestiti abbastanza ricercati ed eleganti. <<E’ mia cugina>>, aggiunge poi abbassando la voce, come per mettermi al corrente di un segreto della sua famiglia. Io faccio sporgere una mano sopra la rete il cui limite rimane fortunatamente ad un’altezza non eccessiva, e stringo per  un attimo appena la punta delle dita della mano di lei, mentre Corrado le dice che io sono il famoso Domenico, cioè il suo vicino di casa. Ho subito notato, nell’espressione della donna che in questo momento mi rimane di fronte, una certa serietà; che forse non vuole significare durezza, e neppure un eccessivo contegno, mi immagino; ma probabilmente soltanto una mancata abitudine al sorriso aperto; cioè, come un’inclinazione decisa alla compostezza. <<Piacere di conoscerla>>, dico a lei assumendo immediatamente un’espressione coerente con la sua, aggiungendo soltanto, tanto per riempire il conseguente vuoto di parole immancabile in questi casi, che quello dove si trova è <<il regno assoluto del giardiniere Corrado, l’individuo dal pollice più verde di tutti>>.

Angelica sembra sorridere, anche se in questo attimo noto immediatamente che non sta mutando quasi niente sulla sua faccia, e poi lei si guarda subito attorno, come a spiegare che per proprio carattere non è proprio il caso di perdere del tempo ulteriore, e che le cose per cui è venuta fin qua, per la prima volta io credo, hanno assolutamente la priorità su qualsiasi altra eventuale sciocchezza. Mi allontano di un passo mentre lei fa altrettanto, la guardo voltarsi di fianco come per un frettoloso congedo, quindi con voce impostata: <<Allora arrivederci>>, le dico; e vorrei subito aggiungere: <<Angelica>>, tanto per mostrare che ho gradito parecchio fare la sua conoscenza; ma mi fermo e mi mordo la lingua, proprio per non mostrare di essere una persona troppo leggera. Mi piace questa donna, lo ammetto: risalgo i gradini per rientrare dentro casa mia quasi indugiando, ed intanto rifletto che tutto al contrario avrei voglia di fermarmi a lungo con lei, qui o in qualsiasi altro luogo possibile, anche soltanto per parlare senza alcun freno di tutto quello che a lei e anche a me possa venire alla mente, con semplicità, restando l’uno di fronte all’altra, come a mostrare vicendevolmente di essere due persone che in un solo attimo si sono sentite in qualche maniera già simili: capaci di comprendersi al volo, senza bisogno neppure di troppe parole per fare chiarezza.

 

Bruno Magnolfi   

lunedì 12 aprile 2021

Minuzie non irrivelabili.

 

            Lo sto praticamente ignorando; questo è il comportamento che mi sono sentito di adottare da qualche giorno a questa parte. Lui d’altra parte non cerca neppure di evitarmi, come magari mi sarei potuto immaginare, ma neanche tenta di attaccare una conversazione esaustiva con me, non andando oltre, quando mi incontra, ad un normale saluto tra due conoscenti che abitano uno accanto a quell’altro. Si chiama Corrado, il mio vicino, ma siccome da piccolo tendevano in molti a soprannominarlo Corradino, in seguito, per tutti coloro che lo hanno frequentato di più, è diventato semplicemente Dino, ed anche adesso che decisamente è un po’ più avanti con gli anni, lui prosegue a presentarsi sempre in questa esatta maniera. Così oggi l'ho chiamato con questo nome, insomma con una certa familiarità, anche se naturalmente proseguo, come sempre ho fatto, a dargli del lei e a dimostrare per la sua persona lo stesso rispetto che desidero, anzi pretendo, sia adottato nella solita maniera anche nei miei confronti. La mia curiosità però è forte, e dopo che lui mi ha superficialmente accennato a dei seri problemi di insonnia e di nervosismo durante tutto quest’ultimo periodo, il mio desiderio di venire a conoscenza del motivo scatenante nei riguardi di questa sua profonda agitazione, si è ormai fatto per me sempre più intollerabile.

            <<Buongiorno, Domenico>>, fa lui come sempre; e poi resta in silenzio. <<Come va oggi?>>, chiedo invece io restando su dei termini vaghi, mentre mi avvicino appena di un passo alla recinzione che divide i nostri rispettivi giardinetti. Lui osserva qualcosa dietro di me, sembra prendere tempo, muove un piede e si guarda per un secondo la scarpa che ha allungato sopra la ghiaia, quindi torna a darmi un’occhiata nella stessa maniera di quando si è sentito chiamare, ma alla fine non sa decidersi a niente, se non a riferirmi, tra tutte quelle che sicuramente gli sono venute alla mente, la cosa più facile a dirsi: <<Tutto bene>>, mi fa; <<hanno iniziato a sbocciare persino le camelie>>, mi dice ancora guardandosi attorno e tirando un po’ su con il naso, per incoraggiare anche il mio naso ad avvertire il profumo dei fiori nell’aria. Naturalmente io resto immobile, come a voler dimostrare che non è questa la risposta che desideravo da lui, ma subito dopo mi pare di essere anche troppo curioso, quasi un indagatore, così sorrido e taglio la conversazione dicendogli che mi è parso di sentir suonare il telefono dentro al mio appartamento. Tornerà sicuramente a chiamarmi, mi immagino mentre entro nella cucina, almeno se conosco bene i suoi modi di fare, visto che odia profondamente essere lasciato da solo, e considerato pure, e lo so per certo, quanto lui provi il desiderio di rivelarmi il motivo che contraddistingue i suoi giorni in questo periodo. Invece niente, nonostante io lasci la porta sul retro ben spalancata, a dimostrazione del fatto che sono dispostissimo ad ascoltarlo, se avesse voglia di parlare con me dei suoi problemi. 

Forse non è ancora giunto il momento che lui sta aspettando, rifletto; così chiudo la porta dopo un lasso di tempo adeguato, e poi metto infine il mio cuore in perfetta pace, almeno per oggi. Più tardi torno a dare un'occhiata al giardino, ma lui non è là, e sono sicuro di non averlo sentito neppure uscire da casa, e quindi è evidente come il mio vicino, anche in questo preciso momento, stia ancora tra le sue stanze a rimuginare chissà cosa sopra i suoi guai. Non vorrei proprio essere chiamato ad aiutarlo in qualcosa, perché questo non è certo ciò che mi riprometto di fare, se proprio non ne fossi in qualche maniera costretto; però almeno sapere che cos'è che lo sta angustiando, credo sia lecito, addirittura direi doveroso da dichiarare da parte sua, considerato il fatto di avermi accennato immediatamente qualcosa, e poi basta. Sono quasi propenso, e probabilmente lo farò non più tardi di qualche giorno ad iniziare da oggi, di chiamarlo di nuovo dai giardini usando il suo diminutivo, e porgli a quel punto una domanda diretta, che non ammetta sotterfugi o strade traverse tramite le quali sfuggire a ciò che oramai diventa sempre più doveroso da enunciare per parte sua, tanto che lui stesso, e questo ormai è più che evidente, starebbe molto meglio e più in pace una volta svelato tutto quanto ciò che continua a lambiccargli in questa maniera il cervello.

 

Bruno Magnolfi 

domenica 11 aprile 2021

Solo tranquillità e sicurezza.

          

            Il mio vicino di casa mi ha rivelato di provare in questo periodo un forte disagio. Naturalmente gli ho subito chiesto il motivo di tanta agitazione, ma lui non ha voluto spiegarmi un bel niente, se non che mi avrebbe chiarito tutto quanto appena gli fosse stato possibile, o meglio quando le cose per lui si sarebbero sistemate in una maniera decisamente più accettabile. Ho capito al volo che ci dovevano essere dei problemi legati alla sua famiglia, ma con lui non ho fatto alcun accenno verso questo aspetto, considerata la riservatezza con la quale generalmente in passato mi ha parlato dei suoi cugini e di quei tanti nipoti, sempre però abbassando un poco la voce, come a sottintendere quanto in realtà non trattasse quell’argomento troppo volentieri, forse proprio in considerazione del fatto che tutti loro sembrano quasi scansarlo, tanto che, a mia memoria, praticamente non si sono neanche più fatti vedere, neppure per fargli una semplice visita nelle ricorrenze o nei giorni di festa. Lui è stato sposato molti anni fa, anche se per un breve periodo, ma le cose fin da subito, poco dopo il suo matrimonio, non sembra siano andate affatto per il verso giusto con questa donna, una persona che purtroppo io non ho fatto in tempo a conoscere, e quindi il passo successivo a quell’immediato brutto periodo pare sia stato per lui il ricorso ad una frettolosa separazione, che a quanto sembra non ha lasciato in loro due neppure troppi strascichi sentimentali. Anzi, ripensandoci, la ragione esatta per cui è venuto ad abitare nell’appartamento di fianco al mio, è stata proprio quella di sistemarsi in una casa più piccola e con meno stanze di quella precedente, più adatta cioè ad una persona che vive da sola.

Adesso, il motivo per cui mi ha rivelato di questo suo nervosismo, probabilmente è legato al fatto di giustificare verso di me un comportamento più scostante del solito, almeno in questi ultimi giorni, cosa che sinceramente non avevo neanche notato; ma l'elemento che credo più saliente di tutti penso sia dato dal fatto che lui avrebbe una grande voglia di parlare dei suoi guai con qualcuno disposto con pazienza ad ascoltarlo, e non avendo sotto mano proprio nessun altro con cui aprirsi, almeno esattamente come sarebbe suo desiderio, ha pensato di usare proprio me, magari durante un giorno dei prossimi, come se fossi propriamente il suo confessore, ed è di questo pensiero adesso, se ho ben compreso, che si è premurato di mettermi al corrente. Non ho avuto niente da recriminare, e naturalmente neppure ho insistito con qualche domanda, oppure anche con delle richieste, che mostrassero un certo interesse di alcun tipo da parte mia, ed anche lui ha subito sterzato i suoi argomenti su qualcosa di più leggero, coronando le sue parole con un accento un po' spiritoso e probabilmente anche ironico, forse per stemperare l’atmosfera fattasi immediatamente pesante, salutandomi subito dopo con un sorriso e con una certa cortesia, proprio come fa quasi sempre, prima di rientrare, alla fine e piuttosto di fretta, dentro la sua abitazione. 

Non so cosa pensare: per nessuna ragione vorrei minimamente restare coinvolto a qualsiasi titolo in mezzo ai suoi guai, ed ancora meno mi piacerebbe dovergli dare dei consigli sui comportamenti che lui dovrebbe tenere verso persone che alla fine neppure conosco. Il mio desiderio più forte resta come sempre quello di stare alla larga da tutti i problemi che possono affliggere questo mio vicino di casa, anche se una certa curiosità nel conoscere la natura della sua agitazione mi pare del tutto normale, almeno da parte mia. In ogni caso è evidente il fatto che io proseguirò come sempre ad essere la stessa persona che sono stato fino ad oggi nei suoi confronti, immaginando che forse la cosa più importante che in questo momento mi viene richiesta da tutta la situazione, è proprio il cercare di essere il più possibile retto e deciso, almeno nei principi generali ai quali ho sempre prestato una fede sincera, ai miei ideali più fondanti di tutti insomma, anche per dare a chiunque mi conosca e che in qualche modo mi circonda ogni giorno, l'immagine di una persona che riesce a profondere tranquillità e sicurezza anche nelle piccole attività quotidiane.

 

Bruno Magnolfi

           

         

giovedì 8 aprile 2021

Azioni poco prevedibili.

 

Ormai lo guardo nella maniera esatta come si guarda un semplice insetto sotto ad una potente lente di ingrandimento. Lo vedo muoversi, dare corso giorno dopo giorno alle proprie abitudini, ai gesti consueti, alle normalità stratificate dall’uso, ed io lo osservo e lo studio, persino anticipando certe volte i suoi comportamenti, come se già conoscessi perfettamente i suoi processi mentali tipici, anche se poi non è del tutto vero, perché ogni tanto riesce in qualche modo anche a sfuggire alla mia immaginazione, con la capacità di meravigliarmi per qualche comportamento messo in opera in modo un po’ differente dal suo solito. Il mio vicino di casa è una persona prevedibile, questo è del tutto evidente, anche se in quello che fa, ogni volta che ne risulta capace, cerca con impegno di inserire una lettura personale delle proprie attività mentali e fisiche, quasi inserendovi qualche elemento vagamente estraneo a dei normali comportamenti, anche se non  giunge mai alla stravaganza, un po’ come se avesse paura di cadere nel rituale, nel risaputo, nella logica dei fatti già troppo definiti e ormai dati per scontati. Si perde nella ricerca dell’uso di parole forbite quando parla con me, oppure nell’insistenza con cui tiene pettinati i propri capelli, pur corti e anche radi, sempre in una certa stessa maniera; e poi gli abbinamenti di colore nelle sgargianti fioriture delle sue piantine, trapiantate nel giardinetto dietro casa secondo degli schemi sempre simmetrici, ed in certi casi addirittura insistenti e ripetitivi. La maggior parte delle volte non mi chiede neppure un parere su molte delle sue attività, tanto è convinto delle proprie scelte, anche se io immagino comprenda benissimo quali potrebbero essere nel caso le mie cortesi osservazioni.

Ci sono dei giorni in cui, desiderando uscire nel mio giardinetto, proprio mentre lui sembra intento a curare le sue piante e tutti i suoi fiori, mi preparo mentalmente alcuni temi su cui cercare di trascinarlo in quelle chiacchiere che immancabilmente sa approfondire con estrema agevolezza, giusto per comprendere meglio così quali siano le sue opinioni attorno a quegli argomenti, anche se, nella maggior parte delle volte, riesce con estrema facilità a coinvolgermi in altre diverse riflessioni che immediatamente sfuggono del tutto a quanto in precedenza mi ero riproposto. In certe occasioni sono stato persino portato a pensare che lui possa avere dentro di sé un innato e specializzato sesto senso, per riuscire in maniera così elegante e veloce a rovesciare i miei sparuti tentativi, e per trasformare ogni mio impulso in una sua diretta riflessione che va proprio a trattare subito di tutt’altre cose, tali da non permettermi più, in tutti quei casi, altri tentativi possibili. Scappa dalle mie argomentazioni, questo è il punto, tanto da togliermi spesso addirittura la voglia di proseguire a parlargli, lasciandomi senza parole e spesso sorridente, ma soltanto per un puro senso di gentilezza, immobile ad ascoltare i suoi deboli vaneggiamenti infiniti e inconcludenti.

Comunque, la cosa che più mi piace fare con il mio vicino di casa, rimane sempre e comunque l’osservazione attenta di ogni mossa che intraprende in modo diretto, oppure che tenta di compiere ma senza avere tutto il coraggio che serve per portarla in fondo. Spesso fingo di guardare da tutt’altra parte, mentre cerco di comprendere che cosa stia facendo, e in altri casi studio semplicemente gli orari in cui esce da casa, o ascolta i notiziari della radio, oppure telefona a qualcuno, senza togliere quei casi in cui inizia a parlare da solo a voce alta, lasciandomi la possibilità di seguire tutte queste cose grazie alle mura sottili che dividono simmetricamente i nostri appartamenti. Qualche volta vorrei addirittura disinteressarmi completamente di lui, e ciclicamente lo faccio per davvero, però solamente per un giorno o due magari, perché in seguito sento di non avere alcuna possibilità di resistere al richiamo che mi offre momento per momento, ed alla fine riesco soltanto a dar seguito al mio istinto e riprendere come sempre ad esaminare ogni sua mossa.

 

Bruno Magnolfi


martedì 6 aprile 2021

Condivisione.

 

Sento delle voci. Cerco subito di capire chi possa mai essere venuto oggi dal mio vicino di casa a fargli una visita, ma nonostante la parete che abbiamo in comune non sia neppure molto spessa, ugualmente non riesco a comprendere una sola parola di ciò che si dicono, pur avvertendo con grande chiarezza più di una voce provenire dall'appartamento di fianco al mio, neppure ponendo in aderenza l'orecchio sul muro, ma soltanto una specie di borbottio sommesso indistinto e poco significativo. Poi mi allontano da lì, vergognandomi leggermente per l'immagine da curioso che sto dando di me stesso, anche se naturalmente sono da solo in casa mia, però infine scosto le tendine del finestrone sul retro di casa, nell'attesa che qualcuna tra quelle persone che parlano tanto, magari si faccia almeno vedere nel giardinetto. Non riesco ad immaginare chi possano mai essere questi visitatori, però provo un certo moto di fastidio nel rendermi conto come ci sia ancora qualcuno che si interessi davvero di questo mio vicino così insopportabile, almeno per come lo vedo io. Poi sento giungere dall'ingresso condominiale le parole di alcune persone che ormai si stanno salutando, ed infine, dopo un altro breve lasso di tempo, gli scatti dei portoni che si richiudono. Silenzio. Potrei andare da lui adesso, sicuramente rimasto ormai solo, accampando una scusa qualsiasi, tanto per saggiare il terreno e lasciarmi confidare le novità della giornata. Il mio vicino è un tipo che non ha segreti, e tutto ciò che conosce lo rivela con grande facilità. Però mi distraggo con delle cose da riordinare nella cucina del mio appartamento, ed alla fine non ci penso più e tralascio di fare qualsiasi altra cosa.

È soltanto più tardi che mi torna a pungolare la curiosità di conoscere chi erano quegli individui che hanno transitato nell'abitazione del mio vicino di casa. Lentamente, ma con una certa decisione, esco nel giardino sul retro del mio appartamento, e scorro lungo la recinzione in maniera da farmi vedere da lui, sempre che in questo momento abbia voglia di gettare almeno un'occhiata da questa parte. Mi soffermo ad osservare un cespuglio di rosmarino che ho sempre avuto, piantato e sviluppato in questa poca terra da sempre, tanto da immaginare che fosse parte della casa fin dalla sua costruzione. Perdo tempo osservando con interesse il muretto di cinta in fondo alla mia proprietà, saggio i mattoni intonacati come se fossero forse indeboliti oppure rotti, poi controllo la rete che lo sormonta, per rendermi conto che tutto sia davvero sotto controllo. Osservo le case poco distanti oltre questa debole barriera protettiva, tocco con la punta della mia scarpa una pietra di porfido del sottile camminamento lungo il giardino che già altre volte avevo notato come leggermente sporgente rispetto al piano, ed in tutte le operazioni che mi tengono così impegnato, mai neppure una volta volgo lo sguardo verso il finestrone vetrato della casa del mio vicino. Lui però sembra proprio che non mi abbia neanche notato, cosa piuttosto strana, addirittura poco consueta tra le abitudini a cui in genere è capace di dare seguito, considerando che praticamente non riesco mai a restare da solo ogni volta che esco qua fuori.

Sono quasi tentato di chiamarlo per nome a questo punto, però ancora mi trattengo, forse si farà vedere giusto tra un attimo, mi sorprendo a pensare, ma infine mi rendo conto che qualcosa è decisamente differente da come me lo sono immaginato. Rientro, chiudo di colpo il finestrone alle mie spalle per dare prova della mia presenza, poi mi siedo cercando di togliere dalla mente tutte le mie curiosità. Potrei sbattere qualcosa sulla parete che abbiamo in comune, rifletto, mostrargli inequivocabilmente che ho bisogno di lui, che ho necessità di sapere, voglia di venire a conoscenza di quanto in questo momento mi è quasi negato. Mi calmo, resto ancora per qualche momento seduto, ma poi mi rimetto in piedi, ed alla fine apro il portoncino che dà accesso lungo il pianerottolo, e suono con decisione il suo campanello. <<Giusto lei>>, dice aprendo il mio vicino di casa, giunto con molta calma e dopo un certo tempo ad aprirmi e a salutarmi. <<Mi ero appisolato sopra la poltrona>>, mi fa; <<però avevo anche io il desiderio di vedermi con il mio caro vicino per fare quattro chiacchiere. Spero non le dispiaccia>>.

 

Bruno Magnolfi

venerdì 2 aprile 2021

Riferimenti esatti.

              

            Oggi sono uscito per farmi un giro a piedi. Mi sono quasi spinto fino in centro, e nonostante non sia troppo abituato a camminare, non ho provato particolari apprensioni, e non ho neppure sentito troppa fatica fisica, fino a quando però, come fosse un approdo sicuro, non ho intravisto il solito caffè dove, quando capita, mi fermo volentieri a riprendere fiato e a ristorare il mio corpo. Mi sono fatto servire dei piccoli panini imbottiti ed anche un calice di birra alla spina, sedendo ad un tavolino appartato proprio in un angolo vicino alla vetrina. Poi ho sfogliato il quotidiano a disposizione dei clienti, e mi sono beato del gusto di indescrivibile sospensione che generalmente si respira là dentro. Mi piace molto stare in un locale del genere quando fuori le giornate appaiono belle e incoraggianti, e immaginare così anche la stessa passeggiata che mi attende, da qui fino a casa mia, come un vero viaggio di ritorno da chissà quale avventura, come se la giornata nella sua interezza fosse un evidente periplo da cui doversi divincolare, fino al ritrovo finale nel giusto valore da dare anche alle piccole cose, come ad esempio rientrare semplicemente in casa propria. Fuori intanto le persone passeggiavano in modo regolare lungo i marciapiedi, ed io ne osservavo sovrappensiero il costante flusso, comunque senza neppure concedere loro neanche troppa attenzione. Poi le cose hanno cambiato completamente di senso, perché quasi nascosto proprio dietro ad un gruppo di individui sparsi che camminando parlavano un po’ a gesti, mi è parso di vedere la sagoma del tutto inconfondibile del mio vicino di casa. Mi sono subito schermato  con il giornale che avevo accanto a me, ed ho sperato dapprima che non fosse veramente lui, ed in seguito che non avesse la voglia di entrare proprio dentro al mio locale.

Dopo un minuto invece è arrivato davvero, e peraltro mi ha adocchiato subito, addirittura mentre chiudeva la porta del caffè alle sue spalle, e si è diretto invariabilmente proprio verso di me, senza dubbio per salutarmi con la sua solita cortesia risaputa e insopportabile. Mi ha detto che era proprio una fortuna ed anche una combinazione particolare, il fatto di essersi ritrovati esattamente nello stesso luogo, ma da come lo ha spiegato ho avuto l'impressione quasi che mi avesse seguito per strada, ad iniziare chissà da dove, come fosse quasi incapace di tracciare dei percorsi autonomi da me e dalle mie passeggiate. Ho fatto cenno che poteva sedersi, naturalmente se lo desiderava, soprattutto per evitare di vederlo in piedi vicino a me con quel sorrisone stampato sul viso e quei suoi modi anche troppo ossequiosi. Come immaginavo, lui in un primo momento ha persino rifiutato, sostenendo di essere soltanto di passaggio, ma poi senza dir altro si è seduto, quasi prendendo una propria iniziativa. Allora gli ho offerto una birra esattamente come la mia e così il cameriere l'ha subito servita al tavolo e lui ne ha bevuto un sorso. <<Dobbiamo sentirci contenti anche di una semplice giornata di sole>>, ha detto poi, tanto per sentirsi dire da me che aveva proprio ragione. Poi mi ha parlato di alcune sciocchezze condominiali di cui è venuto a conoscenza negli ultimi giorni, ed infine ha attaccato come sempre con il suo tema preferito: i fiori che sbocciano in questo periodo e quelle piante che in primavera iniziano ad uscire dallo stato vegetativo. Ho annuito in silenzio, concentrato nella maniera più adatta a sfuggire alla sua eloquenza ed andarmene dal locale senza l' impiccio della sua presenza.

Lui deve aver capito la situazione a un tratto, e in virtù di questo si è alzato, mi ha spiegato che adesso doveva proprio andare e dopo altri cento saluti e ringraziamenti è uscito dal locale. Ho tirato un sospiro di sollievo, mi sono trattenuto per altri dieci minuti, poi ho pagato il conto e sono uscito anche io, rassicurato nella mia solitudine. Ho camminato con grande calma fino a casa, ho attraversato anche qualche strada traversa tanto per variare almeno qualcosa, e quando sono giunto nella via dove abito mi sono sentito bene, rassicurato dalla mia lunga passeggiata. Il mio vicino purtroppo era lì come quasi sempre, proprio accanto al nostro portone condominiale, mentre parlava con un conoscente. Mi ha guardato con espressione illuminata, ha fatto posto per farmi passare più agevolmente, e poi ha detto all'altro: <<Ecco qua la persona più cortese di tutto il quatiere>>, indicando me con il suo sguardo, ma riferendosi naturalmente all'altro.

 

Bruno Magnolfi