mercoledì 30 marzo 2022

Culla dei sogni.


Io sto bene con gli altri. Anche se in certi momenti fingo di desiderare la solitudine, in realtà a me piace sentire le persone attorno a me, e dentro a questo camper non potrei mai stare senza i miei amici. In certe occasioni mi guardo attorno e mi pare quasi impossibile poter viaggiare attraverso questi paesaggi unici da dentro ai finestrini di uno scatolone viaggiante, dove però non sembra mai mancare niente, e tutto ciò che risulta presente all’interno serve quasi soltanto alla ricostruzione costante di un meraviglioso microcosmo autonomo, capace come di galleggiare sopra una rete infinita costituita da grandi strade asfaltate, ma anche da piccoli viottoli di ghiaia, collegamenti capillari e diffusi verso tutto quanto sia desiderabile. Ci fermiamo, riposiamo, si riparte, anche se non c’è un calendario esatto delle cose da affrontare, eppure tutto scorre bene, come se seguisse alla lettera un progetto che si va chiarendo dentro la nostra testa ad ogni attimo.

<<Mi piace>>, dico ogni tanto a voce alta; e così ricordo a tutti la capacità di sentirsi rallegrati da ciò che abbiamo attorno, dai luoghi dove siamo stati capaci di giungere, dal nostro morbido solcare questo breve periodo di tempo che è la nostra vacanza, senza neppure troppi punti fermi. A tratti il senso di libertà ottenuto pare persino troppo forte, tanto da provocare nella mente piccole vertigini, quando in altri momenti invece, chiudere gli occhi in luoghi così distanti dalle nostre case, provoca addirittura un senso di soffocamento, quasi un’apnea prolungata che si può anche sperimentare, restando immersi a lungo in un’acqua marina torbida e invischiante, ma soltanto per il gusto di sperimentare il proprio limite. <<Va tutto bene>>, ripeto agli altri certe volte; non c’è proprio alcun bisogno di scavare dentro noi stessi, magari nel tentativo di scoprire il fondo segreto di tutti i nostri pensieri; è sufficiente così: tirare avanti senza porsi mai delle domande inutili e dirette, e accarezzare il nostro cane paziente che ci segue comunque, verso qualsiasi destinazione siamo capaci di metterci in testa.

Io sono gli altri, penso certe volte, e non ho bisogno di mostrare la mia personalità o i miei gusti, posso lasciarmi andare con tranquillità a ciò che segue immediatamente qualsiasi attimo, perché lo scostamento di idee tra ognuno di noi è talmente blando da essere praticamente ininfluente. Si respira di continuo il profumo forte di queste onde oceaniche che si abbattono potenti sulle coste bretoni dove ci troviamo, e certe volte si cerca un giusto riparo dal vento intenso che corre sulla superficie dell’acqua e sopra le creste di schiuma bianca, fino alle immense distese sabbiose lasciate umide dalla marea. Le fasi lunari ci sovrastano, per questo proviamo nel nostro corpo tutta l’attrazione astrale possibile, alla stessa maniera della massa d’acqua che compie continuamente il suo gioco infinito. <<Fantastico>>, ripeto dentro l’aria colma di salsedine, e poi con gli altri cerco riparo di nuovo dentro al nostro camper, il nostro piccolo guscio di lumaca. Fuori l’umidità e la pioggia sottile della stagione invernale appanna i finestrini, rendendo la visibilità poco realistica, eppure ci accontentiamo in fretta di ciò che è possibile vedere, semplicemente immaginando il resto, come seguendo una regia inquietante fatta di immagini obbligate.

Vorrei sospendere il tempo, almeno per un po’, e disinteressarmi della concretezza degli avvenimenti, della qualità della giornata, dei piccoli preamboli che spesso si creano, prima di apprezzare con decisione quanto ci è dato attingere dall’evidenza. <<Dobbiamo lasciarci andare, qualche volta>>, dico ancora a voce alta; e non ha alcuna importanza che gli altri tre qua dentro si trovino davanti a me a scambiare dei piccoli sorrisi di normale tolleranza. E’ necessario far uscire i propri pensieri dalla mente, almeno durante determinate situazioni, anche se la comprensione vera delle espressioni usate non è mai così scontata. Poi ripartiamo, non abbiamo neppure deciso esattamente verso dove, ma la cosa più importante non è certo questa, considerando che adesso abbiamo di fronte tutto il tempo necessario per decidere dove e quando fermarci nuovamente. E forse è proprio questo il punto saliente e anche lo scopo finale di tutto il nostro vagare: girare a caso in qualsiasi condizione lungo questa costa così rustica e selvaggia, e divertirci senza alcuna razionalità a perdersi continuamente, ora magari in un trascurabile dettaglio, ora invece nell’immensità oceanica che di fronte a noi non ci abbandona quasi mai. Infine sorrido mentre chiudo gli occhi per dormire: ma forse soltanto perché so già che il nostro camper si farà immediatamente una perfetta culla per tutti i nostri sogni inconcludenti.

 

Bruno Magnolfi         


lunedì 28 marzo 2022

Crono programma.


Sembra che in questo momento non si possa parlare d'altro che dei problemi che riguardano i francesi, e dei manifestanti che sfilano con i loro gilet gialli. Ed anche soltanto vedere in giro degli operai stradali con un normale abbigliamento da lavoro ad alta visibilità indosso, fa subito pensare a quei cortei scomposti che hanno luogo in questo periodo lungo le strade di Parigi e non soltanto. Tutto ciò che abbia un minimo d’importanza pare avvenga esattamente da quelle parti, o comunque in tutte quelle altre città maggiori della Francia, dove i cortei gremiti da questa gente si susseguono oramai da settimane. Stare in vacanza con un camper oscillando tra dei piccoli borghi marini e certe raccolte cittadine della Bretagna e della Normandia, dove peraltro le notizie arrivano già leggermente offuscate e filtrate, fa sentire chiunque come lontano da tutto, isolato dalla realtà, anche se gli argomenti messi in evidenza dai notiziari e dai giornali sono forti e molto pregnanti. Certo, fa simpatia pensare ad un movimento spontaneo e popolare di persone che coraggiosamente portano in piazza e per strada le proprie evidenti insoddisfazioni, però fa paura leggere come all’interno dei gilet gialli si siano anche inseriti personaggi di qualsiasi colore politico, qualcuno persino violento, spesso interessati esclusivamente allo scontro diretto col potere politico francese.

Antonio ha iniziato col dire che lui adesso si sente quasi come un turista scemo che riesce a guardare attorno a sé soltanto una realtà superficiale, senza riuscire a vedere ciò che invece appare a tutti di un’enorme importanza, e quando Renato ha cercato di redarguirlo spiegando che ciò che va a sfilare lungo le strade delle grandi città, sono soltanto i frutti maturi dei problemi irrisolti della nazione francese e dei suoi governi, Sandra è intervenuta mostrando un articolo in cui si dimostra che anche in Italia iniziano ad esserci dei simpatizzanti proprio di quelle stesse manifestazioni, ed in parte anche abbastanza organizzati, e che un movimento politico italiano molto importante ha dichiarato proprio in questi giorni di essere assolutamente dalla loro parte. Lina resta in silenzio come sempre, anche se è evidente come stia cercando dentro di sé un’opinione anche forzatamente personale, un giudizio proprio insomma, che con ogni probabilità riesca a tenere a distanza in modo simmetrico la violenza di massa lungo le strade cittadine, ed anche i poteri forti del governo e delle due camere francesi. Le giornate in ogni caso vanno avanti, ed anche se in qualche momento è difficile godere appieno della bellezza intensa dei luoghi che vengono visitati, all’interno del camper si cerca di essere tranquilli, sereni, quasi indifferenti sia ai lacrimogeni ed ai proiettili di gomma che vengono sparati, sia alle tante vetrine infrante delle banche e dei negozi. Andare a vedere di persona cosa va accadendo per le vie delle città francesi, resta un’opzione indefinita e ancora non affrontata da nessuno di loro in modo diretto, anche se Sandra, più degli altri, ha già dichiarato più volte quanto vorrebbe rendersi conto apertamente di quei fatti.

<<La nostra è soltanto una gita di piacere>>, ha detto allora suo marito Renato durante la loro serata a cena. Nessuno degli altri tre ha trovato al momento niente da opporre, considerando forse che quella era l’indubbia verità, ma forse nessuno di loro si è trovato completamente d’accordo con questa semplicistica e superficiale definizione. <<Non possiamo sempre girarci dalla parte opposta e guardare soltanto quello che ci piace>>, ha sparato Sandra dopo diversi minuti, sottovoce ma con un tono piuttosto convinto, mentre Lina, quasi dandole seguito, ha detto improvvisamente e con grande convinzione, almeno in apparenza, che a lei sarebbe piaciuto dedicare proprio l’ultimo giorno della loro vacanza in Francia, alla città di Nantes, <<dove peraltro mi risulta che ogni sabato stanno anche sfilando le manifestazioni dei gilet gialli>>. Nessuno ha commentato, lasciando nel silenzio quella possibilità importante, quasi immediatamente un dato di fatto, e considerato tutto quanto, ognuno però ha subito aggiornato mentalmente il proprio crono programma, inserendo assolutamente quella tappa al temine del loro giro. Quando poi si sono alzati dal piccolo tavolo dentro al camper per lavare e sistemare le stoviglie, Antonio ha indicato a tutti con un dito sopra la cartina il percorso migliore per raggiungere quella città, dimostrando che alla fine risultava assolutamente qualcosa di accettabile.

Sandra è sembrata immediatamente soddisfatta, e Renato le ha sorriso, quasi ad indicare con ironia che i modi di sua moglie risultano sempre quelli più vincenti, mentre Lina si è come estraniata subito dal gruppo, tanto da proporsi per fare più tardi un giretto là attorno con il cane.

 

Bruno Magnolfi

 

 

venerdì 25 marzo 2022

Oceano aperto.


            Lei si sente sempre la solita. Forse su certe cose può anche apparire leggera per alcuni versi, e forse soltanto annoiata per altri, ma alla fine pensa semplicemente di essere una donna che manda avanti un’esistenza normale, agli occhi di qualcuno forse piuttosto vuota e anche un po’ grigia, ma che invece lei riesce spesso a tradurre come interessante, grazie ad una certa spiccata personalità. Si tratta spesso di sentirsi diversi da chi ci sta vicino, accorgersi che molti dei propri pensieri appaiono inconsueti ed anche piuttosto distanti da quelli degli altri, e che soprattutto le proprie scelte non riescono quasi mai ad essere dettate dalla banalità che spesso dilaga in quasi tutti. Non è tanto il fatto che Lina non si senta mai del tutto compresa dai suoi conoscenti, quanto che a lei non interessa, anzi proprio non le piacerebbe nemmeno, che quei suoi amici fossero del tutto in grado di capirla davvero. Il sipario che crea davanti a se stessa serve esattamente a questo scopo, anche se ovviamente le pare importante che magari qualcuno tenti ogni tanto di alzare almeno una parte di quel velo di separazione. Qualche volta con Sandra si è già lasciata andare a qualche confessione piuttosto misurata, ma non ha ottenuto dei grandi risultati. Con Renato invece deve ammettere di avere scoperto un’intesa naturale, che neanche ammette l’uso di troppe parole e spiegazioni.

            Oggi le è piaciuto da subito sedersi al suo fianco, mentre con pacatezza René, come lo sta chiamando lei in questa vacanza,  si è messo alla guida del loro camper. Dietro alla cabina Sandra ed Antonio appaiono adesso molto silenziosi, forse intenti soltanto ad osservare il panorama, mentre la casa su ruote si muove tranquilla alla volta di Concarneau, nella bassa Bretagna, attraverso la rotta a sud di Quimper. A lei sembra a tratti di poter addirittura scambiare i pensieri con lui, apprezzando il suo modo di guidare attento e tranquillo, quasi come stesse portando avanti con Lina una piacevole conversazione delicata e complessa, pur senza proferire alcuna parola. Lei per suo conto non ha neppure bisogno di guardarlo: le è sufficiente osservare la strada costiera davanti al loro camper, usando quasi la stessa angolazione di visuale che adopera Renato, per sentirsi in questo modo estremamente vicina a lui, praticamente immedesimata nella stessa attenzione con cui lui sta conducendo il loro mezzo. Sorride, quando qualche imperfezione della strada la sballotta un po’ sul sedile, e Renato assume subito così un’espressione divertita, come se l’accettazione della realtà da parte di tutt’e due, fosse data soltanto da quella specie di tolleranza, capace persino di divertirli attraverso dei piccoli gesti usuali.

            Sarebbe sicuramente bello poter fermare almeno un momento il motore, accostando il camper sul ciglio della via, ed immediatamente lasciarsi andare ad un abbraccio sincero e sentito, unione fisica oltre la mente, anche se una cosa del genere appare del tutto impossibile e forse persino troppo risolutoria. Null’altro allora ha qualche importanza, se non tutto quello in grado di trasmettersi così tra loro due, in una sorta di identificazione continua ognuna nell’altro, unica possibilità lasciata a due persone come loro, impegnate in una normale vacanza, ma assieme ai propri rispettivi coniugi. Una punta di dolore sottile e costante prende Lina nelle situazioni in cui non riesce a esprimere se stessa, mescolandosi completamente ad un dolce piacere inconfessabile proprio per l’assenza di definizione e di un epilogo: quasi un sogno leggero e meraviglioso, prolungato a dismisura nella imminente coscienza della realtà.

            La strada lascia la costa d’un tratto, attraversa per diversi chilometri l’interno del Finistère, ed infine giunge sul ponte del grande fiume Odet, nei pressi del paese Benodet, dove una sosta è del tutto auspicabile. Non ci vuole poi molto ad infrangere quella dolce atmosfera in cui loro due si sentono immersi, ed una volta arrestata in un parcheggio la casa su ruote, Renato guarda per un attimo Lina negli occhi, quasi avessero scambiato tra loro durante la strada tutto quanto fosse parso possibile; infine si volta sul retro del mezzo per spiegare a sua moglie e ad Antonio che forse quattro passi ed una breve visita ad un caffè lì vicino da lui sarebbero sicuramente molto apprezzati. Lei, non vista, gli sfiora una mano, gli fa sentire la sua sincera tenerezza, poi apre con calma lo sportello, e quindi scende dal camper: <<ci sono degli isolotti, poco lontano>>, dice quasi per spiegare a se stessa quello che lei sta vedendo, oltre la grande foce del fiume, nell’oceano aperto. <<E’ vero>>, interviene Antonio, suo marito, una volta con i piedi per terra; <<sarebbe bello avere il tempo utile per fare una visita fin là>>.

 

            Bruno Magnolfi      

mercoledì 23 marzo 2022

Meglio di così.


            Diario. 7° giorno. Adesso finalmente sono da sola. Ho portato il mio quaderno in questa camera d'albergo, e mi sono seduta davanti a questo piccolo scrittoio proprio per annotare le mie migliori riflessioni su tutto quanto sembra vada accadendo. Renato in questo momento è nel bagno a godersi la sua doccia, ed io purtroppo non sto benissimo, perché mi sembra proprio di aver tradito l'amicizia di Antonio e di Lina nel momento in cui ho accettato di venire qui in questa locanda, invece di restare insieme a loro, come forse avrei proprio dovuto, a condividere anche stasera l’interno del nostro meraviglioso camper. Li ho visti comunque, quando mi hanno gettato un'occhiata storta, nello stesso momento in cui ho annuito alle parole di mio marito, perché se da Renato forse ci si poteva anche aspettare qualcosa di questo genere, per quanto mi riguarda non credo me ne ritenessero del tutto capace. In fondo non è accaduto niente di particolarmente grave, anche a pensarci bene; però è come se d’improvviso si fosse rotto un equilibrio che ancora era capace di restare in piedi, grazie soprattutto alla capacità mediatrice delle parole usuali scambiate tra di noi nel dare corso ai piccoli spostamenti giornalieri con il camper, ed anche agli acquisti di cibo nei vari supermercati francesi. Perché da quando siamo partiti non stiamo scambiando nessuna particolare opinione sui temi che possono avere una qualche importanza, soltanto piccoli pareri sulle cose più ordinarie possibili: soprattutto mangiare e viaggiare.

            Prima di questa vacanza pensavo che ci sarebbe stato proprio il tempo e la voglia, assolutamente per tutti e quattro, di parlare diffusamente di noi, del nostro futuro, delle motivazioni che ci hanno portato a non desiderare dei figli, ad esempio, ma anche del nostro rispettivo lavoro, delle nostre personali aspettative, delle tante decisioni importanti da dover prendere nei prossimi anni, e così via. Invece tutto rapidamente si è ridotto a delle piccole sciocchezze da scambiarsi con monotonia, coltivando svogliatamente, in ciascun giorno e ognuno per proprio conto, una piccola distanza dagli altri, cosa che si è fatta in poco tempo sempre più grande e importante, senza neppure una vera motivazione di fondo, almeno secondo il mio parere. Ho anche pensato, più di una volta, che il nervosismo accumulato in tutto questo breve periodo da ognuno di noi, sia stato dato anche dai fatti violenti dei gilet gialli che stanno purtroppo accadendo a Parigi e nelle altre città del paese, non perché quelle vicende ci riguardino particolarmente da vicino, ma in quanto capaci di costringerci a formarsi una propria opinione, peraltro diversa per ognuno di noi. Ma anche questo, invece di diventare un ambito aperto di scambio e di discussione nel nostro camper, si è subito costituito come un robusto muro invalicabile, una separazione di impressioni e di malumori, quasi un motivo insopportabile di divisione e di forte insofferenza.

            Fino adesso non ho voluto fare quella superficiale che prende in mano l’iniziativa e magari sorridendo spara delle domande più o meno precise sulle cose più spinose che volta per volta si presentano, proprio per far tirar fuori ad ognuno il succo di quello che non gli va per il verso giusto; ma non è detto che prima del termine di questa vacanza non mi riproponga qualcosa del genere. Soprattutto mi meraviglio della mia amicizia con Lina, improvvisamente da lei degradata quasi a semplice conoscenza occasionale. La sua personalità vagamente sfuggente la conosco ormai da parecchi anni, e la ravvisavo già nella norma di tutti i suoi comportamenti e dei suoi modi, almeno fino a ieri, e mi pareva comunque una semplice questione di carattere, o almeno così la riflettevo; ma la sua improvvisa lontananza da tutto ciò che riguarda la mia persona in questa vacanza, mi è parso in questi giorni un qualcosa che riesce ad andare oltre tutte le mie aspettative, tale che non mi sarei mai aspettato da lei. Le cose poi non sono perfette neppure con mio marito, e forse è proprio per questo che ho accettato di dormire stanotte in questo albergo, per non osteggiarlo, per vedere se riusciamo a trovare così una sintonia migliore, condividendo almeno una scelta qualsiasi.

            Non so proprio, con questi presupposti, come potrà presentarsi la nuova giornata di domani: nella mattina io e Renato probabilmente andremo al piano inferiore per consumare la nostra colazione, osserveremo distrattamente l’orologio, pagheremo con naturalezza il conto della camera, e aspetteremo il camper con Lina e Toni pronti a riprenderci con loro. Li ringrazieremo subito per la puntualità, e certamente porgeremo loro dei grandi sorrisi, per il piacere di ritrovarci insieme dopo questa piccolissima parentesi. E forse tutto davvero apparirà migliore.

 

            Bruno Magnolfi      

          

lunedì 21 marzo 2022

Poco distante.


            C’è un locale, vicino ad una scogliera della Bretagna, dalle parti di Lannion: un posto caratteristico ed anche piuttosto rinomato, dove servono soprattutto dei piatti tipici di quella zona, ma non soltanto. Alla partenza loro quattro erano rimasti d'accordo per divertirsi a cucinare e a consumare ogni pasto dentro al proprio camper ben attrezzato, ma adesso che sono giunti praticamente a metà di tutta la vacanza, si sono resi conto che qualcosa ha fatto calare leggermente quell’entusiasmo di vita comune che avevano all’inizio, per quella meravigliosa casa viaggiante. Difatti quando Renato distrattamente ha detto, mentre consultava una guida turistica, che a lui sarebbe proprio piaciuto andarci in quel bel ristorante indicato sulla pagina che aveva sotto agli occhi, anche gli altri senza farsi tanti problemi hanno subito annuito. Così nel pomeriggio si sono fermati per un momento là di fronte, per vedere il posto personalmente, ed alla fine hanno prenotato un tavolo per l’ora di cena, apprezzando distrattamente, ma con un certo desiderio, l’ambiente caldo e confortevole della grande sala da pranzo. Naturalmente più tardi si sono presentati al cameriere indossando per la serata il loro miglior abbigliamento, e poi si sono seduti al posto prenotato. <<Mi piace>>, ha spiegato Sandra una volta sistemata, interpretando in questo modo il pensiero di tutti, e subito ha iniziato a tradurre agli altri il ricco menù che si è rapidamente ritrovata sotto agli occhi. Crepes, funghi, crostacei, carni e pesce, oppure ricche insalate, a Le Yaudet si possono ordinare molti piatti diversi, si tratta soltanto di avere le idee chiare su ciò che si desidera assaggiare.

Il cameriere è cortese e sorridente, conosce bene qualche parola d'italiano, ma mentre prende le ordinazioni del tavolo si fa serio e spiega in due parole che questo è un momento difficile per la Francia, divisa com’è tra le legittime motivazioni dei gilet gialli disperati, ed un governo che non sta operando male, ma forse non riesce a prendere delle decisioni giuste. Lina dice di voler provare delle crepes al formaggio, ma se ne resta a testa bassa, come incapace di avere delle opinioni precise su quella realtà sofferta da tutti i francesi. Renato invece desidera mangiare dei crostacei, ma anche del pesce atlantico, mentre Antonio sembra attratto dalla carne locale, soprattutto montone, e persino un assaggio di andouille, una tipica salsiccia affumicata di quella zona. A Sandra dispiace non poter dare un parere preciso sulle manifestazioni di Parigi, però tutto quell’argomento per lei resta confuso, così si limita a chiedere quale sia la città più vicina bersagliata dalle manifestazioni. <<A Nantes>>, risponde lui; <<le persone tirano sassi alle forze dell’ordine, e i poliziotti naturalmente rispondono con i lacrimogeni>>. Lei ordina il piatto caratteristico del locale, e poi lascia che il discorso cada, senza trovare niente da chiedere ancora.

Il ristorante, al piano superiore, ha anche delle stanze d’albergo, e Renato dice che per rompere la monotonia forse a lui piacerebbe rimanere a dormire in una camera in muratura per quella notte, ed anche per farsi una doccia senza l’incubo perenne della mancanza d’acqua, ma Lina ed Antonio non sono affatto d’accordo, tanto che dicono subito di essere disposti a starsene tranquillamente da soli dentro al camper, se lui e Sandra decidessero di restare a Le Yaudet. Sandra pare non abbia un’opinione precisa neppure su questo, anche se è comunque disponibile, tanto che alla fine lascia decidere al marito, che si informa subito sulla possibilità di tenere in albergo anche il loro piccolo boxer. Alla fine ogni cosa pare accordarsi, e tutti quanti sembrano proprio soddisfatti di quella cena, complimentandosi con il cameriere che così porta il conto e lascia ai quattro la possibilità di trattenersi ancora un po' presso quel tavolo, anche se adesso non appaiono più troppo loquaci. <<Va bene>>, fa Lina alzandosi in piedi e senza particolari espressioni; <<adesso è proprio l’ora di tornarcene a casa>>. Antonio le va subito dietro, e gli altri due si preparano a seguirli, almeno per andare nel camper a prendere il cane e le cose che possono servirgli per quella notte.

            <<Siamo stati bene>>, dice Antonio, quasi fosse quello il finale della loro convivenza sulla casa viaggiante; ma lo dice soltanto per scherzo, riferendosi seriamente soltanto alla loro cena. Si accordano poi rapidamente su un orario comodo per tutti in cui passare, la mattina seguente, a prendere in albergo Sandra e Renato; subito dopo avviano il motore dell’autocaravan, salutano frettolosamente i loro amici, e quindi se ne tornano a riprendere posto nello stesso parcheggio comodo e silenzioso dove si erano fermati nel pomeriggio, assolutamente poco distante.

 

            Bruno Magnolfi

giovedì 17 marzo 2022

Navicella interstellare.


            Lui si sente a posto. Quando si mette alla guida di quel loro grosso camper prova su di sé tutta la responsabilità di ciò che sta facendo, ma non ne prova alcuna ansia, ed anzi se ne ritiene persino un po’ orgoglioso. Gli piace che agli altri sia possibile restarsene perfettamente tranquilli sul retro a parlare o ad occuparsi di qualcosa: magari cercare sulle cartine il luogo migliore dove sostare per un’ora o due, oppure un posto dove fermarsi per trascorrere la notte; perché tanto alla strada e alla guida ci sta pensando lui, anche se si tratta di strade minori e costiere, spesso strette, piene di curve e poco agevoli, proprio come quelle che stanno percorrendo in questa mattinata. Il motore gira bene, il serbatoio del carburante è quasi pieno, e l’olio è stato rabboccato da appena un paio di giorni. Tutto il resto è lontano, distante, come l’orizzonte indefinito sopra questo mare celtico, o davanti al golfo di Biscaglia, dove navi e imbarcazioni di ogni genere hanno incrociato per secoli alla ricerca ogni volta di chissà che cosa. La vita è qui, invece, adesso, dentro questo scatolone viaggiante che non ha neppure una meta definita, salvo proseguire su queste strade bretoni a scrutare vedute panoramiche, angoli nascosti ed incantevoli, scogliere scure e levigate dall’oceano. Il mondo è soltanto un pensiero remoto, con cui non si ha quasi più niente da spartire, se non le poche cose necessarie per la prosecuzione del viaggio. Così lui certe volte immagina il percorso esistenziale: un sentiero impervio durante il quale scansare buche ed anfratti, e mettere in campo ogni necessaria abilità per riuscire bene in questa navigazione difficile e complessa.

            Qualcuno gli ha ricordato tante volte che la vita è fatta soprattutto di continue scelte, ed anche della migliore destrezza possibile nel decidere l’indirizzo giusto verso cui dirigersi, ma lui non ha mai dato troppo ascolto a tutto questo, e spesso e volentieri ha lasciato che il caso si prendesse su di sé la responsabilità di qualsiasi risoluzione. Ha quasi sempre preferito il percorso, insomma, piuttosto che la destinazione finale, ed anche adesso si sente profondamente rilassato mentre prosegue a mantenere le ruote del suo camper sull’asfalto, anche se non sa perfettamente verso dove si protende quella strada, e quando sarà il momento giusto per fermarsi e spegnere il motore. Dietro forse parlano, intavolano piccoli progetti, osservano le varie zone che il camper sta attraversando, mentre scorrono le immagini fuori dai finestrini accanto a loro; eppure quella lontananza positiva dalla realtà che prova lui, forse gli altri non sono neanche capaci di metterla perfettamente a fuoco alla stessa maniera; ed allora ecco che si perdono di nuovo nel cercare le ragioni profonde che muovono le cose, le persone, i desideri, tutte le idee. Forse è lui quello sbagliato, non saprebbe dirlo adesso, però sa che ha sempre guardato in avanti, probabilmente senza accorgersi del tutto di qualche piccolo dettaglio sul fondo della propria visuale.

            La felicità è qualcosa che ha la durata di un solo momento, e poi riprende subito il solito snodarsi delle cose. Gli piace questo viaggio, è stato forse lui quello ad insistere di più per questo tipo di vacanza in quattro, anche se adesso gli pare che qualche differenza di carattere tra di loro abbia provocato delle crepe e anche certi piccoli solchi nella serenità superficialmente prevista. Non ha molta importanza forse: lui sa per certo che si ritroveranno tutti per tanto tempo in avanti a ricordare ancora questa gita: ne saranno contenti sempre di più, nel corso degli anni, fino ad avere una duratura e ferrea memoria, ma soltanto dei lati maggiormente positivi di tutto quanto, dimenticando in fretta e senza strascichi qualche eventuale incomprensione scaturita tra di loro nel tragitto. Lui non ha niente in contrario con quelle manifestazioni che si stanno tenendo in Francia dalla gente dei gilet gialli. Ma niente di tutto ciò lo coinvolge davvero, ed il loro camper adesso è come fosse una navicella autonoma nello spazio interstellare, almeno dentro alla sua immaginazione, priva degli scambi veri e propri con quelle intelligenze con cui si trova casualmente ad avere un esile e remoto contatto radio, spesso e volentieri quasi una semplice interferenza nel grande vuoto buio in cui loro si ritrovano ad essere solamente di passaggio.

 

            Bruno Magnolfi              

           

martedì 15 marzo 2022

Piccoli piaceri.


            Sono contenta oggi, o almeno così mi sembra; mi ritengo comunque piuttosto soddisfatta da tutto quello che sta avvenendo da qualche giorno, anche se è evidente come alla fine questi siano soltanto dei fatti minori, sicuramente senza una grande importanza, almeno per gli altri. In certi momenti sono consapevole di mostrarmi apatica, priva completamente di qualsiasi entusiasmo, anche se invece apprezzo, se pur debolmente, chi cerca intorno a me di proporre certe volte qualche novità. Perché senz’altro mi piace accorgermi che le cose lentamente cambiano, si sviluppano, iniziano un nuovo percorso, vanno avanti pur in qualche modo, anche se non sono certo io il motore delle eventuali variazioni che possono manifestarsi. Anzi, pur con un certo dispiacere, non riesco mai ad essere propositiva, non ce la faccio proprio a tirar fuori qualcosa che possa essere apprezzato da qualcuno, però quando vengo coinvolta in qualche faccenda stimolante, allora non sono certo una che si tira indietro. Però mi piace quasi sempre stare nel mio angolo e pensare, senza avere dentro di me delle riflessioni privilegiate, solo così, liberando la mente per lasciarla poi svagare verso dove voglia. Mi dicono che sono riservata, ma non è del tutto vero: mi trovo indifferente alla maggior parte delle cose, e sul resto non mi interessa quasi mai tirare fuori la mia opinione.

            Stamani siamo rimasti da soli, io e Antonio, sopra al nostro camper, insieme al cagnolino Ettore che fortunatamente è molto obbediente e anche tranquillo. Sandra e Renato sono andati con la corriera a visitare un paese qua vicino, ci tenevano molto, ma io ho detto subito che non mi sentivo attratta dall’idea di muovermi da dove ci troviamo, e mio marito naturalmente non ha voluto in nessun caso lasciarmi sola. Ho preferito rimanere qui a Cancale, con le sue spiagge, il suo faro, gli isolotti di fronte, e la chiesetta medievale sulla costa, perché sento che questa atmosfera invernale e malinconica di questo luogo mi appartiene, è quasi una parte di me, del mio modo di essere. Ho detto subito ad Antonio che avrei fatto una passeggiata con il cane di Sandra al guinzaglio, e lui si è mostrato preoccupato solamente di fare una lista per i prossimi acquisti alimentari. Se avesse mostrato la volontà di accompagnarmi, naturalmente il mio giro si sarebbe fatto molto più breve, però così da sola mi sono subito sentita bene, tanto da essere tornata al camper oramai all’ora di pranzo. Gli altri hanno telefonato per avvertire che sarebbero rientrati presumibilmente a metà del pomeriggio, ed io avrò in questo modo tutto il tempo, una volta mangiato qualcosa insieme a Toni, di mettermi in un angolo con il mio libro e i miei pensieri.

            Generalmente mi annoio a stare assieme a mio marito, salvo le volte in cui lui si trova particolarmente su di giri, ed allora riesce ad essere anche divertente e di compagnia. La maggior parte delle volte però è sempre troppo serio, pignolo, preciso anche nel disporre del suo tempo, parcellizzando ogni attività troppo razionalmente, pur senza lasciarsi prendere emotivamente quasi mai da qualcosa di specifico. Lo lascio fare, riconosco che siamo molto differenti di carattere, e lui rispetta pienamente ogni mia decisione. Non fa mai mancare la prova dei suoi sentimenti verso di me, e questo si dimostra forse il collante più forte tra noi due. A fine mattinata ha preparato, per me e lui, un ricco e gustoso piatto freddo, dopo che aveva già apparecchiato il piccolo tavolo da esterno approfittando della giornata abbastanza soleggiata, e così mi ha fatto trovare tutto pronto, proprio per non lasciarmi preoccupare di alcunché. Abbiamo pranzato con calma e con piacere, ascoltando della musica pacata di sottofondo e lasciando che Ettore curiosasse per conto proprio nei dintorni. Poi, dopo che ho riordinato tutto e lavato le stoviglie, ci siamo mossi con il camper fino al supermercato del paese, abbiamo fatto le compere previste, e quindi siamo andati con calma alla fermata dei mezzi pubblici ad attendere il ritorno degli altri due.

            Loro, quando sono scesi dalla corriera, sono sembrati subito entusiasti della gita appena fatta, anche se Renato, durante un momento in cui siamo rimasti da soli io e lui, ha cercato in ogni maniera di farmi capire che gli ero mancata, come se per tutta la giornata non avesse fatto altro che pensare a me. Non gli ho creduto, naturalmente, anche se mi ha fatto un certo piacere sentirlo dire.

 

            Bruno Magnolfi

          

domenica 13 marzo 2022

Nessun coinvolgimento.


            Quando infine giunge la corriera, lei sale alla svelta seguita da Renato, poi timbra in silenzio i due biglietti infilandoli dentro la fessura della macchinetta, quindi va a sedersi in uno dei tanti posti ancora liberi. Suo marito si sistema nel sedile accanto, la guarda per un attimo anche se con lei non scambia neppure una parola, poi guarda fuori dal finestrino: faranno presto, immaginano ambedue, però non ci sarà nessun bisogno di affrettarsi troppo. Non c’è neppure molta strada da percorrere prima di giungere a Dinan, una ventina di chilometri nell’entroterra bretone, ma a Lina e Toni stamani sembrava proprio non interessasse affatto farsi un giro in questo borgo medievale circondato interamente da bellissimi e storici bastioni, con il suo maestoso castello visitabile, poco distante dal fiume la Rance e dal piccolo porto fluviale caratteristico. Forse hanno soltanto voluto approfittare di un momento del genere per starsene almeno mezza giornata per conto proprio, pensa adesso Sandra; anche se magari potevano persino essere più espliciti: in fondo non ci sarebbe stato niente di male. Renato pensa al contrario che Lina, restando nel camper con Antonio, abbia soltanto voluto dimostrare a suo marito che non c’è in lei tutta questa apparente amicizia con Renato di cui lui sembra nutrire una leggera gelosia, ed anche se ultimamente sembra la sola persona con cui si sofferma a scambiare le proprie opinioni, in realtà può dimostrare in qualsiasi attimo che riesce a fare benissimo anche a meno della sua presenza. Per Sandra naturalmente è tutto differente, in quanto a lei in fondo non dispiace per nulla questa momentanea separazione dai loro amici, anche se oggi ha già notato in suo marito un leggero nervosismo. <<Possiamo ovviamente fare delle scelte differenti>>, ha detto con convinzione ancora prima di salire sul mezzo pubblico, anche se un sottile retrogusto di amarezza aveva già dimostrato ampiamente in tutti e quattro la loro leggera caduta reciproca di sintonia con quella momentanea separazione.

            La corriera va avanti fermandosi ogni tanto per far salire ancora qualcuno, Renato prosegue con il suo atteggiamento distaccato, mentre Sandra pensa in questo momento che forse ci voleva proprio una piccola pausa nella convivenza forzata dentro a quel camper. Lei naturalmente è pronta a scattare delle fotografie, così in serata le potrà mostrare agli altri due, magari spiegando loro con calma cosa hanno trovato di pregevole in quel giro turistico. Però all’improvviso le sembra di avere sbagliato qualcosa con quel comportamento: magari non era giusto separarsi in questo momento dai loro amici; oppure avrebbe potuto insistere di più, mostrarsi con loro più convincente, e forse trovare la maniera per farsi quel giro turistico tutti assieme direttamente con il loro camper. Si chiede addirittura se sia stato lanciato nell’aria qualche segnale proprio in questo senso, e che lei non sia stata capace di percepirlo nella maniera in cui avrebbe dovuto, e come spesso le capita in questi casi si sente pronta a sentirsi colpevole di qualcosa che non sa, o che non è riuscita a comprendere del tutto. <<Mi sento dispiaciuta>>, dice allora a Renato sottovoce. <<Forse incoraggiandoli di più, sarebbero venuti anche loro>>, gli spiega con espressione contrita.

            Renato non parla, però è serio, magari anche lui prova la medesima sensazione, anche se adesso si sente soltanto un bagaglio trasportato da un luogo all’ altro, senza che a nessuno venga in mente di chiedergli una propria specifica opinione. <<Ma no>>, dice alla fine come per fornire un parere qualsiasi. <<Semplicemente non avevano voglia di muoversi; più tardi li troveremo più tranquilli e più rilassati>>. La corriera torna a fermarsi, qualcuno si saluta, altri ridono, e si sentono all’interno diverse persone parlare in un rapido dialetto probabilmente tra il bretone ed il provenzale, in pratica una lingua quasi incomprensibile anche a Sandra, che conosce bene il francese, però tutti sembrano allegri, e forse nessuno di quei viaggiatori prova il desiderio di affrontare l’argomento dei gilet gialli e di quanto va accadendo nelle maggiori città della Francia. <<Siamo soltanto dei turisti>>, dice lei rassegnata quasi tra sé, avvertendo improvvisamente la distanza che separa lei e suo marito da quella gente. <<Chissà quanti sottintesi ci sono nelle parole e nelle espressioni che adoperano per scambiarsi idee e informazioni>>, aggiunge subito dopo. Renato si volta a guardarla: lo sa che sua moglie è molto interessata agli avvenimenti che stanno infiammando il paese, e che le piacerebbe avvicinare qualche francese per capirne qualcosa di più. Poi però torna a guardare di nuovo fuori dal finestrino: ci sarà ancora tempo per capire meglio tutto quanto, riflette lui adesso senza troppo interesse. Anche se sono cose che non ci riguardano.

 

            Bruno Magnolfi

giovedì 10 marzo 2022

Sciocchezze di viaggio.


            La radio dice che a Parigi, ed anche in molte altre città francesi, i gilet gialli si sono lasciati andare a delle violenze inaudite contro tutto quanto stava attorno a quei cortei durante le tante manifestazioni di protesta che hanno inscenato. Sembra che in mezzo a loro adesso stiano proseguendo ad infiltrarsi ormai regolarmente delle frange di individui che si comportano praticamente come non avessero quasi niente da perdere, tanto che già parecchi, tra quelli più aggressivi, sono stati ormai arrestati dalla polizia, o almeno molti tra tutti coloro che si sono comportati praticando una scomposta guerriglia urbana per le strade, tra le macchine, sui cassonetti, contro le banche ed anche le vetrine dei negozi. Il ministero degli interni ovviamente corre ai ripari, anche perché la popolazione spesso appare spaventata, ma i manifestanti comunque vanno avanti, e sembra che ogni volta siano sempre in un numero molto maggiore della volta precedente. Lungo la costa bretone e normanna, dove loro quattro invece continuano a muoversi avanti e indietro con lo spazioso camper ben attrezzato che hanno noleggiato, tutto invece appare estremamente tranquillo e come distante dai problemi veri, in una maniera quasi contrapposta a quella realtà di cui si sente tanto parlare in giro anche in provincia. Lina poi appare quasi indifferente a quanto va accadendo nelle maggiori città francesi, anche se sicuramente la sua è soltanto la presa di posizione caratteriale di chi non intende mai mostrare i suoi pensieri e i propri veri sentimenti. La loro è una vacanza, si confermano comunque ogni poco parlandone l’un l’altro, e proprio per questo possono ritenersi sostanzialmente estranei a quanto va accadendo. Anche Renato appare distante da quanto sembra scatenarsi nelle strade cittadine, mentre Sandra più di tutti si tiene perlomeno aggiornata, ed Antonio, forse per una semplice empatia, si limita ad annuire ai  commenti che lei certe volte recita, nello stesso momento in cui scorre le notizie giornalistiche riportate dai quotidiani francesi, o quando appunto ascolta con attenzione gli aggiornamenti della radio.

            Però, già all'inizio, durante lo stesso viaggio intrapreso per raggiungere quella regione, nella mente dei quattro amici appariva con chiarezza quanto, durante quello stesso spostamento, fosse forte il senso e la voglia di un allontanamento progressivo e meritato da tutti i problemi ordinari lasciati provvisoriamente alle loro spalle e a casa propria; laddove per rovescio, in questo stesso momento in cui lo svago sembra diventato improvvisamente soltanto una parola strana, pare quasi profilarsi che qualcosa, sia intorno alla casa viaggiante, che proprio tra di loro, vada come ad incrinarsi sempre di più, anche se ognuno cerca con determinazione di conservare la propria posizione presa, tentando di dimostrarsi comunque sereno e rilassato ad ogni costo. Invece un certo nervosismo inconfessato pare muoversi lentamente dentro al camper, e le spiritosaggini del primo giorno hanno rapidamente lasciato il posto a molti silenzi ed anche a qualche muso lungo. Nessuno di loro ha trovato qualcosa da ridire, sia per i luoghi di sosta, sia per gli itinerari, e neanche sulle scelte per i pranzi e per le cene, così come neppure si è incaponito per esempio su qualcosa che magari desiderava gli altri facessero; ma nonostante ciò non tutto scorre bene, e le piccole differenze di comportamento di ognuno hanno iniziato con rapidità ad amplificarsi giorno dopo giorno, mostrando personalità diverse e modi di pensare sempre più lontani, gli uni dagli altri.

            Al momento sembra quasi che costeggiare La Manica e il bordo occidentale del continente alla perenne ricerca di luoghi panoramici e di piccoli villaggi caratteristici, sia come diventato il viaggio dell'assurdo, in cui si procede in avanti quasi per un partito preso, anche in assenza di un vero desiderio che assomigli vagamente a quell'entusiasmo delle prime ore. Si potrebbe dire che la loro si sia quasi trasformata rapidamente, pur circondata da brutte notizie e da importanti avvenimenti che non li riguardano mai in modo diretto, in un'odissea faticosa e quasi senza un vero scopo, ma nonostante tutto sia anche rimasta fin dal primo giorno una gita testardamente tranquilla e almeno in parte persino prevedibile. Forse però c’è addirittura un’aura di possibile vergogna dietro al loro forzato tentativo di svagarsi e di gustare a fondo tutto questo periodo, ma la sensazione che provano ormai sempre più spesso, è ricondotta continuamente tra le spire del diritto di chiunque a concedersi un periodo di vacanza, nonostante ogni confronto dimostri ormai la facile possibilità di mancare in pieno quel bersaglio, pur da loro tanto agognato.

 

            Bruno Magnolfi

           

lunedì 7 marzo 2022

Relazioni quasi amichevoli.


            Diario. 6° giorno. Stamani, mentre ero fuori con il mio cagnolino Ettore, mi ha raggiunto Toni, con l'aria di chi stesse passando per caso proprio da quelle parti. <<Non mi ritrovo più con Lina>>, ha detto subito, senza guardarmi. <<È sfuggente con me, sembra quasi non abbia mai niente da dirmi, anche se tra me e lei non c'è stata alcuna discussione, nessuna particolare differenza di vedute>>. Poi si è abbassato sorridendo, per accarezzare leggermente Ettore, e gli ha toccato il muso e le orecchie, ma in quel momento a me ha fatto quasi pena, come se stesse cercando attorno a sé qualcosa su cui riversare le sue attenzioni e anche i suoi sentimenti. Gli ho detto, come si dice sempre in questi casi, che forse era soltanto un periodo passeggero, un momento come se ne passano tanti, ma poi mi è venuta voglia di abbracciarlo forte, anche se naturalmente non ho fatto niente del genere. Ma il suo intuito e la sua sensibilità, forse si sono messi in moto proprio in quel momento, così mi è venuto più vicino e mi ha detto che questa nostra vacanza si stava dimostrando un mezzo disastro, con momenti di grande distanza tra tutti noi. Sono rimasta un attimo in silenzio a riflettere, forse riconoscendo di colpo come vere le sue affermazioni, tanto da sentirmi paralizzata dalla massa di pensieri che in me ne conseguivano. Non mi ero resa conto fino a stamani di quello che adesso improvvisamente mi diceva Antonio, e quasi mi pareva così di dovermene vergognare.

            Sono rimasta immobile, ma ho provato una grande  debolezza, tanto da sentirmi capace di accettare qualsiasi risoluzione si fosse presentata. <<Tu sei una persona che mi piace>>, ha proseguito Toni come parlando tra di sé, ed ancora senza guardarmi. <<Mi piacerebbe che almeno io e te in questo momento stessimo dalla stessa parte>>. Non ho capito cosa intendesse dire, ma ho assentito subito, anche perché, tra le poche cose che potevo dire o fare, o meglio che la situazione avrebbe potuto richiedermi di fare, era quella più facile, e forse anche priva di particolari conseguenze. Però subito dopo mi sono sentita bene, forte di quella improvvisa solidarietà, quasi complice di un’alleanza giusta, stretta per sconfiggere un qualcosa che non avevo affatto chiaro dentro la mia mente, ma contro il quale ero sicura, lottando così in una stretta unione, tutto avrebbe potuto risolversi in fretta ed anche al meglio delle possibilità. Allora Antonio mi ha guardata, con uno sguardo intenso che non gli avevo mai notato prima, e quando si è ulteriormente avvicinato per baciarmi leggermente sulla bocca, l’ho lasciato fare, senza spostarmi di un millimetro, proprio perché riconoscevo in quel gesto il patto che improvvisamente veniva stretto tra me e lui.

            Ettore poi ha mugolato, chissà per quale motivo, ed io ho tirato leggermente il suo guinzaglio come ce ne fosse una qualche necessità, ed infine mi sono voltata come per tornare verso il nostro camper dove Lina e mio marito stavano sistemando le cose prima di ripartire alla volta di un’altra cittadina francese poco lontano, dove la guida segnalava un famoso punto panoramico. Dopo stamani devo confessare di essere rimasta piuttosto perplessa fino a questo momento, quando ormai siamo quasi giunti a fine giornata; però devo essere anche grata alla situazione che si è verificata oggi, proprio per avermi aperto gli occhi su qualcosa di cui non mi ero proprio accorta. Ho iniziato già nel pomeriggio a guardare le cose con uno sguardo severamente critico e meno accondiscendente, e devo dire che le riflessioni di Antonio iniziano tutte a tornarmi come vere. Anche mio marito Renato non sembra proprio lo stesso di sempre nei miei confronti: non è scostante, questo è certo, però neppure troppo attento a certi particolari tra di noi a cui fino a poco fa mi ero abituata. Non so dire, forse è soltanto un clima sfavorevole quello che si è instaurato, magari dato da questo coabitare in spazi interni così ristretti. Poi ho immaginato che ci fosse anche qualche strano risentimento tra Antonio e Renato, ma poco dopo li ho visti ridere assieme per qualche stupidaggine delle loro, proprio come hanno fatto sempre. Perciò ho concluso la giornata assaporando inevitabilmente una grande amarezza: quella che doveva essere la vacanza perfetta per noi quattro, riesce poco a poco a dimostrarsi soltanto un grosso errore, o almeno una sbadataggine, quasi un piede in fallo, per i nostri pur collaudati rapporti interpersonali di amicizia.

 

            Bruno Magnolfi 

          

venerdì 4 marzo 2022

Paura ignota.

  

            <<Sei sveglia?>>, chiede Renato sottovoce a Sandra mentre sono ancora coricati dentro al loro letto, nella zona posteriore del camper, parcheggiato nei pressi di Quimper. Lei si muove sotto le coperte, annuisce, è ancora molto presto, sicuramente fuori è tutto buio di là dalle tende oscuranti dei loro finestrini: c'è ancora tempo prima di dover scivolare via da lì, da quel calduccio. <<Sono preoccupato>>, le fa subito lui, come se volesse intavolare chissà quale conversazione. Sandra non gli dice niente, sta ferma adesso, attende con pazienza che lui trovi l'impulso per rivelarle qualcosa capace di non farlo neanche dormire, ma probabilmente, già come si immagina, magari è soltanto una sciocchezza, un’idea stravagante, una qualsiasi delle sue buffe fantasie. <<Credo che Antonio abbia con sé una pistola>>, dice lui alla fine, come se questa fosse una verità impossibile da poter tenere in se stessi per una sola persona. <<Ma tu l’hai vista?>>, fa Sandra bisbigliando e con un tono sostanzialmente piuttosto tranquillo. <<Ne sono quasi certo>>, dice lui. <<Ne ho avuto il sentore notandogli in mano da dietro qualcosa di metallico, così ho guardato meglio e mi è parsa proprio una pistola, ma poi non ho avuto il coraggio di domandargli niente, né di fargli notare che ero lì, dietro di lui, e lo stavo osservando>>. Lei allora si volta verso suo marito, oramai il suo sonno residuo è già passato, anche se non le sembra ancora che questa notizia sia proprio sconvolgente. <<Magari l’ha sempre avuta; e forse non ti ha mai detto nulla per evitare di allarmarti>>, dice lei con espressione convincente. <<Va bene>>, fa subito lui già un po’ seccato di dover addirittura spiegare una cosa del genere. <<Ma adesso siamo impegnati insieme in un viaggio di piacere, peraltro anche da parecchi giorni; secondo me avrebbe dovuto dirlo subito, penso, prima ancora di partire, almeno a me, che lo conosco ormai da un secolo. Se devo affrontare l’argomento con lui, a questo punto, sono sicuro di litigarci: preferisco far finta di niente>>.

            Trascorrono cinque minuti senza che nessuno dei due abbia niente da aggiungere; Lina e Toni stanno sicuramente ancora dormendo, nel loro letto in alto sopra la cabina di guida, e in tutto quanto il camper non si avverte alcun rumore, tanto che persino il cane Ettore appare silenzioso e addormentato, sdraiato tranquillo al suo solito posto. <<Forse non è neppure un male avere un’arma con cui difenderci, nel caso in cui a qualcuno venisse in mente di venire a disturbarci con brutte intenzioni, magari durante la notte>>. Renato resta in silenzio, si è tirato su a sedere nel letto, e nella fioca luce interna di cortesia si guarda attorno, come cercando di vedere qualcosa che forse non c’è. <<Ma se ogni sera azioniamo il dispositivo di allarme di tutto questo mezzo, e poi le serrature del camper sono tutte brevettate antiscasso, come ci ha ben spiegato il nostro noleggiatore; va anche detto in più che comunque siamo in quattro, e con un cane: io credo che a nessuno verrebbe in mente di fare una cosa del genere, e comunque se anche fosse, tirando fuori un’arma di fronte a un’aggressione o un tentativo di rapina, probabilmente le cose potrebbero soltanto peggiorare, almeno per noi>>. Chissà mai se Lina è al corrente di tutta questa faccenda, pensa intanto Sandra; e se lo è non capisco per quale motivo non me l’abbia mai fatto presente. <<E’ probabile sia finta, giusto per impaurire qualcuno, nel caso serva farlo>>, dice lei a bassa voce

            Renato non risponde niente, ma è molto chiaro per lui che se quell’arma fosse davvero un giocattolo, allora non ci sarebbe proprio neppure un valido motivo per non parlarne, questo è evidente. <<No>>, fa dopo poco; <<è una pistola vera, ne sono certo, e probabilmente anche già carica, mi pare chiaro; però chissà dove la tiene, forse ha un nascondiglio, non potrei controllare neppure se volessi>>. Lui sta pensando che forse sarebbe andato tutto bene se non avesse visto niente di quell'arma, ma adesso che è venuto a conoscenza di questa importante novità, i rapporti tra di loro non possono essere più proprio gli stessi, almeno da parte di Renato. E’ come se questa faccenda minasse alle basi l’amicizia tra di loro, pensa ancora, quasi non ci fosse più piena fiducia l’uno nell’altro, come invece avrebbe dovuto essere, già anche affrontando una vacanza come quella. <<Sono deluso>>, dice alla fine; <<e forse persino un poco impaurito>>.

 

            Bruno Magnolfi  

       

mercoledì 2 marzo 2022

Fretta improvvisa.


            Il nostro camper oggi ha iniziato a produrre un inquietante rumore durante la marcia. Antonio naturalmente si è subito preoccupato di individuarne il motivo, ma non trovando niente di anomalo sotto al cofano del motore, si è dovuto presto convincere che dovevamo cercare velocemente un'officina per le riparazioni. Così dopo avere consultato il manuale di bordo ed aver prontamente telefonato al noleggiatore del nostro mezzo, abbiamo deciso di fare rotta rapidamente fino a Brest, dove abbiamo consegnato la nostra casa viaggiante ad un solerte e rassicurante meccanico. Niente di troppo preoccupante, siamo riusciti a comprendere dalle parole in stretto dialetto francese con cui si esprimeva insieme a grandi gesti quel riparatore, ma in ogni caso è apparso subito chiaro che dovevamo starcene in giro a piedi per tutta quanta la giornata, nell’attesa che il mezzo fosse restituito a noi nella sua piena efficienza. Così abbiamo iniziato col fare un giro panoramico per la città affacciata su un’enorme rada marina, ma senza una meta precisa, limitandoci a visitare il grande e variegato porto e le piazze poco lontane dal mare, anche se poi ci siamo infilati in un locale per stare un’ora al caldo a bere qualcosa. Senza la nostra piccola casa, improvvisamente, ci siamo sentiti come sprovvisti di tutto, ed anche se abbiamo cercato di ingannare il tempo in ogni maniera, alla fine ci siamo tutti ritrovati infastiditi e un po’ nervosi.

            <<Ci mancava anche questa>>, ha ripetuto Sandra diverse volte a voce alta, senza che nessuno naturalmente avesse aggiunto qualcosa alle sue parole. Lina invece è rimasta quasi sempre perfettamente in silenzio, come se tutto quanto non la riguardasse in una maniera diretta. Renato ed Antonio al contrario si sono dimostrati in grado di affrontare piuttosto bene la giornata da trascorrere in emergenza, e nonostante non avessero in mente delle grandi proposte, hanno comunque cercato di spendere questo tempo come una semplice e allegra variante alla nostra vacanza. Persino Ettore, il nostro piccolo boxer, è parso apprezzare la novità del viaggio, scodinzolando spesso a tutti e quattro, e mostrandosi piuttosto tranquillo e di compagnia. Alla fine ci siamo decisi a visitare il Museo Nazionale della Marina, nei pressi del grande porto militare, all’interno di un imponente castello medievale, dove ci siamo dilungati, anche senza troppo interesse, ad osservare le innumerevoli decorazioni navali, sparpagliandoci in tutti i monumentali ambienti interni ed esterni. Lina, mentre si era attardata da sola ad osservare dei fregi antichi, ad un tratto si è ritrovata accanto Renato, che silenziosamente l’ha affiancata sorridendo, passandole con leggerezza un braccio attorno alla vita, e sussurrando malizioso che si stava annoiando.

            Lei gli ha rivolto una rapida occhiata, e poi si è sciolta subito da quell’abbraccio, ma senza usare dei modi troppo sgarbati; quindi ha finto di essere attratta da qualcosa su quella guida illustrata che le avevano consegnato all’ingresso. <<Stai esagerando>>, gli ha detto in seguito, quasi per riportarlo ad un comportamento più adeguato. Lui non ha saputo come neutralizzare quell’affermazione, così si è limitato ad osservare qualcosa esposto lì accanto. <<Dobbiamo usare accortezza>>, ha aggiunto però Lina dopo un attimo, forse per la sensazione di essere stata anche troppo dura e precipitosa. Così sono andati a sedersi sulla panca di una sala, e mentre lui le stava dicendo a bassa voce che se fossero stati soli avrebbe avuto qualche idea su come comportarsi, è arrivato Antonio, il marito di Lina. Lui sembrava abbastanza interessato da quella esposizione, ma aveva appena perso di vista Sandra, che fino ad un attimo prima era stata assieme a lui nella sala di fianco. La decisione immediata di rimanere uniti e di cercarla mentre si spingevano verso l’uscita è apparsa naturale, così, senza troppo affrettarsi, sono andati a completare l’itinerario espositivo delle sale interne. Però la moglie di Renato non è stata trovata, sembrava quasi avesse voluto nascondersi, oppure essere uscita dal museo addirittura prima di loro. Nelle parti esterne ci sono dei piccoli sottomarini arrugginiti sistemati in bella mostra sul prato attorno al castello, ed allora i tre hanno guardato in ogni zona anche là attorno, tra quelle vecchie navi che oramai non navigano più, ed improvvisamente ecco che lei era proprio lì, quasi all’uscita, ferma, apparentemente tranquilla, forse con un’espressione più seria del solito, ma sostanzialmente la medesima di sempre. Anche il piccolo cane Ettore era con lei, forse soltanto un po’ affaticato, magari soltanto proprio per il lungo percorso fatto tutto con il guinzaglio corto; oppure per l'impegno di aver dovuto seguire per tutto il tempo la sua padroncina, e da ultimo anche a passo svelto, quasi con una certa fretta.

 

            Bruno Magnolfi