sabato 24 giugno 2023

Tempi difficili.


            Quando devo studiare oramai vado ad infilarmi con i miei libri in una biblioteca pubblica. In casa, fin da piccoli, io e mio fratello abbiamo dovuto costantemente condividere la nostra stanza, per fortuna abbastanza spaziosa, ed io già da parecchi anni purtroppo ho iniziato a non sopportare più la presenza asfissiante di Marco. Lui è pacato, riflessivo, silenzioso, e agli altri appare quasi sempre come un ragazzo bravo, studioso, intelligente, addirittura per alcuni un vero modello da seguire, ma solo la sua presenza invece provoca rapidamente in me soltanto del nervosismo. Marco ti osserva con quei suoi occhi semichiusi, e sembra pensare costantemente agli aspetti più negativi che gli altri attorno riescono probabilmente a tenere celati a tutti, ma non certo a lui. Non dice nulla di particolare, ma il suo sguardo è già sufficiente. Qualche volta ho pensato molto seriamente alla maniera per risolvere questo problema: sicuramente sono io che dovrei essere più tollerante verso di lui, visto che tra di noi Marco peraltro è anche il maggiore d'età, ma il suo comportamento è teso spesso a dimostrare quanto il proprio ragionare riesca ad essere superiore per qualità a quello di qualsiasi altro, anche se magari lui si sta limitando in quel momento a starsene semplicemente seduto e a leggere un libro in silenzio. Perciò la soluzione più efficace per me è quella di rimanere il più tempo possibile fuori da casa, anche se a volte non ne avrei neppure la voglia. È come se la sua presenza per me riempisse ogni spazio, saturando qualsiasi centimetro cubo d’aria del nostro appartamento. Le lezioni che segue all’Università poi, sembra proprio risultino impartite, purtroppo per me, soltanto durante la mattina, proprio quando io mi trovo al Liceo, ed il resto della giornata, senza alcuna variazione, lui lo trascorre lì, alla scrivania della nostra stanza, in quello stesso ambiente che in teoria dovremmo dividere tra noi, ma che alla fine usa solamente Marco, visto che io mi limito semplicemente a coricarmi in tarda serata e a dormire nel mio letto e basta.

Non gli chiedo mai niente, e sono convinto che, se avessi dei dubbi su qualche materia scolastica, Marco sarebbe pronto ad imbastire davanti a me una vera e propria lezione, approfondendo ogni aspetto possibile. Alla fine tra noi non c'è mai un vero dialogo: lui non mi chiede in nessun caso dove vada nei lunghi pomeriggi, ad esempio, ed io non gli chiedo neppure quale sia l'ambiente universitario che sta frequentando in questo suo primo anno in facoltà. Poco per volta è diventato tra noi un continuo scansarsi, anche se lui non ammetterebbe in nessun caso di modificare i propri comportamenti per causa mia. Così tendiamo sempre più ad isolarci, e i nostri genitori, sempre presi esclusivamente dai loro problemi, praticamente non si accorgono mai di un bel niente. <<Oggi sono stato in palestra>>, dico a volte mentre ceniamo, tanto per riempire qualche vuoto. Oppure: <<alcuni amici mi hanno invitato ad un concerto>>, cercando di suscitare qualche reazione. Ma mio padre sembra sensibile soltanto all'aspetto economico delle cose, anche se alla fine non stringe mai i cordoni della borsa, mentre mia madre pare sempre indifferente, limitandosi a dare qualche raccomandazione superflua e senza seguito. Però Marco certe volte mi osserva per un attimo, quando dico qualcosa, e sono sicuro che il suo giudizio tagliente, tra tutti i suoi pensieri, cala veloce su qualsiasi cosa io abbia detto, anche se, come al solito, resta assolutamente in silenzio.

Qualche volta ho persino pensato di invitarlo ad accompagnarmi da qualche parte, sapendo perfettamente che non avrebbe mai accettato, ma più che altro per smuovere almeno in parte il suo giudizio sulle cose che a me interessano, ma poi ho immediatamente immaginato che lui in quel caso si sarebbe limitato a scuotere la testa assumendo quel debole mezzo sorriso che a me indica soltanto la sua incolmabile distanza. Resta comunque mio fratello, anche se con un carattere tanto diverso dal mio, e quando qualcuno tra i miei amici, o tra i miei compagni di classe, gli va di fare lo spiritoso dichiarando la fortuna per me di avere un fratello più grande in grado di darmi una mano nei compiti a casa o in certi chiarimenti necessari su qualche materia, io mi limito a non dire niente, passando sotto silenzio quell'argomento. Mi piacerebbe poter dire qualcosa di positivo che riscontro talvolta in Marco, ma non sono capace di scoprire un solo argomento in cui mio fratello possa essere usato come esempio costruttivo. Perciò in quel poco tempo in cui stiamo in casa assieme, io e lui, adottiamo reciprocamente il massimo possibile di tolleranza, talvolta arrivando persino a sfiorarci, ma sempre fingendo ognuno l'assenza dell'altro.

Qualche volta ho pensato ad un giorno zero in cui mettersi di fronte io e lui, e dirsi tutte le cose che vorremmo modificare, almeno per imparare a convivere, ma poi sorrido da solo, perché sono sicuro non si avvererà mai un momento del genere. Succederà qualcosa però, prima o dopo, rifletto ogni tanto. Ed allora dovremo prendere coscienza che siamo stati sicuramente due sciocchi, e forse per un tempo persino troppo lungo.

 

Bruno Magnolfi

sabato 17 giugno 2023

Sguardo distratto.


            Ci sono state già alcune occasioni in cui mio fratello Federico, più piccolo di me di quasi due anni, ha inteso suggerirmi, anche se non proprio direttamente, di cercare qualche interesse o una qualche attività a cui dedicare almeno un po’ del mio poco tempo libero. <<Potresti coltivare una passione>>, mi ha poi detto più espressamente l’ultima volta; <<scoprire qualcosa che ti assorba particolarmente, e magari abbracciare così una vocazione che fino ad ora non avevi neppure considerato>>. Ma tutto ciò lo ha detto con un tono ironico, come se sapesse già in partenza che non ne sarei stato capace. Anche in questo caso sono rimasto in silenzio, come tutte le altre volte in cui me ne ha parlato, però stavolta ho riflettuto particolarmente e a fondo sui motivi reali che avessero potuto spingere mio fratello a dirmi ripetutamente qualcosa di quel genere, e non ho saputo trovare una risposta convincente e definitiva. Lui sta quasi sempre fuori di casa, si vede ogni giorno con diversi compagni di scuola e anche numerosi altri suoi amici, e poi frequenta, oltre l'orario del quarto anno del liceo, una palestra dove si esercita, ed anche un’associazione, anche se questa non so bene di che cosa si occupi. Quando rientra a casa, certe volte, mi parla distrattamente delle sue esperienze, anche se affronta ogni argomento sempre in maniera vaga, senza essere mai troppo preciso. L'anno scorso, dopo il diploma che naturalmente ho superato a pieni voti, quando mi sono iscritto alla facoltà cittadina di psicologia, a dire il vero senza neppure avere le idee troppo chiare sul mio ideale indirizzo di studi, credevo che le cose tra me e lui sarebbero presto cambiate, lasciandomi assumere finalmente una posizione da fratello maggiore nei suoi confronti, come non è mai stato fino adesso, ma questa speranza non si è verificata affatto, neanche stavolta.

            Ho sempre pensato che la colpa fosse data dal mio modo di essere, probabilmente troppo chiuso e remissivo, come qualche volta hanno detto anche certi insegnanti ai miei genitori, ma da un certo tempo a questa parte mi pare di vedere in mio fratello il tentativo di stare sempre un passo avanti rispetto a me, e non riesco affatto a comprendere la ragione che lo spinge a comportarsi in questa maniera. Non abbiamo mai litigato tra di noi, almeno non in maniera da alzare la voce, neppure quando eravamo più piccoli, però non abbiamo mai provato neppure un sentimento di grande solidarietà, tanto che i nostri rapporti, oggi come in passato, si mantengono spesso su un piano quasi formale. Naturalmente a me piacerebbe che Federico si spingesse qualche volta verso di me, e che mostrasse il rispetto e la stima che credo sia doverosa nei confronti di un fratello maggiore che in qualche caso gli ha persino spianato la strada con qualche consiglio. Ma così non è, ed anzi, qualche volta, mi è parso che i suoi modi di fare siano tesi ad avere un atteggiamento di superiorità verso ciò che rappresento ai suoi occhi. I nostri genitori sono delle persone comuni, e forse non si sono mai troppo interessati del nostro rapporto di fratelli. Mio padre è sempre preso dal suo mestiere di amministratore di una piccola società, e mia madre è una donna gentile e bonaria, casalinga, riservata, che sembra non abbia neppure un’opinione vera su molte delle cose che le passano vicino. Certe volte mi chiedo cosa mai possa accadere in una famiglia come la nostra per smuovere le acque, considerato che tutto sembra scorrere sempre con una estrema normalità.

<<Sono tornato>>, squilla Federico spavaldo quando rientra in casa, ma sembra non lo dica alle persone presenti in quel momento nelle stanze del nostro appartamento, ma alla casa stessa, alle pareti e ai mobili, o forse addirittura a sé stesso, evidentemente soddisfatto di essere riuscito anche stavolta nel rientrare al domicilio, dopo aver affrontato chissà quali avventure per riuscire ad essere di nuovo qui. Io non rispondo niente, quasi non alzo neppure lo sguardo dal libro su cui generalmente sto studiando, o quello che comunque sto leggendo, e mi appare ogni volta fuori luogo il suo contegno, come se, almeno a mio parere, il suo apparire dovesse essere composto di un maggiore rispetto verso gli altri, formato maggiormente da un sentimento riguardoso, quasi vicino alla timidezza. Sembra invece che soltanto con il suo arrivo riprendano improvvisamente le attività di casa, come se tutto fosse rimasto immobile ed inerte fino al momento esatto del suo ritorno. Naturalmente fingo indifferenza, quasi che non cambi niente in me per la sua presenza o meno, ma indubbiamente provo fastidio nel riflettere che quasi sempre non è in questa maniera. E ciò che più mi irrita è il pensare che lui già sappia tutto questo, e se ne gongoli, come fosse felice dei miei piccoli disagi. <<Voglio ignorarti>>, penso con forza mentre affondo maggiormente gli occhi nel mio libro, ma sembra ogni volta che l’equilibrio in essere fino ad un solo attimo prima del suo arrivo, si sia inevitabilmente perduto proprio con la sua semplice presenza. Allora lo saluto, ma con distacco, usando formule di rito, e Federico poi sorride, ma senza neppure darmi la soddisfazione di lanciare il suo sguardo per un solo momento verso di me.

 

Bruno Magnolfi

domenica 11 giugno 2023

Sincero ringraziamento.


Vado avanti, non provo nessuna paura per i sempre possibili errori che potrei compiere lungo il percorso, mi basta avere la consapevolezza di fare davvero ogni volta le scelte che maggiormente desidero, scartando ovviamente quelle che invece non mi interessano, o che mi interessano senz'altro di meno. Lo so perfettamente che così facendo con ogni probabilità rischio di precludermi tante altre possibili strade che forse si potrebbero aprire di fronte a me, ma in tutti i miei anni di vita non ho mai avuto né la sicurezza né la lucidità di questo periodo, e non trovo nessuna buona ragione per farmi venire in mente dei dubbi, considerato che per il momento non credo forse di averne neppure uno. Non provo alcuna angoscia al pensiero di tralasciare qualcosa di importante, e le mie idee, sempre che abbiano un qualsiasi valore, paiono rapidamente inanellarsi tra di loro, formando una catena che trascina poco per volta la mia stessa volontà. Non so se riuscirò mai a diventare una vera attrice di teatro, in ogni caso con tutte le mie forze desidero provarci, e l'entusiasmo che sento dentro di me è talmente forte da spingermi a mostrare a tutti la volontà risoluta che avverto.

Alberto forse è rimasto piuttosto amareggiato quando gli ho detto in due parole che si dovesse sentire assolutamente libero di fare le proprie scelte, anche a proposito dell'attività commerciale di suo padre e della propria idea di lasciare il posto di lavoro alle Poste. Però devo essermi dimostrata con lui più dura e scostante di quanto desiderassi, visto che praticamente ha deciso su due piedi di lasciare libero persino l'appartamento di Calci, e di tornare così ad abitare a Bientina, nelle due stanze sopra la casa dei suoi genitori. Ma tutto ciò in fondo non ha neppure troppa importanza. La nostra storia non sarebbe comunque potuta andare avanti ancora per molto: troppe differenze tra noi due, troppa distanza tra le nostre maniere di immaginare il futuro, troppe idee dissimili per quanto riguarda l'impostazione di una nostra relazione duratura. E così sono di nuovo sola, anche se non mi dispiace neanche troppo: difficile tenere unite delle persone che non hanno molte cose in comune; difficile costituire un rapporto che non ha un vero cemento per tenersi assieme. Personalmente il sostegno di cui provo grande necessità è semplicemente dato solo dal parere che l'insegnante di recitazione esprime nei confronti delle mie interpretazioni durante le nostre prove, e poi naturalmente il comportamento sempre positivo di tutti i miei colleghi di teatro. Mi sento bene sopra al palcoscenico, e provo dentro di me la possibilità di esprimere tutti i personaggi che sono chiamata ad interpretare, come se fossi composta da tante differenti personalità, tutte duttili e modificabili ad ogni bisogno.

All'Ufficio Postale le cose vanno avanti come sempre: hanno assunto una nuova ragazza per darci una mano, ed è brava, volenterosa, capace; se decidessimo di aprire il secondo sportello al pubblico forse lei sarebbe la persona più adatta per ricoprire quel ruolo. Per quanto mi riguarda spero proprio non venga mai a nessuno la voglia di cambiare i miei compiti: troppo interessante studiare le espressioni e i modi di dire delle persone che vengono di fronte a me per spedire una raccomandata, pagare qualche bolletta, o chiedere di qualche altro servizio postale. Qualcuno di loro in questi giorni ha iniziato a guardarmi forse stranamente, ed io ho subito pensato come in paese si sia diffusa certamente e con rapidità la notizia che io e Alberto ci siamo lasciati, ed allora qualcuno non sappia più cosa pensare di me, e magari tenti di immaginarsi quanto io mi senta intristita di questo avvenimento, come fossi una vittima. Mi guardano, sorridono, magari hanno l'impressione che per me si sia oramai interrotto un percorso. Ma io sorrido ad ognuno come sempre, chiedo a tutti con cortesia come vadano le cose, e come posso aiutarli nelle loro piccole difficoltà.

Ieri mia madre, con la sua delicatezza proverbiale, mi ha chiesto per la prima volta, mentre ero da sola in casa insieme a lei, se per caso ci fosse almeno uno tra i miei propositi rimasto come in sospeso; oppure se magari sentissi la necessità di parlare di me stessa con qualcuno, oppure di confidare direttamente a lei qualche cosa che mi offuscasse i pensieri. <<No mamma>>, le ho subito detto con un sorriso di gratitudine. <<Va tutto bene, non devi preoccuparti. Desidero soltanto continuare a sentirmi tranquilla come sono, esattamente come mi sento adesso, e poi non fare più alcuna sciocchezza, come quella ad esempio di uscire con un ragazzone che non rappresenta affatto ciò che voglio per me>>. Lei mi ha guardato senza eccepire niente, poi mi ha sfiorato una mano, quasi ad indicarmi che era pronta a sostenermi, come sempre, qualsiasi cosa avessi avuto in mente. Mi sono quasi commossa della sua generosità, così l'ho ringraziata, semplicemente. E allora lei mi ha detto: <<Tu sei ciò che ho di più caro; puoi compiere tutti gli sbagli possibili, se vuoi, ma rimani sempre e comunque la mia Laura>>.

 

Bruno Magnolfi

domenica 4 giugno 2023

Decisioni incomprensibili.


            In mezzo ai tanti strumenti della cabina di pilotaggio, a sei o forse settemila piedi di altezza, l’allievo davanti ai comandi resta in silenzio al fianco del suo istruttore, mentre il rombo forte e monotono dei motori sulle ali sostiene il volo di questo grosso aereo progettato per far lanciare nel vuoto decine e decine di paracadutisti dalla sua coda, come un enorme insetto capace di generare innumerevoli lenzuoli bianchi gonfi d’aria azzurrina, in grado entro pochi secondi di far dondolare degli impauriti e semplici numeri di matricola fino alla superficie della terra sottostante. Probabilmente basterebbe una semplice bottiglia di vetro, o un oggetto sufficientemente pesante, lanciato con gesto distratto nel vuoto proprio al disopra di questa cittadina qualsiasi su cui stiamo volando, per riuscire a sfondare un tetto di quelle case che sfilano lungo le minuscole strade laggiù, e provocare a qualcuno un danno irreparabile, assurdo, inaspettato, pensa l’apprendista pilota mentre compie con l’apparecchio una lenta virata, quando il grosso velivolo si trova ancora poco distante dall’aeroporto militare di Pisa, seguendo le istruzioni appena ricevute.

            Sarebbe sufficiente una bottiglia di vetro, oppure un oggetto sufficientemente pesante, lanciato anche per sbaglio dal finestrino di quell’aereo lassù, pensa anche Elena mentre cammina tra le strade di Calci, nelle orecchie ancora il frastuono dei bambini con le loro voci innocenti, e davanti ai suoi passi il silenzio sonnacchioso del suo paese, interrotto da qualche rara macchina che percorre la strada e poi se ne va. Non una bomba, nessun ordigno, soltanto una cosa qualsiasi che acquista una velocità impressionante mentre precipita, e diventa capace di sfondare di colpo il tetto rosso di una qualsiasi di queste case, rompendo d'improvviso la tranquillità e la calma che da sempre regnano tra tutte le abitazioni edificate da queste parti. Lei pensava di conoscere a fondo la sua amica di sempre, di saperne interpretare persino con un solo sguardo i propri pensieri, e i desideri, le speranze, le voglie nascoste; ed invece deve accorgersi d'improvviso che le era sfuggito qualcosa di fondamentale, qualcosa che adesso, forse dopo aver sonnecchiato per chissà quanti anni sotto la pelle di Laura, d'un tratto si sveglia e spariglia le carte in un attimo, come un fulmine in mezzo al cielo sereno. 

Le pareva di poter essere tanto contenta per lei, soddisfatta per il suo aver trovato qualcuno con cui impostare il futuro; tutto perfetto: una casa, il lavoro, innegabili prospettive per tutti gli anni a venire, naturalmente anche in considerazione dei capitali della famiglia di lui. E invece no, stop, un termine secco, fine delle trasmissioni. A Laura non interessa fare qualcosa sul serio con lui, e glielo dice in faccia, senza addolcire la pillola né prendersi del tempo per una riflessione un po' più accurata. Lui, di controparte, questo Alberto così interessante e pieno di prospettive, questo rampollo che sta forse cercando una strada propria, delle prospettive personali, probabilmente la prende male, si inalbera, lascia di colpo l'appartamento che aveva preso in affitto da poco tempo proprio nella cittadina di Calci, si dimette dal suo lavoro all'Ufficio Postale, quindi si eclissa, saluta tutti coloro che l'hanno conosciuto ed accolto da queste parti, e poi se ne va, come se tutto questo periodo fosse stato soltanto uno scherzo, una parentesi, quasi una vacanza. E Laura adesso osserva persino con un certo distacco tutto quello che resta, come una lettera morta, come dei fatti che non la riguardano, come se anche quella fosse una qualsiasi delle tante possibilità tra un'ampia e fornita scelta. Non la comprendo, pensa adesso Elena, non riesco proprio a capire cosa possa essere stato ad attraversare i suoi pensieri in questo momento, cosa sia ad averla resa così indifferente al proprio avvenire.

Perché, alla fine, che cosa c'è di più importante nella vita di una ragazza nata e cresciuta in questo minuto paese così di provincia, se non il trovare una persona piacevole e cortese insieme alla quale costruire una nuova famiglia, un futuro, con la prospettiva di mettere su anche dei bambini, eppoi avere una casa accogliente, spaziosa, nella sicurezza di trascorrere delle giornate con un mestiere che non mostri mai dei momenti di crisi, e lasciarsi poi andare poco per volta alle abitudini ed alle maniere così simili a quelle di tutti gli altri, nelle consuetudini oramai messe a punto una volta per tutte, senza doversi mai interrogare sulle sciocche opportunità delle scelte lasciate oramai dietro alle spalle. Impossibile adesso persino parlarne, tanto assurdo appare agli occhi di tutti il comportamento assolutamente sbagliato di Laura, forse in questo periodo assorbita da qualche sciocchezza che le ha riempito la mente, ma certamente incapace di rendersi conto di quello che d'improvviso le sta sfuggendo di mano.

Tessere una tela preziosa giorno dopo giorno, e poi giungere quasi alla fine di tutto il percorso, quando di colpo si decide di sciogliere tutti quei nodi, disfare ogni cosa, abbandonare il tracciato, e per chissà mai quale motivo. Anche l'aereo militare tra poco con ogni evidenza tornerà a rullare sopra la pista, ma probabilmente ha già raggiunto felicemente e con rapidità il suo obiettivo, perché l'allievo pilota è riuscito a cavarsela, a mostrarsi pienamente all'altezza, ostentando facilmente le proprie acquisite capacità, e dimenticando in fretta tutti i possibili pensieri più inconcludenti.

 

Bruno Magnolfi