lunedì 25 giugno 2012

Montagne sepolte.


            

            Vi ero giunto con il treno, in quel posto di vacanza indicatomi da un caro amico che ne aveva tessuto le lodi, sottolineando la straordinaria tranquillità di quel luogo, ed io avevo preso albergo in una vecchia pensione sul lago, con conduzione familiare, un bell’edificio con la facciata di pietra e le camere spaziose, anche se senza pretese. Avevo passeggiato a lungo in quei primi giorni, percorrendo la strada sul lungolago e fermandomi a leggere qualche pagina dei miei libri su una delle tante panchine di cui erano disseminati i giardini lungo la riva. Infine avevo conosciuto una donna, per caso, solitaria e meditativa proprio come me, e dopo le presentazioni di rito avevo parlato con lei di alcuni libri e di altri argomenti perlopiù senza importanza, dandole infine appuntamento per il giorno seguente in quel medesimo luogo.
            All’incontro ero arrivato per primo, e avevo evitato perfino di sedermi, preferendo attendere l’arrivo di quella donna restando appoggiato con noncuranza al tronco di un albero di quell’area verde, lo sguardo perso sull’acqua calma del lago, la voglia indiscussa, anche se non evidente, di stare con lei, di farla salire su una barca a noleggio, magari, e di portarla con me alla ricerca della nostra reciproca conoscenza. Ma lei invece era arrivata in ritardo, quasi trafelata, le maniere di chi è fortemente preoccupato di qualcosa di cui, chissà per quale motivo, non intende neppure parlare, e con questi presupposti mi aveva detto velocemente di essere dispiaciuta oltremodo, ma non le era proprio possibile restare in mia compagnia per quel pomeriggio, e che forse era bene non cercare di rivedersi neppure in altre o diverse occasioni.
            Cercai di capire di più, dissi: non c’è niente di male in tutto questo, secondo me; ma la donna, interrompendomi, liquidò tutto quanto con poche parole agitate che non indicavano niente, se non la sua semplice volontà di fuggirsene via. Chiesi una spiegazione ulteriore, insistetti, ma lei, senza neppure tornare a guardarmi, disse che al momento era impossibile, non avrei mai potuto comprendere la natura di tutti i suoi affanni. Le ricordai solamente, al momento di salutarla, la pensione dove abitavo, e lei assicurò che mi avrebbe senz’altro cercato all’albergo, o inviato a quell’indirizzo un messaggio, o una lettera, probabilmente già il giorno seguente, quando le cose con facilità sarebbero state più chiare, e per lei più serene. La lasciai accontentandomi di un saluto dedicatomi in fretta, privo di maschere false; ma proprio al momento di andarsene, quella donna si sentì forse in dovere di spingersi soltanto per un attimo verso di me, abbracciandomi con grande trasporto e premendo forte il viso sul mio, quasi in un pegno, subito prima di fuggirsene via, senza neppure voltarsi, lasciando dietro di sé quasi un alone sfumato di quel comportamento inspiegabile.
            Nei giorni seguenti, alla mia residenza, non giunse alcun tipo di messaggio, né tantomeno la donna si fece vedere alla pensione o nelle sue circostanze, e a me parve quasi di averla forse soltanto sognata, pur continuando a cercarla per le strade del piccolo paese e sopra la faccia di ogni persona che riuscivo a incontrare. Infine, dopo tre settimane, mi decisi a partire, niente mi tratteneva più in quei paraggi, e fu allora che tornai a rincontrarla, ma da lontano, mentre appariva in compagnia di diverse altre persone: mi aveva visto, mi guardava, ma come si guarda qualcuno che fa parte di te, dei tuoi stessi pensieri, senza cambiare espressione, in quella maniera profonda che si mostra dirigendo gli occhi con intenzione, pur continuando semplicemente a guardarmi e nient’altro, senza accennare neppure a un saluto, ad un qualsiasi seguito, o a un semplice accenno, però come se dentro al suo sguardo già persistesse, inspiegato, tutto ciò che eventualmente ci sarebbe stato da dire.

            Bruno Magnolfi 

mercoledì 20 giugno 2012

Dentro la sofferenza. 2.


           

            L’uomo ha continuato per un certo tempo a girare da un angolo all’altro nel suo appartamento, quasi cercando qualcosa che gli permettesse di occupare in qualche modo la mente; poi si è seduto, ha cercato di affrontare con determinazione il suo problema principale, ed è rimasto lì a lungo, senza riuscire a decidere niente su ciò di cui non è ancora riuscito a trovare alcuna convinzione. Pur riflettendoci, non gli è affatto chiaro cosa sia realmente accaduto, in quale maniera si sia determinata quella rottura improvvisa tra loro: secondo lui non c’è stato niente di diverso nel proprio comportamento di quegli ultimi tempi, nessun motivo valido, almeno tale da determinare la chiusura improvvisa della loro lunga relazione. 

Questo racconto non è più fruibile su questo blog in quanto sotto contratto con Lillibook Edizioni.

            Bruno Magnolfi

martedì 12 giugno 2012

Qualcosa da osservare con calma.


            
            Oltre le ultime case in fondo al paese, superato il fossato e qualche baracca abbandonata, dopo il viottolo che se ne andava fino ad un capannone in disuso, non c’era niente, se non campi a foraggio oppure a erba medica, avanti l’inizio del bosco, che appariva laggiù, in una macchia scura e compatta. Stavo lì fermo, certe volte, seduto alla meglio sopra una pietra o sul tronco caduto di un albero secco, ad osservare qualcosa che mi pareva disperso nel verde, confuso tra il cielo e le foglie, lasciato a decomporsi come tutto in mezzo alla terra.
            Poi tornavo indietro, mi fermavo con indifferenza al Caffè Centrale, e stavo lì ad un tavolo a bere una birra, e ad osservare la gente che si muoveva dentro e fuori da quel locale, guardando tutti con la medesima curiosità che avevo per tutte le cose. In genere una persona o due mi salutavano, ed io in risposta alzavo la mano, conservando la stessa espressione di sempre, evitando comunque di incoraggiare qualsiasi discorso.
            Altre volte scivolavo nella saletta sul retro, dove c’era sempre qualcuno che giocava al biliardo, in penombra, con le lampade forti soltanto sul tavolo, le solite mezze frasi dette fra i denti da coloro che con calma si sfidavano quasi ogni giorno. Mi sedevo in silenzio, con le spalle alla parete, apprezzavo quelle poche parole che venivano scambiate là dentro, e ancora cercavo qualcosa che a tratti mi pareva vicino, ma poi sfuggiva di nuovo, inesorabilmente.

            Bruno Magnolfi

giovedì 7 giugno 2012

Dentro la sofferenza.


            

            La donna è ferma, in piedi sul marciapiede, da sola, ed osserva senza troppo interesse qualcosa sotto ai faretti illuminanti di una vetrina del negozio di abbigliamento davanti ai suoi occhi. Si sente tranquilla, sembra non ci sia niente che possa turbarla, o almeno il suo comportamento sembra assolutamente di normale serenità, eppure le basta spostare lo sguardo verso l’angolo più in alto del vetro per scoprire nel riflesso le finestre della casa di fronte alla strada, e per rendersi conto così, con una semplice occhiata, che ci vorrà ancora del tempo prima che riesca davvero a starsene lì, deliberatamente, con quella indifferenza di cui avverte impellente la necessità....

 Questo racconto non è più fruibile su questo blog in quanto sotto contratto con Lillibook Edizioni.

        

            Bruno Magnolfi

domenica 3 giugno 2012

Meditazioni sul niente. 4.


          
            Nella zona bassa della parete, vicino all’angolo della stanza dove mi fanno dormire, c’è una crepa sottile come un capello, che corre veloce e obliqua lungo l’intonaco, fino a raggiungere lo spigolo del pavimento, come fosse la frattura di qualcosa che non so interpretare, ma che volentieri seguo col dito, in certi giorni, più di una volta, tanto da aver fatto scurire leggermente tutta quella parte di muro bianco con le mie mani sempre sudate. Più in alto, chissà in quale occasione, è invece caduto un piccolo frammento di intonaco; io lo so, me ne intendo, si tratta di un punto dove si forma forse un po’ d’umido, ma non è molto esteso, per ora, però potrebbe allargarsi. ....
          
Questo racconto non è più fruibile su questo blog in quanto sotto contratto con Lillibook Edizioni.

            Bruno Magnolfi