domenica 30 maggio 2021

Soffice affidamento.

 

<<Venga, signor Domenico, si accomodi>>, fa lui con le sue maniere da piccolo topo che annusa l'aria alla ricerca della pista più giusta. Mi siedo nel suo salottino dunque, Dino mi ha accennato che presto avrebbe avuto bisogno di parlarmi, ed io ho creduto bene di venire subito da lui, soprattutto per evitare di lasciar passare troppo tempo in mezzo, tanto da fargli credere che non mi voglia interessare dei suoi problemi. Poi però inizia col parlarmi dei suoi fiori e delle tante piante che coltiva nel giardinetto, e di come si possono curare le diverse varietà, quali stagioni prediligono, i suoi colori preferiti e così via, prendendosi in questo modo tutto il tempo che desidera, visto che io non mi sogno neppure di interromperlo o di mettergli fretta nell’esporre ciò che gli interessa farmi sapere. Infine si decide a dirmi che dovrà subire un’operazione chirurgica, niente di particolarmente grave, però lui dice che ha già iniziato a non dormire bene la notte, e ad essere preoccupato fin oltre il dovuto. Con tutto ciò mi spiega adesso che non vuole lasciare niente che sia fuori posto, e che se i suoi cugini non hanno neppure un minimo di interesse per la sua salute, va bene anche così, non sarà certo lui ad andarli a cercare, fatta eccezione naturalmente per Angelica.

Soltanto a sentire questo nome mi sento d’improvviso punto nel vivo, come se qualcosa di me riuscisse ad entrare di prepotenza nella faccenda, anche se faccio finta di niente e proseguo ad ascoltare. Si tratta di un argomento rimasto come in sospeso tra i miei pensieri, ed adesso ritrovarmi a rielaborare tale materia senza immettervi alcuna iniziativa personale, mi sembra quasi una scortesia verso lei stessa. Corradino adesso mi chiede semplicemente, come norma di buon vicinato, di dare giusto un po’ d’acqua alle sue piante, durante il periodo in cui lui sarà in ospedale; casomai di dare anche un’occhiata generale al suo appartamento, che resta di fianco a dove abito io, del quale naturalmente mi affiderebbe le chiavi; e di guardare nella cassetta della posta se per caso il portalettere dovesse consegnare qualcosa di urgente. <<Certo>>, gli dico di getto mentre continua a parlarmi sorridendo ma evitando il mio sguardo; <<su questo può stare tranquillo, non ci sono assolutamente problemi>>. Lui si ammutolisce a questo punto, prosegue a sorridere, sembra che abbia ancora qualcosa in serbo, ma che fatichi a tirarlo fuori. <<Angelica mi ha detto che verrà a trovarmi quasi ogni giorno in clinica, e che spera durante le sue visite di incrociare anche il mio vicino di casa>>. Adesso mi guarda diritto, ed io improvvisamente mi sento intimidito, come se dovessi tenere nascosta una parte di me, qualcosa che non so neanche io cosa sia.

<<Va bene>>, gli dico recuperando la mia capacità di stare sull’argomento. <<Sarà un vero piacere per me incontrarla, mentre verrò a farle una visita>>. Poi si inserisce quasi per automatismo una pausa, così penso rapidamente ad un elemento di razionalità, ed infine chiedo al signor Dino quanto tempo crede dovrà rimanere come degente. <<Non molto>>, fa lui; <<in un paio di settimane al massimo dovrei cavarmela, e poi non credo di andare incontro ad alcun problema riabilitativo, anche se avrò bisogno di stare per qualche giorno a riposo>>. Quindi si alza, prende sul mobile la chiave di casa da darmi, che aveva già precedentemente preparato, e me la consegna con un gesto impeccabile, come se mi affidasse il suo regno. <<Le scrivo su un taccuino alcune piccole note di comportamento per le annaffiature e le altre piccole cose>>, mi dice. <<In ogni caso sappia che apprezzo molto il suo aiuto. Essere soli in certi casi è terribile, ed avere qualcuno a cui affidare anche soltanto una piccola parte delle proprie preoccupazioni, è un sollievo notevole>>.

Mi alzo, sistemo la sua chiave in mezzo alle mie dentro ad un morbido astuccio da tasca, a dimostrazione dell’importanza che riesco a dare alle cose, e quindi mi avvio nel piccolo corridoio per tornare nel mio appartamento. Sulla porta lo saluto, e gli dico con espressione il più possibile seria di stare tranquillo, così lui scuote la testa sorridendo, ma senza aggiungere altro, poi attende che io varchi il nostro comune pianerottolo, ed infine così sparisco ai suoi occhi, dentro casa mia.

 

Bruno Magnolfi 

venerdì 28 maggio 2021

Amico di famiglia.


Ci sono molte piccole cose che possono dare il giusto senso ad una giornata qualsiasi, rifletto mentre sorseggio il gusto neutrale di un bicchiere colmo d'acqua. Certe volte addirittura mi perdo, mentre resto a riflettere dentro al mio piccolo appartamento al terzo piano di questo caseggiato piuttosto anonimo, nell'osservare con curiosità dalla finestra i diversi passanti che si muovono lungo la strada di fronte, magari proprio mentre si soffermano a scambiare qualche parola tra di loro, oppure quando in tutta fretta tirano di lungo perché sono in ritardo. In qualche caso sembrano assumere buffe espressioni con la loro faccia, in altri momenti muovono le mani come per prendere direttamente dall’aria qualcosa che sembra comunque sempre sfuggirgli: forse è addirittura il tempo, penso io, quello che tentano di afferrare, o magari anche le parole adeguate ad esprimersi in maniera corretta, per spiegare giustamente il loro pensiero del momento, come se da quello, in considerazione di quanto si affannano a mostrare, quasi dipendesse in qualche modo la loro stessa reputazione. Appoggio la fronte direttamente sul vetro, tiro un po’ dietro alle orecchie i miei lunghi capelli, e poi mi soffermo a pensare su quanto sia difficile essere esattamente come si è spesso desiderato. Non voglio ridurre tutto alle sole vicende che stanno accadendo attorno a me o dentro di me, e neppure alle decisioni che so di dover prendere fra non molto; vorrei avere adesso però delle linee-guida più chiare da seguire, come sempre ho trovato ogni volta che per me si sono stagliati degli orizzonti nebbiosi, e lasciare così, su di una base ben definita, che ogni dettaglio si azionasse quasi per un automatismo in grado di funzionare senza ulteriori interventi manuali.

Spesso mi è persino capitato di agire senza alcuna necessità di pensare, adottando in quei casi ciò che l'istinto pareva suggerirmi al momento. Ma adesso tutto è diverso: le cose che mi trovo di fronte so che vanno ponderate con calma, è del tutto evidente, avanti di provocare degli sbagli irrimediabili. Non sono neppure il tipo di donna che non affronta le cose, anzi mi sono sempre distinta proprio per questa caratteristica, però stavolta mi trovo in un certo imbarazzo. Praticamente mi sento come se qualsiasi scelta mi ritrovassi ad indicare tra quelle che vedo davanti, fosse in grado di portarmi irrimediabilmente verso l'errore. Suona il telefono: è il mio cugino Corrado che si preoccupa di tenermi informata sulle sue condizioni di salute, esattamente come gli avevo chiesto di fare. Le analisi non indicano niente di buono purtroppo, e in ogni caso sembra proprio che dovrà affrontare un periodo intenso di cure efficaci, che comunque può svolgere direttamente a casa sua. <<Verrò da te senz’altro, lo stesso giorno in cui inizi, per vedere come vanno le cose>>, gli dico senza riflettere altro. Lui mi ringrazia, <<forse non ci sarà neppure troppa necessità, visto che è già stato interpellato un infermiere>>, dice Corrado. <<Non importa>>, faccio io; <<voglio essere presente ugualmente>>. Poi ci salutiamo senza neppure troppi salamelecchi. Non so, da un lato sento di voler prendermi cura di lui, dall’altro ne ho quasi paura.

Paura di provare di nuovo quell’impotenza sotto a cui ho già soggiaciuto una volta, parecchi anni addietro, quando mio marito mi ha lasciato per sempre. Eppure sento che non potrò farne a meno: certo, soprattutto per l’affetto che mi lega a mio cugino, ma anche per il mio bisogno personale di essere esattamente per lui l’appoggio che sicuramente sta cercando, da solo come si ritrova. Infine devo affrontare me stessa per trovare le giuste risposte che voglio dare nei confronti del suo vicino di casa, questo signor Domenico così bravo, gentile, attento, che può essere per me, ma naturalmente anche per noi, ed anche per tutta la nostra famiglia, un buon amico, se lo vogliamo, e forse anche un sostegno, un alleato di questa esistenza direi; oppure, con estrema semplicità, una qualsiasi persona che ho avuto giusto il piacere di conoscere, e niente di più.   

 

Bruno Magnolfi


mercoledì 26 maggio 2021

Tentativi di serenità.

 

            Sento come bussare qualcuno sul muro. Forse sono rumori che provengono da chissà quali attività degli inquilini del piano superiore, penso io. Attendo un momento, ma la stessa sequenza di piccoli colpi si ripete. Poi più niente. Rifletto: potrebbe anche essere il mio vicino di casa che abita l’appartamento dirimpetto al mio ad aver provocato questi rumori, una cosa del tutto normale se ci penso bene, è sufficiente mettersi a riparare un cassetto che non scorre, oppure il tacco di una scarpa troppo allentato per fare un po’ di confusione in queste abitazioni dalle pareti sottili. Se non fosse che tutto quanto, con una persona come Corrado, diviene immediatamente contorta, complessa, mai lineare, interpretabile certo, ma soltanto a patto di scavare attentamente tra le evidenze delle sue abitudini. Attendo naturalmente che qualcosa torni a verificarsi, lo spero anche per la necessità di chiarirmi le idee, e così resto fermo senza muovere al momento alcun muscolo, ma adesso nulla sembra più intenzionato a succedere. Allora torno alle mie cose, riprendo a sfogliare un vecchio volume di storia moderna che certe volte ho il piacere di tornare a consultare, e dove so di ritrovare subito, in mezzo a quelle pagine interessanti, alcune piccole e grandi verità che mi pare di aver sempre saputo, ma delle quali avverto sempre la volontà di rinfrescare la memoria. Poi tornano i rumori, ora però leggermente diversi, come più consapevoli del loro isolamento nel sostanziale silenzio di tutto il caseggiato. Ma adesso subito mi alzo, e svelto mi avvicino alla parete divisoria che divide il mio appartamento da quello del signor Corrado, rendendomi conto che è lui che sta occupandosi di qualcosa che sembra del tutto incomprensibile da questi pochi elementi.

Apro il portoncino allora, e mi affaccio sopra al pianerottolo, ma lì non trovo niente di diverso dal solito, così suono debolmente il campanello del mio vicino, giusto per chiedergli se per caso avesse bisogno di qualcosa. Lui arriva subito, sorride mentre apre l’uscio accogliendomi, e scuote debolmente il capo come per assentire a qualcosa che sinceramente non comprendo. <<Ha sentito i miei colpi, signor Domenico, non è forse vero?>>, mi fa, con una voce divertita e timida, quasi stesse complimentandosi con se stesso per il proprio stratagemma messo su ad arte per far uscire l’animale dalla tana. <<Era un esperimento>>, dice ancora con la medesima faccia tosta, quasi da prendere a schiaffi; <<volevo rendermi conto se in un caso di necessità fossi capace di attirare in qualche modo la sua preziosa attenzione>>, confessa candidamente. Lo osservo immobile per qualche attimo senza riuscire a trovare la giusta risposta. <<In fondo non ci trovo niente di sbagliato>>, gli dico alla fine per non essere aggressivo, e cercando di  riprendermi almeno in parte dalla sorpresa di essere proprio io la cavia di quell’esperimento. <<Magari poteva dirmelo prima, caro signor Dino, così mi sarei fatto vivo con qualche minuto di anticipo, magari>>. Lui mi invita ad entrare in casa sua intanto, ma io rifiuto con un gesto della mano, poi mi spiega che comunque la stessa cosa può valere anche per me. Mi spiega cioè, che se voglio, posso tranquillamente utilizzare lo stesso sistema per richiamare la sua attenzione, naturalmente in caso di bisogno, ed io improvvisamente mi trovo così a doverlo anche ringraziare per questo. <<Sarà sufficiente dare tre colpi ravvicinati sul muro, ed il gioco è presto fatto>>. Così lo saluto e rientro a casa mia.

In fondo non ha proprio torto il vecchio Dino, rifletto una volta rimasto da solo. Bisogna essere preparati a tutto, quando si giunge ad una certa età, e senza dubbio avere un piano di salvataggio, anche se probabilmente non servirà mai a nulla, certamente fa sentire meglio e anche più protetti. Così torno a sedermi e a riprendere quel libro di poco fa, anche se mi piacerebbe fare subito la prova dei tre colpi, tanto per essere sicuro che quel sistema ideato dal mio vicino porti davvero a qualche risultato. C'è da dire che questa coabitazione sta diventando sempre più pesante, rifletto comunque dopo poco. Considerato tutto si dimostra sempre più necessario per me uscire di casa almeno tutte le volte che posso, e riuscire in questo modo a sfuggire alla stretta morsa di questo vicinato; ne va assolutamente del mio umore, della mia tranquillità, del mio starmene sereno.

 

Bruno Magnolfi

lunedì 24 maggio 2021

Cambio sicuro.

 

<<Corradino è il solito debole che si nasconde per non guardare la realtà>>, dicono adesso i parenti di lui e di Angelica a proposito del loro comune cugino e della sua malattia tenuta per propria volontà quasi nel più completo segreto. Lei non ribatte, è perplessa, resta in silenzio davanti a queste affermazioni, perché comprende bene che quanto viene sostenuto in questo momento dai suoi parenti, durante il passato si è dimostrato senza dubbio vicino alla verità, anche se per cose molto differenti da quelle di adesso; ma è anche cosciente, in ogni caso, di come negli ultimi tempi lei abbia maturato l’intento di non schierarsi mai più in maniera indiscriminata dalla parte della famiglia, come forse era quasi abitudine per tutti i parenti fino a qualche tempo più addietro, - tutti contro Corrado - sviluppando ultimamente il parere che lui in qualche maniera abbia sempre conservato almeno ai suoi occhi e per la maggior parte degli anni trascorsi, delle idee personali, un proprio stile, una personalità definita, delle caratteristiche individuali insomma, che ripensandoci sopra appaiono adesso in una luce migliore, tanto che alla fine facilmente si scopre, con un semplice e leggero sforzo della memoria, che Corradino in ogni caso non si è mai abbassato a chiedere ai suoi parenti di essere compatito, oppure semplicemente tollerato, e non abbia neppure preteso un qualche aiuto morale da parte loro, al punto di mettersi addirittura da una parte, nel tentativo di evitare agli altri troppi disturbi. Ogni sostegno che a suo cugino possa giungere in un momento così difficile per le sue giornate, riflette lei di fronte ai suoi parenti che si sono riuniti dopo tanto tempo a casa sua, sa che da lui è naturalmente accettato volentieri e con gratitudine, anche se, proprio secondo i suoi modi di sempre, dimostra pure con la stessa chiarezza di non avere intenzione di chiedere in prima persona alcun appoggio. <<Sono cambiate le cose>>, dice lei agli altri cugini, ben sapendo di non riuscire certo a convincerli solo con un'affermazione del genere, ma facendo così soltanto per mostrare adesso la variazione di fondo del proprio punto di vista.

Poi tutti sembrano ora ostentare la ferma volontà di parlare con leggerezza di altre cose, e anche di ridere per delle sciocchezze che imperterriti proseguono a raccontarsi mentre fumano delle sigarette e danno fondo ad una bottiglia di vino bianco, come se non si fossero riuniti espressamente per prendere anche delle decisioni importanti per quanto riguarda le cose di tutti loro, nella strenua dimostrazione di essere forse ancora una vera famiglia unita e solidale, nonostante che la loro superficialità nei confronti di Corrado, appaia adesso del tutto contrastante ed intollerabile, al punto che Angelica, rimasta da sola a sostenere le tesi del suo cugino più in avanti di tutti con gli anni, la smette senz’altro di sostenere le proprie idee, manifestando la volontà di non dire più nulla a difesa di lui, che peraltro non è neanche stato invitato a questa riunione. Gli altri invece attendono da Angelica quasi una spiegazione ulteriore, persino una parola definitiva, e vorrebbero forse convincerla che in fondo non c’è stato mai niente di buono nelle cose che ha portato avanti da sempre Corrado, ma lei non vuole dare a nessuno una soddisfazione del genere, e tra i suoi pensieri si staglia poco alla volta la possibilità che tutto quanto debba essere rinviabile ad un momento più adatto. C’è un compratore, per quanto riguarda la vecchia casa dei nonni rimasta proprietà di tutta la famiglia, ma ciò non significa che non se ne possa trovare anche un altro, magari fra qualche tempo.

Certo, a lei piacerebbe in questo momento poter ancora parlare nostalgicamente, come molte altre volte, dei bei tempi andati, di quando erano tutti ragazzi ed andavano in quel bel cascinale di famiglia circondato dal verde, ma oggi sicuramente non è la giornata adatta per tirar fuori cose del genere, ed è meglio lasciare tutto in sospeso, senza neppure mettere in mezzo i ricordi. E’ vero, Corrado non c’era mai quando si ritrovavano tutti assieme nella casa dei nonni, ma questo non significa che adesso sia diventato soltanto uno da spedire fuori dai piedi, persino estromesso dalla sua parte di eredità, per essere poi lasciato da solo ad affrontare i propri problemi. <<No>>, dice lei sottovoce ad un tratto. <<Non ci sto questa volta>>. E i suoi cugini adesso la guardano senza il coraggio di ribattere niente, convinti anche loro che qualcosa stavolta sia cambiato davvero.

 

Bruno Magnolfi

 


giovedì 20 maggio 2021

Tempestive informazioni.

 

Giusto ieri mi sono affacciato un momento sul retro, uscendo poi nel giardinetto di casa mia, tanto per prendere una boccata d’aria e magari osservare quel triste pezzo di cielo sopra alle case proprio di fronte al nostro palazzo alto tre piani, e naturalmente Corrado era lì, oltre la rete della mia recinzione, ad occuparsi come sempre dei fiori e delle sue amate piante. Ho fatto un po’ di rumore aprendo il finestrone della cucina, anche per mostrare così le mie intenzioni, e lui effettivamente si è accorto immediatamente della mia presenza, perciò si è voltato verso di me, e poi mi ha subito sorriso salutandomi. Così ho disceso i tre gradini del piano rialzato e sono andato verso di lui, inizialmente con un leggero senso di fastidio dato dal fatto di dovermi mostrare addirittura indulgente nei suoi confronti, considerate naturalmente le sue condizioni di salute; subito però ho sostituito questa debole uggia con una vaga sensazione di colpevolezza, a dimostrazione del periodo confuso e di passaggio che sto vivendo. Lui comunque mi è parso pallido, ma non ho voluto indagare troppo sulla situazione sanitaria che lo affligge, e lui comunque ha tirato fuori a malapena due parole generiche sui suoi malanni, parlando subito d'altro. Poi mi sono girato di fianco, e mentre Corrado a poca distanza da me continuava a parlare di tutte le piccole cose che accompagnano in questo periodo la sua giornata, io mi sono soffermato a pensare che difficilmente in altri periodi mi sono ritrovato a sostenere con qualcuno una conversazione che non avesse in qualche modo uno scopo maggiormente preciso, qualcosa che insomma valesse almeno la pena per affrontare delle chiacchiere infruttuose ed insulse in questa esatta maniera. Così ho annuito quasi senza espressione a ciò che stavo ascoltando, e poi mi sono abbassato per raccogliere qualcosa da terra, come ad evidenziare il fatto di non essere per nulla abituato ad ascoltare discorsi del genere.

Quando sono tornato a guardarlo però, mi sono accorto, o forse l’ho soltanto pensato - questo adesso non saprei dirlo -, che Corrado, improvvisamente attraversato da una preoccupazione profonda, avesse da rivelarmi qualcosa come di particolarmente importante, e nella stessa maniera in cui è suo solito comportarsi, stesse semplicemente intrattenendomi per cercare dentro di sé le parole migliori adatte a spiegarmi quanto più desiderava. Rispolverando i miei metodi che riconosco un po’ bruschi, ho interrotto i suoi farfugliamenti generici, e di getto gli ho chiesto se non mi nascondesse delle novità di una certa importanza che dovessi sapere; ma lui si è schernito, ha guardato qualcosa tra le foglie di una pianta vicina, e poi ha detto soltanto che era molto contento di avere un vicino di casa proprio come me. Certo, ho pensato: meglio di una famiglia con tanti piccoli bambini scorrazzanti e confusionari, avere un signore già pensionato, tranquillo in ogni sua manifestazione, e su cui si può anche contare per eventuali problemi logistici, è quanto di più fortunato si possa desiderare, ma dopo un momento mi sono reso conto che non era proprio questo ciò che lui aveva desiderio di farmi sapere, e che le parole pronunciate erano soltanto un preambolo. Così ho lasciato che si trovasse ancora di più a suo agio, lasciandolo parlare esattamente di ciò che voleva, ma l’impressione avuta dentro di me non se n’è andata, e lui non mi ha risolto il quesito.

Quindi, dopo qualche altro momento, in una pausa tra le affermazioni salienti sui tipi di rose coltivabili, l’ho salutato senza tentennamenti, per poi rientrare in casa mia e finalmente occuparmi con decisione delle mie faccende; ma quando mi sono trovato sugli scalini che immettono al finestrone, Corrado mi ha chiamato da dietro, e dopo una pausa durante la quale mi sono lentamente girato verso di lui, mi ha solo detto che sua cugina Angelica aveva chiesto di me. Non ho voluto dare alcuna importanza alla cosa, ma immediatamente ho riflettuto che era proprio questa la faccenda che tardava a venire fuori e che mi aveva tenuto fino adesso in una posizione di incertezza e di curiosità. Sono tornato così nelle mie stanze senza dire nient’altro, ma forse senza neppure lasciare l’impressione a Corrado di avermi rivelato la notizia più importante che desideravo sapere da lui. “Magari sa tutto”, ho pensato con un certo terrore infantile, ma in seguito mi sono confortato con la notizia che lei avesse comunque pensato un po’ a me, e che forse, per suo desiderio, ci sarebbe stato un qualche chiarimento tra noi, magari anche in tempi decisamente ravvicinati.

 

Bruno Magnolfi

martedì 18 maggio 2021

Aiuto per gli altri.

 

 

            Con una rivista illustrata aperta tra le sue mani, la signora Angelica attende seduta che la colorazione chimica applicata sopra ai suoi capelli ancora umidi raggiunga finalmente l’effetto desiderato, mentre dentro al negozio in cui vi sono in tutto quattro o cinque persone presenti, regna, almeno in questo momento, una calma decisamente infrequente. Nessuna tra le persone in attesa sembra quasi abbia voglia di dire una sola parola, come fossero tutte immerse nei propri pensieri, ed il silenzio di quei clienti, come anche quello dei due lavoranti impegnati sulle loro capigliature, è rotto soltanto dai ronzii dei piccoli macchinari in funzione utilizzati dentro a quel salone per le acconciature. Il giornale tratta del buon periodo di un famoso attore televisivo, e lei, scorrendo le fotografie che lo ritraggono in varie e ordinarie situazioni casalinghe, scuote leggermente la testa appiccicosa, immaginando come irrealistiche le notizie a colori riportate su quel giornale. In fondo, ad Angelica importa ben poco mostrarsi particolarmente imbellettata e ben vestita alle persone che conosce e che frequenta. Certo, quando era vivo suo marito le cose erano diverse, ma in seguito tutto ha iniziato rapidamente a mostrarsi molto più rarefatto, ed anche se oramai sono trascorsi parecchi anni da quando lui non c'è più, a lei fino ad oggi non è mai interessato provare a rifarsi delle nuove amicizie, o addirittura una relazione sentimentale con qualcuno. Forse perché non le è capitato, è lecito immaginarsi; oppure semplicemente perché, come le hanno detto qualche volta i suoi parenti, lei non ha mostrato quasi alcun interesse per questo argomento. Ultimamente poi non è certo cambiato nulla tra i suoi desideri, tanto più che i suoi anni non la portano certo proprio adesso a desiderare qualcosa di diverso dalle sue assodate abitudini, però c'è qualcosa che da qualche tempo sembra come voler sollecitare in qualche modo i suoi istinti femminili.

<<Ancora dieci minuti di applicazione e poi risciacquiamo>>, le dice Lino per rassicurarla sui tempi, ed Angelica annuisce, senza corrispondere troppo al sorriso generoso del gentile parrucchiere. Il suo carattere, come anche i suoi modi di fare, sono sempre rimasti, per tutto questo periodo, poco propensi ad aprirsi agli altri, però in fondo a se stessa lei si sente comunque altruista, anche socievole, ed anche se non dimostra facilmente di essere così, ugualmente da qualche tempo a questa parte lei prova il desiderio di mostrarsi più affabile ed espansiva di come ricorda di essere stata negli ultimi anni. Adesso sorride di soddisfazione del colore dei capelli più deciso che ha scelto oggi per dare una tonalità nuova alla sua immagine, e mentre continua a scorrere, in fondo senza un grande interesse, l’articolo che parla ancora dell’attore noto a tutti, pensa che ognuno è almeno in parte un interprete completo delle proprie giornate, ed anche in lei l’entusiasmo pur piccolo che riesce ad inserire in ciò di cui si sta occupando, alla fine potrebbe anche delineare una grande differenza. Il suo dubbio più forte rimane quello sull'unità di misura possibile con la quale conteggiare le domande che le si stagliano ogni volta irrisolte davanti ai suoi occhi, però sa che provando di nuovo ad essere come probabilmente si sentiva molti anni fa, cioè maggiormente spontanea e meno riservata almeno con le persone a lei più vicine, forse ogni sua preoccupazione potrebbe dimostrarsi facilmente superabile. Poi giunge Lino, si prende subito cura dei suoi capelli, li asciuga, li pettina, li spazzola, li rende improvvisamente, con la sua spiccata professionalità, quasi come non sono mai stati, ed Angelica, dentro allo specchio che le rimanda la propria immagine, si sente bene, appare ai suoi occhi quasi radiosa, forse come mai è riuscita a sentirsi.

Quando esce da quel salone per le acconciature immagina quasi per scherzo di essere migliore di quando vi è entrata: però veramente si ritrova in questo momento come maggiormente in equilibrio nei confronti di tutti gli altri, e non ha neppure bisogno di specchiarsi in una qualsiasi vetrina per rendersi conto che la sicurezza di sé mostrata tante volte quasi come una sfida, ora è diventata una precisa certezza, quasi un’acquisizione matura di un elemento innato e tenuto in disparte fino adesso dentro di lei; non si sente più, come per troppo tempo purtroppo è stata, quasi una succube della maschera indossata sopra la faccia, per un periodo persino esageratamente lungo, e quindi libera, spontanea, capace di mostrare all’improvviso chi sia veramente. C'è suo cugino Corrado in questo periodo di cui occuparsi, e lei riconosce che nessuno potrà prendersi cura di lui e della sua malattia se non proprio se stessa; però è pronta, non le sarà di alcun peso, confessa da sola in un attimo, non proverà alcuna fatica nel farlo, perché è il proprio equilibrio ritrovato che le permetterà di essere da ora in avanti anche un aiuto sicuro per gli altri.

 

Bruno Magnolfi

sabato 15 maggio 2021

Presente, senz'altro.

 

Sono solo, mi dico certe volte, soprattutto per convincermi che è vero, ammesso che questo sia proprio necessario. Ed il motivo per cui è accaduto che mi ritrovassi proprio così, in questa maniera che non ammette troppe compagnie, è indubbiamente dato dal mio carattere, dai miei modi piuttosto bruschi, ed anche dalla noiosa ricerca che spesso ho condotto sul senso nascosto delle cose, come se ogni particolare pur del tutto insignificante mi dovesse dare prova di sé, assumendo così valore, ma soltanto ad avvenuto disvelamento. Ma di questa condizione generale in fondo non ho mai avuto troppa paura, anzi, mi è sempre sembrato che il modo ideale per affrontare al meglio la quotidianità, fosse esattamente quello della completa solitudine. Quando poi mi sono reso conto che così facendo rinunciavo a molte cose, ormai era tardi. Adesso che sento impellente la necessità di riferirmi agli altri, non riesco più a trovare nessuno attorno a me: niente degli individui che negli anni hanno evitato di intraprendere i miei stessi percorsi intendo, o che abbiano maturato differenti punti di vista dai miei, soggetti con i quali sentirmi distante, ed in questa maniera potermi davvero confrontare, saggiando dei modi per meditare le cose ben lontani dalla mio ordinario sentire.

Se devo essere sincero, non ho mai sopportato il mio vicino di casa, misurandolo generalmente con un punto di vista molto distaccato, e peraltro con un metro di giudizio spesso dato dalla mia prima e particolare maniera di vedere le cose, anche se adesso che lui ha coraggiosamente compiuto il primo fondamentale passo, venendomi incontro in qualche modo, sento che forse è proprio lui il personaggio adatto con cui confrontarmi, a cui se serve posso dare anche un aiuto, considerata la sua fragilità di salute e le sue piccole manie che lo portano generalmente a volare piuttosto basso. E nello stesso tempo può anche essere, sempre lui stesso, quell'individuo che, senza neppure saperlo, riesce a mostrarsi capace di insegnare molte piccole porzioni di esistenza, elementi che per mia formazione fino a questo momento non ho mai troppo considerato, quasi come segmenti di un percorso minore. Ecco, questo è il mio punto di arrivo attuale, la coscienza di qualcosa che, mancando tra le mie esperienze, improvvisamente mi attira a sé, quasi una soffice calamita capace di spostare persino la rigidità del mio punto di vista.

Esco in giardino, mi avvicino alla rete del nostro piccolo confine comune, e poi chiamo per nome il mio vicino di casa, come fosse l’azione più naturale da compiere. <<Buongiorno, signor Domenico>>, dice dopo un attimo proprio lui, Corradino, mentre si affaccia al finestrone del suo appartamento, raggiungendomi subito dopo ed accostandosi alla recinzione con il suo passo malfermo, sempre conservando sopra la faccia quell’espressione innata quasi di meraviglia, ad indicare soprattutto che fino ad oggi non lo avevo mai trattato con questa sciolta familiarità. <<Volevo soltanto sapere come vanno le cose>>, faccio io con un leggero sorriso, ma senza mostrare quel senso di superiorità che normalmente mi verrebbe quasi naturale. Poi mando avanti la conversazione con piccole domande sui suoi esami clinici in corso, ed infine, anche per cambiare discorso, gli chiedo se per caso non senta la necessità di un mio piccolo aiuto. Corrado come sempre si schernisce, mi ringrazia, dice che per il momento se la sta cavando, e poi tira fuori, come già immaginavo, la notizia per cui anche sua cugina Angelica gli ha appena chiesto telefonicamente questa stessa cosa. Non domando niente su di lei naturalmente, però lo osservo adesso con maggiore attenzione, nell'attesa che me ne parli per indubbia spontaneità.

<<Dovrebbe venire domani a farmi una visita>>, dice infatti ancora Corrado; <<almeno così ha stabilito>>, ed io, che non aspettavo altro che ascoltare delle parole di quel genere, apprezzo immediatamente la novità. <<Potrebbe venire anche lei a casa mia, per prendere un caffè insieme a noi, signor Domenico>>, aggiunge dopo qualche momento; ed io naturalmente accetto, dopo qualche apparente riflessione, sorridendo dentro di me pur senza mostrare a lui alcun sorriso, ma annuendo leggermente a conferma della mia disponibilità; senz'altro.

 

Bruno Magnolfi


mercoledì 12 maggio 2021

Pulsazioni in atto.

 

 

<<Non preoccuparti troppo per me, al momento attuale me la sto cavando piuttosto bene>>, dice Corrado parlando al telefono con la propria cugina Angelica. <<Comunque se avessi proprio necessità di qualcosa, in quel caso potrei sempre fare affidamento sul mio vicino di casa. Si è offerto lui stesso di aiutarmi in questo senso, con grandi raccomandazioni oltretutto, perché il signor Domenico è proprio una persona squisita, sempre pieno di attenzioni verso gli altri; e poi è un individuo colmo di cultura, è stato un insegnante di liceo per tutti i suoi anni lavorativi, ed anche adesso che è in pensione si interessa di tutto, è curioso, vuole sempre venire a conoscenza di qualsiasi cosa>>. L’altra annuisce con una certo compiacimento, mentre ascolta queste parole all’apparecchio, anche se comprende perfettamente l’imbarazzo attuale di Corrado nei suoi confronti, ed anche nei confronti degli altri parenti, in considerazione del rapporto sempre molto distaccato che negli anni si è instaurato tra lui e tutti i suoi cugini. Però è un uomo solo, ormai con degli anni sopra le spalle, e l’insorgenza della malattia che da poco tempo lo sta tormentando, sicuramente è il motivo essenziale per un inderogabile riavvicinamento verso di lui da parte di tutta la sua famiglia, ma di cui soltanto lei può essere la migliore promotrice. Poi si dicono ancora qualcosa sulle prossime analisi mediche che deve affrontare, ed infine chiudono la conversazione, senza troppe ulteriori parole di sostegno e di incoraggiamento già sufficientemente prodigate.

Angelica, vedova prematura oramai da molti anni, sa di non poter essere troppo presente nei confronti dei problemi che sta affrontando questo suo cugino, così come sa bene che la migliore stampella per lui può mostrarsi davvero proprio quel signor Domenico, conoscente e vicino di casa da lunga data, persona dall'apparenza leggermente scostante, ma in fondo buona e piena di attenzioni; così come sa che l'attaccamento che questo signore paziente può manifestare nei riguardi di Corrado, in parte dipende anche da lei stessa, e cioè dalla propria capacità di intessere un sincero rapporto di amicizia nei confronti di quest’uomo cortese. Il loro incontro recente non ha portato a niente di particolare, però forse soltanto perché Angelica, sentendosi per un attimo sormontata dalla fretta e dai pur legittimi desideri di Domenico, si è subito irrigidita, e questo l’ha spinta immediatamente a fare un passo indietro, se non altro per lasciar trascorrere un po’ di tempo, sicuramente necessario, al fine di osservare tutte le cose in maniera più giusta e più corretta. Probabilmente nelle prossime settimane i tempi per trovare delle soluzioni apprezzabili inizieranno a stringere sempre di più, pensa adesso con determinazione, anche se lei non vorrebbe proprio correre il rischio di mescolare quella simpatia sincera che nutre verso Domenico, con la necessità che Corrado sia aiutato proprio da lui ad affrontare i suoi improrogabili malanni.

Così tutto appare in parte sospeso, proprio come se nessuno desiderasse prendersi la briga di decidere qualcosa da cui potrebbe essere difficile in seguito tornare indietro, nonostante Angelica comprenda piuttosto bene ciò di cui avverte profondamente la necessità, osservando con i propri occhi quanto l’avanzare dell’età di tutti quanti coloro che si trova attorno, ovviamente compreso anche se stessa, conduca purtroppo ciascun individuo con molti anni sulle spalle ad un proprio naturale isolarsi, cosa che lei vorrebbe evitare più di ogni altra cosa, soprattutto adesso che assiste in prima persona a quel tortuoso percorso affrontato in questo periodo dal suo amato cugino Corrado. La paura della malattia e della solitudine, ecco il morbo più forte che attacca inevitabilmente la sensibilità di ogni persona, riflette lei quando negli ultimi tempi si trova a trascorrere qualche giornata più uggiosa di altre; non ci sono cure per questo, pensa spesso Angelica in questi frangenti, ed anche se sembra profondamente egoistico un sentimento come questo, alla fine è la sensazione che a lei, come in fondo a tutti gli altri, maggiormente le torna naturale, proprio come il semplice respirare, oppure avvertire dentro se stessa tutta la forza delle proprie pulsazioni.

 

Bruno Magnolfi

 

 


lunedì 10 maggio 2021

Abitudine sedimentata.


<<Come va oggi, signor Corradino?>>, sento dire da qualcuno sul pianerottolo davanti all'entrata del mio appartamento; perciò, naturalmente ben attento a non provocare alcun rumore, metto subito l'occhio allo spioncino della porta, giusto per rendermi conto di chi sia stato a parlare nell’ingresso condominiale, e con voce anche piuttosto alta. Vedo così che in questo momento Corrado sta rientrando in casa, e la signora Trecci del terzo piano, scendendo le scale del nostro palazzetto, si è fermata per un attimo proprio davanti a lui, probabilmente essendo già a conoscenza dei problemi di salute che tormentano il mio dirimpettaio. Lui, nel riferirsi a quella donna, fa all’inizio la sua solita risatina, sicuramente per schernirsi e togliere, com’è sua normale abitudine, almeno una parte di importanza a ciò che gli sta effettivamente capitando, e quindi le risponde cortesemente, con calma e a bassa voce, che oggi gli pare i suoi malanni si siano in parte calmati, e che si sente maggiormente in forze, senza entrare comunque in alcun dettaglio medico. La vicina, così come la vedo io dalla mia scarsa visuale, con la sua immancabile borsa al braccio e l’espressione di chi ha compreso perfettamente tutto quello che gli è stato detto e forse anche di più, a questo punto lo saluta, e poi prosegue con naturalezza verso il portone del palazzo, tre gradini più in basso, mentre Corrado, con la sua busta in mano con dentro probabilmente delle medicine appena acquistate in farmacia, gira la chiave nella serratura ed entra nel proprio appartamento.

Negli ultimi giorni lui non mi ha più detto niente, anche se ad essere sinceri non è nemmeno capitato di incontrarci sul pianerottolo, oppure per strada, e neppure tra i nostri rispettivi giardinetti; forse le sue condizioni di salute lo portano sempre più a ritirarsi in una nicchia propria di solitudine che non prevede troppi interlocutori mi immagino, e quindi credo proprio che stia compiendo quell’operazione quasi normale in un caso come il suo, cioè quella di mettersi in un angolo e di attendere gli eventi, senza stare a parlarne troppo con nessuno. Ho immaginato che con ogni probabilità la sola persona tra i suoi parenti che prosegue a chiamarlo al telefono per avere notizie fresche e dargli magari qualche conforto, ammesso che lei abbia questa capacità, sia la sua cugina Angelica; ma non c'è neppure troppo da scommettere che sia del tutto così. Perciò sentirei quasi un mio compito, in qualità di suo vicino di casa e conoscente diretto, di suonare il campanello di Corrado e tentare di portargli almeno qualche minuto di compagnia, anche se cerco di rimandare di giorno in giorno questo mio piccolo dovere, che comunque avverto come pressante dentro di me, quasi diventasse, ogni volta che ci penso, sempre più improrogabile, quasi un vero obbligo morale. In fondo, se ci rifletto meglio e considero tra me ogni cosa, proprio per aggiustare meglio questa sensazione, io non gli devo niente al signor Corrado; e poi vorrei proprio vedere a parti inverse se lui si stesse a preoccupare per me nella stessa esatta maniera come faccio io per lui.

Così, tormentato comunque da questa personale necessità, dopo mezz'ora prendo e vado a suonare il campanello di Corradino, e lui mi apre volentieri accogliendomi subito con un bel sorriso ed invitandomi ad entrare in casa sua. Poi prepara del caffè, tanto per dare sottolineatura alla mia visita, ed insiste nel farmi sedere sulla sua poltrona preferita, per poi raccontarmi, con i suoi modi spicci eppure timidi, che sta facendo una cura un po’ pesante che lo mette fuori uso almeno per un giorno o due la settimana, ma per il resto tutto gli sembra vada praticamente quasi come sempre. Poi dice, come avevo già immaginato, che di tutti quei parenti che ha, è soltanto la sua cugina Angelica a chiamarlo al telefono ogni tanto, <<ma va bene così>>, si affretta a dire, <<visto che praticamente non ho bisogno di nulla; come è sempre stato, d’altra parte>>. Dopo dieci minuti me ne vado, con le raccomandazioni del caso, che comunque mi paiono persino superflue, anche se rientrando in casa mia provo all’improvviso una pena insolita, in relazione al mio carattere, quasi una vera sofferenza; la netta sensazione, comunque la si voglia considerare, di estrema solitudine, qualcosa che, se devo dirla tutta, tra le mie tante abitudini ormai cristallizzate, non avevo mai provato o riflettuto tanto a fondo, come invece mi trovo a fare in questo preciso scorcio di giornata.

 

Bruno Magnolfi  


sabato 8 maggio 2021

Risultato dubbio.

 

         

            Sopra al tavolino della pasticceria che resta tra di noi, lei appoggia il vecchio libro di poesie che appena dieci minuti fa le ho regalato. Poi sorride, Angelica, nella sua maniera fredda che già in parte conosco, e forse dimostra in questo modo che in fondo non è neppure troppo interessata a quel mio piccolo dono. <<Ci sono delle novità>>, mi dice invece sottovoce all’improvviso. <<Corrado è ammalato; non si può fare niente del progetto, almeno per il momento, però dobbiamo farglielo capire senza che sospetti di quello che sappiamo su di lui>>. La guardo, vorrei dirle con una parola sola che non mi interessa quasi niente di quello che riguarda suo cugino Corrado, e mi accontenterei per il momento che lei mi vedesse come una persona, non come un semplice vicino di casa di questo suo parente. <<Quanto, ammalato>>, le chiedo invece, soprattutto per avere dei ragguagli su quello che devo aspettarmi da lui nei prossimi tempi. <<Seriamente>>, fa Angelica prendendo quasi con distrazione un nuovo sorso dalla sua tazza di caffè. <<Dobbiamo riappacificarsi; tutta la nostra famiglia con lui, e forse dimenticare le sue piccole mancanze del passato>>, prosegue come se questo fosse il nocciolo di tutta la questione. Avverto in me un tremore nelle mani; non mi piace affatto quell’argomento, vorrei parlare d’altro, anche se non so da dove cominciare.

            <<E noi?>>, le faccio di getto, come avessi già stabilito una volta per tutte che in ogni caso ci deve  essere senz’altro un seguito per noi due, per me e per lei, qualcosa che vada oltre le faccende di Corrado. Angelica spinge la propria schiena contro la spalliera della sua sedia, e si guarda attorno come per rendersi ben conto delle poche persone che sono insieme a noi dentro al locale. <<Come puoi immaginarti altro in un momento contorto come questo; e poi chi ti ha mai detto che si possa impostare un “noi” del tutto separato da mio cugino?>>. Rifletto: adesso vorrei quasi ritirare il mio libro di poesie che sopra al piano del tavolo sembra sia diventato soltanto carta straccia, e mentre osservo con attenzione i capelli di Angelica, mi accorgo che il piccolo gruppo di persone nella saletta dove siamo seduti se ne sta andando, lasciandoci da soli. Tento un gesto disperato, ed allungo una mano come per farle una carezza sui capelli, e così farle capire qualcosa a cui sembra restia, ma lei intercetta il gesto, e rapidamente fa una finta mossa, come per darmi uno schiaffo sulla faccia, forse per farmi svegliare dal torpore, immagino, oppure non lo so, perché adesso mi ritrovo terribilmente confuso. <<Pensavo ci fosse della simpatia tra noi>>, dico senza neanche credere alle mie parole, e lei resta in silenzio, come a far decantare le mie sillabe. 

Angelica si alza, sistema qualcosa del suo vestito, non torna neppure a guardarmi, come mi fossi fatto trasparente ai suoi occhi, e dalla sua espressione capisco che è già altrove, proiettata verso altri pensieri che non riguardano affatto la mia persona. Poi, con gesto rapido, quasi una mossa meccanica, lascia scivolare il mio stupido libro di poesie dentro la sua borsa, ed infine muove un passo verso l'uscita dalla saletta, non lasciandomi altra possibilità che seguirla. Pago in fretta alla cassa i nostri caffè, mentre lei tiene già una mano sulla porta del locale, ed infine ci ritroviamo ambedue sopra al marciapiede privi di qualsiasi argomento, mentre Angelica consulta con un gesto distratto ma quasi plateale il suo piccolo orologio da polso, sottolineando subito che adesso deve proprio andarsene. <<Ci rivediamo>>, le dico in fretta senza che la mia appaia una sciocca richiesta, e lei annuisce appena, come riflettendo attentamente su quella materia, ma dopo un attimo conferma: <<certamente>>, mi fa, come se tutte le cose per il momento rimaste insolute avessero bisogno obbligatoriamente di trovare un qualche risultato.

 

Bruno Magnolfi

giovedì 6 maggio 2021

Causa prima.


La sua telefonata giunge di mattina, quando ancora mi trovo in casa senza aver del tutto deciso, con la mia solita scrupolosità, cosa sia meglio fare durante questa giornata, una volta espletate le mie modeste attività ordinarie, commisurate ad un uomo pensionato che vive da solo come me. Mi meraviglio subito dello squillo, poi comunque alzo il ricevitore con calma, e chiedo cortesemente chi ci sia all'altro apparecchio. Silenzio. Trascorre un attimo, avverto un leggero rumore elettrico, quasi una sottile frequenza che cerchi la sua giusta collocazione, e subito dopo la nota voce di Angelica che chiede di me in forma indiretta, come parlasse ad altri, mentre controlla con garbo un piccolo moto divertito, quasi una debole risata. Rispondo immediatamente con un certo entusiasmo, e lei forse apprezza questo mio comportamento, anche se getta lì un generico "come va", senza approfondire affatto, almeno per il momento, la motivazione che l'ha portata a chiamarmi. Stiamo in questo modo per qualche minuto cercando di portare avanti una conversazione un po' stentata, ed infine, quando oramai sembra non ci sia proprio più niente da dire, Angelica se ne esce con un "dobbiamo vederci", che mostra bene il suo carattere forte e deciso. <<Certamente>>, le rispondo subito, nonostante mi renda conto che la mia opinione non sia stata richiesta, e poi subito aggiungo: <<quando vuoi>>, per mostrare la mia disponibilità nei suoi confronti. Un’altra leggerissima pausa, poi: <<Domani>>, fa lei senza alcuna mezza misura, lasciando a me il compito di proporre l’appuntamento presso una nota pasticceria del centro, con la sala da tè ampia ed elegante. Lei accetta con neutralità, poi chiude in fretta la conversazione.

Dagli scaffali della mia libreria estraggo subito un vecchio e piccolo volume di poesie a cui mi sento particolarmente legato, e con una certa iniziale titubanza decido dopo un attimo che può essere proprio quello il regalo giusto da portare domani ad Angelica, nella speranza che una cosa del genere sia di gradimento per una personalità come la sua. E’ soltanto la cugina del mio vicino di casa, ripeto tra me per tornare appena un attimo dopo con i piedi sulla terra, e l’unico motivo per cui abbiamo deciso di vederci, io e lei, è la leggera preoccupazione che mostriamo per i comportamenti di Corrado, anche se personalmente ho deciso di adottare una maggiore indifferenza nei confronti delle cose che lo riguardano direttamente. Appoggio questo libretto sopra la mia scrivania, poi tento rapidamente di trovare qualcosa di cui occuparmi. Decido di uscire per una passeggiata a piedi in abbinamento alla bella giornata, e mi ritrovo rapidamente in strada con la mente leggera ed i muscoli del corpo desiderosi di fare un po’ di movimento. Dall’appartamento di Corrado, dirimpetto alle mie stanze, nessun segno che attiri in qualche modo la mia curiosità, anche se l'apprensione che lui ha dimostrato ultimamente, adesso mi tiene leggermente in ansia.

Percorro in lunghezza un paio di strade di questo mio quartiere, andando infine a sedermi sopra una panchina di un giardino pubblico poco lontano dalla mia abitazione. Decido dopo un attimo di salire sopra un mezzo pubblico la cui fermata mi rimane quasi di fronte, ed arrivare così fino al museo d’arte moderna, dove da molto tempo ho deciso di recarmi senza mai trovare la giornata giusta per farlo veramente. Mi rivitalizza questo impegno con me stesso, e mentre sono dentro al tram mi perdo nell’osservare alcune espressioni di queste persone che come me si fanno trasportare in mezzo al traffico, immaginando, per un gioco mio personale, i loro impegni e tutte le faccende di cui si debbono far carico muovendosi continuamente in lungo e in largo dentro la città. Infine scendo alla mia fermata, attraverso la grande piazza che mi trovo di fronte, ed infine mi decido ad entrare nell’ingresso di un edificio antico ed imponente. Mi guardo attorno, mi pare che tutto adesso stia girando per il verso giusto, e di questo sono felice, almeno per un attimo, senza neppure sapere esattamente quale ne sia il motivo principale.

 

Bruno Magnolfi



mercoledì 5 maggio 2021

Momento giusto.


Oggi penso improvvisamente di essermi proprio stufato di tutta questa faccenda dei parenti del mio vicino di casa, persone che non conosco neppure ed a cui non sono legato per niente: non trovo proprio nulla che ancora, come ho fatto in sostanza negli ultimi tempi fino quasi a stamani, mi costringa ad essere così attento e rispettoso delle cose che riconosco essere una sostanziale pertinenza di altri individui, con cui peraltro non ho quasi niente da spartire, cose che oltretutto in alcun modo riguardano me in modo diretto. Prendere ed uscire di casa, questo devo fare, penso ancora, senza alcuna necessità di guardarmi indietro oppure di lambiccarmi ulteriormente il cervello con dei pretesti che probabilmente possono servire soltanto a gettare via del tempo.

Così indosso la mia giacca quasi frettolosamente, mi assicuro di avere con me le chiavi per rientrare in seguito nelle mie stanze, ed alla fine sbatto quasi la porta alle mie spalle, senza alcuna necessità di riflettere o di rendermi conto se il mio vicino sia ancora presente nel suo appartamento qui accanto al mio oppure no, visto che questi sono diventati dei particolari che da oggi in avanti non devono nemmeno sfiorare gli interessi costituenti la mia tranquilla giornata. In strada tutto sembra regolare, ed io avvio il motore della mia utilitaria con l'intenzione di farmi un largo giro fuori città, e di giungere senza fretta in qualche piccolo paese della campagna circostante, forse sulla riva del piccolo lago artificiale incastonato tra le colline. Guido lentamente mentre lascio alle spalle i numerosi incroci della zona, poi prendo le indicazioni di una via tortuosa che passa per un posto in cui non mi reco da parecchio tempo. Mentre osservo il panorama penso che potrei tra non molto anche fermarmi in una trattoria per mangiare qualcosa, e così, quando poi adocchio il locale giusto, lungo la strada che costeggiando lo specchio d’acqua attraversa anche questo gruppo di case, accosto, parcheggio bene l'auto, ed infine prendo la mia giacca con me per entrare dentro al ristorante. Mi dicono che volendo posso sistemarmi anche all’esterno, in uno dei tavoli all’aperto, ed io accetto, visto che su un fianco della costruzione, sotto al pergolato, ci sono sedie e tavolini liberi con solo tre o quattro persone già sedute a bere e a chiacchierare per i fatti propri.

Una signora gentile mi porta subito una birra ed un vassoio con formaggi e salumi affettati, ed io con calma mi servo ed addento subito delle belle porzioni, insieme alle fette profumate di pane fresco, proseguendo a guardarmi attorno con un interesse improvvisamente rinnovato dalla coscienza di essere in fuga da qualcosa, anche se non ho neppure voglia di pensare cosa sia. Con oggi devo iniziare a disinteressarmi di parecchie faccende penso, e per far questo devo soprattutto riempire le mie giornate con qualcos’altro di cui iniziare da subito ad occuparmi. Prendo dalla tasca un foglietto ed una matita, e mentre proseguo a mangiare il mio piatto freddo, inizio a disporre sulla carta come un semplice elenco di attività: “visite ai musei e ai luoghi di cultura cittadini; visite ai paesi circostanti; visite alle tante biblioteche sparse; raccolta e catalogazione delle immagini e delle fotografie più caratteristiche di tutto il territorio”. Solamente con queste poche e sostanziose attività che mi sono appuntato, posso tirare avanti da subito per qualche anno penso; se poi riesco a scomporle ulteriormente nei tanti dettagli da cui sono formate, credo che avrò materiale di cui occuparmi per un tempo quasi infinito. Termino la mia birra e pago con un sorriso la consumazione alla signora, e subito dopo riprendo la mia giacca e torno alla macchina.

Non ci vuole molto a darsi dei programmi di massima penso, ed anche se sono stato messo in pensione oramai da un bel numero di mesi, ciò non significa che adesso non abbia più niente a cui potermi dedicare. Mi hanno chiamato “professore” per decine di anni nel liceo dove ho lavorato, ed ho studiato tanto per sentirmi sempre all’altezza dei miei insegnamenti. Devo proseguire, coltivare le mie curiosità, tutti quegli interessi culturali che più o meno ho sempre avuto, ed informarmi di tutto quello che può essermi sfuggito nelle giornate in cui non ho avuto il tempo sufficiente per farlo. Questo è il momento giusto.

 

Bruno Magnolfi     

 


lunedì 3 maggio 2021

Vittima probabile.

           

            <<Guarda, Corradino>>, bisbigliava Angelica con calma qualche volta, quando ancora erano piccoli e si ritrovavano nella casa di campagna dei nonni insieme agli altri quattro cugini; <<il silenzio adesso è così forte in questo buio, che volendo si potrebbe quasi toccare>>. Lui rimaneva per un attimo del tutto immobile a guardare nella notte, senza respirare, con la bocca semiaperta e le mani leggermente protese avanti a sé, forse per avvertire con la punta delle proprie dita anche lui quello che sosteneva di provare sua cugina, ma dopo poco, alla fine di quell’attimo sospeso, scoppiava sempre a ridere ogni volta, probabilmente per rompere quel senso di imbarazzo di cui si ritrovava subito vittima, proprio mentre lei quasi di getto se ne correva via, lungo il grande spiazzo davanti alla rimessa degli attrezzi, tornando da sola e divertita verso la grande abitazione di famiglia. Dopo tutti questi anni e gli avvenimenti accaduti, Corrado comunque non si è mai scordato di tutti quei momenti, ed è tornato qualche volta a ripensarle con una certa calma quelle parole, come se avessero lasciato nei suoi ricordi qualcosa ancora da scoprire.

            <<Signor Domenico>>, mi dice adesso accostandosi alla rete divisoria dei nostri rispettivi giardinetti. <<Ci sono molte cose che non sono mai riuscito a comprendere; non per mancanza di sensibilità, ma solo perché enigmatiche e contorte, o al contrario forse in quanto troppo semplici per un pensiero in fondo poco lineare come il mio>>. Lo guardo, vedo che sorride come per prendere poco sul serio persino ciò che afferma, ed io vorrei rispondergli con qualcosa di appropriato, ma non trovo niente dentro di me, così mi limito ad annuire, come fossi chiamato semplicemente ad ascoltare un suo insipido ricordo di bambino, e poi nient’altro. Mi fa sempre riflettere ciò che mi dice in certe occasioni il signor Corrado, è come se riuscisse a mescolare aspetti essenziali della sua esistenza con emerite sciocchezze che non meritano assolutamente alcun interesse. Lo immagino in mezzo ai suoi cugini, in quegli anni di ragazzi, sempre pronti a prenderlo in giro e a ridere delle sue maniere, come fosse il loro bersaglio preferito con cui divertirsi di gusto subito dietro le sue spalle, senza preoccuparsi del suo orgoglio ferito o della sua personalità scalfita. Come al solito provo dispiacere quando lo immagino così, però immediatamente dopo provo solo rabbia nei confronti di sé e dei suoi comportamenti. Non ne esco da questa situazione, penso che non sarò mai capace di dimostrargli quella doverosa indifferenza che vorrei, anche se tento in ogni occasione di mostrarmi distante dai comportamenti presenti o passati di questo mio vicino.

            Rientro in casa adesso per occuparmi delle mie faccende, anche se forse vorrei trascorrere più tempo ad ascoltare dalla sua stessa voce i propri ricordi di ragazzo, quando con i genitori si recava d’estate presso quella grande casa di campagna che a lui pareva in quell’epoca lo sfondo più appropriato ad ogni idea ed a qualsiasi esperienza, in mezzo a quei cugini quasi tutti coetanei, così affiatati tra di loro da apparire solidali nel pensare probabilmente che Corrado non avrebbe mai avuto un’esistenza semplice, nonostante i loro continui tentativi di mostrargli le difficoltà da cui riuscire a tenersi più distante. Forse era questa veramente la prova fondamentale in cui cercavano di indirizzare il cugino in quelle giornate difficili eppure divertenti, con l'Angelica sempre pronta a funzionare come esca per riuscire a trascinarlo verso i più divertenti trabocchetti, utili per ridere di gusto ed instradare quel ragazzetto un po' lunatico, come doveva apparire a tutti Corradino, verso le difficoltà che tutti loro reputavano ordinarie. Verificavano i suoi comportamenti, ecco quello che facevano in quell'epoca: misuravano semplicemente quante difese le sue reazioni fossero capaci di escogitare, e lui probabilmente era in questo modo una predestinata vittima di tutte le loro marachelle, anche se forse, certe rare volte, lui fingeva soltanto di esserlo davvero.

 

            Bruno Magnolfi