Qualche
volta penso che finirà; sì,
insomma, che si interromperà prima o dopo questo mio flusso di ottimismo, di
convincimento positivo, di credulità continua verso qualsiasi espressione che usano gli altri nei miei confronti;
insomma smetterò con questo ferreo ritenere che tutti siano sempre così sinceri con me, così schietti
nelle loro espressioni, e che parlino soltanto di cose reali, di fatti realmente
accaduti, di espressioni usate per davvero, e
non cerchino mai insomma di imbrogliarmi, come invece fanno quasi sempre; e
loro così, almeno nei miei pensieri, termineranno una buona volta con quelle
parole che continuano a dirmi, a suggerirmi, ed a soffiarmi nelle orecchie con
le loro buone ragioni che sostengono di avere per farlo, come se quello che mi
spifferano fosse il fondamento di tutta l'esistenza, e le loro frasi fatte, il
loro argomentare attorno a questo o a quel problema, quasi i capitelli e le
colonne portanti su cui si tiene in piedi la
maggioranza delle cose che ci circondano. Tutti quei fatti e quegli aneddoti di
cui un gran numero di queste persone ha fortemente
voluto che venissi a conoscenza, raccontandomelo sempre
con un certo impegno, in mezzo a tutto il tempo buttato via in questa maniera; tutto
ciò che così tanti individui hanno insistito a spiegarmi più di una volta,
dilungandosi in certi casi anche nei dettagli, e con i quali mi hanno riempito spesso
la testa, fino a farmela scoppiare in qualche occasione; ecco, io so quasi per certo che tutto questo avrà un
termine una buona volta, lo so proprio per certo.
Mi
chiedo comunque quale sia il motivo per cui in tanti anni non sono mai stati in
silenzio con me, non hanno mai lasciato che io, come qualcuno forse più
fortunato tra tutti gli altri, godessi dei rumori sottili della sera ad
esempio, mentre magari si stava come si fa sempre fuori dalla caffetteria, a
fumare tranquilli ed a prendere il fresco della primavera senza alcuna
preoccupazione, pronti ad
osservare la luna che nasceva sopra ai tetti delle case basse del nostro paese,
al margine di questo fiumiciattolo che scorre
silenzioso. Io mi sforzo di guardare da quella parte qualche volta, e loro
intanto parlano, devono spiegarmi, gli corre l’obbligo per forza di farmi
sapere qualcosa di importante, qualcosa che, se non si sa, non si può stare.
Sorrido ancora adesso mentre ascolto, lascio che mi dicano una volta di più
quello che vogliono, non sarò certo io quello che si tapperà le orecchie o che
sosterrà che sono tutte stupidaggini quelle di cui mi stanno parlando. Li ascolto, di qualche cosa magari mi convinco, perché non sono tutte cose sciocche quelle che mi spiegano, e in qualche caso ci sono anche dei fatti che si devono
sapere, di cui è meglio venire a conoscenza. Ma poi dimentico alla svelta ogni parola,
ogni frase che mi è stata rivelata, oppure ricordo soltanto qualcosa che adesso però mi pare inverosimile, falso, messo
su soltanto per ridere di me.
Tante volte ho pensato di essere
l'unico ad avere una certa fiducia in tutte quelle chiacchiere confuse, in
quello svelare chissà cosa e per giunta solo a me, e forse loro che generano
quei pronunciamenti hanno sempre fatto leva proprio su questo mio comportamento
positivo, approfittandosene, tediandomi spesso, assillandomi forse per coprire
con la voce le loro preoccupazioni e i loro crucci. Probabilmente sono uno che
si lascia abbindolare troppo e un po’ troppo alla svelta, che crede spesso a
tutto quello che gli viene detto già alla prima, però la colpa è soltanto la
loro se hanno voluto in questa maniera farmi credere delle cose che non erano
neppure dettate dalla verità, ma messe insieme soltanto per il gusto di giocare
con uno come me, proprio uno con dei problemi di comunicazione. Se ne sono
approfittati, questo è il punto, ed adesso loro lo sanno che io alla fine sono
arrivato fino a rendermene conto, ed allora stanno più attenti da ora in avanti
a quello che mi dicono, e sono già decisamente più restii a svelarmi dei
particolari che poi si dimostrano inventati. Vorrei avere avuto una memoria di
ferro in tutto questo tempo, e ricordarmi perfettamente ogni particolare da far
presente adesso, anche pubblicamente. Qualcuno sicuramente si sarebbe
vergognato del proprio comportamento. Ma io purtroppo ho cancellato tutto dalla
mia memoria, e quindi possono aver detto quello che volevano, perché adesso non
ricordo niente, proprio come se fossero sempre stati tutti in silenzio.
Bruno Magnolfi
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