Lei si muove lentamente dentro la sua stanza, circondata
come sempre dalle proprie cose. Si è vestita con un abito piuttosto elegante
poco fa, ed ha impiegato un po' di tempo per incorniciare con un trucco leggero,
ma comunque abbastanza ricercato, i suoi occhi ed il suo sguardo. Adesso Franca
però attende. Ci saranno dei collaboratori di suo padre più tardi nella loro
casa, e lui gentilmente le ha chiesto, già un paio di giorni addietro, di
prendere parte a questa che ha definito come una “cena informale”, e se ne
avesse voglia, nel corso della serata, suonare qualcosa per gli ospiti, seduta
davanti al pianoforte del loro salone al piano terra. Niente di nuovo, sono
cose già viste nella villa dei Neri, anche se a lei non sono mai piaciuti molto
i ricevimenti di quel genere. Poco prima si era affacciata per un attimo alla porta
di cucina, tanto per curiosare sui preparativi, ed aveva intravisto Teresa e
Caterina, le esperte cuoche a servizio della sua famiglia, che stavano già
componendo sopra i vassoi la variegata cena fredda prevista, con delle tartine
e dei crostini, e poi anche degli assaggi di ogni tipo, con carni, salse,
verdure e formaggi, ed almeno per quanto riguarda il tipo di ricevimento
previsto, si era sentita subito abbastanza sollevata. Una cena in piedi,
durante la quale volendo poter starsene in disparte, cioè senza rispettare
delle rigide etichette, magari lasciandosi un po’ andare, con un bicchiere in
una mano, a
delle argomentazioni leggere e inconcludenti di fronte a qualcuno sorridente e
curioso, disposto a parlare e a confrontare i propri anni lontani del liceo, con quelli freschi e attuali della studentessa di
casa.
Qualcuno poi suona all’ingresso del giardino, la
cameriera aziona dopo un attimo il cancello automatico, e quindi ci si immagina
facilmente gli invitati mentre varcano il portone della casa, si scambiano gli
ossequi, entrano a grappolo nell’ingresso elegante della grande abitazione
illuminata. Ad attenderli naturalmente ci sono ambedue i genitori di Franca,
accoglienti ed allegri come sanno essere sempre in queste circostanze. Lei però
cerca di rallentare ancora la sua sortita, e quasi si fa attendere, ma non per
un moto di superbia o di altezzosità, ma soltanto per quel filo immancabile di
solita ordinaria timidezza. Immagina anche la sua mamma mentre volta già lo
sguardo lungo la scala che porta alle camere del piano superiore, nel tentativo
di cercare con gli occhi la sua presenza. E le cameriere, che a questo punto
avranno di sicuro imbandito il lungo tavolo del salone con tutto quanto è stato
preparato, e già si saranno aperte le prime bottiglie dei vini e degli
aperitivi. Franca allora entra per un attimo nel bagno, non si sente a proprio
agio, è riuscita ad avvertire già alcune espressioni in lontananza degli
invitati di stasera, ma torna a riguardare nello specchio la sua faccia, la
propria espressione, i capelli trattenuti sulla nuca in una coda semplice.
Infine, con un guizzo, decide che deve proprio andare;
così, con la fermezza tipica di tutte le sue decisioni improvvise, scende la
scala dal primo piano, e poi entra nel salone, riconoscendo con stupore che non
sono presenti degli invitati sconosciuti. Al contrario, stanno lì, davanti a
lei, i fantastici ragazzi del suo gruppo di jazz, tutti insieme, vestiti con
eleganza, e che in un attimo voltano lo sguardo dalla sua parte, sollevando in
sincronia ognuno il proprio bicchiere, per lanciare un brindisi architettato
soltanto per lei, completamente inedito, proprio in suo onore. Franca è
commossa, una bellissima sorpresa questa, perciò saluta i ragazzi con un filo
di voce, poi guarda suo padre, quello che l’aveva quasi osteggiata fino a ieri nello
studio del pianoforte, e che adesso mostra con evidenza di aver completamente
cambiato la propria opinione. Anche la mamma le sorride, e per lei questa
cornice è quanto di più bello si sarebbe mai immaginata, tanto da provare il
desiderio profondo di abbracciare subito i propri genitori e ringraziarli con
un solo gesto per quella fiducia accordata nei confronti dei suoi più forti
desideri.
Poi si siede al pianoforte, come mostrando di non avere
sull’immediato le parole adatte per esprimersi, e tutti i ragazzi della
formazione in un attimo si schierano attorno a lei e allo strumento, e Franca
perciò inizia a suonare, anche se non sa bene neppure lei che cosa, perché
forse l’importante adesso è soltanto far vibrare quelle corde metalliche, quel
legno stagionato della cassa armonica, insieme a quelle meravigliose orecchie di
tutti intorno a quei suoi suoni e a quegli accordi, perché non c’è altro di
importante in un momento così; soltanto questo.
Bruno Magnolfi
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