Certe
volte, mentre di mattina sono in casa a rifare i letti o a sistemare nel frigo
gli acquisti appena scelti tra gli scaffali del piccolo supermercato di questo
quartiere, mi ritrovo a parlare da sola. Non a bassa voce, come per sentire
semplicemente il suono dei miei stessi pensieri, bensì usando un tono normale,
quasi affrontassi un vero dialogo con qualcuno già presente nella stanza dove
mi trovo. Non è la solitudine che cerco di scacciare in questa maniera,
piuttosto provo a spiegare per l’ennesima volta, a chi potrebbe ascoltarmi, le
ragioni per cui sto bene, mi sento bene, sono sostanzialmente appagata. A
quell’ora i miei figli sono a scuola, e mio marito naturalmente è impegnato con
il suo lavoro. Ed io assaporo la soddisfazione di poter far girare
perfettamente e come ogni giorno il nostro meccanismo familiare, mantenendo il
decoro e la pulizia della casa, e preparando tutto al meglio possibile nel
nostro rifugio, assolutamente prima del loro rientro. Qualcuno, negli anni
passati, mi ha fatto notare, in alcune occasioni e naturalmente con un certo
tatto, che io sarei una persona che sa semplicemente accontentarsi di ciò che si
trova sottomano, anche se io ho spesso ribattuto che questa è davvero soltanto
la vita che ho sempre desiderato. Un'amica, diversi anni addietro, mi aveva
anche spiegato, secondo il proprio parere, quanto io forse potrei essere nel
mio intimo una donna impaurita da tutto, che probabilmente già nel passato
amava rifugiarsi molto spesso tra le maglie del tessuto che ha sempre trovato
maggiormente disponibile attorno a sé, ma io le ho soltanto sorriso quella
volta, convinta di non avere bisogno di spiegare proprio niente dei miei
comportamenti.
Non mi interessa chiarire a
qualcuno i motivi del mio agire, sempre che ce ne siano di evidenti tra quelli
che mi fanno essere così come sono, e poi ritengo di essere parte della schiera
di quelle persone semplici che non stanno ad indagare troppo sulle scelte o sui
propositi che maturano. Lascio scorrere le giornate sulla falsariga dei miei
naturali interessi, senza mai costruirne di artefatti. Quando mio marito e i
miei due figli rientrano nel nostro appartamento, mi sento d'improvviso
completata: la casa è in ordine, e tutto ciò, durante lo scorrere della giornata
intensa che mi ha accompagnato senza mai lasciarmi fermare, che potevo
sistemare per la mia famiglia, sono sicura di averlo fatto, ed alla fine mi
sento la coscienza perfettamente a posto, e sono contenta quando loro si
accorgono del mio impegno e dei miei sacrifici per tenere tutto a posto e anche
in ordine, proprio come dev'essere, secondo il mio parere. Mio marito non
sorride quasi mai mentre mi dà il suo piccolo rapido bacio rientrando in casa,
ma io sono sicura che lui è felice di ritrovarsi qui, nel seno della sua
famiglia, quella che riempie di senso anche la sua dura giornata lavorativa.
<<Come va?>>, mi chiede certe volte, ed io gli rispondo sempre che
è tutto a posto, specialmente adesso che lui è qui, e che qualsiasi cosa
procede come dovrebbe. Certo, il senso di colpa che provo facilmente quando non
svolgo adeguatamente i miei compiti, lo avverto sempre dietro di me, pronto ad
entrare in azione.
L'ultimo a tornare a casa
naturalmente è Federico, ogni volta con la testa persa dietro qualcosa che lo
incuriosisce, anche se magari non fa neanche parte minimamente dei suoi veri
interessi. <<Niente di nuovo>>, mi dice dopo avermi lanciato un
saluto, alla mia domanda generica sulle novità della giornata, e la sua
affermazione è contemporaneamente per me una delusione ed anche una frase
rassicurante, tanto da chiudere subito la porta a qualsiasi altro quesito.
Marco invece credo mi assomigli di più, ed il suo atteggiamento protettivo nei
confronti dei propri pensieri, è la riprova che ogni dato importante della sua
giornata avviene solo ed esclusivamente nella propria testa, in mezzo ai tanti
pensieri da cui sicuramente è abitata. Lui è riflessivo, lascia sempre che
siano gli altri a fare una mossa, salvo poi tirare fuori un commento sintetico,
certe volte ristretto ad una sola parola, oppure uno sguardo. Con lui difatti
non mi serve neppure parlare: mi lancia un'occhiata veloce ed io so che va
tutto bene, le cose procedono, ciò che per qualche motivo desiderava svolgere
si è realizzato.
<<Chi mi racconta qualcosa
della propria giornata?>>, dico qualche volta a tutt'e tre, tanto per
stuzzicarli, ma la cosa che ottengo più spesso è che ognuno indichi l'altro per
raccogliere quella sfida, ed alla fine sono io stessa che parlo di quelle
solite sciocchezze che mi sono accadute. Mio marito e i miei figli però mi
ascoltano, ed anche se non hanno commenti da fare, io sono sicura che riescono
facilmente a mettersi nei panni di una madre di famiglia. Ed anche se forse non
c'è proprio niente in me da invidiare, sicuramente avvertono nelle mie parole
la contentezza di averli di nuovo qui, di fronte a me, esattamente come ogni
giorno.
Bruno Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento