In certi casi, almeno da qualche
tempo a questa parte, nei momenti frequenti in cui mi ritrovo da solo e normalmente
immerso nei miei tanti pensieri, noto una specie di ombra davanti ai miei
occhi, come una sagoma scura che, pur non mostrandosi mai con troppa evidenza,
ed in più soltanto di sfuggita, riconosco perfettamente nella persona che ho
immaginato potesse essere fin dall’inizio. Sono convinto, in tutto questo, che
è il mio passato che viene ogni tanto a farmi una visita, ma mentre questo
ragazzetto, che poi rappresenta me stesso nell’età adolescenziale, fino a poco
fa si è sempre manifestato ogni volta nelle sue fattezze complete, adesso è
come se non riuscisse più a farsi vedere in modo integrale, e per qualche
motivo scegliesse - o fosse appena in grado - di evidenziare ai miei occhi
soltanto l’ombra di se stesso, giusto il profilo della propria sagoma, una
fisionomia netta e leggermente scura, senza maggiori caratteristiche
riconoscibili. Cerco di restare indifferente a questa sua presenza silenziosa
che a momenti appare e scompare, anche per non mettere lui ulteriormente in
difficoltà per la sua presunta inefficienza. Fingo insomma di ignorarlo, anche
se alla fine mi giro di colpo verso questa strana ombra, dicendogli
all’improvviso: <<Stai forse cercando di spiare i miei comportamenti,
immaginando magari che in questa nuova forma io non riesca a notare troppo la
tua presenza?>>. La sua sagoma allora schiarisce leggermente, poi si
muove, ed io rifletto che con ogni probabilità nell’arco di pochi secondi lui
finirà di nuovo per scomparire del tutto, senza neppure prendersi la briga di
rispondermi; ma poco dopo noto il suo profilo appoggiarsi ad un mobile, mentre
stiamo nel mio appartamento, e poi tornare a farsi vedere da me in modo più
completo, ma solamente per qualche secondo, quasi per porgermi una specie di
saluto.
Riconosco che il nostro rapporto
è sempre stato difficile, finendo spesso per incolparci a vicenda di quanto
siamo stati incapaci di dare inizio a dei comportamenti positivi verso gli
altri nei nostri diversi periodi di esistenza. In ogni caso, io mi sono quasi
affezionato a questa sua presenza, e spesso ripercorro volentieri, anche
tramite i suoi suggerimenti – in genere soltanto delle indicazioni silenziose -
le vicende che volta per volta riconosco perfettamente nella mia memoria come
essersi modificate in qualche caso anche in senso positivo, ma la maggior parte
delle volte in modo assolutamente negativo, anche se a seconda dei casi. Lui
poi sparisce del tutto, ed io prendo la giacca ed esco da casa. Fuori, lungo la
strada, mi avvolge la tranquillità del pomeriggio, e quando un’auto delle forze
dell’ordine mi supera, sorrido per quel loro pattugliamento quasi inutile. C’è
stato un lungo periodo, dopo il termine della mia lunga condanna alla
detenzione carceraria, in cui venivo controllato regolarmente dalle divise, e i
gendarmi in quei casi avevano sempre verso di me quell' insopportabile
atteggiamento di chi sa con certezza che prima o dopo sarei ricascato in
qualche faccenda delittuosa, nonostante il mio impegno continuo nel rigare
diritto. Poi hanno allentato la loro presenza, anche se ogni tanto proseguono a
farsi vedere lungo la strada dove abito, quasi per darmi un ulteriore
avvertimento e ricordarmi il brutto periodo di prigionia. Ma in un attimo io mi
incarno nel ragazzetto di prima, sparisco agli occhi di tutti, e tento di
riflettere tutto con la mente sgombra, quella di chi ancora non ha commesso mai
alcun reato.
Sono pulito, rifletto, in grado
di disporre della mia persona come più desidero, anche se i freni che sento
continuamente dentro di me sono di una tale potenza quasi da costringermi
all’immobilità. Nella scuola elementare di via delle matite credo nessuno mi
tenga in una qualche considerazione: forse vedono in me uno sbandato, un
ragazzo che se ne sta sempre da solo, che non cerca mai un rapporto con gli
altri, come forse sarebbe naturale, ed alla fine appare quasi prigioniero dei
suoi stessi modi di comportarsi e di pensare. Forse un compagno di classe un
po' differente dagli altri lo si può soltanto ignorare, pensano tutti, e quindi
tenere sempre a distanza, come se evitandolo ci si mettesse al riparo da
problemi e da comportamenti poco ordinari; oppure si può sempre tentare di
ridicolizzare ogni gesto che lui possa compiere, ogni parola che dice,
qualsiasi posizione assuma nel banco scolastico, e tutte le espressioni che sembra
mostrare durante l’orario delle lezioni, ogni volta ridendo delle sue smorfie e
di qualsiasi altro atteggiamento possa assumere. Non ci sono molti argomenti di
cui discorrere durante le pause ricreative, e quindi niente di meglio che darsi
di gomito e parlar male di quel bambino con la faccia decisamente sempre troppo
seria, che non si accosta mai a nessuno. Io non ho mai pensato che la colpa di
tutto fosse in qualche maniera della mia famiglia, però ho sempre creduto che
la mia personalità fosse esattamente quella che riesco a evidenziare nei
confronti di chiunque, senza fare alcuno sforzo per modificare qualcosa di me.
Sono fatto così, sembro affermare a tutti quasi ogni giorno, inutile tentare
delle variazioni di comportamento.
Bruno Magnolfi