Certe
volte il ragazzo avvistando qualcuno che conosce mentre cammina per strada,
d'istinto cambia marciapiede, ma soltanto per evitare che quello lo saluti in
maniera troppo esuberante, o che addirittura gli chieda qualcosa, magari del
suo andamento scolastico, o dei suoi amici, o anche di altre cose del genere.
La sua non è vera asocialità, soltanto non gli va di affrontare con estranei
argomenti che profondamente sente soltanto suoi. Quando infine va al solito
ritrovo dopo la scuola e incontra Nadia insieme agli altri, spesso finge per
scherzo di non accorgersi neppure di lei fino quasi all'ultimo, quando ormai è
lì, accanto a sé. Come va, le chiede in maniera un po’ impersonale, ma con modi
seri, anche se poi le sorride mostrando tutta la complicità che avverte
solamente con lei, e di cui lei ha sicuramente coscienza.
Qualcuno
ha riferito a sua madre che lui è un tipo strano, ma al ragazzo non importa
minimamente del giudizio degli altri. Tira diritto, sa che la sua vita sarà
difficile con il suo carattere, per questo quando incontra Nadia cerca di
tirare fuori la sua personalità più estroversa. Lui osserva molto tutte le cose
che gli scivolano accanto, ma lei gli dice spesso che al contrario pare sempre
indifferente a tutto quanto intorno a sé. Non ha alcuna importanza, spiega il
ragazzo: le cose bisogna sentirle dentro, dobbiamo essere onesti con le nostre
sensazioni, il resto poi va da solo.
Un
pomeriggio si allontanano insieme dal solito ritrovo. Nadia racconta di sé,
delle sue convinzioni: il ragazzo l’ascolta. Possiamo metterci assieme, le dice
dopo un po’, anche se in fondo non sarà questa la cosa essenziale. Lei non
comprende, si chiede cosa ci sia dietro a dei discorsi del genere, ma lui le
dice che è soltanto questione di mezzi, loro due, l’uno per l’altra, dove in
fondo lo scopo vero è semplicemente il futuro che avranno. A lei sembra bastare
per il momento, sa che lui forse è il più sincero di tutti dicendo così, anche
se vorrebbe sentirsi dire altre cose, forse più usuali, forse però anche meno
vere.
Al
ritrovo insieme agli amici nessuno ormai fa più caso a Nadia ed al suo ragazzo:
i rapporti si sono modificati, ognuno avverte delle importanti variazioni,
anche se finge indifferenza: tutti adesso è come se fossero diventati, nel loro
teatro del pomeriggio, delle semplici comparse di una scena dove lui e Nadia
sono praticamente attori e comprimari. Loro due di fatto quasi non vedono più
nient’altro: parlano, si spiegano, hanno la profonda e continua necessità di
scambiare tra loro anche i pensieri più inconfessabili. Intorno è proprio come
se non ci fosse più niente e nessuno.
Infine
qualcosa si rompe, è inevitabile. Nadia si dispera, forse anche lui, anche se
non sembra affatto. Non ci sono spiegazioni, si è interrotto un meccanismo
fragile, retto solamente su poche cose. Il ragazzo pensa che non poteva essere
altrimenti, e prosegue ad attraversare la strada quando avvista qualcuno con
cui non vuole parlare. Poi riflette che il suo è forse un atteggiamento troppo
omogeneo, quasi integrale nella sua mancanza di elasticità, così ormai privo di
qualsiasi modifica. Allora cerca Nadia per riferirle almeno quanto è riuscito a
riflettere, ma lei è già volata: i suoi pensieri di fatto sono già dietro un
altrove che a lui probabilmente ora sfugge, lungo un sentiero che comunque non
è più il suo, e lungo il quale, se anche volesse avviarsi, si sentirebbe
soltanto un estraneo. Per questo lascia perdere, anche se sa che la sua è una
vera sconfitta.
Bruno
Magnolfi