mercoledì 15 ottobre 2014

Viaggio.


            Il paese di Vicchio in fondo non è molto distante. Arrivare fin lì è come riuscire a comprendere, tra le cose da archiviare nella memoria, un elemento che sicuramente indica il buon esito di un vecchio proponimento. Salvo poi rendersi conto che quanto completato non è assolutamente sufficiente. La strada prosegue infatti, e lasciarsi alle spalle qualcosa risulta inferiore alla curiosità per qualcos'altro che forse sta più avanti.
Iniziare è già fare, pensa lui mentre cammina. Cosa importa avere dei propositi se non si lascia che la realtà poi li muti. La via da percorrere non è un ostacolo, si può fare tutto con leggerezza, quasi non accorgendosene. Il ragazzo fermo di fronte dice buongiorno, costringe lui a salutarlo a sua volta. Poi si ferma, già superato, si gira: perché non camminare assieme per un tratto di strada? Non c'è neppure bisogno di parlare troppo, di scambiare eccessive opinioni. Si può andare e basta, senza pensieri.
Oltre il poggio di fronte la campagna si apre, la via serpeggia tranquilla. Non saprei, dice il ragazzo, forse non perché nutra realmente dei dubbi; la sua è soltanto un’abitudine, una necessità dei tempi e del suo spirito a riflettere così. Al di là delle ultime case qualcosa si vede, sono molti i chilometri già coperti, la vegetazione qui ha cambiato colore, la strada ha svoltato più volte prima in un verso e poi in quello opposto. Devo tornare, dice con voce calma. Forse ha ragione, il percorso ha già mostrato il suo senso, ma lui lo saluta e si spinge ancora un po’ oltre.
Più avanti, l’alberghetto appenninico serve soltanto per ristorarsi e riposare appena il tempo sufficiente, poi via di nuovo, senza quella meta precisa che renderebbe tutto un po’ sciapo. Già, perché l'elemento importante è soltanto quell'andare, cercando con gli occhi e con l'anima ciò che lui soltanto sospetta dentro di sé, desiderando così quasi delle conferme.
Dietro una casa un uomo lo guarda: persona anziana, chissà quante cose da ricordare, lui lo saluta, si ferma, gli chiede se è della zona. Certo, fa il vecchio, tutto quello che si può guardare attorrno a noi l'ho osservato a lungo, per tante stagioni. Ho visto cambiare le cose, la natura, i panorami, e qualche volta anche le persone. Tanti accadimenti si sono susseguiti, ed io molti di loro li ho tenuti a mente, forse li ho anche trasformati nei miei ricordi, anche se poi nessuno si è mai fermato davvero a chiedermene notizia. Questo per me è comunque il senso delle cose, dice ancora il vecchio: un percorso colmo di tanti elementi, intriso di cose da dire senza la necessità o l’urgenza di dirle davvero. Sono qui le cose, dentro di me, ma anche nel tracciato che ho percorso in tutti questi anni: è nel mio sguardo, nella maniera di misurare ciò che ho intorno adesso, ma anche nel parlare con te; e nel dirti che non c’è probabilmente niente infine da dire, soltanto semplicemente comprendere.

Bruno Magnolfi


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