Lui
tempo fa è già riuscito a vedere una volta l’interno di quello stanzino in
fondo al lungo corridoio. E' un piccolo vano cieco, dove vengono tenute alcune
cose ordinarie immagazzinate sopra qualche scaffale a parete. Difatti
normalmente quella porta rimane ben chiusa, anche se non con la chiave, e forse
non si nota neppure, ma in quel pomeriggio di alcune settimane addietro,
l'assistente del titolare si è improvvisamente spinto fino lì, ha spalancato
l’uscio con noncuranza ed ha acceso anche la lampadina, e nonostante questa
operazione abbia avuto la durata soltanto di qualche attimo, in quel breve
lasso di tempo l’impiegato è riuscito a far sbirciare l'interno di quel
ripostiglio a tutti coloro che stazionavano senza fare niente nella sala
d'attesa. Probabilmente agli altri non ha interessato un bel niente di quella
scoperta, ma per lui è stato un evento completamente diverso. Quello stanzino è
perfetto, ha iniziato a pensare da subito, proprio quello che mi è più congeniale.
Dovendo
recarsi abbastanza regolarmente presso quegli uffici, con una frequenza di
almeno una volta ogni dieci o quindici giorni, lui da quel giorno non ha fatto
altro ogni volta che attendere, mentre se ne sta tranquillamente seduto, di
rimanere completamente da solo in sala d'attesa, e quando non c'è più nessuno presente
andare a rinchiudersi alla svelta là dentro, restandovi almeno per qualche lungo
minuto. Sarebbe piuttosto imbarazzante farsi trovare all’interno, questo lui la
sa bene, ma in fondo un rischio del genere in quel contesto probabilmente
assume una marginale importanza. Potrebbe sempre dire che ha sbagliato la porta,
oppure che stava cercando del bagno, sarebbe lecito, assolutamente. Quando lui esce
dal ripostiglio ha poi sempre cura di spengere la lampadina addirittura prima
di muovere la porta, e quindi anche se nella sala d’attesa sono sopraggiunte nel
frattempo delle persone, nessuna di loro può far caso ad uno che esce da un
vano buio.
Quando
è là dentro si sente subito un’altra persona. Vi ristagna un meraviglioso e vago
odore di carta e di legno, ma soprattutto contro uno dei muri è stato appoggiato
una specie di stretto ed alto bancone, dove lui in genere con un piccolo salto
si mette a sedere. Ecco, questa è la posizione ed il luogo che lui ha sognato
da sempre. Qualche volta sente qualcuno che parla nel corridoio, e la piccola
apprensione che prova gli risulta fuori di dubbio un fastidio. Per questo ha
deciso che è il caso di togliere con una svelta manovra la chiave da fuori, e
serrare la porta dall’interno, in modo che nessuno possa più disturbarlo. Adesso
il luogo è perfetto.
Resta
là dentro come se quel posto fosse il punto di arrivo di qualsiasi ricerca che abbia
affrontato da sempre. Gli ricorda l’infanzia, questo è certo; ma anche
quell’ambiente ovattato in cui i pensieri risultano liberi davvero, ed in cui
nascondendosi segretamente chiunque riesce in qualche modo a sfuggire a tutti
gli altri, e quindi a sentirsi davvero da solo. Ecco, forse è questo l’elemento
più importante di tutti: quella raggiunta solitudine, sotto il naso di tutti, a
cui nessuno probabilmente potrà mai neppure aspirare.
Bruno
Magnolfi
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