Dobbiamo sempre
essere pronte; non possiamo distrarci, fingere superiorità o addirittura
indifferenza di fronte a cose del genere. L’amica annuisce, conservando la sua
espressione quasi severa, poi però rivolge lo sguardo da un’altra parte,
distrattamente. Andiamo, fa lei alla fine, tanto qua dentro non ci facciamo più
niente. Fuori dal negozio di borse sembra esserci la gente di sempre, quella che
nel tardo pomeriggio puoi sempre trovare in giro sui larghi marciapiedi di quel
tipo di strada. Loro due si incamminano lentamente senza una meta precisa, ma
sanno perfettamente di che cosa dovrebbero parlare, anche se in fondo non
sembra ne abbiano neppure gran voglia.
Stavolta non so se mi andrà di perdonarlo tanto facilmente,
dice lei alla fine quasi con sforzo. L’amica si ferma un attimo per azionare la
sua sigaretta elettronica, poi risponde soltanto: lo credo bene. La cosa più
importante è che da adesso in avanti le cose per lui si facciano sostanzialmente
difficili, e che ogni piccolo passo in avanti nei tuoi confronti, riesca a
conquistarselo soltanto con fatica e mostrando una grande determinazione.
Camminano vicine, loro due, ed osservano senza troppo impegno le vetrine di tutti
i negozi. Certo, aggiunge lei dopo una lunga pausa: e comunque sarò sempre
pronta ad allontanarlo ed a farlo ripartire da capo, di fronte ad ogni pur
minimo cedimento del suo impegno nel nostro rapporto. Poi ambedue abbandonano
l’argomento, e restano per un po’ in perfetto silenzio.
Potremo fare un salto da Lori, adesso: che cosa ne
pensi, fa la sua amica tanto per riprendere a parlare. Lei guarda qualcosa
avanti a sé, le pare subito che la sua migliore amica voglia soltanto cambiare
discorso e abbandonare il problema, però accondiscende a quanto proposto, forse
anche per una semplice abitudine. I suoi occhiali scuri ancora riescono a nascondere,
per quanto possono, quel diffuso livido sul viso, ma lei non riesce più a
conprendere se dentro di sé possa essere quello il segno del proprio
cambiamento da mostrare a coloro che incontra, oppure soltanto il simbolo
infamante di qualcosa che molto probabilmente è sempre riuscita a sbagliare.
Forse avrebbe bisogno di tempo, di maggiore riflessione, della metabolizzazione
completa del suo problema, prima di incontrare qualcun altro che magari
conosce, anche perché in questo momento non le va certo di archiviare la
faccenda come un qualcosa che a tutte prima o dopo può capitare.
Giungono infine nei pressi del locale, Lorenzo
dietro al suo bancone del bar le saluta come fa sempre, ed anche se nota
immediatamente quegli occhiali scuri ed ingombranti sopra la faccia di lei, non
dice niente, comprendendo benissimo cosa cerchino in qualche modo di coprire.
Ci sono altri amici a bere qualcosa, dei conoscenti, e forse proprio per questo
lei avrebbe fatto anche a meno di andare là dentro, però alla fine si siede,
pur senza salutare nessuno, e cerca in qualche maniera di non farsi troppo
vedere. L'amica invece risponde ai saluti, sorride, ordina il suo aperitivo e
scambia qualche battuta di spirito con gli altri.
Oggi non mi piace stare qua dentro, le dice lei
sottovoce. Ma dai, fa l’amica: in fondo il tuo occhio nero fa parte delle cose
che possono accadere a chiunque, non farne una cosa più grande di quella che è.
Va bene, risponde lei, non ci sono problemi; e mentre pronuncia queste parole
toglie gli occhiali, girandosi verso gli altri per far immaginare bene a tutti
cosa le possa mai essere successo. Nessuno le chiede niente, naturalmente, ed
anche l’amica sembra solo un po’ imbarazzata di quel comportamento, visto che
lei invece adesso sorride, guarda tutti quasi con un’espressione di sfida, e
mostra le sue ferite quasi come se fossero delle vere e proprie medaglie.
Bruno Magnolfi
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