“Devi stare attento”,
dice il professore al ragazzo, gesticolando con le braccia per mostrare, oltre
le parole, tutta la sua preoccupazione. “Questi sono momenti difficili”, dice
ancora, mentre si trattiene un attimo con la sua borsa in mano davanti alla
scuola; “ognuno vuole affermare la propria opinione, qualche volta persino con
la forza, senza guardare in faccia mai nessuno. Oggi ti hanno soltanto bruciato
il giornale mentre lo stavi leggendo, ma domani chissà”. Lui è ancora
perplesso: gli era preso fuoco, ma fortunatamente soltanto per un attimo, anche
il ciuffo di capelli sopra la sua fronte, ma è riuscito con le mani a spengerlo
subito, e sono rimaste soltanto le punte appena un po’ bruciacchiate. “Lo sanno
bene questi”, ha subito pensato, “che coloro che si oppongono cercano di
ritrovarsi in uno scantinato qui vicino dopo la scuola, proprio per discutere
sul da farsi. E probabilmente loro vorrebbero adesso la lista completa dei nomi
che frequentano quel luogo, per poi mettere in atto chissà quali operazioni.
Vogliono annullare ogni altra opinione, non si rendono neppure conto che in
questo modo la loro affermazione porterà tutto verso tempi ancora peggiori”.
“E’ incredibile che abbiano un seguito”, riflette
ancora, “che molti di loro, proprio come sembra, si lascino abbindolare in
questa maniera da certi discorsi pesanti di qualcuno: sono persino disposti a
cambiare parere su questioni estremamente importanti o fondamentali pur di
conservare dalla propria parte tutto il consenso degli sciocchi che gli danno
corda. Costituire delle sacche di resistenza scolastica ormai è diventata
l’unica maniera di opporsi a questa barbarie”. Quando i ragazzi del liceo certe
volte ne parlano in classe davanti ai loro insegnanti, tutti quanti fingono di
disinteressarsi di certi argomenti, anche coloro di cui si conosce benissimo la
propria indole; salvo tirare fuori d’improvviso la loro vera natura arrogante e
violenta appena se ne presenta la prima occasione. Comunque sia queste persone
non riescono neppure ad argomentare qualcosa davanti a tutti; vogliono
solamente avere ragione, è questa la sola vera volontà che manifestano. “E
l’unica vera ragione che cercano è soltanto nello scontro, mai in un confronto
civile, come se avere delle idee e delle opinioni significasse soltanto
costituire una fazione, una sciatta tifoseria, una banda”.
Il ragazzo adesso è
confuso, persino il suo insegnante sembra spaventato mentre se ne va, perché è
probabile che qualcuno tra questi violenti personaggi tenti qualche nuova
azione di quel genere, e si può star certi che prima o dopo qualche gesto
sfuggirà loro di mano, fino a combinare qualcosa di assolutamente irreparabile.
Qualcuno dei suoi compagni nelle riunioni dello scantinato ha sostenuto
addirittura che va pur trovato un punto d’incontro con quegli studenti così
facinorosi, proprio per cercare di affievolire in qualche modo la loro voglia di
conflitto, ma naturalmente è stato dimostrato dagli altri che è addirittura impossibile
un compromesso di quel tipo. Persino le autorità scolastiche non possono fare nulla
di fronte a questa evidente barbarie, ed anzi c’e anche chi sospetta che possa
esserci, all’interno del corpo insegnante e nella presidenza del liceo, chi addirittura
cerca in qualche modo di difenderli e di sostenerli.
La situazione è
complessa, pensano adesso in molti, forse ci vorranno addirittura degli anni
per veder cambiare queste cose; probabilmente non c’è altro da fare in questo
momento che assoggettarsi a quanto sta accadendo, senza neppure mostrare di
opporsi a tutto quanto. Oppure prendere coscienza al massimo della realtà vera
che scivola tra loro, e mostrare pubblicamente tutto quanto sia possibile per
evidenziare che le cose debbono prendere proprio un’altra strada; e farlo in
fretta, prima che certe maniere di comportarsi divengano praticamente una sorta
di normalità, quasi una prassi; insomma, soltanto un’abitudine.
Bruno Magnolfi
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