L'arredamento è essenziale:
scaffali, contenitori, lunghi tavoli su cui sono appoggiati gli scatoloni di
legno che contengono soprattutto i preziosi dischi di vinile. Si tratta di uno
degli ultimi negozi dove si può trovare la musica di margine, quella che deve essere
saggiata con mano prima di essere acquistata, e che non viene trattata quasi
mai tramite il commercio elettronico, come fa invece tutta l'altra. Rarità di
jazz, di colta contemporanea, registrazioni spesso introvabili, persino fondi
di magazzino rimasti invenduti presso le stesse case produttrici. E poi anche
libri di saggistica musicale e di recensioni, tutto quello che gira attorno
all'argomento, insomma quasi un ritrovo fondamentale per gli appassionati.
Emilio ci va spesso, e quando ha tempo si siede su uno degli sgabelli nella
saletta a fianco, dove si può bere anche una birra, a parlare con chi c’è, disquisendo
senza freni sui titoli degli album e sulle formazioni, nel tentativo di trovare
magari un parere consono. E’ stata piazzata persino una bacheca, sopra la quale
casomai si può appuntare anche un avviso. In questo modo ha conosciuto gli
altri del gruppo, lui che con il suo sassofono soprano suonava jazz ormai da
qualche anno, ma non trovava una adeguata collocazione.
Gli piacque subito l’idea di una
formazione che cercava uno strumentista d’ancia, e i progetti musicali da
mettere in campo dagli altri componenti sembravano proprio i suoi. Adesso, dopo
aver già messo assieme con gli altri ragazzi parecchi brani strutturati, ed
aver suonato già diverse volte in certi piccoli jazz club cittadini senza
pretese, presentando quella loro musica complicata, gli pare che tornare nel
negozio dove tutto è nato, sia come fare un gesto di gratitudine verso un luogo
sempre vivo e carico di possibilità. Emilio si sente aperto al nuovo, curioso,
capace di cimentarsi volentieri anche con nuove esperienze musicali, nonostante
conservi delle idee ben chiare su quello a cui resta maggiormente interessato. Ogni
giorno si esercita da solo, in un angolo di casa che ha appositamente insonorizzato,
e prova scale, timbri, suoni arditi, sovracuti, tutto ciò che serve per avere
il massimo della padronanza dello strumento, ed anche misurando così, tecnicamente,
la sua capacità di sentirsi libero di suonare tutto quello che desidera.
<<Sono lontani gli anni
d’oro>>, gli fa un amico che frequenta quella specie di ritrovo. Emilio
gli sorride: è vero che le cose migliori sono state messe insieme cinquant’anni
fa, ma questo secondo lui non significa che non sia possibile aggiornare quei
modi di suonare senza comunque ricopiare niente. Perché secondo il suo parere
tentare di rifare gli stessi pezzi che oramai sono dei classici, è come tentare
di fermare il tempo, e questo è sbagliato, e poi non porta da nessuna parte. Si
può riprendere lo stile, questo si, e poi inserirci dentro la propria sensibilità
contemporanea, quella che adesso è ancora possibile sviluppare con una corretta
attenzione. <<Non suona quasi più nessuno dei musicisti di
quell’epoca>>, risponde; <<se non ci fosse qualcuno come me a
rivitalizzare quelle cose, si potrebbe sistemarle tutte dentro ad un
museo>>, spiega ridendo. Forse è così, pensa qualcuno; la musica buona
deve andare avanti e misurarsi con la realtà attuale, scansando il più
possibile quel circuito schiacciasassi del commercio diffuso, che non esalta
certo delle nuove idee. Stare su questa sintesi vuol dire provare a salvare
quanto è possibile, e spingere in avanti ciò che magari diverrà importante una
volta trascorso almeno un po’ di tempo.
Poi Emilio esce dal negozio: ha solo
acquistato un disco in vinile di cui adesso non vede l’ora di farne un ascolto
attento e tranquillo, magari proprio insieme agli altri ragazzi del suo gruppo:
alcune tracce a cui inizialmente non è stato dato peso dalla critica al tempo
dell’incisione, ma che forse adesso debbono necessariamente essere rivalutate, ricavando
da quelle vecchie maniere di affrontare i brani, gli insegnamenti giusti per
rielaborare anche il materiale più attuale. Stasera si sentirà con gli altri
della formazione per definire almeno l’approccio musicale da portare avanti con
la novità della pianista che sembra desideri partecipare alle prossime future prove;
a lui piace già molto l’idea in senso generale, gli pare assolutamente interessante
mettere in campo nuovi stimoli; perciò non sarà certo Emilio, pensa ancora
mentre guarda sorridendo il suo prezioso disco, a creare in qualche modo dei
problemi.
Bruno Magnolfi
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