Il piccolo desiderio che ancora
provo mi appare nella normalità, senza che si debba mettere in mezzo alcuna diversa
aspirazione. Mi guardo attorno e so che quasi a nessuno interessa comunque il
mio punto di vista, anche se in fondo tutto ciò sembra piuttosto naturale.
Stare in giro così, nel tentativo semplice di apprezzare cose nuove da vedere
ed anche da percepire, mi sembra già molto in mezzo a quel poco che in genere posso
permettermi. Proseguo a camminare lungo la larga spiaggia umida durante
l’orario previsto per la bassa marea, e l’odore della salsedine attorno a me è
talmente forte da stordirmi, mentre prosegue ad allargare i miei polmoni. Poter
dire in seguito a chi mi conosce di aver girato quasi a caso lungo queste rive oceaniche
della Bretagna, mi sembra già un buon punto di arrivo, come riuscire a fissare
nella mente le immagini della costa selvaggia durante questo mese di febbraio,
quando tutto in certi giorni sembra sfumare nel grigio chiuso della bruma, e
nella scarsa ospitalità del vento freddo che spira dal mare aperto. Non mi aspetto
molto di più da questa vacanza: soltanto un periodo riflessivo, senza
differenti preoccupazioni.
Poi torno verso il nostro camper,
fermo sull’alto di un costone di sabbia, parcheggiato al bordo della strada
locale, e vado incontro a Lina, che ferma sta osservando qualcosa dietro di me,
forse sopra le onde scure dell’oceano. <<Tutto sembra così
triste>>, dico tanto per esprimere un commento condivisibile. Lei mi
guarda con una certa intensità, lascia trascorrere appena qualche attimo, poi
dice semplicemente: <<credo si sia ormai vicini proprio a ciò che stiamo
cercando>>. Resto colpito da questa frase, cerco di riflettere sulle
parole ascoltate per rispondere qualcosa a mia volta, ma capisco che forse lei
ha solo pienamente ragione, e che non c'è niente da aggiungere, se non piegarsi
ad una volontà intrinseca che è riuscita a traghettarci fino qui. Mi fermo
accanto a Lina, siamo soli, forse se intensifichiamo i nostri sforzi possiamo
riuscire ad essere sinceri, e a tirare fuori finalmente ciò che non abbiamo mai
provato a dire. Ma lei dopo un momento si volta indietro, e senza fretta raggiunge
il camper, come se non ci fosse altro da scambiare.
<<Sono qua>>, dico poi
ad Antonio, mentre spingo la testa dentro la nostra casa viaggiante, apprezzando
il fatto che sta dandosi da fare per il nostro pranzo, mentre Sandra resta lì
nei dintorni con il nostro docile cucciolo al guinzaglio. <<Allora puoi
tritare il prezzemolo>>, fa lui senza neanche alzare la testa dal piccolo
piano di cucina su cui sta sfilettando del pesce fresco. Rientra Lina, ed inizia
a posizionare le stoviglie sopra l’essenziale tavolo interno, dopo essersi
tolta di dosso il suo giaccone. Oggi non piove, penso, ed è già un buon punto
di partenza. Lei mi getta un’occhiata pungente, come si aspettasse qualcosa da
me, qualcosa che non so e non riesco a comprendere. Ci siamo spinti fino qui
senza un vero motivo, tento di riflettere, se non viaggiare lungo questa costa
invernale, e trascorrere il tempo stringendosi dentro questo camper. C’è
qualcosa che non capisco, probabilmente che non so afferrare, penso meglio, e
mi piacerebbe subito porre delle domande a Lina, anche se intuisco
perfettamente quanto questo non sia per niente facile.
Rientra anche Sandra, ed io torno ad
uscire per allontanarmi di qualche passo come incuriosito da qualcosa tra i
cespugli spinosi dei dintorni. Lina dietro di me adesso sta fumando una delle
sue sottili sigarette, e mi raggiunge senza neppure avvicinarsi troppo, anche
se sembra voglia dirmi ancora qualche cosa, restando invece in perfetto silenzio.
<<Stiamo proseguendo con la recita>>, le dico con rassegnazione tanto
per restare nell’ambito delle sue presunte meditazioni. Lei sorride con una
piccola, leggera smorfia, mentre tiene un braccio abbandonato lungo il fianco, come
fosse senza forze, e poi mi fa: <<siamo tutti sempre più distanti tra noi;
ma non possiamo essere in nessun altro modo>>. Annuisco, le dico che
forse abbiamo commesso un errore imperdonabile, ma lei fa cenno di no con la
testa, come non fosse affatto d’accordo; poi si volta, e mentre si muove per
tornare al camper, dice sottovoce: <<non avevamo scelta>>,
lasciandomi così pieno di dubbi, desideroso di ulteriori spiegazioni, di
chiarimenti che con ogni probabilità non avrò mai da lei.
Torno nel camper alla fine, mi siedo
al tavolo, e con un coltello affilato, sul piccolo tagliere di legno, inizio a
triturare quel prezzemolo che serviva proprio adesso alla cucina.
Bruno Magnolfi
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