Sono perplesso, a dire poco. Dapprima
lei mi ha indicato qualcosa verso cui guardare, lungo il molo del porto dei
pescatori di Concarneau, al momento
quasi deserto, e nel cui parcheggio ci eravamo da poco fermati con il nostro camper;
e quindi mi ha spinto leggermente contro il muro della capitaneria, protetti così
alla vista di chiunque in una specie di nicchia, e mi ha baciato a lungo, con
forza, con impeto, quasi per prelevarmi dalla bocca anche una parte dell’anima.
Ho sorriso, subito dopo, sorpreso, ed ho cercato dentro di me qualcosa di
adatto da dire al momento, poi però ho solo balbettato una stupidaggine senza
alcun senso. Lei invece è rimasta in silenzio, l’espressione seria, immobile.
La mossa successiva poteva essere probabilmente una piccola spiegazione, oppure
un’altra sorpresa dello stesso tenore, e invece Lina si è semplicemente voltata
dall’altra parte senza più guardarmi, e con lentezza è tornata indietro in
direzione del camper, adesso fermo all’incirca
cento metri più avanti in mezzo alla vasta area di sosta alle spalle
dell’insenatura. Sono rimasto per un po’ ad osservare quei grossi pescherecci ora
immobili, fissati alle bitte di ormeggio ed attrezzati per la cattura del tonno,
quindi ho riflettuto che l’unica possibilità che potevo avere era quella di far
finta di nulla, e poi basta.
Quando sono tornato dagli altri, li
ho trovati tutti intenti a sfilettare e a preparare per questa sera il pesce fresco
appena acquistato, le facce tranquille, i gesti misurati, come di chi non
avverte nell’aria nessun minimo problema. Ho messo il guinzaglio al collo del
mio cane allora, e l’ho portato con me per un piccolo giro lì intorno. Non
avevo alcuna voglia di guardare Lina di nascosto mentre dava una mano a
preparare la cena insieme a mia moglie, indifferente a qualsiasi sentimento si
potesse essere scatenato dentro di me, e al contrario di lei provavo adesso una
sensazione forte, inspiegabile, una voglia di ridere e di sentirmi triste contemporaneamente.
Ho pensato alla fine che tutto quanto fosse una specie di gioco per Lina, e
così ho cercato di adottare la stessa strategia per cercare dentro me stesso il
giusto dosaggio delle impressioni, in risposta alle cose che stavano
rapidamente avvenendo. Niente di male a dare un po’ di effervescenza alla
nostra gita francese, ho pensato. La sconfitta della noia è l’elemento
essenziale all’interno dei comportamenti più abituali.
Quando sono tornato nel camper gli
altri tre mi hanno guardato come se fosse accaduto da poco qualcosa di strano,
così mi sono sentito a disagio, incapace di comprendere gli sviluppi di una
qualsiasi parola di troppo, o di uno sguardo fuori controllo, magari di
un’espressione anche troppo evidente, rimuginata fino al punto di scoprirne la
vera segreta radice. Ho riempito con acqua fresca la ciotola del cane, l’ho
accarezzato sopra la testa pelosa, quindi ho cercato qualcosa in cui far
sprofondare molta della mia attenzione. Nessuno si è rivolto verso di me per
esprimere una parola chiarificatrice, eppure nei semplici gesti di tutti mi
sono sentito improvvisamente colpevole ed irresponsabile, messo all’indice
insieme a coloro a cui non è proprio possibile donare un minimo di fiducia,
anche se questa sensazione è durata fortunatamente soltanto per pochi minuti. Poi
ho pensato che io e Lina ormai eravamo dei complici di un piccolo sotterfugio
inconfessabile, e che questa situazione però sembrava quanto di più ambiguo
potesse accadermi.
Così ho messo a posto qualcosa nella
dispensa del camper, ho messo le mani su dei piccoli ripiani dove non sapevo
neppure che cosa ci fosse riposto, ed infine a voce alta ho chiesto soltanto:
<<pensavate di rimanere proprio qua a consumare la cena?>>, e dopo
un attimo mi è stato risposto: <<se hai un’idea migliore puoi sempre
proporla>>. Perciò mi sono messo a guardare la cartina dettagliata di tutta
la zona, ed alla fine ho scoperto che poco più avanti c’erano dei resti di una
piccola fortezza, il Fort de Cabellou,
su un piccolo promontorio dove potevamo sistemarci in piena tranquillità.
Quando l’ho detto Lina mi ha guardato come se stessi bestemmiando, ma Antonio e
mia moglie hanno spiegato con tranquillità che per loro andava benissimo,
specialmente se in quel luogo potevamo anche trascorrere la notte. Allora ho
spiegato con enfasi che per mio parere il luogo era quanto di meglio potevamo
trovare in tutta la zona, e che in dieci minuti potevamo comunque andare ad
ispezionarlo, fino a convincersi con
molta probabilità che era esattamente in questa maniera. Nessuno ha
avuto da ribattere qualcosa, anche se Lina con la sua indifferenza stava
dimostrando verso di me una distanza che al momento non riuscivo proprio a
comprendere.
Bruno Magnolfi
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