Una sera Renato era sbronzo. Anche
gli altri ne avevano bevuto parecchio di vino bianco Langlois Chateau, fino ad aprirne una terza bottiglia, ma lui aveva
addirittura ecceduto con un paio, o forse più, bicchierini di vodka fredda a fine pasto, dopo aver
mangiato del pesce sfilettato dell’Atlantico con un’insalata ed un po’ di baguette. Dentro al camper, posteggiato
dalle parti costiere di Le Conquet,
tra l’enorme faro di Kermorvan e
quello di Saint-Mathieu, nel Finisterre, sembrava essersi ristabilita
una certa cordialità, anche se nulla di fatto era cambiato veramente.
<<Siamo tutti amici>>, aveva iniziato col dire Renato ridendo, e
gli altri naturalmente lo avevano assecondato mostrandosi allegri e d'accordo
con lui. Si vedeva però che voleva meravigliare gli altri tre spifferando loro
qualcosa di forte, qualcosa per impressionare magari, ma era come se non
trovasse al momento le parole adeguate. <<Voi però siete pazzi>>,
aveva sparato alla fine, immaginando così di rivelare qualcosa di cui nessuno
senza la sua iniziativa avrebbe mai saputo rendersi conto. <<Siamo
sull’orlo del mondo>>, diceva ancora sentendosi adesso fortemente osservato,
al centro dell’attenzione; <<ai confini di qualcosa da cui non torneremo
più indietro>>. Antonio allora si
era subito alzato dal piccolo tavolo smontabile, come per togliere
immediatamente importanza a quelle parole, mentre Sandra, la moglie di Renato,
cercava ancora di ridere per quelle sciocchezze, come se qualcuno avesse fatto
una battuta di spirito.
Lina invece era seria; si era messa
vicino alla porta socchiusa del camper per fumare una delle sue sigarette
sottili, osservando quasi immobile il fumo che se ne fuggiva da quello
spiraglio. <<Forse hai pienamente ragione>>, aveva detto
improvvisamente quasi prendendo troppo sul serio quegli argomenti così
inadeguati per una serata come quella che cercavano di portare avanti. Dal
lunotto posteriore si vedeva con nitidezza la luce intermittente di uno dei
fari atlantici ruotare meticolosamente alla ricerca di qualcosa sulla
superficie dell’acqua e sulle rocce vicine, ed il senso che sembrava poterne
dedurre, osservandolo, era forse proprio quello che Renato, spinto dall’alcol,
aveva appena chiarito. <<In fondo, siamo venuti fin qui per questo
motivo>>, aveva completato lui stesso alla fine, come cercando di dare un
significato ancora più forte a delle frasi che aveva messo insieme
probabilmente per caso, senza il desiderio reale di dare una spiegazione a
qualcosa.
Sandra allora aveva iniziato a
togliere le stoviglie da sopra la tavola, ed un silenzio marcato era sceso di
nuovo nel camper e tra loro quattro, come già altre sere purtroppo era accaduto,
rotto soltanto dal brusio leggero del generatore di corrente elettrica esterno in
piena funzione. Lina, come sempre, dopo aver spento la sua sigaretta e tirato
fuori il suo solito grembiule, aveva subito iniziato a sistemare i piatti
dentro al lavello per dare una lavata veloce a tutto quanto, e nessuno si era
preso la briga di dare ancora retta a Renato e ai suoi discorsi sconclusionati.
Ma qualcosa sembrava come rimasto sospeso nell’aria, tanto che, preparando il
caffè, Sandra aveva consigliato furtivamente di mettere del sale nella tazzina
di suo marito, e spingerlo così a vomitare per alleggerirne lo stomaco. Antonio
però era a disagio, aveva tolto ogni bottiglia dal tavolo ed aiutato a
sistemare le cose, ma pareva desideroso di uscire dal camper, e di starsene per
conto proprio almeno mezz’ora.
“Certo”, pensava di colpo; “probabilmente
in seguito non riusciremo tra noi ad essere più gli stessi di prima, una volta
tornati alla vita di sempre. Anche se a me sembra impossibile essersi ridotti
quasi a mostrare disprezzo l’un l’altro, come se fosse realmente intervenuto
qualcosa di brutto ad incrinare in questa maniera i nostri rapporti. Eppure
dobbiamo provare ad interrogarci, ognuno per conto proprio magari, per cercare
di comprendere quali errori possono essere intervenuti, e quali contromisure
sia possibile adesso cercare di mettere in campo”. Così, assistito dalla sua
lampadina portatile, si era aggirato furtivo tra i radi cespugli della piazzola
dove avevano posteggiato la loro casa su ruote. Poi aveva avvertito
l’inequivocabile rumore della porta del camper che tornava ad aprirsi di colpo,
ed aveva intravisto Renato, forse sospinto dalle due donne, sortito fuori dal loro
mezzo di due o tre passi appena, che oramai all’aperto stava già vomitando
tutto l’alcol che aveva ingerito, illuminato dalla fioca luce che trapelava fin
lì dall’interno, ma soprattutto colpito a tratti dall’illuminazione del faro,
che con la solita regolare intermittenza, metteva in mostra d’improvviso tutta
la sua sagoma assurda piegata in avanti.
Bruno Magnolfi
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