Ci sono
state già alcune occasioni in cui mio fratello Federico, più piccolo di me di
quasi due anni, ha inteso suggerirmi, anche se non proprio direttamente, di
cercare qualche interesse o una qualche attività a cui dedicare almeno un po’
del mio poco tempo libero. <<Potresti coltivare una passione>>, mi
ha poi detto più espressamente l’ultima volta; <<scoprire qualcosa che ti
assorba particolarmente, e magari abbracciare così una vocazione che fino ad
ora non avevi neppure considerato>>. Ma tutto ciò lo ha detto con un tono
ironico, come se sapesse già in partenza che non ne sarei stato capace. Anche
in questo caso sono rimasto in silenzio, come tutte le altre volte in cui me ne
ha parlato, però stavolta ho riflettuto particolarmente e a fondo sui motivi
reali che avessero potuto spingere mio fratello a dirmi ripetutamente qualcosa
di quel genere, e non ho saputo trovare una risposta convincente e definitiva.
Lui sta quasi sempre fuori di casa, si vede ogni giorno con diversi compagni di
scuola e anche numerosi altri suoi amici, e poi frequenta, oltre l'orario del
quarto anno del liceo, una palestra dove si esercita, ed anche un’associazione,
anche se questa non so bene di che cosa si occupi. Quando rientra a casa, certe
volte, mi parla distrattamente delle sue esperienze, anche se affronta ogni
argomento sempre in maniera vaga, senza essere mai troppo preciso. L'anno
scorso, dopo il diploma che naturalmente ho superato a pieni voti, quando mi
sono iscritto alla facoltà cittadina di psicologia, a dire il vero senza neppure
avere le idee troppo chiare sul mio ideale indirizzo di studi, credevo che le
cose tra me e lui sarebbero presto cambiate, lasciandomi assumere finalmente
una posizione da fratello maggiore nei suoi confronti, come non è mai stato
fino adesso, ma questa speranza non si è verificata affatto, neanche stavolta.
Ho sempre
pensato che la colpa fosse data dal mio modo di essere, probabilmente troppo
chiuso e remissivo, come qualche volta hanno detto anche certi insegnanti ai
miei genitori, ma da un certo tempo a questa parte mi pare di vedere in mio
fratello il tentativo di stare sempre un passo avanti rispetto a me, e non
riesco affatto a comprendere la ragione che lo spinge a comportarsi in questa
maniera. Non abbiamo mai litigato tra di noi, almeno non in maniera da alzare
la voce, neppure quando eravamo più piccoli, però non abbiamo mai provato
neppure un sentimento di grande solidarietà, tanto che i nostri rapporti, oggi
come in passato, si mantengono spesso su un piano quasi formale. Naturalmente a
me piacerebbe che Federico si spingesse qualche volta verso di me, e che
mostrasse il rispetto e la stima che credo sia doverosa nei confronti di un
fratello maggiore che in qualche caso gli ha persino spianato la strada con
qualche consiglio. Ma così non è, ed anzi, qualche volta, mi è parso che i suoi
modi di fare siano tesi ad avere un atteggiamento di superiorità verso ciò che
rappresento ai suoi occhi. I nostri genitori sono delle persone comuni, e forse
non si sono mai troppo interessati del nostro rapporto di fratelli. Mio padre è
sempre preso dal suo mestiere di amministratore di una piccola società, e mia
madre è una donna gentile e bonaria, casalinga, riservata, che sembra non abbia
neppure un’opinione vera su molte delle cose che le passano vicino. Certe volte
mi chiedo cosa mai possa accadere in una famiglia come la nostra per smuovere
le acque, considerato che tutto sembra scorrere sempre con una estrema
normalità.
<<Sono tornato>>,
squilla Federico spavaldo quando rientra in casa, ma sembra non lo dica alle
persone presenti in quel momento nelle stanze del nostro appartamento, ma alla
casa stessa, alle pareti e ai mobili, o forse addirittura a sé stesso,
evidentemente soddisfatto di essere riuscito anche stavolta nel rientrare al
domicilio, dopo aver affrontato chissà quali avventure per riuscire ad essere
di nuovo qui. Io non rispondo niente, quasi non alzo neppure lo sguardo dal
libro su cui generalmente sto studiando, o quello che comunque sto leggendo, e
mi appare ogni volta fuori luogo il suo contegno, come se, almeno a mio parere,
il suo apparire dovesse essere composto di un maggiore rispetto verso gli
altri, formato maggiormente da un sentimento riguardoso, quasi vicino alla
timidezza. Sembra invece che soltanto con il suo arrivo riprendano
improvvisamente le attività di casa, come se tutto fosse rimasto immobile ed
inerte fino al momento esatto del suo ritorno. Naturalmente fingo indifferenza,
quasi che non cambi niente in me per la sua presenza o meno, ma indubbiamente
provo fastidio nel riflettere che quasi sempre non è in questa maniera. E ciò
che più mi irrita è il pensare che lui già sappia tutto questo, e se ne
gongoli, come fosse felice dei miei piccoli disagi. <<Voglio
ignorarti>>, penso con forza mentre affondo maggiormente gli occhi nel
mio libro, ma sembra ogni volta che l’equilibrio in essere fino ad un solo
attimo prima del suo arrivo, si sia inevitabilmente perduto proprio con la sua
semplice presenza. Allora lo saluto, ma con distacco, usando formule di rito, e
Federico poi sorride, ma senza neppure darmi la soddisfazione di lanciare il
suo sguardo per un solo momento verso di me.
Bruno Magnolfi
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