Non c’è sicuramente niente di
fondamentale in quello che bisbigliano di nascosto i miei colleghi di lavoro.
Ormai tutti in ufficio hanno saputo della gravidanza di Monica, e
precedentemente anche della rottura della nostra breve relazione. Alcuni poi
hanno sicuramente mescolato questi elementi con le improvvise e inaspettate
dimissioni di lei, e nessuno adesso sa spiegarsi che cosa sia successo
veramente, astenendosi peraltro dal chiedere direttamente a me se adesso io sia
ancora nelle condizioni di comprendere questi comportamenti così particolari di
una donna un po’ sfuggente come Monica, oppure no. All’improvviso, per questi stessi
motivi, mi sento caricato di informazioni che peraltro non ho, e se anche cerco
di mettere a punto una plausibile risposta nel caso qualcuno tra gli impiegati
mi chiedesse qualche ulteriore notizia fresca su di lei, probabilmente mi
potrei limitare ad una alzata di spalle, adottando contemporaneamente
l’espressione di chi conosce piuttosto bene come stanno veramente le cose, ma per
un qualche motivo superiore non può assolutamente rivelare ad altri ciò di cui
è a conoscenza. Di fatto cerco di allontanare il più possibile da me tutti
questi piccoli fili che ancora in qualche modo mi legano a Monica, anche
perché, pur se riesco agevolmente a non mostrarlo, la chiusura del nostro
rapporto mi fa ancora soffrire moltissimo.
<<Renato>>, mi dice
all’improvviso il capufficio soffermandosi davanti alla mia scrivania.
<<Sembra che la nostra Monica Moroni ci abbia lasciato per un motivo
sicuramente valido. Tu naturalmente sei a conoscenza immagino della sua inaspettata
gravidanza>>. Faccio subito un cenno di assenzo con il capo, poi rispondo
soltanto con scarne parole specificando che tutto comunque è accaduto dopo la
rottura della nostra relazione, e che adesso ovviamente non ho più nessuna
informazione, se non quella che ormai si scambiano tutti tra gli uffici dove
lei lavorava. Lui mi guarda con attenzione, probabilmente sa persino qualcosa
più di me, immagino, però evita di parlarne, forse anche nella comprensione
esatta del mio stato non troppo sereno. Passerà anche questo strano momento,
rifletto per consolazione tornando sulle carte a cui sto lavorando. Spero anzi
che presto tutti quanti la smettano di associarmi ancora alla Moroni, ed
inizino poco per volta a considerare lei come un’impiegata che ha lasciato il
suo mestiere probabilmente per dedicarsi ad altro che riteneva più urgente ed
importante tra le sue necessità. Non so come reagirei adesso se me la
ritrovassi d’improvviso davanti, lungo la strada, oppure in qualsiasi altro
luogo: probabilmente cercherei di sforzare al massimo la mia riservatezza, la
saluterei con cortesia, evidentemente, ma anche osservando la dovuta distanza,
proprio come quella che avverte qualsiasi persona che come me in qualche modo è
risultata tradita nei propri sentimenti, limitandomi a ripescare le maniere distaccate ma professionali di quel rapporto che ancora
vige tra dei vecchi colleghi di lavoro.
Di tutta questa faccenda, alla fine,
il lato peggiore che sono in grado di riconoscere, è soprattutto quello di non
aver accesso ad un minimo di consolazione da parte di nessuno, come se fossi
chiamato dalla situazione a tenermi tutto quanto dentro me, evitando anche solo
di sfiorare con chiunque quell’argomento spinoso attorno al breve periodo durante
il quale io e Monica abbiamo tentato di costituire una coppia stabile.
Fondamentalmente, difatti, proseguo a chiedermi ogni giorno che cosa io abbia
fatto di sbagliato, quale comportamento inadatto abbia introdotto fino ad
allontanare da me questa persona, magari proprio nello stesso momento in cui
immaginavo che le cose tra noi due avessero preso una direzione decisamente positiva.
Volevo bene a Monica, questo mi pare evidente, tanto che mi pareva la donna
adatta a me e alla mia vita, e già proiettavo tutte le mie giornate future assieme
a lei, mi ritenevo addirittura fortunato di aver potuto approfondire la sua
conoscenza in modo così rapido, senza grandi sforzi, in maniera del tutto
leggera, come se le nostre traiettorie avessero deciso per conto proprio di
incrociarsi all’improvviso. Qualcosa dei suoi modi di essere non mi pareva
troppo congeniale nei confronti delle mie idee, ma d’altro canto ero
dispostissimo a cambiare qualcuno dei miei comportamenti, a smussare tutti gli spigoli
possibili tra noi, mettere a punto la maniera migliore per costruire un
rapporto sereno e duraturo.
Tante cose vorrei chiedere adesso a
Monica, se solo potessi parlarle, tanti dubbi che purtroppo sono convinto
resteranno tali, e in ogni caso ogni mio sforzo in questa fase deve essere usato
come a sostegno del superamento di tutte le mie perplessità nei confronti dei
suoi comportamenti. Se qualcuno mi chiedesse se sono stato innamorato di
Monica, risponderei immediatamente che questa è l’unica certezza che conservo,
insieme alla speranza che lei, una volta o l’altra, provi dentro sé stessa la
voglia di rivedermi e riprovare in qualche modo ad avvicinarsi a me. Ci sarà un
bambino di mezzo a quel punto, ma sono convinto che per quanto mi riguarda
sarei subito disposto ad accoglierlo e a volergli bene, esattamente come fosse
un vero figlio mio.
Bruno Magnolfi
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