Sorrido, cerco spesso di mostrare a tutti un lato
positivo e ottimistico di me stesso; quando qualcuno mi parla ascolto sempre
con molta attenzione, e normalmente sottolineo i passaggi salienti con un cenno
del capo. Da solo invece abbandono praticamente qualsiasi certezza, e
difficilmente riesco a mettere a fuoco le cose migliori da fare, di fatto
perdendomi con facilità in stupidaggini e attività perlopiù inutili, sia per me
che per gli altri.
Quando esco dal lavoro, spesse volte torno a casa a
piedi, nonostante la discreta distanza e il fatto che prontamente rinnovi ogni
mese l’abbonamento per l’uso dei mezzi pubblici, perché in questo modo riesco
ad essere maggiormente soddisfatto del tempo che trascorro con il mio camminare,
restando estremamente convinto di quanto siano per me piuttosto importanti le
tante riflessioni che riesco a fare mentre passeggio.
Certe volte incontro delle persone che conosco, ed
allora mi fermo a parlare con loro, o meglio ad ascoltare quello che loro hanno
da dirmi. Incamero così poco per volta tutto ciò di cui gli altri mi vogliono
parlare, li ascolto sempre con attenzione, li guardo negli occhi, li incoraggio
costantemente a proseguire con i loro argomenti più o meno importanti. Uno di
questi giorni, penso ogni volta che poi mi rimetto in cammino, riuscirò anche
io, come gli altri, con tutte le esperienze che ho messo da parte, ad
affrontare un tema preciso sul quale effondermi con grande proprietà di termini
e di linguaggio, in modo da lasciare, in chi mi ha sempre creduto individuo
riservato e piuttosto silenzioso, una sorpresa assoluta delle mie capacità.
Infine arrivo a casa, mi metto seduto nel mio
piccolo appartamento, e ascolto alla radio qualche programma di canzonette. La
mia vicina di casa quando mi incontra per le scale mi fa sempre dei grandi
saluti, dice che sono una brava persona e che con me ci si sente tranquilli. Mi
piacerebbe portarla a passeggio oppure al cinema qualche domenica, ma lei dice
che non ce lo possiamo permettere, e che tutti sarebbero pronti a dire chissà
cosa sul nostro conto. Così ci limitiamo a salutarci le poche volte che ci
vediamo sul pianerottolo e basta.
Alla sera certe volte vado a sedermi in un caffè
del mio quartiere, mi piazzo seduto al bancone e ascolto quello che gli altri lì
accanto si dicono. Poi una volta interrompo due tizi che conosco di vista
mentre stanno parlando proprio della mia vicina di casa. Mi sento arrossire per
le parole che usano, così non riesco più a stare zitto, e allora interrompo le
loro frasi dicendo che non dovrebbero permettersi discorsi del genere. Loro si
voltano verso di me, ed io già che ci sono inizio col dire che tutte le falsità
di questo mondo sono costruite semplicemente con l’ignoranza e con la
superficialità. Mi meraviglio, dico, che al giorno d’oggi ancora si dia credito
a cose del genere, ci vuole un attimo a rendere pessima la reputazione di una
brava ragazza, e quindi a rovinare la vita di una persona che non merita
affatto un trattamento del genere.
Quelli mi ascoltano, si voltano addirittura verso
di me nell’attesa che io vada avanti, dica loro magari tutto quello che so
sull’argomento, ed io allora non mi lascio pregare: bisogna finirla un giorno o
l’altro di ridere e divertirsi soltanto di qualche calunnia, faccio, va
affrontata la realtà per quella che è, non per le banalità che si snocciolano a
scapito di qualcuno. Bisogna imparare ad ascoltare gli altri prima di
inventarsi delle frottole giusto per perdere tempo. Poi resto in silenzio. Gli
altri due proseguono a guardarmi, poi dopo un po’ se ne vanno. Forse sono
riuscito a far comprendere loro qualcosa di estremamente importante, penso.
Bruno Magnolfi