No, dice lei con indifferenza guardando altrove. La serata su quella grande
terrazza del caffè all'aperto appare magnifica, gli alberi attorno muovono
leggermente le foglie, la musica è morbida, la luce dei lampioncini e delle
candele sui tavoli perfetta, calda e rilassante. Lui cerca di sorridere, pur
con un certo sforzo, poi con la mano fa un gesto nell'aria ancora prima di
spiegare che a suo parere gli amici che stanno aspettando già da parecchi
minuti sicuramente sono quasi in procinto di arrivare. Poi riprende l'argomento
precedente, forse solo per riempire l’attesa, spiegando che in fondo è contento
di aver preso quella decisione di cui loro due hanno già precedentemente
parlato.
Lei lo guarda per un attimo, poi dice con un’espressione seria e immutata:
non capisco come puoi esserlo, visto che praticamente non c’è stato niente da
decidere, e che in fondo tutto era ormai definito. Il cameriere intanto passa
tra i tavoli, racoglie e posa sul proprio piccolo vassoio il bicchiere di lui
ormai vuoto, e chiede con cortesia se desidera qualcos’altro. Un altro daiquiri
per favore, dice l’uomo con naturalezza, senza dare neanche troppa importanza
alla richiesta.
Lei gli getta immediatamente uno sguardo di severità, mostrando così la
propria disapprovazione per quel bere a suo parere troppo smodato, lui
prevedendola evita semplicemente l'occhiata di lei, e cercando di procedere
oltre le dice: in ogni caso sono contento che la cosa si sia in qualche modo
risolta. Non mi pare, fa subito lei; trascorso il tempo di tre o quattro mesi,
la faccenda si ripresenterà nella stessa maniera, se non peggiorata. D’accordo,
fa lui, ma per adesso almeno stiamo tranquilli.
Lei osserva qualcosa con indifferenza, poi si gira velocemente per vedere
se sta arrivando qualcuno. Anche lui si gira, forse seguendo la stessa
infondata intuizione, così lei piega la bocca in un leggero sorriso, come fosse
contenta di quella parte di nervosismo che riesce in qualche modo ad
infondergli. Credi che dovrei andare all’entrata per vedere se per caso stanno
arrivando? fa lui. Sarebbe meglio, fa subito lei, però certamente non puoi
piantarmi qui sola. Hai ragione, concorda lui prendendo un sorso generoso dal
bicchiere che gli ha appena servito il cameriere di prima.
Comunque la mia idea in fondo non è stata del tutto da scartare, fa lui. Si
sarebbe potuto fare di meglio, fa lei, sarebbe stato sufficiente che non ti
fossi imposto in quella maniera con tutti. Ma altrimenti non se ne faceva un
bel niente, replica lui, dovevo per forza cercare di mandare avanti le cose.
Lei lascia in aria una pausa, poi, guardando qualcosa in fondo al giardino,
proprio tra gli alberi, dice: per esempio avresti potuto usare dei metodi
migliori, visto che non c’era affatto bisogno tu mostrassi le caratteristiche
più deprecabili.
Lui resta in silenzio, butta giù un ultimo sorso dal suo bicchiere, osserva
la propria mano sul vetro mentre lentamente lo appoggia sul tavolo, poi lascia
che quell’attesa in qualche maniera si stempri, probabilmente per non apparire
già irritato al momento che arriveranno gli amici. Lei intuisce quel suo
desiderio, così lo stuzzica: non hai niente da dire adesso, vero? Poi si mette
ad osservare il menu, come se non ci fosse ormai altro di interessante. Lui
sbotta: sei sempre la solita, dice con foga, proprio mentre gli amici fermi
alle loro spalle sorridono per dissipare il leggero imbarazzo che
improvvisamente sembra aleggiare nell’aria.
Bruno Magnolfi
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