Forse, rifletteva Cesare Bonini, forse ci riesco. Non era troppo difficile,
si trattava soltanto di impegnarsi un po' di più fino ad arrivare in cima alla
salita, tanto per fare un minimo di allenamento. Sono piccoli sforzi, questi, è
sufficiente convincersi di esserne capaci, pensava, il resto poi è soltanto una
sciocchezza.
Invece era crollato, Cesare Bonini, senza più fiato e con le gambe
doloranti, peraltro ormai a poca distanza dalla meta, quella che si era
prefissato di raggiungere come per una ennesima scommessa con se stesso. Era
soltanto un gioco, lo sapeva, ma adesso gli era parso proprio che tutto il
resto avrebbe fatto da lì a poco la medesima fine. Non aveva più entusiasmo,
ecco il punto, ed adesso riusciva solo a compiangersi per quello che non si
sentiva più in grado di fare.
Per questo motivo lei aveva continuato ad aspettare Cesare Bonini quella
sera, con tutto l'impegno e la voglia di ogni sera, ma lui non si era fatto
vedere, né durante quella sera, e neppure in quelle seguenti. Trascorsero quasi
due mesi in questo modo, lei piena di un esagerato orgoglio per poterlo davvero
cercare, e Cesare Bonini perso dietro a dei pensieri che forse non aveva mai
neppure avuto, ma che adesso lo inchiodavano ad una solitudine quasi senza
speranza. Infine lui prese tutto il coraggio che riusciva ad avere dentro di sè,
e le inviò un biglietto.
Ciao, le diceva, cercando di tenere un tono allegro, quasi come se non ci
fossero mai state tra di loro tutte quelle promesse di sentimenti e di futuro assieme.
Non posso dire che non sia successo niente, le spiegava; né allo stesso tempo
che sia accaduto veramente qualcosa di importante. Sto bene, ti ho pensato
spesso, non ci sono veri problemi come forse potresti facilmente immaginare. La
prossima settimana passerò sotto casa tua come sempre, ti lancerò il nostro
segnale pattuito, e se tu vuoi potremo vederci e magari ricominciare tutto come
prima.
Poi Cesare Bonini aveva infilato il biglietto in una busta che a dire la
verità aveva tenuto in tasca per diversi giorni, fino a stropicciarla e a
renderla sgualcita, e quando infine si era deciso a consegnarla, una sera
uggiosa piena di nuvole e promesse di cattivo tempo, e ad infilarla nella cassetta
per la posta di lei, si era accorto all'ultimo momento che nel proprio
messaggio non aveva detto niente di quel suo silenzio. Non le aveva neppure
chiesto scusa per il suo comportamento, e non le aveva neanche fatto cenno dei
suoi sentimenti o dei suoi rinnovati propositi per il futuro. Così si era vergognato
almeno un pochino quando ugualmente aveva messo il biglietto nella sua destinazione,
ma in ogni caso, dopo averlo fatto, si era comunque sentito subito meglio.
Cesare Bonini non ricevette mai alcuna risposta, nessun segnale fu capace
di far tornare le cose così come erano state precedentemente, ed una sera,
camminando volutamente lungo quelle strade in cui sapeva avrebbe probabilmente
potuto incontrarla, la incontrò davvero, ma soltanto per rendersi conto in
quell’attimo per lui quasi imbarazzante, che lei non aveva più voglia neppure di
guardarlo, proprio come ci si comporta con un qualsiasi estraneo.
Bruno
Magnolfi
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