Dovrei togliere per bene le pieghe dalla gonna e dal vestito prima di
muovermi da qui, pensa lei mentre cerca di rispondere all'ultima richiesta con
un piccolo gesto e poi praticamente con un semplice sospiro. Non sono molto soddisfatta,
aggiunge però subito dopo a voce bassa; in fondo, riflette di seguito come
parlando tra sè, reputo di meritare qualcosa di più che qualche normale
complimento. Sono d’altronde abbastanza giovane, anche di bell'aspetto, e sono
sicura che non dovrà passare ancora molto tempo prima che qualcuno tra coloro
che contano si accorga delle mie capacità. Lui annuisce mentre la guarda, forse
reputando di poter immaginare perfettamente i suoi pensieri, in ogni caso
consapevole di non aver proprio compreso fino in fondo quei sospiri, e
probabilmente conservando la voglia di mostrarle in qualche modo con maggiore
decisione quanto possa essere convinto anche lui di quello che lei ha appena
detto, pur non trovando le parole adatte per spiegarglielo. Così resta
semplicemente in un silenzio ambiguo, osservandola con uno sguardo incerto,
quasi perplesso.
Per recuperare però le dice subito che secondo lui non è giusto quanto
accade in certi ambienti, e quanto lo disgusti quella normalità imperante di
non accorgersi in alcun caso di un bel niente; e se anche un tizio, le dice
certe volte, riesce a notare qualcosa di buono in qualcuno, ecco che subito fa
finta di nulla, per poi addirittura voltarsi dalla parte opposta, magari per
evitare di far mostra di una propria debolezza, oppure per una vera e propria
personale incapacità di fondo.
Lei si alza dalla poltroncina del caffè all'aperto, getta un'occhiata lungo
il marciapiede di quella via centrale, poi dice: sento la volontà di fare due
passi, quasi per convincere se stessa di questa sua voglia precisa. Lui si alza
velocemente dietro lei, lascia in fretta una mancia al cameriere, e quindi con
solerzia le va dietro, riconquistando il suo fianco come gesto e posizione
principale di tutto il suo darsi daffare. Probabilmente loro sembrano una
coppia come tante, pensa lui, almeno all'apparenza, anche se di fatto si vedono
di rado; in ogni caso a lui pare di essere migliore tutte le volte che riesce a
trascorrere un pomeriggio od una serata insieme a lei, e questo forse è tutto
ciò che secondo il suo parere alla fine conta per davvero.
Certi giorni mi pare di poter essere quasi contenta di quanto sembra
succedere, fa lei, ma altre volte mi sento affranta da tutta questa situazione.
Non voglio sostenere certo di sentirmi una depressa, però sicuramente spesso mi
viene a mancare l'entusiasmo di cui invece provo la necessità. Lui a queste
parole si sente di abbracciarla, di dirle che lei è senz'altro la migliore, e
che ci vorrà soltanto un poco di pazienza, e poi le cose inizieranno
sicuramente a filare in modo giusto. Lei si schernisce a quel punto, dice che
certe volte non le importa neppure per tutto quel tempo passato a scuola di
recitazione, e che ciò che le interesserebbe più di tutto, almeno in quel
momento, è sapere soltanto che qualcuno riesce finalmente ad apprezzarla per la
sua personalità, per il suo piglio, per quel suo modo particolare di affrontare
tutte le cose.
Camminano, quando non stanno su da lei, senza neppure avere mai una meta
precisa: lei quasi sempre con quel suo broncio che ogni tanto quasi
impercettibilmente varia in un sorriso, e lui che parlando sembra ogni volta
voler condannare esageratamente le difficoltà che lei dice di incontrare sulla
strada delle sue aspirazioni. Quando si salutano lui le lascia sempre qualche
parola di speranza insieme ai soldi che le permettono di tirare avanti ancora
qualche tempo. Sono soltanto dei prestiti, si dicono spesso senza neppure usare
le parole, e forse non c’è neanche bisogno di sottolinearlo.
Bruno Magnolfi
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