lunedì 11 agosto 2014

Speranze in equilibrio.

          

Dovrei togliere per bene le pieghe dalla gonna e dal vestito prima di muovermi da qui, pensa lei mentre cerca di rispondere all'ultima richiesta con un piccolo gesto e poi praticamente con un semplice sospiro. Non sono molto soddisfatta, aggiunge però subito dopo a voce bassa; in fondo, riflette di seguito come parlando tra sè, reputo di meritare qualcosa di più che qualche normale complimento. Sono d’altronde abbastanza giovane, anche di bell'aspetto, e sono sicura che non dovrà passare ancora molto tempo prima che qualcuno tra coloro che contano si accorga delle mie capacità. Lui annuisce mentre la guarda, forse reputando di poter immaginare perfettamente i suoi pensieri, in ogni caso consapevole di non aver proprio compreso fino in fondo quei sospiri, e probabilmente conservando la voglia di mostrarle in qualche modo con maggiore decisione quanto possa essere convinto anche lui di quello che lei ha appena detto, pur non trovando le parole adatte per spiegarglielo. Così resta semplicemente in un silenzio ambiguo, osservandola con uno sguardo incerto, quasi perplesso.
Per recuperare però le dice subito che secondo lui non è giusto quanto accade in certi ambienti, e quanto lo disgusti quella normalità imperante di non accorgersi in alcun caso di un bel niente; e se anche un tizio, le dice certe volte, riesce a notare qualcosa di buono in qualcuno, ecco che subito fa finta di nulla, per poi addirittura voltarsi dalla parte opposta, magari per evitare di far mostra di una propria debolezza, oppure per una vera e propria personale incapacità di fondo.
Lei si alza dalla poltroncina del caffè all'aperto, getta un'occhiata lungo il marciapiede di quella via centrale, poi dice: sento la volontà di fare due passi, quasi per convincere se stessa di questa sua voglia precisa. Lui si alza velocemente dietro lei, lascia in fretta una mancia al cameriere, e quindi con solerzia le va dietro, riconquistando il suo fianco come gesto e posizione principale di tutto il suo darsi daffare. Probabilmente loro sembrano una coppia come tante, pensa lui, almeno all'apparenza, anche se di fatto si vedono di rado; in ogni caso a lui pare di essere migliore tutte le volte che riesce a trascorrere un pomeriggio od una serata insieme a lei, e questo forse è tutto ciò che secondo il suo parere alla fine conta per davvero.
Certi giorni mi pare di poter essere quasi contenta di quanto sembra succedere, fa lei, ma altre volte mi sento affranta da tutta questa situazione. Non voglio sostenere certo di sentirmi una depressa, però sicuramente spesso mi viene a mancare l'entusiasmo di cui invece provo la necessità. Lui a queste parole si sente di abbracciarla, di dirle che lei è senz'altro la migliore, e che ci vorrà soltanto un poco di pazienza, e poi le cose inizieranno sicuramente a filare in modo giusto. Lei si schernisce a quel punto, dice che certe volte non le importa neppure per tutto quel tempo passato a scuola di recitazione, e che ciò che le interesserebbe più di tutto, almeno in quel momento, è sapere soltanto che qualcuno riesce finalmente ad apprezzarla per la sua personalità, per il suo piglio, per quel suo modo particolare di affrontare tutte le cose.
Camminano, quando non stanno su da lei, senza neppure avere mai una meta precisa: lei quasi sempre con quel suo broncio che ogni tanto quasi impercettibilmente varia in un sorriso, e lui che parlando sembra ogni volta voler condannare esageratamente le difficoltà che lei dice di incontrare sulla strada delle sue aspirazioni. Quando si salutano lui le lascia sempre qualche parola di speranza insieme ai soldi che le permettono di tirare avanti ancora qualche tempo. Sono soltanto dei prestiti, si dicono spesso senza neppure usare le parole, e forse non c’è neanche bisogno di sottolinearlo.


Bruno Magnolfi

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