Leggo
soltanto con gli occhi, eppure tutte le persone presenti sembrano seguire
perfettamente le mie parole. Forse è transfuga il mio pensiero, anche se in
fondo non è neppure propriamente il mio, sono soltanto dei racconti di un
vecchio libro quelli che scorro, roba in fondo poco importante, oggi quasi
dimenticata da tutti. C’è un errore grammaticale nell'ultima frase, dice uno
con sufficienza; e chi se ne importa però, dicono altri. Poi tutti quanti, per motivi diversi, cosi
come parevano essere coinvolti e appassionati fino ad adesso, ora sembrano
disinteressarsi poco per volta di qualsiasi cosa venga letta. Dopo poco smetto
anche io di scorrere quelle parole, e resta nell’aria soltanto un silenzio
colmo soltanto di molti pensieri diversi e forse contrastanti. Leggere e
commentare in fondo è la mia migliore occupazione, penso. Questo cercare di
offrire semplicemente un’interpretazione almeno accettabile di ciò che altri
hanno scritto, e che è ormai una delle poche cose nelle quali mi cimento sempre
volentieri, anche se cerco soprattutto di tenermi sul generico, ed evitare il
più possibile ogni critica, per poi comportarmi eventualmente in modo di
difendermi meglio da queste.
Riprendo
a leggere, sempre in silenzio, solo mentalmente; in molti tornano ad osservarmi,
riconoscono forse perfettamente le parole che scorrono sulla pagina e nella mia
testa: sono il centro del mondo, in questo momento, sembro quasi suggerire;
catturo l'attenzione di tutti, coinvolgo ciascuno, anche se non sono
propriamente io a farlo, ma soltanto il personaggio della narrazione di cui mi
trovo semplicemente ad interpretare il ruolo.
Poi
qualcuno mi viene vicino, mi prende di mano lentamente il libro a cui stavo
rivolgendo tutta la mia attenzione, lo osserva, dice che oggi non è forse la
giornata giusta per perdersi ancora in simili sciocchezze. Forse ha ragione,
penso, così non replico niente, anzi, sembro quasi annuire, anche se dentro di
me vorrei almeno difendere quelle parole che ho letto fino adesso, quei
vocaboli che in fondo hanno portato il mio impegno fino qui. Però tutte le
frasi possibili alla fine possono apparire sciocche, penso, se non riescono
davvero a rivestire di un significato importante chi le ascolta. Le parole sono
quasi sempre aria sprecata, fa lui, quello che conta davvero sono soltanto i
fatti. Si, lo so, continuo a pensare: anche se le parole riescono spesso a
descrivere qualsiasi cosa, rifletto, e definiscono la realtà, ogni volta, tanto
che non si può farne a meno, perchè appaiono spesso depositarie di tutto quanto
c'è di vero.
Sarà
pure così, dice lui, però gli eventi visti con i propri occhi sono qualcosa che
sta al di sopra di tutto. Può darsi, rifletto io, ma non si può certo vedere
tutto, osservare tutto, essere testimoni di ogni cosa che possa capitare,
perciò di qualche descrizione dobbiamo pure cominciare a fidarci. Eppoi, se
così fosse, la nostra stessa storia non avrebbe proprio alcun senso, sarebbe
soltanto un agglomerato di frottole messe insieme da qualche buontempone per
farci perdere del tempo. Mi irrigidisco, gli altri paiono seguirmi nei miei
pensieri, sembra che a tutti sia chiaro il senso delle mie riflessioni.
Invece se ne vanno, alla fine,
sono tutti annoiati, nessuno di loro ha voglia di difendere il mio punto di
vista: allora riprendo il libro abbandonato per terra, riapro la pagina; forse
hanno ragione, penso, l'interpretazione è un falso, non si può davvero darle importanza.
Così mi volto, adesso vorrei quasi strappare quelle parole, forse bruciare la
carta inchiostrata, anche se alla fine guardo quel libro frutto di tanto
impegno e di volontà: allora lo ripongo con calma sullo scaffale, rimando ad
altri qualsiasi diversa iniziativa, penso che non sarò certo io a dover
prendere una decisione così importante come quella di disfarsi di tutto.
Bruno Magnolfi
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