Va bene, spiegherò
tutto, fa lei. Perché una spiegazione ci deve essere, è evidente. Le altre
intanto la guardano, in attesa. Ho male allo stomaco, e questo oltre al resto torna
ad innervosirmi. Così vorrei soltanto stare in silenzio, rendendomi conto che
spesso le parole banalizzano soltanto ogni pensiero. Ma poi mi guardo attorno e
vedo tutti quanti che si dicono qualcosa giusto per parlare, che si scambiano
opinioni perlopiù scontate, frasi fatte, chiacchiere poco più che insulse,
senza preoccuparsi neppure minimamente di ciò che vorrebbero esprimere davvero.
Perciò ho optato per l’azione, dice ancora lei, senza guardare ad altro.
Qualcuna tra le
presenti non comprende affatto dove voglia giungere quella specie di strega con
questo giro assurdo di parole, ed una di loro ad un certo punto sbotta: dicci
soltanto perché ti sei comportata in questo modo, il resto lo valuteremo noi.
Lei si interrompe, gira con calma il suo sguardo attorno al salone, evita di
osservarsi ancora le mani, e alla fine dice soltanto: non lo so, questa è la
verità. Forse per noia, o per il bisogno di essere almeno considerata da
qualcuno. Avevo necessità di muovermi, di sentirmi viva, anche se poi ho
considerato più di una volta che non c’era praticamente niente che potessi
davvero offrire agli altri.
Nel negozio di
bellezza tutte sembrano conoscersi, se non altro per essersi incontrate qualche
altra volta proprio là dentro. Il punto è che so fare un sacco di cose che purtroppo
non interessano proprio nessuno, dice ancora; e rendermi conto di tutto questo,
ecco che mi deprime ogni volta sempre di più, quasi ogni giorno, senza altra speranza.
Perciò ho pensato, proprio ad un certo punto, che piuttosto che continuare in
questo modo avrei potuto cambiare completamente tutto il mio comportamento. Ed
è solo per questo che ho iniziato a sorridere a quasi tutti gli uomini, a dare
loro corda di fronte alle battute sceme che riuscivano a tirare fuori in mia
presenza. Non mi sono neanche chiesta se erano sposati o cose di quel genere,
perché in fondo mi è parso subito qualcosa di poco rilevante.
Alcune si guardano,
non comprendono affatto come si possa dire cose di quel genere, ma restano
comunque in silenzio, quasi incredule. In fondo non mi interessano neppure gli
uomini, riprende lei, se non per quella parte più spirituale che soltanto
qualcuno di loro riesce veramente ad esprimere. Diverse ridono, forse per una
sorta di ironica solidarietà con questa parte del discorso. Non avrei mai
voluto creare questo scompiglio, dice ancora, se non per mostrare quanta
superficialità con pochi gesti riusciamo ad iniettare nel nostro agire
quotidiano. Riflettendoci meglio forse mi sento dispiaciuta, ma non ritengo in
fondo di aver fatto qualcosa di così spregevole come adesso sembra.
Tutte quante a quelle
parole riprendono poco per volta a preoccuparsi d’altro, riprendendo a spalmarsi
le creme e acconciandosi i capelli, e qualcuna pensa forse non sia stato bello
mettere alla gogna una povera ragazza, quasi una di loro, anche se nessuna si
sente propensa a prendere davvero le sue difese. Sono comportamenti insulsi,
riflettono; non si possono in alcun modo giustificare. Poi qualcuna inizia
anche ad uscire dal negozio, salutando le altre con grandi sorrisi e baciandosi
ripetutamente sulle guance, dandosi nuovi appuntamenti. Va bene, dice la
titolare dell’esercizio per interpretare il pensiero di tutte e chiudere la
cosa; non accaniamoci più di quanto abbiamo fatto: ogni azione, anche la più
sciocca, trova facilmente una sua sponda quando non c’è una ferrea volontà per
non mostrarsi troppo leggeri. Le cose proseguono, comunque, e alla fine anche ad
ogni più piccolo problema si riesce sempre a trovare una giusta soluzione.
Bruno Magnolfi
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