La bambina muove i piedi
in silenzio sotto alla sedia, mentre seduta in quella sala d’attesa sta aspettando
il suo turno accanto alla mamma, che continua a sfogliare distrattamente una
rivista illustrata. Quando usciranno da là dentro ci sarà per lei un bellissimo
gelato da prendere nel locale della piazza a fianco, è una promessa già fatta, ed
in pochi minuti probabilmente tutto sarà ormai alle loro spalle, come non fosse
neanche avvenuto. I suoi compagni di classe in questo preciso momento staranno
sicuramente seguendo le parole della loro brava maestra, oggi era il giorno del
dettato, ed alla bambina, se ci pensa, dispiace un po’ non essere a scuola
insieme a tutti gli altri, soprattutto perché le piace arrotondare con la penna
le lettere sul foglio, dare forma a quelle parole ronzanti che usa l’insegnante,
e anche sentirsi dire, dopo la correzione degli errori, che è davvero brava, come
succede certe volte, e che riesce persino a non cadere nei soliti trabocchetti delle
doppie, piazzando sempre bene anche gli accenti, e persino l’acca.
La mamma già la sera
avanti le ha spiegato che quella di stamani è soltanto una visita medica, una come
tutte le altre, ma la bambina ha compreso quasi subito che sotto quelle parole
rassicuranti c’è senz’altro qualcosa di più: mentre le pettinava i capelli si è
accorta del suo nervosismo, ed ha sentito all’improvviso come tremare qualcosa
dentro l’aria, intuendo immediatamente che certe cose da oggi sono destinate a
cambiare, anche se lei non vorrebbe.
Allora ha pensato che
presto andrà via, proprio per togliere alla mamma lo strazio di vederla
ammalata, forse ogni giorno più debole, magari pallida e ridotta a starsene nel
letto per tutto il giorno, senza neanche la possibilità di seguire più quella
scuola a cui purtroppo teneva così tanto; vagherà chissà dove, con in tasca
quei soldi che il nonno poco alla volta le ha messo da parte, e forse in
seguito chiederà anche l’elemosina, come ha visto già fare qualche altra volta,
e comunque cercherà di farsi aiutare da qualche generoso. Forse inizierà a
zoppicare, addirittura, e tutti al solo vederla avranno sicuramente pena di
lei, anche se il suo forte orgoglio non lascerà a nessuno la possibilità di
chiederle il suo nome, e neanche spiegare in giro quali siano le proprie
origini.
Allora si spingerà
fino a superare i limiti, e forse darà vita ad una comunità di solitari, ragazzi
proprio come lei, persone senza più riferimenti, individui soli che accettano
aiuti dagli altri soltanto a patto di essere liberi di fare e di pensare
proprio tutto ciò che vogliono. In seguito probabilmente si impegnerà sempre di
più nella riflessione attenta volta allo sviluppo di quei semplici principi, e magari
si spingerà fino ad insegnare a tutti colori che hanno brama di sapere, le cose
in cui crede lei, e molti ne seguiranno i fondamenti, tanto da riuscire a
trovare nelle parole e nella concentrazione, tutto ciò di cui provano
necessità. Si saprà presto in giro di quanto sta accadendo, anche con una relativa
facilità, e la fama di quel grande movimento di pensiero arriverà presto a chiunque,
fino a giungerne notizia anche alla mamma, che in silenzio e senza sognarsi di
sgridarla, verrà a riprenderla con calma e saggezza, per riportarla a casa sua,
ormai guarita da ciò che aveva sentenziato il medico quel giorno, e tutto
riprenderà naturalmente il proprio corso.
I suoi piedi sono ormai
fermi quando il suo nome viene ripetuto dall’infermiera, e quindi la bambina
entra nell’ambulatorio quasi con rassegnazione, nell’attesa ormai certa che
tutto da quel momento sarà senz’altro molto diverso. Quando finalmente esce da
là dentro accetta il gelato come era stato predisposto, poi sorride alla mamma,
magari vorrebbe anche spiegarle quali siano state fino a quel momento le sue
intenzioni, ma alla fine lascia correre: il gelato è buono, la mamma piena di
attenzioni, ed anche il medico in fondo non le ha fatto neppure troppo male.
Bruno Magnolfi
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