C'è
qualcosa che non mi piace nei tuoi modi stasera, dice lei; come una sfumatura
di distacco che certe volte proprio come adesso semplicemente traspare dal tuo
comportamento, e poi lascia l’impressione leggera ma definita che forse ti
andrebbe soltanto di startene lontano da me e da ciò che sono. Ci sono delle occasioni
in cui mi piacerebbe molto volentieri darti uno schiaffo sulla faccia per
toglierti dal viso quella vaga espressione di chi inspiegabilmente si sente in
qualche modo superiore agli altri. Credo in ogni caso che dietro queste
apparenze ci sia davvero qualcosa che non vada tra di noi, anche se forse è un
argomento che non hai mai neppure affrontato dentro di te; forse lo hai
semplicemente tenuto a distanza, probabilmente soltanto per continuare a
cullarti come sempre sopra la garanzia dei tuoi modi e delle tue semplici
abitudini.
Lui
fuma svogliato, ascolta senza quasi darne l’impressione, sorridendo a tratti:
probabilmente gli pare che certi discorsi basta in fondo lasciarli perdere o
dare loro una scarsissima importanza, e quelli lentamente riescono a sgonfiarsi
senza lasciare alcun residuo. Poi cerca di cambiare argomento, si alza, spiega
che questa è una serata un po’ particolare, non lo sa neppure lui perché, come
se qualcosa stesse cambiando con grande
rapidità dice, e chissà mai, se saremo in grado proprio noi due di tenere
davvero testa a quanto accade attorno. Dovremo uscire forse, andare in giro per
rendersi conto se è reale questa specie di vibrazione che adesso avverto nell’aria.
Lei
pensa: questo è uno dei suoi modi per tenere tutto assolutamente sotto
controllo; però certo lo sa fare, sottostima l’argomento e tenta di spostare
l’attenzione su qualcosa di diverso, mostrando rapidamente che le cose in qualche
maniera possono cambiare; lui poi si mostrerà disposto a mettere in campo tutta
la sua sensibilità per farlo, e così il gioco è fatto. Non mi pare ci sia niente
di strano o di diverso, gli dice lei con un scatto nervoso; tutto è come sempre,
le tue parole, persino la tua espressione sopra la faccia. Lui torna a
sorridere mostrando semplice compiacenza ed elementare superiorità rispetto
alle cose facili che forse si potrebbero esprimere, quasi che qualsiasi
affermazione da parte propria riuscisse solo ad integrarsi in qualcosa di
precedentemente già affrontato e digerito.
Si
può uscire, insiste senza dare maggiore importanza alle sue parole; poi spenge
il mozzicone e va nell’altra stanza, come per cambiarsi d’abito ed indossare
qualcosa di adatto alla serata che probabilmente ha già in mente. Lei gli
concede un’ultima occhiata prima di riflettere cosa sia meglio fare, resta
qualche attimo in silenzio, quasi in sospensione, infine rilascia la testa
sopra lo schienale della sedia, come a rilassare i muscoli e persino i suoi
pensieri. In ogni caso adesso non si sente nervosa, nessuna irritazione, si
sente oltre, pronta a misurare con calma la quantità di distacco ormai più che evidente.
Lui
torna, ha ascoltato le ultime notizie, dice che c’è stato un grosso incidente
in città, forse un attentato, dobbiamo andare a vedere che cosa è successo. Lei
lo guarda senza muoversi, lascia in aria una pausa, poi spiega: vai tu se vuoi;
io non ne ho voglia.
Bruno
Magnolfi