La donna tende normalmente
a nascondersi persino quando passa qualche operatore delle organizzazioni per
il sociale magari soltanto per chiedere come le vadano le cose ed a portare a
quelli come lei che stazionano sempre da quelle parti qualcosa da bere e da
mangiare. Non vuole avere niente a che fare con nessuno di alcun tipo, questo è
il punto, non vuole essere giudicata, desidera starsene da sola e basta, forse
anche per non rendersi del tutto conto della sua reale situazione. Per questo
quando arriva questo tizio in completa solitudine, vestito alla buona, cortese,
che si muove lentamente come avesse parecchio tempo da perdere, lei gli getta soltanto
un’occhiata, giusto per rendersi meglio conto anche del bel ragazzo che si sta
trovando davanti.
Buonasera, fa questo
bel tipo; mi chiamo Antonio, e se non disturbo mi fermerei un attimo su questa
panchina insieme a lei. Va bene, dice la donna continuando a fumare una cicca
rimediata mezz’ora prima da un tizio pieno di sé. Il ragazzo si mette seduto e poi
prosegue per un minuto a guardare diritto davanti a sé, in silenzio, forse
aspettando che magari sia proprio la donna a dirgli qualcosa. Alla fine lui
sorride, si volta con calma e dice che lo sa come lei si chiama. Davvero, fa
lei senza scomporsi, e come sarebbe che tu conosci tutte queste cose, visto che
io non ti ho neppure mai visto. Me lo hanno detto alla mensa, fa lui, e mi
hanno anche detto che sono diversi anni che lei va ogni giorno da quelle parti
a mangiare, e che forse è una delle più assidue.
Così sai già tutto,
dice la donna, oppure qualcosa ancora ti manca e sei venuto fin qui per
chiedermelo in faccia, immagino. No, dice lui, non sono uno curioso delle cose
degli altri, soltanto vorrei scrivere una storia su di lei, magari sulle
vicende che l’hanno portata a vivere così e ad andare alla mensa sociale, ma
senza usare nomi, senza riferimenti precisi, soltanto qualche vicenda buttata
lì e basta, nient’altro. Sei simpatico, dice lei, e probabilmente sei anche
sincero, lo vedo dal tuo sguardo, anche se purtroppo non ti dirò proprio niente
di me; piuttosto ti parlerò di una mia amica, che forse ha una storia ancora più
interessante della mia.
Va bene, dice lui tirando fuori un piccolo
registratore, sentiamo. Ecco, fa lei, si tratta di una ragazza di poche parole,
ma che si è trovata a vivere una storia d’amore proprio importante, qualcosa
che l’ha stregata talmente tanto che quando il suo lui l’ha mollata d’improvviso,
lei si è ritrovata senza alcun punto di riferimento, neanche un posto preciso verso
dove trascinare le sue povere ossa.
Forse si può arrivare a tanto per amore, fa lui. No, dice lei con forza,
non deve succedere mai, questo è stato soltanto un caso particolare, una
situazione irripetibile, una perdita completa della propria identità.
Va bene, fa lui, ma almeno questa sua amica si sarà
goduta appieno qualche anno della sua vita insieme al suo uomo, anche se poi ha
dovuto scontare tutto quanto nel tempo che è seguito. Forse si, fa lei, ma a
ripensarci forse non ne valeva neppure troppo la pena: è stato tutto soltanto
un semplice abbaglio, qualcosa che è durato per un periodo che adesso sembra
anche lungo, ma che invece è stato persino troppo breve, troppo affrettato per
poter dire che ne sia valso il prezzo da pagare. Si è bruciata una vita in poco
più di un momento, ed adesso non c’è niente che meriti lo sforzo di rimettersi
davvero in carreggiata. Questa è la realtà delle cose, se proprio vuoi
scriverla. Ed adesso vattene via, ti ho detto anche troppo, Antonio: la mia
amica non sarebbe contenta che io raccontassi al primo arrivato queste sue cose
così intime. D’accordo, fa lui; la ringrazio, comunque. La storia che mi ha
raccontato è proprio quella che volevo sentire dalla voce della sua
protagonista.
Bruno Magnolfi
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