Amo grattarmi. Soprattutto mi piace
sentire, sopra una qualsiasi zona della mia pelle, quell’attimo esatto in cui
giunge ad evidenziarsi fortissimo l’inestinguibile prurito che tra gli altri
miei bisogni rimane quello che risulta d’improvviso il più insopportabile di
tutti, sapendo comunque, con enorme soddisfazione sgorgata dentro di me esattamente
in quella frazione di tempo, che con una maniera rapida e semplice posso riuscire facilmente a
calmare quel pizzicore tremendo, cioè semplicemente raspando, anche in malo
modo, la parte interessata con queste mie unghie, adeguatamente sempre un po’
lunghe, della mano più prossima all’azione. Certe volte cerco persino di
protrarre almeno di qualche attimo quel preciso momento così agognato, subito
prima di iniziare a grattarmi con metodo, proprio per immaginare in questa
maniera il piacere che so con certezza riceverò subito dopo, una volta trattata
a dovere la parte. Ma poi, quando inizio finalmente a lavorare adeguatamente la
zona incriminata, mi pare quasi di non riuscire più neppure a smettere, come se
quella soddisfazione che adoro ricevere, dovesse perdurare nel tempo il più a
lungo possibile. In certi casi riesco addirittura ad infliggere alla mia pelle
delle piccole e sanguinolente ferite, ancora prima che quel prurito così
fastidioso si trasformi in un vero e proprio dolore. Spesso perdo anche il
senso delle attività di cui mi stavo occupando in quei casi, quasi che il mio
cervello fosse fortemente attratto, ed improvvisamente tutto concentrato, su
quella porzione superficiale di me che per un motivo o per un altro mi sta
chiedendo con tutte le sue forze di intervenire.
Comunque non è stato sempre così:
fino ad un paio d’anni fa credo di essere stata una persona del tutto normale,
che in certi casi sicuramente poteva anche darsi una grattatina ogni tanto da
qualche parte, ma sempre con una certa parsimonia, ed in qualche occasione anche
omettendo addirittura qualsiasi intervento delle mani. Adesso mi risulta del
tutto impossibile, come se questo richiamo primordiale delle mie cellule cutanee
superasse di gran lunga per importanza qualsiasi altra possibile attività. Sono
cosciente di non poter essere ogni volta in completa solitudine per avere la
libertà di comportarmi come mi pare, e così mi assoggetto facilmente a delle
situazioni anche piuttosto imbarazzanti, che purtroppo non posso assolutamente
evitare. Perciò mando avanti le mie giornate con una consapevolezza profonda, e
non faccio mai niente per evitare che quanto può avvenire da un attimo
all’altro, di fatto poi avvenga. Le espressioni strane delle persone che mi
sono vicine non riempiono di grande interesse i miei comportamenti, ed in
genere mi affido con naturalezza alla loro tolleranza per riuscire ad avere la
comprensione sicura che merito.
Poi incontro un’amica, la quale
ovviamente conosce abbastanza il mio piccolo problema, e mentre ci facciamo i
soliti convenevoli, così fermi, in piedi, sulla scala mobile di un grande
magazzino commerciale, ecco che sento sopra una gamba giungere un attacco di
prurito insopportabile, tanto che inizio, proprio mentre continuo a parlarle
quasi mantenendo una certa indifferenza,
a sfregarmi immediatamente i calzoni leggeri per attutire il fastidio.
Mi rendo subito conto che non riesco assolutamente a placare quel pizzicore tremendo
che sembra crescere ad ogni frazione di secondo, tanto che mi vedo costretto ad
introdurre una mano e parte del braccio all’interno della cintura, e poi giù
fino a trattare direttamente con le unghie delle dita la zona che intendo
grattare fino all’estinzione di ogni fastidio. La mia amica ride e poi si volta
per non guardarmi, fingendo forse di non conoscermi affatto, considerando che
siamo in mezzo ad un sacco di gente, ed anche io tento di interpretare un
improvviso dolore che non lasci nessuna alternativa ai miei gesti. Quando
infine tutt’e due scendiamo dalla scala mobile, riesco in un attimo a
recuperare la mia dignità, e mi scuso naturalmente, ma non cerco neppure per un
attimo di dare una spiegazione plausibile ai miei comportamenti. Credo siano
cose del tutto naturali, rifletto recuperando la mia espressione seriosa: sono
sicuro che chiunque può comprenderlo perfettamente, senza alcun bisogno di
fornire per forza delle quasi inopportune giustificazioni.
Bruno Magnolfi
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