<<In fondo sono
quasi contenta>>, dice la prima ragazza alla sua amica mentre si stanno
accomodando dentro al locale. Si sono date appuntamento proprio là dentro, di
sicuro anche per incontrarsi con certi amici che naturalmente adesso sono già in
ritardo, ma soprattutto per venire ad ascoltare un nuovo gruppo che suona
musica free jazz, del quale negli ultimi giorni si parla molto in giro, in
questa specie di buco adibito a club dove comunque si beve, si ascoltano delle
sonorità dal vivo, si trascorre forse una serata un po’ diversa da qualsiasi altro
posto di tutta la città. <<Certo>>, fa l'altra; <<soltanto in
questo modo potevi comprendere>>. Scelgono un tavolino libero, si
siedono, si guardano in giro. Per il momento vengono diffuse certe datate
registrazioni di Miles Davis tratte dal suo periodo acustico, ma non è detto
che la musica rimanga la medesima ancora per molto. Arrivano altri nel locale,
e in mezzo a tutti anche gli amici delle due ragazze, così per un attimo si
sprecano sorrisi, baci e saluti, fino a quando
tutti decidono finalmente di sedersi.
<<Difatti, adesso ho capito>>, fa la tizia di prima senza alzare
troppo la voce. <<Voi avete sempre dei segreti>>, dice uno dei ragazzi
appena giunti, magari soltanto per mostrare che lui sta sempre attento a ciò
che gli succede attorno. Le ragazze lo guardano, sorridono, trattengono i loro
pensieri dietro a delle maschere di ordinaria socialità, anche se è evidente
quanto abbiano in profondo disprezzo i ficcanaso.
La musica per il momento
non è ad un volume troppo alto, si può parlare, anche se al loro tavolo,
escluse le ordinazioni rivolte ad un giovanotto vestito strano che si occupa di
servire quella ventina di clienti già presenti, nessuno sembra abbia troppa voglia
di parlare. <<Noi stiamo bene>>, fa dopo un attimo una delle due
ragazze di prima, come se qualcuno avesse nutrito dei dubbi in quel senso; ma
l'altra le riserva un’occhiataccia con
espressione seria, come se quella avesse iniziato a svelare qualcosa di sé o di
loro due. <<Se continui in questo modo me ne vado>>, le afferma in
un orecchio dopo un attimo, quasi l’avesse offesa. Uno dei ragazzi dice di
conoscere il bassista del gruppo che suonerà fra poco, ma questa informazione
non sembra interessare molto nessuno dei presenti al tavolo. <<Vado a
telefonare>>, dice poi la ragazza senza riferirsi a qualcuno in
particolare, e quindi si alza preoccupandosi soltanto del suo cellulare. Dopo
un attimo l’altra la segue, quasi ci fosse la necessità di un sostegno morale
in ciò che sta facendo la sua amica. Dopo pochissimo però tornano a sedersi
tutt’e due, probabilmente senza essere riuscite a parlare con nessuno, anche se
adesso sembrano quasi più tranquille.
<<Sono curiosa
però>>, dice la ragazza di prima mentre mette via il telefono. Nessuno
comprende esattamente a cosa si stia riferendo, e lei aggiunge subito ridendo:
<<della musica, è evidente>>, mentre prende un sorso della birra
che intanto le hanno portato. Gli altri sembrano leggermente in imbarazzo, a
qualcuno piacerebbe addirittura che, chi deve farlo, adesso iniziasse proprio a
suonare sopra quella piccola pedana accostata alla parete di fondo, ma giusto per
rompere quest’aria un po’ pesante attorno al loro tavolino. <<No, ragazzi,
non ci credo; sembra che stasera arrivi anche un importante giornalista proprio
qua dentro, un critico musicale, inviato qui
per scrivere un articolo su questi che devono suonare>>. Gli altri si
guardano attorno come per individuare tra quei due o tre che stanno ancora in
piedi, il soggetto in questione, mentre la ragazza prosegue a consultare lo
schermo del suo cellulare.
Parte in quell’attimo la
suoneria proprio del suo telefono, e lei di colpo si alza, risponde rapidamente
mentre sembra scappare via da qualche parte, nello stesso momento in cui i
musicisti della formazione in cartellone, giungono infine con gli strumenti
sopra al piccolo palco, e le luci si attenuano, lasciando accesi soltanto dei
faretti sopra le loro figure. Torna la ragazza: <<scusate>>, dice
con un certo imbarazzo. <<Purtroppo le cose non sono mai come
vorremmo>>. Gli altri la guardano, anche la sua amica attende la
conclusione di quella frase, ma sembra invece non ci sia alcun seguito.
<<Non è un momento facile>>, dice l’altra ragazza, quasi per giustificare
gli strani atteggiamenti di quella sua amica. Quindi il gruppo sopra la pedana
inizia a suonare con una certa decisione. Tutti ascoltano, anche perché non è proprio
possibile fare altrimenti.
Bruno Magnolfi
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