Come un improvviso
flusso d'aria, che forma una debole corrente tra due aperture opposte di un
appartamento, qualcosa trascina le giornate quasi non fossero costituite da
tanti piccoli, diversi, spesso insignificanti avvenimenti, e mostrassero invece
un'unica natura, quasi un vincolo di collegamento tra di loro, più o meno un
medesimo procedere. Non ci sono fratture, nessuna interruzione, ogni elemento
costituisce nell’insieme un plasma omogeneo che sembra disegnare tutto il
percorso, come una lumaca mentre striscia lungo il muro. Tanti elementi che si
saldano, perdendo, nel procedere, la propria unicità. Poi, in tutto questo
muoversi e agitarsi quasi senza uno scopo concreto, e questo ridere sguaiatamente,
come si fossero comprese d’improvviso delle ragioni nascoste per comportarsi in
questo modo, giunge qualcuno che sostiene di aver individuato l’errore di base
del sistema, per cui nulla, di ciò che è stato accolto fino adesso come vero,
si possa ora considerare effettivamente come la realtà; piuttosto, sembra
d’improvviso come una foto ritoccata, un’immagine falsa, anche se realistica;
un disegno ben fatto, ecco tutto; una finta prospettiva, insomma, una facciata
che copre una natura differente.
Non è possibile, si dice
in certi ambienti; non voglio neppure crederlo. Eppure qualcosa si è strappato,
e l’apertura
ha mostrato subito a tutti la carne viva, tanto che ricomporre adesso quella struttura per cercare di ripararla, non sembra neppure più fattibile. Si mostrano espressioni
serie, facce tirate sopra a dei pensieri tetri, quelli di chi deve progettare
di nuovo tutto il percorso, perché la strada seguita fino ad ora, purtroppo,
sembra proprio non portasse in nessun luogo. Che importa,
tirare avanti senza avere un vero senso che muove ogni nostra azione, dice
qualcuno; ci possiamo abituare, si vive alla giornata, forse è persino
sufficiente dare la colpa di tutto a qualche tizio molto in vista, ed abbracciare così una causa semplice,
che intenda attaccare finalmente il nostro grande nemico, qualsiasi esso sia,
per sentirsi in questo modo realizzati, delle vittime costrette a soccombere
sotto al tallone del potere, individuato in qualche modo con i nostri semplici
mezzi. Importante adesso è reagire, indipendentemente dalle motivazioni. Così
dimentichiamo tutto e diamo addosso al primo che ci capita, perché già soltanto
una riflessione più profonda pare immediatamente una qualsiasi debolezza, e
così è bene evitarla.
Questo pensa Franca, ormai da sola
dentro la sua stanza; e ad un comportamento ordinario, che in condizioni più
normali le sarebbe stato direttamente suggerito dalla situazione stessa che si
è creata attorno a lei, lei si è opposta, appena pochi minuti fa: prendendo
tempo, minimizzando quanto è accaduto, descrivendolo, ai propri spaventati
genitori, come uno scherzo venuto male e basta. Nessun nome, almeno non adesso,
soltanto un gran bisogno di dimenticare in fretta tutto quanto. Ma dentro se
stessa, lei riflette meglio e bene su come Simone abbia voluto amareggiare la
sua bellissima serata. C’era la necessità, dentro quel ragazzo, come di
sporcare ai propri occhi qualcosa quasi di perfetto, pensa Franca ora. Quindi
il restringere tutto quanto dentro un gesto solo, per mostrare così tutta la
sua forte sofferenza e il proprio folle disagio, nello stridore, tra quel se
stesso spettatore di un successo e quel successo stesso, di un ragazzo in
evidente difficoltà, messo di fronte ad una ragazza che suona il pianoforte in
un meraviglioso gruppo jazz, esprimendo se stessa con i suoni, in faccia a lui
che, tutto al contrario, non riesce ad esprimere assolutamente niente.
“Non posso condannarlo”, pensa
ancora Franca, “anche se non desidero certo rivederlo. Si tratta adesso di non
dire niente a mio padre di quanto è accaduto, e soprattutto di non fargli
capire chi sia stato a fare quella deprecabile telefonata minatoria, anche se
lui tornerà ogni giorno a chiedere quel nome ed una spiegazione più esauriente
di quei fatti”. Le cose poi, fortunatamente, sono rientrate in fretta a casa
sua, e anche le forze dell’ordine, immediatamente intervenute, non hanno più
insistito, accogliendo la spiegazione dell’amico ubriaco e dello scherzo. Ma adesso
è dentro di lei il problema, all’interno di Franca e della sua coscienza: perché
non è certo troppo facile restare del tutto distanti e indifferenti, di fronte
alla dimostrazione di una simile evidente sofferenza.
Bruno Magnolfi
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