Diario. 7° giorno. Adesso finalmente sono da sola. Ho
portato il mio quaderno in questa camera d'albergo, e mi sono seduta davanti a
questo piccolo scrittoio proprio per annotare le mie migliori riflessioni su
tutto quanto sembra vada accadendo. Renato in questo momento è nel bagno a
godersi la sua doccia, ed io purtroppo non sto benissimo, perché mi sembra
proprio di aver tradito l'amicizia di Antonio e di Lina nel momento in cui ho
accettato di venire qui in questa locanda, invece di restare insieme a loro,
come forse avrei proprio dovuto, a condividere anche stasera l’interno del
nostro meraviglioso camper. Li ho visti comunque, quando mi hanno gettato
un'occhiata storta, nello stesso momento in cui ho annuito alle parole di mio
marito, perché se da Renato forse ci si poteva anche aspettare qualcosa di
questo genere, per quanto mi riguarda non credo me ne ritenessero del tutto
capace. In fondo non è accaduto niente di particolarmente grave, anche a
pensarci bene; però è come se d’improvviso si fosse rotto un equilibrio che
ancora era capace di restare in piedi, grazie soprattutto alla capacità
mediatrice delle parole usuali scambiate tra di noi nel dare corso ai piccoli
spostamenti giornalieri con il camper, ed anche agli acquisti di cibo nei vari
supermercati francesi. Perché da quando siamo partiti non stiamo scambiando
nessuna particolare opinione sui temi che possono avere una qualche importanza,
soltanto piccoli pareri sulle cose più ordinarie possibili: soprattutto
mangiare e viaggiare.
Prima di questa vacanza pensavo che ci sarebbe stato
proprio il tempo e la voglia, assolutamente per tutti e quattro, di parlare
diffusamente di noi, del nostro futuro, delle motivazioni che ci hanno portato
a non desiderare dei figli, ad esempio, ma anche del nostro rispettivo lavoro,
delle nostre personali aspettative, delle tante decisioni importanti da dover
prendere nei prossimi anni, e così via. Invece tutto rapidamente si è ridotto a
delle piccole sciocchezze da scambiarsi con monotonia, coltivando svogliatamente,
in ciascun giorno e ognuno per proprio conto, una piccola distanza dagli altri,
cosa che si è fatta in poco tempo sempre più grande e importante, senza neppure
una vera motivazione di fondo, almeno secondo il mio parere. Ho anche pensato,
più di una volta, che il nervosismo accumulato in tutto questo breve periodo da
ognuno di noi, sia stato dato anche dai fatti violenti dei gilet gialli che
stanno purtroppo accadendo a Parigi e nelle altre città del paese, non perché
quelle vicende ci riguardino particolarmente da vicino, ma in quanto capaci di
costringerci a formarsi una propria opinione, peraltro diversa per ognuno di
noi. Ma anche questo, invece di diventare un ambito aperto di scambio e di
discussione nel nostro camper, si è subito costituito come un robusto muro
invalicabile, una separazione di impressioni e di malumori, quasi un motivo
insopportabile di divisione e di forte insofferenza.
Fino adesso non ho voluto fare quella superficiale che
prende in mano l’iniziativa e magari sorridendo spara delle domande più o meno precise
sulle cose più spinose che volta per volta si presentano, proprio per far tirar
fuori ad ognuno il succo di quello che non gli va per il verso giusto; ma non è
detto che prima del termine di questa vacanza non mi riproponga qualcosa del
genere. Soprattutto mi meraviglio della mia amicizia con Lina, improvvisamente
da lei degradata quasi a semplice conoscenza occasionale. La sua personalità
vagamente sfuggente la conosco ormai da parecchi anni, e la ravvisavo già nella
norma di tutti i suoi comportamenti e dei suoi modi, almeno fino a ieri, e mi
pareva comunque una semplice questione di carattere, o almeno così la
riflettevo; ma la sua improvvisa lontananza da tutto ciò che riguarda la mia
persona in questa vacanza, mi è parso in questi giorni un qualcosa che riesce
ad andare oltre tutte le mie aspettative, tale che non mi sarei mai aspettato
da lei. Le cose poi non sono perfette neppure con mio marito, e forse è proprio
per questo che ho accettato di dormire stanotte in questo albergo, per non
osteggiarlo, per vedere se riusciamo a trovare così una sintonia migliore,
condividendo almeno una scelta qualsiasi.
Non so proprio, con questi presupposti, come potrà
presentarsi la nuova giornata di domani: nella mattina io e Renato probabilmente
andremo al piano inferiore per consumare la nostra colazione, osserveremo
distrattamente l’orologio, pagheremo con naturalezza il conto della camera, e
aspetteremo il camper con Lina e Toni pronti a riprenderci con loro. Li
ringrazieremo subito per la puntualità, e certamente porgeremo loro dei grandi
sorrisi, per il piacere di ritrovarci insieme dopo questa piccolissima
parentesi. E forse tutto davvero apparirà migliore.
Bruno Magnolfi
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