Quando
devo studiare oramai vado ad infilarmi con i miei libri in una biblioteca
pubblica. In casa, fin da piccoli, io e mio fratello abbiamo dovuto
costantemente condividere la nostra stanza, per fortuna abbastanza spaziosa, ed
io già da parecchi anni purtroppo ho iniziato a non sopportare più la presenza
asfissiante di Marco. Lui è pacato, riflessivo, silenzioso, e agli altri appare
quasi sempre come un ragazzo bravo, studioso, intelligente, addirittura per
alcuni un vero modello da seguire, ma solo la sua presenza invece provoca
rapidamente in me soltanto del nervosismo. Marco ti osserva con quei suoi occhi
semichiusi, e sembra pensare costantemente agli aspetti più negativi che gli
altri attorno riescono probabilmente a tenere celati a tutti, ma non certo a
lui. Non dice nulla di particolare, ma il suo sguardo è già sufficiente.
Qualche volta ho pensato molto seriamente alla maniera per risolvere questo
problema: sicuramente sono io che dovrei essere più tollerante verso di lui,
visto che tra di noi Marco peraltro è anche il maggiore d'età, ma il suo
comportamento è teso spesso a dimostrare quanto il proprio ragionare riesca ad
essere superiore per qualità a quello di qualsiasi altro, anche se magari lui
si sta limitando in quel momento a starsene semplicemente seduto e a leggere un
libro in silenzio. Perciò la soluzione più efficace per me è quella di rimanere
il più tempo possibile fuori da casa, anche se a volte non ne avrei neppure la
voglia. È come se la sua presenza per me riempisse ogni spazio, saturando
qualsiasi centimetro cubo d’aria del nostro appartamento. Le lezioni che segue
all’Università poi, sembra proprio risultino impartite, purtroppo per me,
soltanto durante la mattina, proprio quando io mi trovo al Liceo, ed il resto
della giornata, senza alcuna variazione, lui lo trascorre lì, alla scrivania
della nostra stanza, in quello stesso ambiente che in teoria dovremmo dividere
tra noi, ma che alla fine usa solamente Marco, visto che io mi limito semplicemente
a coricarmi in tarda serata e a dormire nel mio letto e basta.
Non gli chiedo
mai niente, e sono convinto che, se avessi dei dubbi su qualche materia
scolastica, Marco sarebbe pronto ad imbastire davanti a me una vera e propria
lezione, approfondendo ogni aspetto possibile. Alla fine tra noi non c'è mai un
vero dialogo: lui non mi chiede in nessun caso dove vada nei lunghi pomeriggi,
ad esempio, ed io non gli chiedo neppure quale sia l'ambiente universitario che
sta frequentando in questo suo primo anno in facoltà. Poco per volta è
diventato tra noi un continuo scansarsi, anche se lui non ammetterebbe in
nessun caso di modificare i propri comportamenti per causa mia. Così tendiamo
sempre più ad isolarci, e i nostri genitori, sempre presi esclusivamente dai
loro problemi, praticamente non si accorgono mai di un bel niente. <<Oggi
sono stato in palestra>>, dico a volte mentre ceniamo, tanto per riempire
qualche vuoto. Oppure: <<alcuni amici mi hanno invitato ad un
concerto>>, cercando di suscitare qualche reazione. Ma mio padre sembra
sensibile soltanto all'aspetto economico delle cose, anche se alla fine non
stringe mai i cordoni della borsa, mentre mia madre pare sempre indifferente,
limitandosi a dare qualche raccomandazione superflua e senza seguito. Però
Marco certe volte mi osserva per un attimo, quando dico qualcosa, e sono sicuro
che il suo giudizio tagliente, tra tutti i suoi pensieri, cala veloce su
qualsiasi cosa io abbia detto, anche se, come al solito, resta assolutamente in
silenzio.
Qualche volta ho
persino pensato di invitarlo ad accompagnarmi da qualche parte, sapendo
perfettamente che non avrebbe mai accettato, ma più che altro per smuovere
almeno in parte il suo giudizio sulle cose che a me interessano, ma poi ho
immediatamente immaginato che lui in quel caso si sarebbe limitato a scuotere
la testa assumendo quel debole mezzo sorriso che a me indica soltanto la sua
incolmabile distanza. Resta comunque mio fratello, anche se con un carattere
tanto diverso dal mio, e quando qualcuno tra i miei amici, o tra i miei
compagni di classe, gli va di fare lo spiritoso dichiarando la fortuna per me
di avere un fratello più grande in grado di darmi una mano nei compiti a casa o
in certi chiarimenti necessari su qualche materia, io mi limito a non dire
niente, passando sotto silenzio quell'argomento. Mi piacerebbe poter dire
qualcosa di positivo che riscontro talvolta in Marco, ma non sono capace di
scoprire un solo argomento in cui mio fratello possa essere usato come esempio
costruttivo. Perciò in quel poco tempo in cui stiamo in casa assieme, io e lui,
adottiamo reciprocamente il massimo possibile di tolleranza, talvolta arrivando
persino a sfiorarci, ma sempre fingendo ognuno l'assenza dell'altro.
Qualche volta ho
pensato ad un giorno zero in cui mettersi di fronte io e lui, e dirsi tutte le
cose che vorremmo modificare, almeno per imparare a convivere, ma poi sorrido
da solo, perché sono sicuro non si avvererà mai un momento del genere.
Succederà qualcosa però, prima o dopo, rifletto ogni tanto. Ed allora dovremo
prendere coscienza che siamo stati sicuramente due sciocchi, e forse per un
tempo persino troppo lungo.
Bruno Magnolfi