Certe volte lui
sembrava mostrare una leggera indifferenza verso gli altri, ma era solo una
posa; in ogni caso si lasciava salutare, così come lui stesso salutava tutti
coloro che conosceva almeno di vista, sia incontrandoli per strada che
trovandoli al caffè dove spesso si recava per trascorrere mezz’ora dopo il
termine del suo orario di lavoro. In qualche caso poi, gli poteva capitare di
intrattenersi a parlare con coloro che conosceva meglio, spiegando il proprio
punto di vista sugli argomenti di attualità riportati generalmente dai
notiziari delle emittente televisive nazionali, o anche dal giornale quotidiano
che trovava direttamente lì, sopra quei tavoli.
Alcune volte si
sentiva perfettamente a proprio agio nel padroneggiare certe notizie che magari
aveva approfondito, mentre in altre occasioni si limitava ad annuire ciò che
gli altri dicevano a gran voce. C’era bisogno di condivisione, si diceva in
quei periodi, e lui si trovava spesso d’accordo su tutto ciò che normalmente
veniva affermato dalle persone che conosceva meglio. Era comunque facile dare
ragione a qualcuno che evidenziava con calore ed interesse le proprie ragioni,
e lui su questo si mostrava sempre generoso. Ma infine non si tratteneva mai in
quel locale troppo a lungo: era sua abitudine non attardarsi a quell’ora, più
per tradizione però, che per altri motivi.
Rincasava in ogni
caso senza troppa fretta, allentando perfino il passo una volta giunto in vista
della sua modesta abitazione. In fondo non c’era niente di male, pensava
spesso, nel cercare di portare avanti una sua vita sociale, avere relazioni coi
conoscenti, soffermarsi, come a lui piaceva fare, nelle circostanze o anche
direttamente davanti al portone del condominio dove abitava, a parlare con
qualche vicino degli ultimi pettegolezzi del quartiere, o di qualche altro
argomento divertente. In seguito comunque, provava sempre un profondo piacere
nel rinchiudersi da solo nel suo piccolo appartamento, e ritrovare là dentro le
cose a lui più familiari, per trascorrere delle serate calme e totalmente prive
di preoccupazioni.
Altre volte, al
mattino dei giorni festivi, era solito farsi una passeggiata fino ad arrivare
nella piazza principale della sua piccola città, acquistare all’edicola lungo
la strada un quotidiano, e mettersi seduto su una panchina al sole, proprio per
scorrere sopra il giornale le notizie più importanti. Si sentiva addirittura
generoso in quel suo starsene beatamente rilassato in un luogo di tutti,
mostrando il suo miglior vestito e la sua faccia ben sbarbata. Qualche volta poi
si lasciava anche convincere, da un
amico, un conoscente, un collega di lavoro incontrato in quella zona, ad andare
a pranzo in qualche trattoria poco distante. Da solo, è evidente, non lo
avrebbe mai fatto, ma in compagnia di qualcuno riusciva a sentirsi
perfettamente a proprio agio.
Perché alla fine gli
piaceva intrattenersi al tavolo, una volta seduto nel locale pubblico, quasi come
fosse un abitudinario di qualche posto alla moda, studiando con garbo e
attenzione tutto il menu del ristorante, oppure sbirciando i clienti presenti anche
se senza insistenza, cercando semplicemente con curiosità di notare gesti buffi
o goffi di qualcuno, oppure rilevando divertito somiglianze di alcuni con altri
di sua conoscenza. Terminato il pasto gli pareva sempre presto per andarsene,
ed anche se nella sala da pranzo non c’era quasi più nessuno, lui trovava spesso
la maniera per trastullarsi con qualcosa: un discorso da concludere, un ultimo
goccio di quel vino da terminare, un secondo caffè da farsi servire dal
cameriere. Non si faceva mai vedere nervoso o addirittura arrabbiato: era il
suo modo naturale di mandare avanti le cose; d’altra parte non avrebbe certo
potuto cambiare da un momento all’altro il suo carattere.
Bruno Magnolfi
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