In
questo momento non c’è nessuno nel piccolo locale, e da sola la ragazza del bar
riordina tazze e bicchieri dietro al suo bancone. Poco movimento in questa
stagione, pensa, e con quei pochi clienti che circolano là dentro bisogna
essere particolarmente cortesi, incoraggianti, capaci di rendere un qualsiasi
caffè, una birra, oppure un bicchierino, qualcosa di più di una semplice pausa.
Lei ogni tanto osserva la strada oltre la vetrina, e le pare quasi che tutto il
mondo là fuori sia da qualche tempo più distante di sempre, come se un diaframma
inamovibile separasse l’interno dall’esterno di quella bettola dove lavora
ormai da quattro anni. E’ soltanto una sensazione, pensa cercando di sorridere
tra sé di quelle sue sciocchezze, ma se il suo futuro sembra ormai così
delineato, se è ben consapevole che se anche tra qualche tempo non lavorasse
più in quel locale sarebbe semplicemente per occuparsi in un posto del tutto simile,
quel sentimento che prova adesso è cosciente che probabilmente non
l’abbandonerà mai più.
Entra un uomo
che non ha mai visto, dice buongiorno, e lei, e asciugandosi le mani al
grembiulino, chiede subito con garbo cosa possa servirgli. Una birra, dice il
tizio senza aggiungere altro, poi si siede ad un tavolino voltando quasi le
spalle al bancone, probabilmente per osservare meglio la strada dalla vetrata
che gli rimane accanto. La ragazza versa la birra con accuratezza, in modo che
si formi poca schiuma, mette il calice sopra un piccolo vassoio e lo porta fino
al tavolo. Poi, dopo un sorriso, riprende la sua posizione dietro al bancone,
ma il suo interesse adesso è attratto esattamente da ciò che è intento ad
osservare l’uomo, quasi a voler anticipare quel che sembra attendere lui, forse
una donna, pensa, forse un amico.
Trascorrono
i minuti, ma niente accade, l’uomo ha quasi finito la sua birra, sembra
nervoso, ma prosegue ad osservare la strada squadrando le persone che passano
lungo il marciapiede. Infine si alza, paga la sua birra, saluta la ragazza e fa
per uscire, ma qualcuno lo ferma proprio sulla porta, quindi rientra insieme a
lui, lo lascia sedere allo stesso tavolino di poc’anzi, e mentre sembra quasi trattarlo
con severità, si sistema comunque a sedere di fronte a lui, in attesa di essere
servito. La ragazza si avvicina, sorride ai due invitandoli ad ordinare, il
nuovo arrivato chiede soltanto un caffè, e l’uomo di prima semplicemente un
bicchiere d’acqua.
Hanno
ambedue uno strano comportamento, lei non capisce neppure come sia meglio comportarsi,
ma cerca semplicemente di essere gentile e sorridente. Loro parlano, ma
estremamente sottovoce, come a scambiarsi quasi dei segreti. Alla fine vanno
via, fanno un semplice gesto di saluto, lei vede da dietro al bancone che hanno
lasciato i soldi sopra al tavolino, ma continua a seguire con lo sguardo i due
mentre escono dal suo locale e si allontanano. Poi va a liberare il tavolino, e
si accorge solo allora che sotto al posacenere le è stata lasciata una grossa mancia,
perfino esagerata, quasi quanto lei riesca a guadagnare in una intera giornata
di lavoro. Allora si precipita a guardare meglio i due uomini mentre si stanno
allontanando, loro si voltano dalla strada quasi intuendo di essere osservati,
dicono qualcosa tra di loro, forse le fanno un ulteriore cenno, quasi alla
ricerca di un saluto speciale da lasciarle, poi alla fine però spariscono alla
vista.
Bruno
Magnolfi
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