Dentro di me in questo momento non c'è niente, rifletto
mentre passeggio lungo il viale cittadino a fianco di questo fiume monotono. In
fondo non ci trovo nulla di male a lasciarsi scorrere dentro da questo tempo
che non lascerà tracce, da questi anni che non costituiranno mai dei veri libri
di storia. Bisogna adattarsi, o sapersi adattare: sorrido mentre i pensieri in
forma di parole fluiscono leggeri annullandosi l'un l'altro. Che cosa importa
che mi trovi qui o da un'altra parte, che uomini e donne fingano di amarsi
oppure no. Ciò che conta è l'intenzione di base, e questa è costituita dai
principi, da ciò che per me risulta maggiormente importante, anche se non so
bene neppure cosa sia. Non vorrei passare per una persona confusa, ma anche se
lo sono, credo alla fine di essere esattamente né più né meno come tutti gli
altri.
Mi accosto ad un uomo intento a fumare appoggiato alla
spalletta del ponte, gli dico buonasera e chiedo gentilmente se per
combinazione ha una sigaretta anche per me. Quello tira fuori il pacchetto,
lascia che ne prenda una, poi, dopo che io me la sono appoggiata alle labbra,
me l'accende. Bella serata, dico tanto per dire, soffermandomi mentre lascio in
aria un pennacchio di fumo grigio; l'altro annuisce, mi guarda, forse vorrebbe
me ne andassi, penso, ma io a quel punto insisto, desidererei intavolare una
conversazione, gli dico che spesso compio a piedi quel tratto di strada proprio
durante quell'ora, eppure non l'ho mai notato, è forse di passaggio in città,
gli chiedo. Quello fa di no con la testa, probabilmente vorrebbe liberarsi di
me, ma io proseguo con i miei intenti, mi sembra che almeno mentre fumiamo
possiamo tenerci compagnia, scambiare due parole senza impegno. Gli dico che ho
sempre abitato in quella zona, secondo me è il quartiere più bello e ospitale
di tutta la città, l'altro sorride,
chissà che cosa ha in mente, penso, forse sta soltanto studiando come rimanere,
il più in fretta possibile, da solo con i suoi pensieri.
Guardo il fiume che scorre e mi pare di riuscire ad
interpretarlo esattamente, proprio come questa serata, monotona e praticamente priva
di senso. Questo fiume è ampio, dico all'uomo; certe volte vengo qui e mi
sembra di guardare il mare. Ci vuole poco, in fondo, per cadere in un tranello.
Lui fa cenno di si con la testa, prende una boccata di fumo, poi dice che ha
dei problemi da affrontare, non può permettersi di perdere molto tempo con me.
Lo capisco, dico in fretta, forse però potrei aiutarlo, aggiungo, chissà.
L'uomo adesso mi volta decisamente le spalle, probabilmente è già solo con le
sue cose mentre rimane comunque appoggiato al ponte, così gli tocco un braccio,
gli faccio capire che ci sono, che può contare su di me. Senza neppure tornare
a guardarmi se ne va, ad un certo punto, ed io lo guardo allontanarsi, anche se
gli grido ancora qualcosa dietro, perché forse vorrei ancora parlargli,
chiedergli magari di confrontare i nostri crucci, trovare un punto di
confronto, fino a quando mi rendo conto che oramai è impossibile. Lo guardo ancora
mentre si allontana, potrebbe ripensarci, penso, tornare indietro, dirmi le sue
cose, così continuo ad osservarlo fino a quando non sparisce alla mia vista. Proseguirò
a camminare, torno a pensare; girerò ancora per un po’ lungo questo fiume: magari
mentre percorro di nuovo questo viale incontrerò nuovamente quello stesso uomo,
lo saluterò con simpatia, con amicizia, e allora mi farò spiegare tutto, tutto
quello che non ha potuto o non ha saputo dirmi in precedenza.
Bruno Magnolfi
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