lunedì 14 ottobre 2013

Sfuggevolezze.

             
Lei è tenera certe volte. Dice le sue cose quasi sottovoce ed è pronta normalmente ad abbassare lo sguardo solo per aver adoperato una parola inusuale o un'espressione forse troppo forte. Tutti sono pronti a dire di lei che è una persona dolce, salvo riuscire a conoscerla un po' meglio, ed accorgersi che non è del tutto come sembra, ed in qualche caso diventa quasi astiosa, esattamente come molte altre. A chiederle qualcosa intorno all’argomento della sua personalità o del suo carattere lei quasi sempre si schernisce, come se quelle non fossero domande ma veri e propri complimenti. Torna abbastanza normale a molti del suo giro chiederle cosa pensi quando se ne sta in disparte, o anche perché le sue espressioni spesso sembrino fuori dal contesto, come se stesse crucciandosi, oppure addirittura divertendosi di qualcosa chiaro ed evidente solamente a lei.
In ogni caso lui attende  che sia un po' più sola e in disparte durante quella festicciola a suo parere stanca e risaputa, e ad un certo punto, forse per la curiosità che ha sempre suscitato in lui, le si avvicina sorridendo, senza neanche sapere né per cosa ridere, e né che cosa dirle. Lei lo facilita, lo conosce di vista ormai da un pezzo, amico di altri amici, giri ordinari di comuni conoscenze, così gli chiede se ha una normale sigaretta da offrirle. Certo, era da un pezzo non ti incontravo in giro, fa lui proseguendo nel sorriso, e lei fa la sua solita espressione di scherno, mentre si fa accendere.
Adesso potrebbe essere il momento di sfoderare un argomento importante, pensa lui, ma lei lo precede chiedendogli se ha sentito l'ultima registrazione di Carl, un pianista jazz tedesco amico di chissà chi, e presente straordinariamente proprio a quella serata. Naturalmente lui non ne sa niente di quel tizio, così scuote la testa mentre lei prosegue nell' avvertirlo che forse tra un po' suonerà qualcosa per gli amici, e lo farà proprio in quel medesimo locale dove si stanno ritrovando tutti loro.
Lui ascolta anche se non sembra per nulla interessato, si sente troppo concentrato su qualcosa che all’improvviso gli sta molto più a cuore, e lei per un attimo sembra perdere la sua espressione castigata, pare proprio provare una meraviglia negativa che lui neppure conosca questo Carl di cui si parla, così cerca quasi di defilarsi anche se lui intende in qualche modo trattenerla. Volevo chiederti se potevamo vederci con più calma, io e te, dice lui cercando di rifarsi con generosità: magari potrei telefonarti, si potrebbe fare per giovedì prossimo, ad esempio, oppure venerdì.
Lei lo guarda, ma lascia come cadere l'argomento, si volta, sembra quasi per un attimo interessarsi d'altro, però infine torna a guardarlo, almeno per la consapevolezza di dovergli una risposta. Non so, fa ad un tratto senza intimidirsi, non  credo che noi siamo assortiti giusti per vedersi in due. No, non mi pare sia una buona idea, e in ogni caso se non conosci i pianisti di jazz non saprei neppure di cosa parlare con te, fa con ironia.
Lui pare perplesso però prosegue a sorriderle; cerca dentro di sé  qualcosa ancora da dirle prima che si scostino e magari gli sfugga per sempre quell'opportunità, ma infine, sfilandole con gesto dolce la sigaretta dalla mano, le dice solo che probabilmente ha piena ragione: non c'è niente che ci avvicina, le dice svelto; salvo averti offerto questa sigaretta, che adesso riprendo per me, in modo che tu non debba neppure ringraziarmi.


Bruno Magnolfi

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