Devo
confessare di aver bevuto un po’ troppo stasera a questa festa, ma in fondo non
c’era proprio altro da fare, con tutta questa gente noiosa che continuava a
dire in giro sempre le medesime cose. Forse per strappare la monotonia mi sarei
perfino infilato volentieri in questa bella stanza con una di quelle mogli
scollate del piano di sotto, una qualsiasi, a caso, che tanto mi sono sembrate
quasi tutte brutte e noiose. L’avrei fatto giusto per fare un po’ di confusione,
per vedere come andava a finire la faccenda, ma adesso mi gira la testa, forse
dovrei sdraiarmi, starmene qui magari per una mezz’oretta, nel silenzio, a
riprendermi.
C’è
anche il cesso in questa bella camera, posso bagnarmi la faccia, sicuramente mi
fa bene, penso, così entro dentro, accosto la porta, resto a luce spenta per il
rispetto che devo ai miei occhi. Dopo poco avverto, dai rumori di là, che è
appena entrato qualcuno dietro di me, perciò mi rannicchio dentro il vano per
la doccia, quasi con una specie di improvvisa timidezza, forse solo per non
farmi vedere da gente estranea, preda come sono dei troppi aperitivi, e cosi
attendo immobile che chi è arrivato, presto e alla stessa maniera, se ne vada.
Ascolto raccontare
invece, ponendo una certa attenzione a quelle parole, pur pronunciate sottovoce,
però comprensibili, di una certa faccenda incresciosa successa a dei conoscenti
per colpa di un tizio che adesso sembra se la stia spassando di sotto insieme a
tutti gli altri ospiti. Si dice cioè che un tipo, poche settimane addietro, si
sia intrufolato ad una serata, proprio come questa, e non conoscendo nessuno
abbia bevuto a dismisura, per poi trascinare in una stanza la moglie stessa del
proprietario della grande abitazione. Naturalmente appare evidente che dopo un
fatto del genere tutti adesso stiano ben accorti che non abbiano a ripetersi
altre cose del genere.
Mi immobilizzo
ancora di più nella doccia, gli altri poco dopo escono fortunatamente dalla
stanza, ed io, con circospezione, immediatamente li seguo. Adesso la mia
sbornia sembra attutita, se non passata del tutto, giro senza bicchiere tra il
salone ed il giardino cercando la maniera per diventare come minimo trasparente,
ma soltanto fino al punto in cui uno, con la voce impastata e quasi ridendo,
fermandomi dice: le voglio presentare una donna speciale; ecco Dolores, mi fa, la
signora proprietaria di questa splendida villa. Stringo la mano alla signora
che sembra guardarmi però con un certo sospetto, mi dice buonasera senza
particolari inflessioni, ma pare contemporaneamente anche attendersi qualcosa
da me.
Vorrei
sfuggire immediatamente quel suo sguardo indagatore, vorrei dire qualcosa che
mi togliesse da quella sfumatura di sospetto con cui mi guarda, ma alla fine
riesco soltanto a momorare qualche sciocchezza. Mi guarda, mi sta vicino, non
so quasi più che cosa pensare. Sorrido, cerco di assumere l'espressione di uno
da non prendersi troppo sul serio, ma lei pare non abbia voglia di sorridere, e
intanto tutti intorno sembrano iniziare ad osservarci. Non si preoccupi, dico
alla fine stressato da tutto quel comportamento: sto andando via, vede; è
proprio come se non ci fossi mai venuto in questa casa, non si preoccupi di
niente; e con questo mi precipito subito verso l'uscita.
Bruno Magnolfi