Sta ancora lì, adesso; è rimasto
fermo persino quando qualcuno di noi gli ha gridato in malo modo di andarsene,
e che tutta la gente che abita qui non lo voleva più in mezzo ai piedi. Chissà
cosa gli passa per la testa, povero disgraziato. Ha una casa, da qualche parte,
sicuramente anche qualche soldo che gli permette di tirare avanti. Eppure viene
qui ogni giorno, e sembra non voler andarsene mai. Nessuno comprende il motivo
del suo comportamento, ma il fastidio che crea è grande, lo sanno tutti. Lui
non parla, non ti guarda nemmeno, sembra quasi non ascoltarti se tenti di
dirgli qualcosa. Invece è furbo, lo si capisce subito.
Nel
quartiere ci conosciamo tutti, e poi, che c'entra, ognuno ha le sue amicizie e
le proprie simpatie. Ma contro quel vecchio siamo tutti d'accordo. Perché la
sua presenza rovina il clima che abbiamo sempre avuto qua. Crea nervosismi,
svogliatezza, senso di impotenza. Il suo aspetto risulta a dir poco sgradevole,
ed è anche certo che ad andargli più vicino si scoprirebbe che il suo corpo
emana un tanfo insopportabile. Il problema più grosso è che con l'andare del
tempo si possa far l'abitudine alla sua presenza, e neppure ci si faccia più
caso.
Bisognerebbe
probabilmente intervenisse qualcuna delle nostre autorità, ma figuriamoci,
quelli non si sporcano certo le mani con queste sciocchezze. Intanto lui si
piazza lì ogni mattina e fino a quando è sera quasi non si muove. Qualcuno la
settimana scorsa aveva trovato un bel secchio di sassi, materiale da
costruzione, niente di particolarmente pesante. Così, in due o tre di noi,
avevamo quasi deciso di fargli una bella grandinata tutt'attorno, soprattutto
per impaurirlo un po’, ma poi sul più bello un paio non se la sono più sentita,
e così abbiamo desistito tutti quanti. Perché una cosa è certa, o siamo tutti
uniti oppure non si fa un bel niente.
In
ogni caso una soluzione va trovata. Ma intanto passano i giorni e lui è sempre
lì, come se potesse permettersi di fare quello che gli pare. Una donna poi lo
ha avvicinato, gli ha chiesto qualcosa di preciso, e lui ha bofonchiato di
certi suoi ricordi di quando era ragazzo. Ci siamo tutti incuriositi, abbiamo
chiesto in giro se qualcuno dei più anziani si ricordava di quell’uomo, ma
nessuno ne sapeva niente. Così la stessa donna lo ha avvicinato nuovamente, e
con una scusa gli ha chiesto almeno di confidarle qualcosa con maggiore precisione.
Lui
si è voltato con gli occhi attenti, l’ha osservata un po’ senza nemmeno una
parola, e infine le ha detto soltanto: conoscevo una ragazza, una che abitava
qui. Sono sicuro che prima o dopo la potrò incontrare nuovamente. Di tutto
questo a noi è parsa solo una scusa bell’e buona. Nessuno fa passare
cinquant’anni per venire a ricercare una persona che abbiamo perso di vista e
della quale non ci si ricorda più neppure il nome. Così ci siamo innervositi,
gli abbiamo teso un agguato e poi rovesciato sulla testa un secchio pieno
d’acqua. Lui allora se n’è andato, bagnato come uno scemo quale era, mentre noi
ridevamo e si diceva che era un matto e basta. Invece qualche giorno dopo, a
furia di domande, si è scoperto che la
sua storia era proprio vera, anche se la ragazza di una volta, quella che
cercava lui, era ormai morta, e già da qualche anno. Ci è dispiaciuto, e forse a
questo punto avremmo voluto addirittura farglielo presente, e poi indicargli il
nome di lei, ed anche la tomba dove magari potersi recare a portare qualche
fiore; purtroppo però quel vecchio adesso è come sparito di circolazione, ed
anche se noi continuiamo ad aspettarlo, stanno trascorrendo giorni e settimane,
ma da quel momento lui non si è più fatto vedere. Forse per lui non era poi una
cosa troppo importante.
Bruno
Magnolfi
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