Succedono
cose incredibili, dice lui. State a Sentire quanto è accaduto giusto ieri: un
uomo, una persona neppure troppo anziana, stava transitando, guidava
tranquillamente la sua macchina per una strada proprio vicino a queste parti;
conoscete la strada principale che porta in città? Ecco, proprio lungo quella via, e a un certo
punto ha rallentato come per accostare di lato la sua vettura, aveva
sicuramente caldo, forse aveva persino troppo caldo, e così si è fermato proprio
sul ciglio della strada, ecco, proprio sul margine, e poi è rimasto lì, senza
dire niente a nessuno, senza fare più niente, e alla fine è morto, così, col
motore della macchina ancora acceso e le mani strette sopra al volante. Mi ha
raccontato tutto quanto mia sorella, proprio stamani, lei le sa certe cose, lei
fa l’infermiera all’ospedale, dice ancora, tutte queste cose le viene a sapere
immediatamente.
Succedono
cose incredibili, cose che non si riesce neppure ad immaginare. Uno se ne va
per la propria strada, e invece c’è qualcosa che si mette incredibilmente di
traverso, e non va proprio per niente come dovrebbe, ed è sempre così, come se
non si dovesse mai stare tranquilli, lui dice. Per questo io resto quasi sempre
qui in questo salotto, spiega al suo vicino di casa, perché sono quasi sicuro
che qui non possa succedermi niente, anche se poi viene a trovarmi la mia
sorella infermiera, e mi racconta di un sacco di cose brutte, cose che non
vorrei mai sentir dire, e che magari sono successe appena il giorno avanti, o
poco più.
Il
vicino di casa lo ascolta, annuisce anche se non è d’accordo, ma in fondo non
ha alcuna importanza, tra poco lui, pur da solo, farà un giro a piedi nel suo
quartiere, salutando tutte le persone che conosce e fermandosi anche a parlare
con qualcuna di loro; dirà che avrebbe voluto portare con sé anche oggi il suo
vicino di casa, si, il signor Mario, ma lui non è voluto venire, non vuole
quasi mai uscire da casa, dice che ha paura di tutto, sta lì, aspetta sua
sorella che gli racconta le cose che succedono giù all’ospedale, che poi non
sono neppure le cose che vede lei, ma quelle che le dicono lì, lungo quei
corridoi. E’ tutto una scambio di informazioni incontrollate, secondo me, dice
lui, nessuno sa dire quale sia la verità iniziale, i fatti vengono distorti ad
ogni passaggio, ed il mio vicino di casa alla fine sta lì a bersele tutte,
proprio come un babbeo.
Mario
in salotto lo guarda dalla finestra mentre lui si ferma per strada a parlare
con qualcuno che conosce. Non lo invidia affatto, non c’è alcuna sicurezza
nell’andarsene in giro così, a parlare con la gente che si incontra per caso. In
ospedale giungono continuamente poveri cristi che non si aspettavano affatto
ciò che invece gli è accaduto: malori, incidenti, fratture alle gambe e alle
braccia, se non addirittura qualcosa di peggio. No, la vita va portata avanti,
per quanto si può, in perfetta e piena salute, pensa ancora Mario, basta niente
per lasciar succedere qualcosa di irreparabile.
Più
tardi forse dovrà uscire per forza, pensa ancora, arrivare fino al negozio a
comperare delle cose che adesso gli mancano. Ma starò attento, riflette, starò
molto più attento di chiunque, perché non deve accadermi proprio un bel niente,
non potrei mai perdonarmelo, non vorrei mai diventare come tutti quegli altri
infortunati, quasi che io potessi trasformarmi improvvisamente in un fatterello
qualsiasi sulla bocca di tutti i medici e gli infermieri, scambiato con
semplicità e naturalezza nei corridoi dell’ospedale civico.
Bruno
Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento