Uscendo dal locale
dove per più di un’ora si è intrattenuto con alcuni conoscenti a bere diversi
bicchierini, giusto per trascorrere in qualche modo quella lunga serata
ordinaria e quasi inutile, lui adesso non si sente neppure perfettamente in sé,
pur riuscendo ancora a camminare quasi diritto e a vedere piuttosto ben
definiti sia la strada che il marciapiede di fianco, le cui pietre umide
appaiono fortunatamente rischiarate dai lampioni che indicano anche tutto il
percorso in direzione della sua piccola abitazione poco distante. Si ferma, una
volta apprezzato il fresco della sera e l’aria tersa, quindi incamera un
profondo respiro quasi normalizzatore del suo stato, e infine si avvia.
Non c’è niente di
male nel fare un po’ di baldoria ogni tanto, pensa ad alta voce mentre prosegue
a camminare. Per istinto, ma non senza un briciolo di preoccupazione, affonda
le mani dentro le tasche del cappotto alla ricerca della chiave del portone,
già pregustando il suo rientro tra le mura domestiche, ma in mezzo alla stoffa nessun
oggetto del genere sembra presente in questo momento. Gli è sufficiente una
breve e sofferta ricognizione mentale per rendersi conto di come tutto il suo
mazzo di chiavi, così importanti adesso, sia probabilmente rimasto dimenticato
magari sopra al tavolo di casa, oppure addirittura nella tasca della giacca
indossata al mattino, che adesso è naturalmente riposta dentro l’armadio. In
ogni caso l’ora è ormai tarda, e le possibilità per rientrare al suo domicilio
appaiono all’improvviso estremamente difficili.
Ciò nonostante, lui
prosegue imperterrito a camminare nella medesima direzione, quasi riponendo
così tutte le sue speranze in un qualche miracoloso avvenimento, ma anche
immaginando di trovare tutto il coraggio che gli serve per suonare il
campanello alla sua odiosa vicina di casa, convincerla della sua sventura, e
infine chiederle la possibilità di lasciarlo salire sopra al terrazzino
confinante, e da lì, sporgendosi pericolosamente, permettergli di saltare fino
alla sua finestra, ammesso naturalmente che questa sia rimasta aperta. Con
questi pensieri continua a camminare, pur rallentando leggermente l’andatura ad
ogni passo, e in un primo tempo riesce quasi a convincersi come tutto possa
davvero andare a buon fine in quella situazione, ma quando ormai è in vista del
condominio dove abita, le sue speranze all’improvviso precipitano in maniera
quasi definitiva.
E’ tardi, le finestre sono tutte buie, la sua
vicina sicuramente già a letto, e soltanto disturbarla adesso a lui pare un’impresa.
In più, nella giornata seguente, coloro che lo conoscono sapranno che il loro
vicino chissà come si è trascinato fino là completamente ubriaco, e che senza
alcun criterio ha avuto l'impudenza di interrompere la calma e la
rispettabilità di un intero condominio, ridendo sguaiatamente per strada
assieme a chissà quali amici di bevute, e svegliando tutte le persone ammodo
nel pieno della notte. Una persona sgradevole, diranno; uno verso cui non si può
più rivolgere neppure un saluto cortese; una figura da isolare e da allontanare
al più presto, proprio per evitare in futuro ulteriori sconvenienze del genere.
Diranno subito che è stato visto poco sobrio ogni sera, e chissà da quanto
tempo a questa parte, che è un tizio ignobile, e soprattutto non merita niente,
neppure un minimo di tolleranza da parte di chi lo conosce anche solo di vista.
Con questi pensieri giunge disperato ad appoggiarsi
al portone, lo accarezza, osserva i pulsanti dei campanelli così a portata di
mano, cerca il nome della sua vicina, anche se uno sgomento improvviso lo
prende. Allunga un dito tremante, è quasi sul punto di fare quel passo
irreversibile, quando invece si ritrova ad infilare la mano dentro la tasca, quasi
con un gesto di orgoglio. Ed ecco, incredibilmente, la sua chiave è proprio lì,
in una semplice piega di quella stoffa dove prima non aveva cercato; è salvo,
indubbiamente, anche se soltanto per questa volta.
Bruno Magnolfi