Spesso io penso
troppo. D’altra parte in questa clinica per anziani ho tanto di quel tempo che
non saprei proprio in quale diversa maniera impiegarlo. Credo proprio che
l’errore principale compiuto su di me fin dagli inizi, fin da quando cioè ero
un piccolo bambino qualsiasi, sia stato quello di avermi lasciato scegliere
autonomamente la mia strada, laddove al contrario avrei avuto semplicemente
bisogno che qualcuno avesse deciso da quel momento in avanti tutto quanto per
me, stabilendo ogni passo della mia crescita e della mia maturazione, definendo
perfino ogni più semplice particolare per ciò che avrei dovuto essere durante
tutta la mia esistenza. Invece ho dovuto sempre arrangiarmi da solo ad
interpretare la mia indole e le mie presunte vocazioni, lasciando regolarmente
per strada clamorosi errori di valutazione: incredibili perdite di tempo dietro
ad elementi perfettamente inutili per la mia carriera, scomposti affaticamenti
nella ricerca di affinità spesso inesistenti, fino così ad ottenere come solo risultato
quello di arrancare per decenni lungo incredibili pendii in salita che non
hanno quasi mai portato da alcuna parte rilevante, lasciandomi quindi quasi
incapace di combinare davvero qualcosa di buono.
Adesso mi sento
depresso e affaticato da tutto questo lavorio senza senso, dal mio perenne
sforzo inappagato, e così anche qui, vecchio tra vecchi, in questo dorato
rifugio, mi guardo attorno e non mi sento neppure adesso perfettamente a mio
agio. Tant’è che ho deciso di fuggire, giusto per dare una spallata al mio
infausto destino, ed evitare così di fingere ancora l’accettazione del riposo
forzato che in questo luogo mi viene purtroppo offerto continuamente a piene
mani.
Peraltro non è affatto difficile penso: non si
tratta difatti di correre per chissà quali strade deserte nella ricerca di un
qualche rifugio. Ho del denaro, quello che nonostante tutto sono riuscito ad
accumulare durante la mia travagliata esistenza, ed è anche sufficiente per un
periodo piuttosto lungo, così posso andare a spendere soldi dove meglio mi
sembra, anche se il punto sostanziale non è neanche questo. Voglio far perdere
le mie tracce, lasciare un grande punto interrogativo dietro di me, ed
infischiarmene completamente di parenti, di amici e di conoscenti. Puro
egoismo, potrei definirlo, oppure anche l’ultima scelta prima dell'oblio che
bussa alla porta.
Scavalcando stanotte la finestra di un ripostiglio
del piano terra, posso accedere facilmente al giardino, e da lì uscire tramite
un cancellino sul retro di cui mi sono procurato la chiave. Un’auto pubblica
con autista mi attende sulla strada in un luogo poco distante, e dalla stazione
ferroviaria raggiunta un convoglio di cui ho già il biglietto mi trasborda in
sole dieci ore di viaggio in una grande città all’estero. Ed ecco, è proprio
lì, in quel luogo straniero, dove ho deciso di sentirmi un uomo libero. Non
perché dove sono mi manchi la libertà; quanto perché mi va di scompigliare le
carte, rendere complicati ed irrequieti i miei ultimi anni di vita.
Così tutto è pronto, la piccola valigia è sistemata
sotto al mio letto, i vestiti da indossare sono pronti dentro l’armadio, tutto
ciò che mi serve non attende altro che me. Eppure questo letto così
confortevole mi attira profondamente, la serata mi appare leggera, intorno non
sento giungere neppure un rumore. Così mi sdraio nell’attesa, poi mi
addormento, e infine sogno d’essere già lì, dove si conclude tutto il mio
progetto. Ma il sonno è profondo, il riposo una calamita inestinguibile, i miei
pensieri presto si trasformano in svolazzi divertiti che attraversano tutta la
notte. Sarà per un’altra volta, penso al mattino, o chissà.
Bruno Magnolfi
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